Manuel Zelaya domani fa ritorno in Honduras, da presidente
Tito Pulsinelli — Selvas
Non si tratta di una sfida, é scacco matto ai golpisti civili, ai loro gorilla, e alle illusioni ritardatarie delle elites neocoloniali. Il Presidente Zelaya ha annunciato il suo ritorno –accompagnato dal segretario della OEA e da altri presidemti latinoamericani– per “concludere il mio periodo di governo che scade a gennaio del prossimo anno”.
L’annuncio é stato fatto a Managua, dove erano riuniti i Paesi del Gruppo di Rio, quelli centroamericani del SICA, l’ALBA e i paesi caraibici del Caricom. Oltre alla condanna morale del golpe, é stata sancita l’inammissibilita’ di qualsiasi avventura autoritaria e liberticida, percepita come un attentato alla sicurezza e alla democrazia di ogni nazione americana.
Il Brasile, Messico, Venezuela, Nicaragua, Ecuador, Cuba e Bolivia avevano richiamato i rispettivi ambasciatori. Il Guatemala, Salvador e Nicaragua interrompono il flusso commerciale con l’Honduras, e il sistema bancario del SICA sospende qualsiasi programma economico e i prestiti. Il Venezuela blocca l’invio delle forniture di petrolio.
A questo punto –buoni ultimi– gli Stati Uniti parlano finalmente in modo chiaro e univoco per bocca di H. Clinton: non riconosceranno nessun governo che non sia quello di Zelaya.
In mattinata, l’assemblea generale dell’ONU aveva chiuso ogni spiraglio ai golpisti; non c’e’ nessun margine di manovra per guadagnare tempo. All’unisono risuona coralmente un solo monito: Zelaya e’ il presidente costituzionale, non ci saranno contatti con altre autorita”.
La giornata di protesta in tutto il territorio dell’Honduras, con la paralisi delle attivitá’ produttive che si estendeva a macchia d’olio, i blocchi dellla rete stradale , l’interruzione dei trasporti e la chiusura degli stessi uffici pubblici, mostrava che il golpe non si consolidava e cominciava a disarticolarsi.
Arrivava anche la notizia della sollevazione di un battaglione della regione dell’Atlandida: il golpisti non hanno il controllo su tutta la forza armata.
A questo punto, Zelaya e’ piu’ consapevole che mai che i suoi nemici sono in un vicolo cieco e –forte dell’appoggio non simbolico o di facciata degli organismi continentali e regionali– decide di andare a sfidare apertamente i gorilla sul loro terreno. Muove e da scacco matto.
E’ una decisione storica che lo catapulta ad un rango molto piú elevato di leader politico popolare ed amato dalla maggioranza.
Oggi Zelaya assurge al ruolo di guida carismatica del progetto di rinnovamento a fondo del suo Paese. I suoi nemici, che conoscono solo il linguaggio della forza bruta, sono stati sconfitti dall’intelligenza politica e dalla lungimiranza e dalla sovranita’ popolare che hanno sempre calpestato..
Ora Zelaya e’ parte rilevante dell’ondata di rinnovamento che scuotae la latitudine sociale latinoamericana. Ha la forza per ricondurre nella gabbia i gorilla e per smantellare i privilegi neocoloniali dei loro mandanti.