Aggiornamento appello e ultime notizie dalla Colombia
ULTIME NOTIZIE: Nelle ultime ore anche Alex Zanotelli, Tana de Zulueta e l’Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG), oltre a decine di altre persone siglano l’appello.
Cari amici, vorrei innanzitutto ringraziare coloro che hanno aderito con una firma al nostro appello, siete stati numerosi e spero che molti altri lo facciano nei prossimi giorni.
Ad oggi sono state raccolte circa 400 firme.
Come si vede dall’immagine allegata al post, che è la conferma dell’invio della mia mail, l’appello con le prime firme raccolte è stato inoltrato per posta elettronica al governo colombiano. Verrà trasmesso anche per fax e per posta ordinaria.
Il messaggio inoltre è stato inviato anche per conoscenza al nostro Ministero degli Affari Esteri, è bene che anche qui in Italia le nostre istituzioni sappiano cosa stiamo facendo. Verrà inoltre inoltrato all’ambasciata italiana in Colombia e a quella colombiana qui a Roma.
Iván Cepeda, il portavoce del MOVICE, dalla Colombia, con il quale siamo in comunicazione costante, ci conferma che la situazione è molto grave. Sul quotidiano El Tiempo è apparso un appello analogo al nostro, proveniente da alcune associazioni in difesa dei diritti umani degli Stati Uniti. Il consigliere José Obdulio Gaviria, in tutta risposta, ha confermato la sua versione secondo la quale la marcia del 6 marzo “è stata organizzata dalle FARC”…
Recrudescenza del paramilitarismo…
Intanto seguono le minacce ad attivisti sociali e sindacalisti da parte del gruppo paramilitare Aguilas Negras in un clima difficile e pesante che lascia immaginare e presagire una forte recrudescenza del paramilitarismo, tanto che il quotidiano El Espectador titolava qualche settimana fa : “La Aguilas Negras están en Bogotà”, le Aquile Nere sono a Bogotà .
L’allarme giungeva direttamente dalla Defensoria del Pueblo che in un comunicato allertava la Presidenza, il Ministero degli Interni e l’Alto Commisario per la pace, Carlos Restrepo. Il governo in questi giorni ha smentito tali dichiarazioni, affermando che quelli che vengono indicati con il nome di Aguilas Negras sarebbero solo delinquenti comuni..
E’ dei giorni scorsi la notizia, come riporta Gennaro Carotenuto in questo suo articolo, che altri quattro militanti del MOVICE appartenenti all’etnia indigena Awa sono stati assassinati da un gruppo paramilitare che giunto nella comunità li ha scelti, lista alla mano e giustiziati direttamente sul posto. Nei giorni precedenti alla marcia del 6 marzo, i membri della comunità Awa avevano ricevuto pesanti minacce.
La morte di Ingrid Betancourt?
Circolano invece voci a Bogotà sulla presunta morte di Ingrid Betancourt, voci ovviamente da prendere con le dovute precauzioni sia perchè da quando è stata rapita questa sarà per lo meno la terza volta che Ingrid viene data per morta, sia perchè chi, oltre al Defensor del Pueblo, sta diffondendo tale voce è il senatore Gustavo Petro, che non gode di particolari simpatie anche all’interno del suo stesso schieramento politico, il Polo Democratico Alternativo e che spesso è stato criticato per le sue posizioni ambigue, che si sono manifestate anche in occasione della marcia del 4 febbraio scorso contro le FARC al quale egli, contrariamente a quanto ha fatto il suo partito, ha partecipato.
D’altra parte la voce della morte di Ingrid sta circolando appena poche ore dopo l’annuncio da parte del governo colombiano, di un piano concordato con il presidente francese Sarkozy, che consiste nella proposta di facilitazione dello scambio di prigionieri con le FARC, prevedendo il rilascio incondizionato dei guerriglieri che si trovano attualmente nelle carceri colombiane, in cambio della liberazione di anche solo qualche ostaggio da parte della guerriglia. L’aspetto più interessante, se fosse vero, di tale proposta sarebbe il fatto che i guerriglieri verrebbero accettati in Francia come esiliati politici, dando il via alla possibilità del riconoscimento della guerriglia colombiana come gruppo belligerante.
Nonostante ciò, il marito di Ingrid Betancourt, Juan Carlos Lecompte , ha espresso perplessità relativamente a questa repentina apertura del governo colombiano, dichiarando che si tratta di “una proposta confusa, “se fosse stata più concreta – ha affermato– rispondendo alle richieste della guerriglia come la smilitarizzazione dei municipi di Florida e Pradera, avremmo avuto più speranze”, ha puntualizzato. Lo stesso senatore Petro ha definito addirittura “un passo indietro” il decreto firmato da Uribe per lo scambio umanitario, esprimendo la sua preoccupazione per il presentimento che si tratti di un gesto compiuto per il crescendo di voci intorno alla presunta morte di Ingrid Betancourt.
D’altra parte è certo che le condizioni di Ingrid Betancourt nelle ultime settimane si sono ulteriormente aggravate e la sua morte in prigionia sarebbe un duro colpo sia per il governo, che praticamente non ha mai fatto nessun passo concreto per la sua liberazione, sia per la stessa guerriglia, che vedrebbe allontanarsi la possibilità di un riconoscimento da parte della comunità internazionale come gruppo belligerante.
Suonano comunque di tutt’altro tono, le parole del ministro della difesa Juan Manuel Santos, il quale in un discorso pubblico, rivolgendosi ai “membri del secretariato delle FARC che sono ancora vivi — ha detto –di non perdere questa possibilità che viene offerta loro perchè come questo mese cono caduti Reyes e Rios, prima o poi cadranno anche Jojoy e gli altri, meglio che ragionino prima di rischiare la sorte dei loro compagni”.
Santos inoltre, alle accuse di chi lo definisce “falco” ha risposto: “sì sono un falco, è vero, mi hanno chiamato così, come se fosse una offesa. Sono e sarò un falco della guerra, se si tratta di una guerra per difendere i miei connazionali dalla violenza”.
D’altra parte non è la prima volta che il tono delle dichiarazioni di Uribe e Santos differisce in tal modo. Uribe probabilmente ha bisogno di tirarsi a lucido nei confronti della comunità internazionale dimostrandosi intenzionato a tutto pur di liberare Ingrid Betancourt, Santos invece parla come ministro dell’interno e quindi si rivolge direttamente alla nazione e dà indicazioni su quelle che saranno le linee guida del governo.
In ogni modo, le intenzioni dei due falchi della guerra, comunque si vogliano interpretare le loro dichiarazioni, non lasciano presagire nulla di buono.