Dichiarazioni e intervista a Elvira Arellano
Seguono le dichiarazioni e l’intervista rilasciate il 28 agosto al Club de Periodistas, al termine della riunione per la costituzione del Frente contra la Represión, alla stampa e alla televisione messicana da Elvira Arellano di ritorno dall’incontro con il presidente Felipe Calderón e il ministro degli Affari Esteri Patricia Espinosa.
Elvira Arellano fu deportata già altre due volte dagli Stati Uniti, una volta nel 1997, un’altra nel 2002 e l’ultima il 19 agosto 2007.
L’ultima volta è stata quella che ha destato maggiormente l’attenzione dei media e della comunità internazionale.
Forse per questo il presidente Calderón ha deciso di riceverla. Fino a quel momento infatti era una indocumentada (senza documenti) come milioni di altri messicani.
Questa vicenda ha dimostrato però che non tutti i migranti clandestini messicani sono Elvira Arellano, contrariamente a quanto dice lo slogan “todos somos Elvira Arellano” (tutti siamo Elvira Arellano) dell’omonima campagna che sostiene la donna nella sua battaglia favore degli immigrati messicani.
Attualmente secondo il Pew Hispanic Center ci sono circa tre milioni di bambini nati negli Stati Uniti da genitori nelle stesse condizioni di Elvira Arellano, nessuno dei quali è mai stato ricevuto dal Presidente.
E l’interessamento di quest’ultimo lascia perplessi, a un paio di giorni dalla presentazione dell’informe presidenziale, se si tiene conto che nei 40 minuti scarsi di incontro in cui prometteva aiuto alla donna per risolvere la sua situazione, circa 48 messicani venivano espulsi dal territorio americano e che soltanto nel primo semestre del 2007 si sono registrate 1,2 deportazioni di al minuto nella frontiera con gli Stati Uniti (circa 317 mila persone).
“Alle due di oggi pomeriggio ho avuto un’incontro con il presidente Calderón e con il ministro degli Affari Esteri Patricia Espinosa.
Io ho raccontato di quello che sta vivendo la nostra gente e loro mi hanno offerto aiuto. Mi hanno detto di spiegargli in che modo possono aiutarmi e che erano ben disposti a farlo soprattutto per quello che riguarda il mio caso personale.
Io ho detto loro che non ero lì soltanto per me ma che ci sono più di 5 milioni di cittadini messicani che si trovano negli Stati Uniti senza documenti e che hanno bisogno dell’appoggio del nostro governo.
Non sto chiedendo niente per me personalmente, ho tenuto a precisare perché questa è una battaglia per tutti coloro che si trovano nelle mie condizioni.
Una richiesta sì ho avanzato, e cioè la proposta di un incarico diplomatico che mi possa concedere il governo messicano affinché io possa viaggiare negli Stati Uniti come essere umano libero.
Ho il diritto di raccontare la mia storia e quello che ho vissuto.
Potrei essere nominata ambasciatrice di pace, di giustizia e di speranza negli Stati Uniti per molta nostra gente, non soltanto negli Stati Uniti ma in ogni altro paese del mondo”.
Cosa hanno risposto a questa richiesta?
Hanno risposto che avrebbero fatto tutto il possibile per aiutarmi in questo.
Come è possibile se inizialmente le autorità avevano detto che non avrebbero potuto fare nulla?
Io credo che è stata importante la pressione portata avanti negli Stati Uniti perché dopo la mia deportazione il popolo si è sollevato ed ha continuato a lottare. Il sabato infatti a Los Angeles, ci fu una grande manifestazione con più di 10 mila persone con la quale hanno appoggiato a me e mio figlio per dirci che non eravamo soli.
Stiamo lottando per una causa e cioè per cercare mantenere le nostre famiglie unite legalmente.
Io credo che negli Stati Uniti hanno appoggiato la mia situazione perché è la stessa situazione di milioni di famiglie. E’ importante portare alla luce tutto ciò che sta accadendo negli Stati Uniti con la nostra gente ed anche ciò che sta accadendo in Messico con la gente che viene da alti paesi.
Quindi lei scarta l’ipotesi di essere stata usata per fini politici?
Come ho già detto questa situazione non è relazionata ad un solo partito. Io ho parlato con i rappresentanti politici di tutti i partiti , io stessa faccio parte di un partito. Ci sono alcune persone che mi hanno proposto di candidarmi come deputata ma io non sto cercando questo, ci sono milioni di famiglie che vorrebbero stare di fronte ad una telecamera per dire “per favore aiutatemi, mi stanno separando dalla mia famiglia, mi stanno deportando” ed io credo che se ho avuto questa possibilità devo portare questo messaggio a i nostri dirigenti, al nostro governo messicano, devo raccontare quello che sta succedendo affinché trovino il modo di appoggiare la nostra gente, affinché trovino soluzioni per poter essere rispettati come esseri umani. Questa è la cosa importante che ho detto al Presidente, che trovi il modo di far capire agli Staiti Uniti che io non sono una terrorista, non sono una criminale, sono una donna di pace che cerca solo di far rispettare i miei connazionali come persone, come esseri umani che sono andati a cercare lavoro in un atro paese che non è il nostro. Che delitto è stato il desiderare un futuro migliore per le nostre famiglie?
Io credo che sia importante dialogare con il nostro Governo come è importante che il nostro Governo dialoghi con i dirigenti di altri paesi.
Che tipo di appoggio economico hanno detto che ti avrebbero dato?
Hanno detto di un aito economico ma come ho già detto prima, ho ribadito che non posso accettare niente per me. Io sono qui per una battaglia, io come madre so che ce la farò con mio figlio. Sono qui cercando di ottenere che il nostro Governo assuma una posizione più forte per poter negoziare con gli Stati Uniti una riforma migratoria. Io quello che sto chiedendo è qualcosa come un visto diplomatico per poter essere ambasciatrice di pace e giustizia, perché non sono una terrorista e perché gli Stati Uniti non devono continuare a vederci come terroristi.
Lei crede che il governo di Calderón abbia fatto il possibile per difendere i migranti o potrebbe fare di più?
Io ero molto conosciuta negli Stati Uniti e avevo molta visibilità per questo il Governo si è impegnato con delle dichiarazioni, credo.
A Tijuana dove mi hanno deportata e a San Isidro, ogni giorno vengono deportate donne, ogni giorno vengono deportati dei bambini e nessuno dice niente perché questa è precisamente la situazione che io ho descritto al Presidente, la situazione che stanno vivendo milioni di famiglie e il nostro Governo deve avere una posizione ferma per far difendere e far rispettare la gente che entra in quel paese.
Lei pensa che questo sia sufficiente?
Io credo che non sia stato fatto il necessario in ambito del sistema migratorio. Come infatti si è negoziato sul Trattato di Libero Commercio tra i due paesi, come si è negoziato per combattere il narcotraffico, perché non negoziare anche una riforma migratoria?
Qual è stato l’impegno e la disponibilità del Presidente per aiutarla? Avete stabilito dei termini per il visto diplomatico?
Fino al 12 settembre quando il Ministro degli Esteri ritornerà da un viaggio non potrò sapere nulla. Il 12 settembre sarò a Tijuana per appoggiare la mobilitazione che ci sarà in tutti gli stati Uniti a favore della riforma migratoria e contro le retate, deportazioni e separazioni di nuclei familiari. Sarò lì con il mio gruppo e mio figlio sarà lì con me.
Quando arriverà suo figlio?
Se Dio vuole arriverà venerdì
Elvira Arellano diventerà allora paladina dei diritti dei migranti?
Io credo che è quello che sto cercando di fare dal 2002.
Credo che non sia stato giusto aver viaggiato illegalmente senza documenti negli Stati Uniti, se li avessi avuti lo avrei fatto in altro modo, come 12 milioni di persone che ne sono sprovvisti.
E’ importante portare alla luce quello che sta accadendo con milioni di famiglie perché questa è un’emergenza che si sta vivendo negli Stati Uniti tutti i giorni.
Esiste un appoggio per le famiglie che vengono rimpatriate?
Fino a questo momento no, io credo si stia facendo qualcosa nelle frontiere da parte di alcuni gruppi come il gruppo BETA. Loro erano lì per soccorrere in alcun modo le persone che vengono deportate.
Mi sono resa conto che esisteva questo gruppo quando sono stata a Tijuana.
Crede che ci sia volontà da parte del governo federale o si tratta solo di parole e di promesse?
Io credo che la parola di un Presidente sia importante, egli si è impegnato e mi ha detto che avrebbe trovato il modo di aiutarmi. Spero in Dio.
Cosa hai provato a non essere alla manifestazione a Los Angeles, vederla per televisione e per la prima volta non essere lì?
Non ho potuto vederla nemmeno per televisione, solo per telefono ho parlato con la gente dicendole che per me era importante che il popolo si ribellasse, che era importante sentire l’unità che c’era in questa manifestazione perché tutti i leader delle comunità e religiosi, tutti i gruppi che sono a favore di una riforma migratoria, erano andati a manifestare.
E’ importante la parola di un presidente illegittimo?
Quello che è importante è quello che possono fare per difendere la nostra gente, questo non ha a che vedere con i partiti ed io non voglio che questo venga associato ad uno o ad un altro partito.
Credo che l’unità è ciò che sia più importante per difendere il mio popolo.
La segreteria del Ministero degli Affari Esteri ti ha obbligato ad incontrare il Presidente?
Non c’ è stato nessun obbligo, io sono qui solo per continuare a lottare per la nostra gente.
Ma tu non volevi andare..
Chi ha detto che io non volevo andare? Chi ha detto questo? Non ho mai detto questo, in nessun momento, mi hanno fatto un invito ed io ho deciso di accettare.
In merito alla borsa di studio per tuo figlio di cui parla il Ministro degli Esteri, allora non la accetterai?
Sempre la stessa domanda, la stessa e la stessa. Il motivo per cui io ho detto che non accetterò un aiuto personale è che io sono qui per una lotta per tutti i messicani che stanno vivendo negli Stati Uniti e che la posizione che il nostro governo assume è importante. Sia benedetto Dio, ho due braccia, sono forte, sana e posso tirare avanti mio figlio da sola e adesso per favore scusatemi, devo andare.
Mi sembra piú che altro un problema di sistema che non una violazione dei diritti umani.Siamo d’accordo che bisogna lavorare perché non ci sia piú bisogno di emigrare e questo mondo é tremendamente ingiusto ma la signora Arellano se non aveva i requisiti per restare in USA é giusto che sia stata deportata,come é giusto che gli USA controllino la loro frontiera anche se purtroppo gli abusi sono tanti.Se vi é una legge va rispettata che sia poi giusta o sbagliata é un altro discorso.Che il colpevole sia il sistema siamo tutti d’accordo ma da qui a considerare una martire la signora Arellano ce ne passa.
“todos somos Elvira Arellano” es una campaña mediática, de estrategia política y no en defensa de los migrantes mexicanos. “no todos somos Elvira Arellano” seria la frase correcta, no todos tienen en México el privilegio que el presidente espurio Felipe Calderón, los reciba en los pinos…y que próximamente se le otorgue la visa diplómatica. Sinceramente no creo en la postura de Elvirita, no la siento honesta, ni sincera…Los medios de comunicación han construído una imagen.
Besos, Monique.