Mail da Cochabamba
Ricevo da Rafael Rolando Prudencio Briancon da Cochabamba il 5 febbraio scorso:
Annalisa, raccontandoti quello che succede a Cochabamba e ai CochaBAMBINI ti comunico che è diffuso un sentimento di frustrazione dopo che i cittadini hanno picchiato i contadini cocaleros, mossi da razzismo risentito e da frustrazioni personali.
Cochabamba è considerata il “cuore della Bolivia e del Continente” per essere situata geograficamente al centro del paese e del Sud America, oltre al fatto che accolse a braccia aperte centinaia di migliaia di emigranti giunti da altre regioni, durante la crisi del settore minerario (20 anni fa quando si instaurò il modello neoliberale) e non essendoci altre risorse lavorative, questi si dedicarono alla coltivazione della coca e di altri prodotti agricoli.
Fino a prima degli ultimi scontri Cochabamba era considerata la capitale dell’ integrazione, ma repentinamente e con razzismo “il diavolo si è impossessato di noi” e le nostre debolezze hanno avuto la meglio.
Rispetto a Manfred ti dico che è rientrato a Cochabamba oggi 5 di febbraio precisamente dall’ Europa, (Germania e Belgio), dopo essere stato negli Stati Uniti denunciando e dispregiando con l’intento di destabilizzare, di essere stato vittima di un’insurrezione.
Proprio oggi torna a Cochabamba da questo suo viaggio denigratorio, ma tuttavia potrà continuare ad esercitare il suo ruolo di prefetto, il quale snatura le sue dichiarazioni di mostrarsi come martire davanti alla comunità internazionale.
Caro Rafael mi chiedo come è che questo diavolo improvvisamente si sia impossessato dei CochaBAMBINI come li chiami tu e non piuttosto sia stato ben fomentato e magari nutrito, a dollari forse?
Un abbraccio Annalisa.