A Santa Fé de Ralito, in Colombia…strani francesi e capi paramilitari.

3 commenti

Salvatore Mancuso y Jorge 40

Salvatore Mancuso e Jorge 40

A  Santa Fé de Ralito, in Colombia nel luglio del 2001 è stato firmato un documento inquietante con il quale 32 persone tra capi paramilitari (tra i quali i tristemente noti Salvatore Mancuso e Jorge 40), rappresentanti del Congresso, sindaci, governatori, funzionari locali e anche un giornalista hanno sugellato la nascita di un “nuovo patto sociale”.
Questo patto fu  ratificato con il nome di  “accordi segreti di Ralito”.
Praticamente un’associazione a delinquere tra paramilitari e politici. La così detta parapolitica colombiana messa nero su bianco.
Questa è una delle rivelazioni che ha fatto nel mese di gennaio 2007 Salvatore Mancuso (sono passati 5 mesi e lui  non ha ancora finito di parlare…)  davanti alla Fiscalía accettando così i benefici della legge di Giustizia e Pace (o “legge del colpo di spugna”  a seconda di come la si veda…)  per la quale se confessa i suoi crimini e partecipa al processo di pace verrà condannato ad una pena non superiore agli otto anni.
Ma al tavolo di  Ralito non erano seduti  solo colombiani, vi erano anche due ospiti internazionali e per la precisione un francese e un argentino, di tutto rispetto: “due professori della Sorbona” che avrebbero partecipato alla riunione come consiglieri politici dei capi delle Autodifese Unite della Colombia (e cioè Salvatore Mancuso e Jorge 40) .
Si tratterebbe di Mario Sandoval e di Juan Antonio Rubbini Melato, i quali “avrebbero proposto la creazione di un movimento comunitario e politico a sostegno delle idee delle Autodifese e in favore di un processo di pace”. ( El Tiempo 26 novembre 2006)
La rivelazione è stata fatta da due funzionari colombiani che erano presenti a Ralito, il senatore Miguel de la Espriella e il direttore dell’Istituto Nazionale delle Concessioni (INCO) Carlos Ordosgoitia.
Juan Antonio Rubbini Melato è un argentino,  più noto con lo pseudonimo di “il Che delle AUC” per le sue simpatie di gioventù per la figura di Ernesto Che Guevara (sic!). E questo la dice lunga sulla complessità del personaggio che pur non essendo un professore universitario della Sorbona,  ma un disoccupato mantenuto dalla moglie (come egli stesso ha dichiarato in una recente intervista al settimanale El Espectador) alla riunione di Ralito veniva chiamato come “El professor”.
E lo fu infatti “professor”, fu consulente politico prima di Carlos Castaño e poi di tutto il gruppo paramilitare a lui legato.
Il Machiavelli della parapolitica intanto dal suo blog, La Paz en Colombia, in cui riporta con nonchalance tra i link il sito di Salvatore Mancuso e quello di CataholicNet, fa un’apologia del significato  e del fine ultimo del paramilitarismo e di come questo debba trovare il sistema di inserirsi come soggetto politico nell’attuale conflitto in corso in Colombia. Certo è che a ben vedere gli ultimi avvenimenti della politica colombiana quello che salta agli occhi è che i paramilitari di fatto “soggetto politico” già lo sono diventati.
Mario Sandoval invece, l’altro “professore della Sorbona” sarebbe stato legato all’epoca all’Istituto di Alti Studi dell’America Latina (Iheal di Parigi), alla nuova Sorbona e all’Università di Marne-la-Vallée.
Bisogna precisare tuttavia che l’Iheal ha chiarito che Sandoval all’epoca era solo  un loro assistente  e non un professore ordinario.
Sandoval lo ritroviamo in Cile a novembre 2006 insieme a Alain Juillet, francese, direttore della Direzione generale della sicurezza esterna (Dsge) in Francia  e direttore dell’intelligence economica ad un importante convegno tenuto presso il museo militare di Santiago sull’ “Intelligenza economica, difesa e sicurezza” organizzato dall’Università Bernardo O’ Higgins di cui Sandoval tra l’altro  è professore associato. In quell’occasione Sandoval era presente come responsabile della direzione dell’Intelligencia Economica dell’Assemblea delle Camere Francesi e di Commercio e Industria (ACFCI).
Ma le sorprese non finiscono qui. Infatti in rappresentanza della società civile colombiana al congresso al museo militare di Santiago era presente una ONG (organizzazione non governativa) chiamata  Verdad Colombia.
Viene a questo punto da chiedersi: cosa ci fa una ONG colombiana, che dal suo sito predica di avere come proposito “la difesa della democrazia, dei valori di libertà, dei diritti umani”,  in un congresso organizzato da oscuri personaggi legati ai capi delle AUC come Sandoval, per conto dell’Università Bernanrdo O’Higgins, fondata nel 1990 da Pinochet?
In realtà Verdad Colombia non è una ONG qualsiasi.
E’una para-ong che ha legami forti e riceve sovvenzioni da molti think tank di estrema destra sia europei che statunitensi. Il suo sito web sembra costruito appositamente per infangare il nome di associazioni come Human Right Watch e Amnesty International  e gettare discredito sul loro lavoro.
E’ interessante a questo punto aggiungere a queste notizie tratte ed ampliate dall’articolo di Laurence Mazure “Imprudenze o connivenze” apparso su Le Monde diplomatique di maggio, quelle aggiunte da Hernando Calvo Ospina, giornalista e scrittore colombiano residente in Francia, nel suo articolo dal titolo “Il lungo braccio del narco– paramilitarismo in Colombia” .
Egli aggiunge che “è per lo meno da dieci anni che proprio i paramilitari e specialmente i presunti scomparsi  capi Fidel e Carlos Castaño dicevano di essere stati appoggiati e sostenuti da personaggi di strutture accademiche in Europa, specialmente in Spagna e Francia”.
Ma queste dichiarazioni non sono mai state tenute nella giusta considerazione.
Come aggiunge, non  sono mai stati fatti controlli sulle proprietà immobiliari dei Castaño a Parigi e su chi o quale istituzione statale abbia di fatto permesso a Sandoval di avere accesso negli ambienti universitari francesi.
Prossimamente:
approfondimenti sulla ong Verdad Colombia.
 
  1. avatar
    Mauro Pigozzi ha detto:

    Che bella faccia che ha Jorge 40, sembra proprio una brava personcina!

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    alessandro badella ha detto:

    la colombia (o meglio i colombiani)subiscono uno dei sistemi politico-sociali più corrotti del globo. e soprattutto il “lungo braccio del narco-paramilitarismo” ha buon gioco nel mantenersi soprattutto perché investe proprio laddove depositano le grandi società del mondo occidentale, che vorrebbe esportare la democrazia. sto parlando delle banche offshore (bahamas, cayman islands…). abbattendo (cosa impossibile visto gli interessi in ballo) questo sistema di protezione fiscale, crollerebbe l’impianto paramiliatare e terroristico (non solo nelle americhe)!

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    Doppiafila ha detto:

    Ciao Annalisa, bel post! L’ho messo tra gli “shared” in Bogotalia… Aspetto le novità sulla ONG!
    Saluti, Doppiafila

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