Gustavo Valcárcel: Pentagramma del Cile antifascista

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“Sono stato due volte in Cile. Abbiamo avuto l’opportunità di frequentare importanti personalità, tra le quali Luis Corvalán, Segretario Generale del Partito Comunista Cileno, oggi detenuto in ingiustissima detenzione e Pablo Neruda, che avevo già incontrato a Lima, La Habana e Mosca. Abbiamo vissuto la profonda soddisfazione di essere ospiti nelle case di entrambi a Santiago e a Isla Negra, sulla spiaggia di Valparaíso. Il golpe fascista di due anni fa ci segnò l’anima, ma non le speranze; ridusse in ceneri transitorie la nostra illusione cilena, ma non le nostre speranze; ci straziò il cuore ma non la fiducia nell’avvenire.
 
A Londra apprendemmo della morte di Pablo e del nobile sangue popolare che stavano spargendo Pinochet e i suoi complici della Giunta. Tuttavia, ho dovuto acquietare i miei sentimenti per mesi e mesi, fino alla Settimana Santa di quest’anno, affinché sgorgassero a fiotti – insanguinati, imprecativi– i versi del mio “Pentagramma del Cile antifascista”, che dovrebbero essere già stati pubblicati in questi giorni a Mosca , in russo, e nella rivista della Casa delle Americhe, a Cuba, in spagnolo. Domani è l’Anniversario Nazionale del Cile. Confermiamo al suo popolo solidarietà e poesia, i nostri auguri più umani per la sua rinascita nazionale e per il suo futuro socialista.”
 
Gustavo Valcárcel,  Lima settembre 1975

 
I
    PASSO dopo passo, sangue onesto,
frantoio di lacrime, cateratta di ossa,
un coagulo nero nella luce e in gola, nodi
piombo nelle strade e alla Moneda, fumo.
Grumi crescenti, vertici rotondi,
scala di odio, balaustra di agonie
gradinata di sospiri massacrati,
scendiamo un pò, compagni,
è arrivata in Cile la morte a bastonate.
II
   FRIGGIMI le lacrime, Santiago,
metti in forno le mie nostalgie
organizzami il pianto in quattro tempi
lega i miei dolori ad un palo
nascondi i miei singhiozzi in un nido
appendi le mie angosce al soffitto
fai strada ai miei sandali e al mio zaino, mondo
facciamo un pò di silenzio, compagni
è arrivata in Cile la morte a bastonate.
III
  CHITARRA impazzita, canto sommerso,
il crimine ha calzato gli stivali,
l’escremento ha indossato la divisa
le orine adesso ostentano i galloni
la Giunta avanza scortata di feci.
 
Intanto, gli asini pascolano nei rettorati
e il libro va al rogo a capofitto
con copertine singhiozzanti e laceranti caratteri.
Rileggete un po’ le loro ceneri, compagni
è arrivata in Cile la morte a bastonate.   
IV
 LO Stadio è un mondo a parte, pianeta
di sogni rossi fatti a pezzi
piedistallo di morte prematura
teatro dell’angoscia in gradinate.
 
Già cominciano a cantare i due moncherini
di Victor Jara, il trotamuertes
usignolo decapitato
il muto più intonato di questi anni.
Ascoltiamolo un pò, compagni
è arrivata in Cile la morte a bastonate.
V
    QUESTO è Pinochet, il disgustoso Caino del nostro tempo,
il boia su misura, il cerbero esatto,
il traditore perfetto, il servo diligente,
la emme più emme del vile abbecedario.
 
Dategli il suo diploma di tiranno insanguinato!
Dategli la sua patente di affamatore del popolo!
Dategli il suo titolo di saccheggiatore del fisco!
Dategli la sua medaglia di assassino made in USA!
Dategli alla fine il dottorato della morte!
Per tutto ciò abbonda di meriti.
 
Il Cile non potrà mai dimenticarlo
nelle sue notti più tristi e lunghe
nacque dal pus e si fece fistola
studiò da scorpione e si laureò come vipera
sognò di essere generale e si svegliò degradato a Giuda.
Sovrano dei pidocchi, re dei vermi,
non c’è dubbio, arriverai molto lontano, lontanissimo,
dove terminano le cloache!
VI
     STANCO, il tempo ritira le sue impalcature
tremolante, il vento nasconde la sua vecchiaia 
l’ aviazione fascista le strappò il suo nome, Marta
e il suo cognome, Bulnes morì di solitudine.
 
Dolce abitante di una via triste
i tuoi figli vivranno un altro settembre
ed allora tempo e vento dovranno ripetere
che Marta Bulnes morì felice
con la china fede dei diseredati.
 …
VII
    COME accade con anni e anni portati male,
oggi mi viene in sogno Antofagasta
e mi giunge ai timpani Valparaíso
con il rintocco  a morto delle sue campane sotto il mare.
 
La nebbia singhiozza sottovoce
il pomeriggio mi porta gli odori del Sud
il quadro dell’uva alle esequie
la via Teatinos rimpicciolita
l’immagine del copihue senza musica.
 
Ahi, la voce del Cile si è spezzata,
oggi si china a raccoglierla il cuore.
 
VIII
    MINATORE di Chuquicamata accendi il forno
resisti all’aria e al fascismo, fuoco!
rischiarati molto nel profondo del corpo
perchè l’oscurità pesa e le pupille pesano
e la Giunta è un corvo che strappa gli occhi.
 
Compagno, stai attento
ora ritornano le ingiurie alla cieca,
le pallottole, la repressione, l’assenza.
Compagno che vivi di notte tra i tetti
scostati dalla dura gogna,
sorvola la fossa comune,
allontanati dal sudario generale,
sì generale,
perché in Cile ancora c’è posto per la speranza!
IX
    Mi allontano un po’, Pablo, per avvicinarmi di più a te.
 
Sommo e moltiplico le tue viñas del mar
le tue islas negras sottosopra
i tuoi fiori in vedovanza, i tuoi alberi spogli
e il tuo lutto che ora infiamma
i pani, gli uccelli e i pesci.
 
La tua voce percorre il mondo, non ti affliggere,
trasformata in petali e polvere
è se è certo che nascosero il tuo corpo
non nasconderanno mai la tua vita in Cile
perché la tua vita Pablo ha un sapore Neruda
perché Neruda l’uomo, perché il tuo popolo, Pablo,
avanza sottobraccio ai tuoi versi, canta
e sta giungendo senza voce al domani.
X
 QUESTO è Corvalàn, il molto amato,
quello esperto in campi di concentramento
in lotte proletarie, in tenerezze
di sposo e padre, di combattente e uomo
di militante senza rughe
di soldato che non conosce resa.
 
Quanto ti penso tra mille pareti
mi si rivolta l’anima
e si unisce al gran movimento
che chiede libertà per i tuoi sogni.
 
Forse saprai, Luis Corvalàn,
che il muro gira veloce verso sinistra
che la rosa cerca il pane con fermezza
perché il loro giorno si avvicina per tutti
e vogliono stare insieme
in un matrimonio di indissolubile amore.
 
Grande operaio del futuro cileno
stringo le mie insonnie con i pugni
afferro la solitudine dai capelli
rinchiudo la tristezza nella sua gabbia
di notte mi fermo. Sento. Odo. Grido. Vedo:
tra l’austerità del filo spinato
sul groppone del tempo del ricordo
di spalle al patibolo messo a punto
al centro della nerezza mal riuscita
l’unica cosa che brilla è la fantasia
della tua rossa allegria comunista.
XI
   IL coraggio ha imparato molto da te
quando afferrasti la vita in un secondo
fucile in mano, polso fermo,
e cominciasti a dettare una semplice lezione:
come morire di faccia  al cielo, sfinito,
sudando dignità.
 
Cile, Salvador, Valparaíso Allende:
si apriranno i grandi viali
come dicesti con l’agonia al fianco
e ti vedremo in piedi al centro di essi
colpire il passato con molta furia
baciare il domani sulla sua guancia australe
abbracciare l’indio più anziano dell’Arauco
e tornare di notte all’opera del mare.
 
Si apriranno i grandi viali
compagno Presidente
e perfino lì  giungerà a piedi la nostra speranza.
 
 (Traduzione di Annalisa Melandri)
 
Ritratto di Gustavo Valcárcel di Etna Velarde

Biografia di Gustavo Valcárcel:
Arequipa, 1921 – Lima, 1992
Leggi qui, cosa scrive di lui lo scrittore e poeta peruviano Juan Cristóbal (La dimensione umana di Gustavo Valcárcel).
 
Opere:
Confín del tiempo y de la rosa (1948)
La prisión (1951)
Poemas del destierro (1956)
Cantos del amor terrestre (1957)
5 Poemas sin fin (1959)
Sus mejores poemas (1960)
¡Cuba sí, yanquis no! (1961)
Poesía revolucionaria. Antología (1962)
!Pido la palabra! (1965)
Poesía estremista (1967)
Pentagrama de Chile antifascista (1975)    
Reflejos bajo el agua del sól pálido que al umbra a los muertos (1980)
Obra poetica 1947–1987 (1988)
 
 
 
Tra il 2005 e il 2006 ho tradotto le 11 poesie che compongono il Pentagramma del Cile Antifascista, non è stato facile, non avevo mai tradotto poesie e queste in particolare non erano semplici da rendere in italiano. Voglio solo aggiungere che è stato un lavoro che mi ha dato molto e da cui ho appreso tanto, arrivando anche a “sentire”  profondamente il dolore del poeta. Il mio incontro con la poesia di Gustavo Valcárcel è stato praticamente casuale: nel 1987 ero ad Arequipa, sua città natale ed una delle tappe di un viaggio in Perù, quando, chissà come, venni in possesso della “Obra Poetica 1947–1987″ e cioè una raccolta completa della produzione poetica di Gustavo Valcárcel tra il 1947 ed il 1987.
A volte sono i libri a sceglierci e si avvicinano a noi in modo misterioso ed inspiegabile, segnando in qualche maniera la nostra vita.
Sono molti anni che conservo affettuosamente questo libro, un piccolo volume, corredato da foto in bianco e nero del Signor Gustavo e della sua famiglia, la “camarada” Violeta, sua moglie, ed i suoi figli, Gustavo, Rosina, Xavier e Marcel ed inoltre altre fotografie dei suoi viaggi in Russia, in Messico, dove la famiglia Valcárcel era in esilio, in Cile, a Machu Picchu e la mia foto preferita, quella degli sposi e Pablo Neruda davati alla casa di lui a Isla Negra.
 
Ringraziamenti: 
Un ringraziamento particolare e sinceramente affettuoso va alla famiglia di Gustavo Valcárcel , a sua moglie Violeta ed ai suoi figli.
Ho avuto modo di scambiare alcune impressioni con sua figlia Rosina, antropologa e scrittice che vive e lavora a Lima, la quale senza conoscermi, cordialmente mi ha offerto il suo aiuto per qualsiasi cosa avessi avuto bisogno nel difficile lavoro di traduzione della poesia di suo padre.
Mi ha colpita per la sua amabilità e simpatia.
Ringrazio inoltre  Gladys Besagoitia Dazza apprezzata poetessa peruviana, che vive e lavora a Perugia, la quale mi ha dato preziosi suggerimenti per ciò che riguarda la traduzione di alcune poesie.
Una nota di considerazione speciale è per il poeta e scrittore peruviano Juan Cristóbal, il quale fu amico di Gustavo Valcárcel e della sua famiglia, e che tramite alcuni articoli pubblicati in internet (www.rodelu.net), ha divulgato la sua opera ed il suo valore umano e sociale e continua percorrendo lo stesso cammino di denuncia e di amore per la sua patria già intrapreso da Don Gustavo  Valcárcel.
 
 
“… ma il Perù resiste con la sua avanguardia operaia
capirai allora, scrittore del popolo,
perché non posso più dire vagamente
“se l’uccello dell’amore moriva d’amore”
quando migliaia di compagni sono morti veramente
con il volto trasformato in un coagulo tangibile.”
                                   GUSTAVO VALCÁRCEL
            ( Elegia a José Carlos Mariátegui)
 
 
 
                 La poesia di Valcárcel è un messaggio mattutino all’uomo: scopre i sentimenti puri, le sensazioni inedite del colore e della musica, tutto ciò che disturba quanto c’è di primitivo nella specie, quanto è stato dimenticato dall’istinto…
          Valcárcel si trova in un luogo solitario dello spirito, nell’altopiano della grazia lirica. Lì ascolta e lo avvolge l’antica e rinnovata sinfonia del mondo.
Xavier Abril
 
 

  1. avatar
    antona ha detto:

    pasé a saludarte.
    bb amiga

  2. avatar
    enzo di paolo ha detto:

    complimenti vivissimi per questo articolo,ma in generale per l’intero lavoro, l’ho trovato per caso, …grazie per il tuo lavoro, la tua sensibilità di poetessa.….….…

  3. avatar
    Rosina Valcarcel ha detto:

    Emocionada por tu trabajo, cara Annalisa Melandri, grazie mille, bacinos. Gustavo Valcárcel Velasco, está contento en el confín del tiempo. Te abraza tu amiga y compañera. Rosina Valcárel.

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