Álvaro Uribe e Silvio Berlusconi: il comune sentire di due leader discussi
di Guido Piccoli
Fonte: Il Manifesto
30/04/2009
Ai più che sostengono la fesseria che la violenza in Colombia derivi dallo scontro tra «democrazia e terrorismo» o che dipenda dalla droga, il caloroso invito di Berlusconi a Uribe appare normale. Ai molti che conoscono il marciume del regime colombiano appare invece osceno che Berlusconi individui in Uribe un campione di «governabilità sotto la minaccia del terrorismo» e che per giunta lo proponga in questa veste al prossimo G8.
In realtà, non c’è molto da sorprendersi. Berlusconi e Uribe hanno parecchio in comune. Sono gli orfani più nostalgici di George W. Bush. Godono di un’alta popolarità, pur gonfiata e ottenuta con mezzi diversi, illeciti o controversi. Autoritari per natura, entrambi — chi più e chi meno — vedono un intralcio nelle regole basilari della democrazia e soprattutto odiano quella parte di magistratura che non sono riusciti ad asservire.
Ma anche l’Italia e la Colombia hanno molto in comune. Ad esempio, una sottomissione agli Usa quasi imbarazzante e poco riscontrabile in altri paesi e poi un’incidenza notevole delle mafie nella società e soprattutto nelle istituzioni.
Da un decennio a questa parte, Italia e Colombia si assomigliano di più. O meglio, è l’Italia ad essersi avvicinata, e molto, alla Colombia e non solo nell’edificazione di un paese ancora più ingiusto. Vari punti del programma dell’attuale governo italiano sembrano la fotocopia di quello che in Colombia è da tempo realtà: ad esempio la privatizzazione del sistema scolastico, la militarizzazione di parti del territorio, l’accanimento contro i più indifesi (qui gli immigrati, là gli indigeni). Persino gli aspetti più inquietanti della realtà colombiana sono, consapevolmente o meno, un modello da seguire. Basti pensare al tentativo di reclutare gli italiani, a partire dai medici, nella guerra ai «clandestini», che ricorda l’istituzione dell’esercito di informantes creato da Uribe in funzione anti-guerriglia.
O, ancora di più, alla sinistra somiglianza tra le ronde cittadine composte dalla presunta gente per bene con le «rondas campesinas» e le cooperative Convivir che, in periodi successivi, rappresentarono il germe del paramilitarismo colombiano, di cui Uribe è stato il vate, l’ideologo, il beneficiario e, fin quando gli è servito e ha potuto, il difensore più estremo. Tante e tali affinità elettive hanno spinto Bogotà a fare dell’Italia il ricettacolo di delinquenti, amici di paramilitari, come l’ex ambasciatore Luis Camilo Osorio o l’ex console a Milano, Jorge Noguera. Alla Farnesina, chiunque fosse il ministro, nessuno ha battuto ciglio alla lettura dei loro curriculum.
Sulla corte di Uribe quindi, in patria e fuori, dentro e fuori il parlamento, nelle istituzioni, nei governi locali, nelle caserme, si staglia l’ombra dei paramilitari (che poi, in Colombia, rappresentano anche i moderni narcos). E tutte le indagini, qualunque sia il loro esito, coinvolgono sempre, direttamente o meno, Alvaro Uribe, così come tutte le confessioni fatte dai capi paramilitari. Nell’ultima, l’erede di Pablo Escobar a Medellín, Diego Fernando Murillo Bejarano, detto «don Berna», ha ammesso l’appoggio politico ed economico delle Autodefensas nella campagna presidenziale di Uribe. «Mentono, la loro parola non vale niente, come si fa a credere a dei criminali?» hanno, in ogni occasione, affermato Uribe e i suoi, allo stesso modo come hanno sempre accusato i difensori dei diritti umani, i giornalisti, i sindacalisti e i politici d’opposizione di prestarsi al gioco della guerriglia.
Quando è stato necessario, sono stati utilizzati altri sistemi per tappare le bocche. L’ultimo ad essere ammazzato a Medellín, una settimana fa, è stato Francisco Villalba (un paramilitare ritenuto un maestro nello squartare le vittime), che aveva accusato Uribe e suo fratello Santiago di essere tra i mandanti del massacro di 15 contadini nell’ottobre 1997 a El Aro, nel dipartimento di Antioquia. Benchè fosse stato condannato a 33 anni di carcere, circa un mese fa gli erano stati concessi — stranamente — gli arresti domiciliari per «motivi di salute».
Da qualunque prospettiva si guardi la sua presidenza, ad eccezione di quella inspiegabilmente reticente proposta nei suoi tour da Ingrid Betancourt, Uribe appare il leader di una schiera di delinquenti, poco importa se in giacca e cravatta o in tuta mimetica. E’ singolare che a Roma si ritenga che, pur con metodi un po’ sbrigativi, abbia qualcosa da insegnare riguardo alla «governabilità sotto la minaccia del terrorismo». Sarebbe più giusto considerarlo un fallito.
Nel 2002 vinse le elezioni col visto di Washington, grazie all’appoggio di tutta l’oligarchia (quella tradizionale e quella parvenù e mafiosa), al terrore delle Autodefensas e proclamando la promessa di sbaragliare in pochi mesi le Farc. Quando si rese conto che non avrebbe potuto mantenerla, fece modificare in maniera fraudolenta la Costituzione per farsi rieleggere ed avere altri quattro anni di tempo. Così come adesso ne sta chiedendo altri quattro. Più che un obiettivo, la sua è un’ossessione ben lontana dall’essere soddisfatta, nonostante i colpi assestati nell’ultimo anno.
La declamata «sicurezza democratica» di Uribe beneficia solo i pochi ricchi che possono più tranquillamente raggiungere le loro ville nei week-end, a discapito della massa dei contadini che continuano a dover fuggire dalle loro casupole visto che, ad esempio, nel 2008 gli sfollati per la violenza sono aumentati del 40% rispetto agli anni precedenti. E, oltre tutto, la presunta «sicurezza democratica» ha costi immensi: non solo perché assorbe quasi un quinto del budget nazionale, ma anche per le perdite in vite umane, dei combattenti di entrambi i fronti, e per la decomposizione morale che, a causa della politica di ricompensa di Uribe, ha trasformato i soldati in spregevoli assassini di migliaia di innocenti.
Ma queste sono news che nei palazzi del potere romano, come nei giornali italiani, non sono mai arrivate.
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Qui l’intervista realizzata da Radio Onda Rossa a Guido Piccoli il 29 aprile 2009 sul viaggio di Uribe in Italia
Lasciamo stare, per la proverbiale carità di patria, i paralleli — stiracchiati ed inutili — tra l’Italia di Berlusconi e la Colombia di Uribe (mi chiedo che cosa abbia spinto il Piccoli lungo questo declivio inevitabilmente destinato a scivolare in direzione del ridicolo). E lasciamo stare anche la versione rozza e puerilmente propagandistica delle relazioni — che pure esitono e che, proprio per questo, andrebbero trattate con maggiore serietà — tra i Uribe e le formazioni paramilitari. Quello che sorprende per la sua totale inadeguatezza, in questo articolo, è la superficialità “complottistica” con cui il Piccoli liquida la vittoria elettorale di Uribe nel 2002. Uribe non vinse perché aveva il visto degli Usa, né perché aveva “l’appoggio di tutta l’oligarchia”, bensì perché seppe cavalcare — contro la vecchia logica bipartitica e, in parte contro il vecchio potere oligarchico — l’ondata di indignazione popolare che seguì il fallimento delle trattative di pace tra il governo Pastrana e le Farc. E, in questo senso, la sua vittoria fu dovuta molto più alle Farc che Uribe aveva promesso di combattere, che alle formazioni paramilitari che Uribe appoggiavano. Protestare per l’invito in Italia del presidente colombiano, va benissimo. E va ancor meglio denunciare le violazioni dei diritti umani che insanguinano la Colombia di Uribe. Ma le frottole non servono a nessuno. Anzi: servono solo a quanti quelle proteste e quelle denunce vogliono svalutare. Perché l’ “uribismo” è certo un fenomeno negativo. Ma le elezioni, Uribe, le ha vinte (e rivinte) per il semplice fatto che è popolare. E bene sarebbe se, anziché perdersi dietro la favola del lupo cattivo raccontata da Piccoli, la sinistra cominciasse ad analizzare con serietà le vere ragioni di tanta popolarità.
Chi scrive che in Colombia si svolgono normali elezioni conosce la Colombia come io conosco la Groenlandia.….. NarcoUribe ha ricevuto la maggioranza in elezioni dove ha votato meno del 50% dei
colombiani.…Che ne sanno qui in Europa delle minaccie dei paracos contro chi vota in opposizione a Uribe ‚che ne sanno
della presenza soffocante delle “aquilas
negras” nei centinaia di paesini della grande colombia o nei quartieri popolari…quando vota contro Uribe una qualunque area sociale è condannata a atti di rappresaglie degli squartatori
drogati paracos.sequestri.omicidi,limpieza social,
fosse comuni.…inarco fascisti colombiani fannosempre pagare un sanguinario e tragico conto…Vorrei portare chi ha ancora dubbi a fare un giro dopo le 21 nei quartieri piu poveri
delle grandi citta colombiane per leggere
negli occhi della gente l’orrore della
limpieza social o un giro lontano nella profonda colombia contadina nelle povere aree campestri o di montagne di fronte ad una delle centinaia di fosse comuni
degli assassinati e degli squartati dai paracos…i difensori di narco uribe sono come i mafiosi italiani che dicono che la cosa nostra non esiste e che siamo noi sovversivi e comunisti ad attuare una campagna diffamatoria contro sinceri democratici e brava gente!!!!
Il progetto di una NUOVA COLOMBIA va avanti in manierA INARRESTABILE E CON SEMPRE PIU AMPLI CONSENSI.…..VENCEREMOS!!!
Se quello che tu metti in mostra, caro Santos, fosse davvero il più alto livello di analisi di cui sono capaci e forze del cambiamento in Colombia, temo che l’uribismo sia destinato a durare per sempre. Che la democrazia colombiana abbia molti limiti e che sia marcata da un’endemica violenza, lo sanno, in affetti, anche in Groenlandia. Ma la vittoria, anzi, le vittorie di Uribe, sono state –entro questi limiti che valgono per Uribe e per tutte le altre elezioni presidenziali prima di Uribe — frutto di consensi reali. Se non si parte da questa elementare verità (e, per fortuna molta parte della sinistra colombiana proprio da questa verità parte) si resta inevitabilmente al livello degli slogan.
Beh caro Cavallini tanto per citarne una nel mio recente incontro con l’ambasciatore colombiano Pretelt lui stesso mi ha candidamente ammesso che le Convivir erano in tutto e per tutto simili al progetto del nostro governo per le ronde, (avete anche voi le vostre Convivir, o giù di lì) quindi proprio stiracchiato il paragone non è…
Anche Berlusconi si è messo a dire in giro che ha il 75% di consenso. Non erano gli stessi numeri che vantava anche Uribe?
Annalisa, ti ringrazio per la pubblicazione dell’articolo. Ti faccio il solito appunto, di mostrare un’ospitalità esagerata (ma è ovvio che “a casa tua” fai quello che vuoi). Con M.C., magari, potrei chiacchierare piacevolmente di calcio. Ma quando la distanza su quanto succede in Colombia è così grande, a cosa serve discutere o controbattere? Solo a perdere tempo e, francamente, preferisco fare altro. Con altri frequentatori del tuo blog, la distanza su quanto succede in Colombia è invece minima. Ma questi ultimi hanno due caratteristiche. La prima è che sono tifosi più che sportivi (e con loro la colpa è sempre dell’arbitro…) e la seconda che hanno l’ossessione del piccone, vedono cioè nemici dappertutto, ma prevalentemente tra quelli che la pensano “quasi” come loro, ritenendo quel “quasi” tanto importante da offuscare il resto e anche (ma questo è da attribuire a pochi “disturbati”) da provocare e giustificare anatemi, insulti e menzogne (che, pur vecchie, di un anno si possono ancora vedere in rete). E anche con questi, e lo dico sinceramente a malincuore, a cosa serve discutere? E poi, ci sono tanti altri che spero busseranno alla tua porta.
Caro Guido, è quello che spero anche io, e succede, in minima parte ma succede. Se così non fosse credo che da tempo avrei smesso di far nottate. Credo anche che a volte succede che qualcuno bussi a questa porta perchè stimolato da un dibattito dove evidenti sono le incongruenze di chi difende, non si capisce bene da che posizione, spesso e volentieri l’indifendibile (e permettetemi ma tra Uribe e il suo paragoverno e le FARC per me gli indifendibili sono SEMPRE Uribe e il suo paragoverno). O quanto meno, se non li difende apertamente, giustificandone la presunta legittimità democratica, ne giustifica crimini e nefandezze. Ancora peggio…
… anche se normalmente parlo al telefono, con te mi confronto anche sul sito. Rispetto a quel “permettetemi ma tra Uribe e le Farc…”, ok, sono d’accordo da sempre… ma, Annalisa, qui e anche in Colombia non va sposata l’idea della barricata, che occorra scegliere o da questa parte o dall’altra (cosa che è sacrosanta quando si è sul punto di fare la rivoluzione, e non credo ci siamo in Colombia… e figuriamoci qua). E se stai da questa parte, come noi due… che occorra stare allineati e coperti perchè, se no “si fa il gioco del nemico”. Queste logiche hanno nuociuto anche a quelli che la rivoluzione la fanno sul serio e suonano ridicole a coloro che amano guardarsi allo specchio, giocano, se sono giovani, ai soldatini o, già in pensione, a risiko. Ti suggerirei, proprio per alimentare un dibattito serio e non propagandistico (a cui M.C. dovrebbe escludersi, perchè non interessato, ma temo che non lo farà) di pubblicare (quella si che fa discutere) documenti come, ad esempio, la lettera de los Colombianos por la Paz alle Farc, pubblicata anche da Anncol e che credo che anche nella Comandancia e in una persona intelligente come Cano sia stata ricevuta con considerazione. Se vuoi te la giro.
In effetti è stata una mia dimenticanza, se non sbaglio tempo fa mi ero riproposta di farlo. Giramela comunque, ce ne sono state diverse se non sbaglio, forse ti riferisci a una di fine novembre? Domani lo faccio senz’altro. Rispetto alla barricata io sono d’accordo, dividere come fa Uribe stesso la Colombia in due anche qui, è il peggior servizio che si possa fare a quel paese. Quando io dico tra Uribe e le FARC forse la fretta non mi ha fatto specificare bene, intendevo Guido che che i crimini compiuti dallo Stato contro i suoi cittadini sono SEMPRE indifendibili perchè è proprio lo stato che dovrebbe proteggere i più deboli e soprattutto dovrebbe svolgere politiche per cui per una parte del popolo non avrebbe senso prendere le armi. Un riconoscimento della guerriglia come forza belligerante (l’ambasciatore saltò dalla sedia quando glielo dissi e iniziò a tuonare che erano solo volgari delinquenti e terroristi) permetterebbe di pretendere con maggior determinazione e autorevolezza anche da parte di essa quel rispetto che è dovuto dalle parti in conflitto ai trattati internazionali in materia di violazione dei diritti umani.
E’ tardi. Buonanotte, aspetto domani la lettera così la pubblico. Io credo che le FARC stiano dando segnali positivi in questo ultimo periodo, anche per la mediazione di persone veramente valide come la Cordoba. Si può dire altrettanto del governo?
Com’è che Al Tappone con il 75% dei consensi a Trento prende meno del 20 mentre i suoi oppositori il 64? Misteri dei taroccamenti italici. E che analogia tra il nostro Sovrano ed Uribe, sin verguenza los dos.
Tu mi sconcerti, Annalisa. Non mi sarei mai aspettato che, per difendere i parallelismi (stiracchiatissimi) di Guido Piccoli, tu saresti con tanta naturalezza ricorsa agli altrettanti stiracchiati parallelismi buttati lì dal rappresentante di Uribe in Italia per giustificare l’organizzazione dei “Convivir”. L’idea che “tutto il mondo è paese” è, da sempre, cara Annalisa, la via più banale — e, nel caso specifico, anche piuttosto banalmente ridicola — di coprire le magagne di casa propria. Ma vedo che tu, anziché scoppiare a ridergli in faccia — come avresti dovuto fare — hai abboccato appieno. Quanto al Piccoli — mi rivolgo a te perché lui, con me, a quanto pare, non ritiene di scambiare opinioni — fagli notare come tra lui e me, non vi sia, in realtà, nessuna “distanza” (una formula, questa delle “incolmabili distanze”, classificabile anch’essa tra le più antiche giustificazioni di chi non avendo niente da dire, vorrebbe far crede d’essere — cosa, nel caso del Piccoli, abbastanza patetica — di essere in possesso di verità superiori) . Quello che ci separa sono, piuttosto i fatti. Lui sembra convinto che raccontare la favoletta delle elezioni “rubate con il visto degli Usa” serva a meglio combattere Uribe, l’uribismo e, più in generale, la piaga della violenza in Colombia. Io credo, invece, che si debba partire dalle vere ragioni delle vittorie e della popolarità di Uribe (cosa che, peraltro, anche la parte migliore della sinistra colombiana sta facendo). Però, se è di calcio che Piccoli preferisce discutere, io sono a sua disposizione. Sperando, ovviamente di trovare, almeno in questo campo, una persona un po’ meno supponente ed un po’ più preparata. Piccoli a parte: credo anch’io, cara Annalisa — e mi dispiace se dicendolo, infastidisco il Piccoli — che le due lettera dei Colombiani per la Pace (con relative risposte della Farc) possano costituire una buona base di dibattito.
A tal proposito: le lettere e le risposte delle Farc, sono tutte disponibile qui, nel sito della senatrice Piedad Cordoba
http://www.piedadcordoba.net/piedadparalapaz/index.php
Su Colombia vedo che si è acceso un poco di dibattito grazie alla gentile Signora Melandri.…ottimo l’intervento di Guido Piccoli forse il meglior esperto italiano su Colombia,ha ragione quando fa un parallelo tra Italia e Colombia, è vero l’unico paese al mondo insieme a Colombia e Ora Messico dove ci sono delle mafie narcotrafficanti possenti più potenti dello stato è l’italia…in quella paese europeo succede da decenni quello che succede qui?Guerre di clan,omicidi,attentati,politici mafiosi e pregiudicati in Parlamento..montagne di
cocaina la cui capitale europea è la padana Milano delle ronde.….etc etc etc
Le ronde non sono che la copia europea delle bande dei drogati paracos ed aquilas negras..esse rappresentano l’odio
del super uomo fascista contro i poveri
ed i deboli che non si possono difendere.
Vorrei che gli indecisi girassero dopo l’ora in cui scatta il coprifuoco di notte ordinato dai paracos per vedere l’agghiacciante visione della paura dei milioni di colombiani rinchiusi mentre fuori le pandillas bande giovanili in contatto coi paracos imperversano al buio e le motociclette delle aquilas negras comincino l’operazione limpieza social a caccia di migliaia di poveri mendicanti,indigenti che dormano nei parchi,omosessuali desplazatos,“locos“
poveri tossicomani paralizzati dal bazuco
dietro oscuri angoli delle metropoli etc…questa grande fetta della società è sparita nel nulla nelle fosse comuni paracos condannati dalla putrida oligarchia colombiana…oltre è ovvio ai decine di migliaia di oppositori colombiani assasinati dal governo mafioso e dai suoi protettori internazionali…Ultima notizia 57 sindacalisti assassinati su ordine di una multinazionale bananera americana lo dicono stessi paracos pentiti.Di fronte a questi orrori ed a questa mostruosa macchina assassina internazionale orgoglio dell’impero non esiste alcuna possibilita di dialogo con i cartelli narcos,i paracos,i contractors,i servizi che si sono messi a servizio del regime più sanguinario della storia sudamericana
Il governo Uribe va abbattuto lo stanno capendo tutti in Colombia incluso delle forze di una destra più decente comegli ex presidenti Gaviria Samper e Pastrana
che sono scesi in campo contro narco Uribe.….PER UNA NUOVA COLOMBIA LIBERA E BOLIVARIANA
Le lettere si trovano sul sito qui sotto. Un’attenta lettura dimostra l’esistenza di problemi ma anche una consapevolezza e un’apertura da parte di Alfonso Cano, che vorremmo trovare tra i suoi fans italiani. Consapevolezza e apertura che io ho sempre riscontrato nelle chiacchierate franche con i rappresentanti delle Farc in Europa, come con l’amico Lucas, che saluto con affetto e stima ovunque si trovi e qualunque sia la definizione che gli è attribuita http://www.piedadcordoba.net/piedadparalapaz/modules.php?name=News&new_topic=62
ma come vi permettete di parlare di un paese che nemmeno conoscente,la colombia avra i suoi problemi ma anche italia gli ha e belli e grossi cosa credete che per che avete la salute inps le scuole publiche siete un paese pilito ma vaaaaaaaa che voi siete il paese piu mafioso che ci sia al mondo e anzi non dimenticate siete anche la mafia piu grande in questo,cosi come molti italiani vengono in colombia e in altri paesi sudamericani a fare casino distruzzione no veniate a discutere per che uribe e stato invitato da verlusconi e facile giudiccare cuando si e seduti nella altra parte e si e protetti ma per che no affrontate la realta e invece di paragonarvi con altri paesi come la gemania la holanda no pagate le tasse e iniziate a avere le palle di mantenere il vostro popolo nel bene vi lamentate degli estranieri che vengono pronti cresciuti forti a lavorare da voi ‚allora chiedetegli al vostro estato che vi aiutino a fare dei figli per avere in un futuro un ricambio di lavoratori come si fa da molti anni in tanti paesi e smettetela di fare finta che italia sia il paese delle mille maraviglie per che no lo e,atterate a terra e andate a lavora che di quello ne hanno tanti bisogno invece di perdere tempo a grattarsi
Berluribe gia cammina! Il mostro a due teste bestia reazionaria dell’impero col patto che hanno fatto i due squallidi personaggi nel loro incontro passato quasi in silenzio, ma che ha progettato enormi investimenti della squallida oligarchia italiana nel turismo, idrocarburi,combustibili e militari…caro compatriota colombiano hai perfettamente ragione sugli italiani in Colombia.…e gli italiani campioni del mondo in narcotraffico.…
le parole fascismo e mafia sono state inventate dagli italiani, basta un nome in Colombia :Salvatore Mancuso calabrese
capo da sempre degli assassini drogati mafiosi dei paramilitari.…purtroppo i tempi delle brigate internazionali contro
il fascismo internazionale che morirono
in Spagna sono assai lontani.…Nel Impero che domina il mondo, Italia Israele e Colombia sono l’aspettto più reazionario edi destra, essi sono tuttavia l’ectoplasma di Bush…dice bene Piccoli che li chiama gli stati Bushisti.…ogni critica contro l’italia,la corruzione il narcotraffico i contractors etc et e di tutto cio come P2, golpismo,inernazionale nera di torturatori e terroristi italiani come il famigerato delinquente Stefano delle Chiaie fascista ultraprotetto che faceva la spola tra l’Italia e la Bolivia dove faceva scuola di terroridmo e tortura.…
Chi si dimentica in Venezuela quando regnavano i fratelli Cuntrera più potenti del presidente della repubblica e professori emeriti di narcotraffico di migliaia di tonnellate di cocaina, inoltre maestri istruttori di Escobar e delprimo grande cartello colombiano quello di Medellin..Ogni critica a Berlusconi è una critica ad Uribe e viceversa campioni del liberismo moderno.
Gli italiani che non sono nati guerriglieri, meno che i patrioti della resistenza,si stanno accorgendo molto lentamente del male che sta facendo il suo governo reazionario con componenti
autoritarie xenofobe e fasciste!!!!!I colombiani stanno riattivando delle formidabili lotte di massa contro il governo di narcouribe,la guerriglia sta dando grosse batoste militari all’esercito mercenario più agguerrito
del Sud America.…Unità ed internazionalismo contro l’impero del liberismo ed i suoi squallidi rappresentanti. cerchiamo con modestia
di rafforzare questo dibattito tra cittadini di diversi paesi.SALUDOS BOLIVARIANOS