Il loro cortile: chi l’ha detto che se ne erano dimenticati?
La portaerei USS BOXER
Ha scelto un sinistro personaggio già tristemente noto in America centrale, l’amministrazione Bush, per promuovere l’allargamento in alcuni stati di quella regione del Plan Mérida, il programma messo a punto dagli Stati Uniti per combattere il traffico di stupefacenti e la criminalità organizzata ad esso legata che transita attraverso la frontiera con il Messico, ma che coinvolge anche altri paesi di quella sottile striscia di terra che unisce l’America del Nord all’America del Sud. John Negroponte, sotto segretario di Stato americano ha appena concluso infatti un viaggio che alla fine di maggio lo ha visto nel Salvador, Guatemala e Honduras, con il fine di mettere in pratica ciò che aveva preannunciato in una sua recente visita in Messico: “dividere gli sforzi e ampliare la nostra strategia di combattimento al crimine organizzato anche ai paesi amici del Centroamerica”.
Il suo passaggio però in America centrale è stato segnato da una forte protesta popolare.
In Honduras, dove tra il 1981 e il 1985 fu ambasciatore nella seconda sede diplomatica più grande dell’America latina (e una delle basi CIA più attive del mondo in quegli anni), è stato accolto al grido di “asesino” . Negroponte infatti, che in Honduras era chiamato “il proconsole”, in realtà coordinava e gestiva le attività in Nicaragua dei Contras, terroristi addestrati e finanziati (con i proventi del traffico illegale di armi all’Iran) dagli Stati Uniti per rovesciare il governo sandinista allora democraticamente eletto, nell’ambito del piano più ampio che mirava a contrastare l’avanzata del comunismo nella regione. Negroponte è accusato anche da varie associazioni di difesa dei diritti umani e di familiari delle persone scomparse, di aver coperto gli abusi e le torture commessi contro i civili ad opera dell’ esercito. Ed è proprio questo che la popolazione hondureña non può dimenticare. E’ del 2001 la scoperta di 185 cadaveri ritrovati nei pressi dell’aeroporto dove aveva sede la base aerea di El Aguacate, voluta proprio dal “proconsole” come centrale operativa per i Contras e per gli effettivi statunitensi e che funzionò anche da centro di reclutamento clandestino e di tortura. A Tegucigalpa, Negroponte si è incontrato con il presidente Manuel Zelaya con il quale ha firmato tre accordi di cooperazione per la lotta al narcotraffico e per programmi di addestramento delle forze di polizia, gli stessi che ha proposto al Guatemala e al Salvador.
Il Plan Mérida, messo a punto nell’ottobre del 2007, vendendosi come un piano di aiuti ai paesi del Centroamerica allo scopo di combattere il narcotraffico, in realtà sembra sempre di più uno strumento di controllo militare su tali regioni e quindi sul resto dell’America latina.
Il 22 maggio scorso il Senato degli Stati Uniti ha approvato la prima tranche di finanziamenti (in 4 anni) di 450 milioni di dollari, di cui 350 destinati al Messico e 100 all’America centrale, predestinati a quella che viene anche chiamata Iniziativa Mérida, per distinguerla dal Plan México o dal Plan Colombia.
E’ noto infatti il fallimento proprio dell’analogo programma per la lotta al narcotraffico messo a punto in Colombia, concordato nel 1999 tra i presidenti Clinton e Pastrana che mentre ha incrementato con l’invio di uomini, tecnologie e dollari la militarizzazione della regione, non ha ottenuto quelle che almeno su carta erano le sue buone intenzioni e cioè la lotta al narcotraffico e alla criminalità organizzata ad esso correlata.
Viene pertanto il sospetto che dietro la Iniziativa Mérida, così come accade per il Plan Colombia, si nascondano ben altre intenzioni e cioè militarizzare ancora di più quello che potrebbe essere un ottimo avamposto statunitense per il controllo in America latina.
Spesso si ripete, infatti, ormai erroneamente, che gli Stati Uniti impantanati come mai nella guerra in Iraq si siano dimenticati del loro patio trasero. In realtà è vero soltanto in parte. Molti segnali fanno pensare ultimamente che la diplomazia statunitense e non solo quella ufficiale, si stia muovendo e anche piuttosto convulsamente per riconquistare il dominio sulla regione, soprattutto perchè ormai sono molti gli Stati in America latina che hanno scelto governi di sinistra o di centro sinistra, ultimo fra i quali il Paraguay dove le recenti elezioni sono state vinte dall’ex vescovo Fernando Lugo.
La posizione degli Stati Uniti nelle recenti crisi tra il Venezuela e la Colombia e tra questa e l’Ecuador, gli ultimi viaggi del segretario di Stato americano Condoleezza Rice a Bogotà, la crescente militarizzazione del Centro America, e quella già in atto del Messico, ormai noto alleato strategico degli Stati Uniti, sono queste tutte circostanze che lasciano intravedere un rinnovato interesse da parte del governo statunitense per l’America latina. La situazione di stallo che si è creata nella guerra in Iraq e il momento di transizione che la politica degli Stati Uniti sta attraversando in vista delle prossime presidenziali, potrebbero altresì dettare nuovi impegni per una futura agenda geopolitica.
Desta preoccupazione al riguardo e conferma questa tesi, l’annuncio che la IV Flotta degli Stati Uniti sarà riattivata dal primo luglio prossimo, avrà come base Mayport in Florida e come campo d’azione le acque del Mar dei Caraibi e quelle delle “rotte marittime nel sud dell’Emisfero Occidentale”.
Nata nel 1493 per combattere i sommergibili tedeschi e per garantire agli alleati la sicurezza nelle acque durante la seconda guerra mondiale, la IV Flotta fu definitivamente soppressa nel 1950.
E’ inquietante che la sua riattivazione viene annunciata proprio quest’anno, in aprile, appena un mese dopo l’incursione colombiana in territorio ecuadoriano del 1 marzo, effettuata con la partecipazione di mezzi statunitensi, in cui ha perso la vita il n. 2 delle FARC Raúl Reyes e che ha provocato una crisi diplomatica tra Colombia ed Ecuador (appoggiato dal Venezuela) non ancora rientrata del tutto.
Anche per questo ha destato preoccupazione e allarme in alcuni ambienti, l’arrivo, precedente alla visita di Negroponte, sia in Guatemala che in Salvador, della portaerei statunitense USS BOXER, con a bordo un equipaggio di 1200 uomini, con lo scopo ufficiale di promuovere “campagne per la salute e per opere di ingegneria in centri scolastici al Sud di San Salvador” come ha dichiarato il portavoce dell’ambasciata nordamericana a San Salvador, Douglas Tobar.
La portaerei una volta lasciate le acque dell’America centrale, si è diretta il 31 maggio verso Lima, dove dovrebbe proseguire la sua “missione umanitaria”.
Che si tratti invece di prove tecniche di navigazione per la IV Flotta?
…
P.S. In questi giorni ne ho lette di cose sulla riattivazione della IV Flotta ma devo dire che l’unico, in maniera originale e del tutto personalissima, che ha avuto il coraggio di tirare in ballo il terrorismo islamico, associandolo liberamente alla firma di comunissimi accordi commerciali tra Bolivia e Iran e tra Iran e Venezuela è stato Paolo Manzo di Panorama.
Sarebbe pertanto lecito aspettarci le portaerei americane a pattugliare i nostri mari, dal momento che anche l’Italia è uno dei principali partner economici dell’Iran.
Stanno mostrando i muscoli…ma non bisogna aver paura!
Valentino, solo oggi o sei sempre così ottimista? Con simpatia.
Ah! e grazie per l’esauriente spiegazioni di prima.
Apprezzo la simpatica battuta
Nello specifico ottimista lo sono poco, però non mi faccio nemmeno intimorire.
…secondo me sono segnali che i neocon lasciano in eredità al prossimo inquilino, é un pò un avvertimento!!
Come dire…la strada l’abbiamo segnata tu prosegui!
Ma credo non sarà molto semplice.
Io invece mi preoccupo eccome. Basta leggere la storia per capire che l’imperialismo userà qualsiasi mezzo pur di non lasciarsi sfuggire il controllo su tutti i pesi del mondo. L’unico modo per evitare il repetersio dei crimini dell’impero è l’unità tra tutti i popoli, o la parte migliore delle popolazioni. Senza una grande opposizione di popolo continuerannoa vincere loro.
Credo che qualcuno,se non lo ha visto,
dovrebbe guardarsi il film ‘Missing’
di Costantin Costa Gravas,cade a fagiolo..
Bel Blog Annalisa,omplimenti,manteniamoci
in contatto…
Raimondo,Poeta,scrittore
Ottima idea quella di rivedersi Missing.
Però cerchiamo anche di andare oltre, ci sono tantissime persone che si oppongono a questo governo ed a questa opposizione, persone che contestano il sistema capitalista e l’imperialismo conseguente. Visto che la sinsitra non ha più leader in grado di organizzare queste enormi energie, perchè non diamo vita noi in prima persona, senza alcun leader, coinvolgendo giornalisti, intellettuali e tutti coloro che aspirano ad un mondo più giusto, ad un movimento dal basso che sappia ridare speranza ai milioni di persone che altro non aspettano che una nuova Liberazione?