Caminando la palabra

0 commenti
CAMINANDO LA PALABRA

Dall’America Latina a qui a/r
Voci, proposte e alternative dai movimenti in lotta e dalle comunità in resistenza

13 / 14 / 15 FEBBRAIO

http://caminandolapalabra.noblogs.org/

 
SCARICA IL VOLANTONE:
Una tre giorni di incontri, riflessioni, analisi, momenti artistici e conviviali nel CSOA Ex Snia, via Prenestina 173, promossi da numerose organizzazioni e reti impegnate nei movimenti e nella solidarietà internazionale. Con l’obiettivo di “far camminare la parola”, per ricostruire insieme un senso comune su quanto sta avvenendo in Italia come nel mondo. Discutere della situazione della crisi globale prodotta dall’attuale sistema economico e delle alternative d costruire.

Guardando e confrontandoci con i movimenti sociali dell’America Latina, continente divenuto il territorio della speranza e delle possibilità di cambiamento, dove le alternative proposte dalla società civile prendono forma. In continuità con il Forum Sociale Mondiale da poco conclusosi a Belém, Brasile, dove centrale è stata la critica a questo modello di sviluppo, fondante la presenza dei movimenti sociali, indigeni e contadini dell’America Latina e significativa la partecipazione delle esperienze di quei paesi che hanno intrapreso — con linguaggi e strumenti diversi — percorsi di reale cambiamento verso un altro modello di società.

Sei seminari, che vogliono essere una base su cui provare a costruire analisi e confronto e prospettare un cammino comune.
 
Decine le organizzazioni e i relatori it aliani ed internazionali — tra cui Aida Quilque, movimento indigeno colombiano, Salim Lamrani, Università la Sorbona, Parigi, Enrico Calamai, ex console italiano a Buenos Aires, Antonio Carlos Mazzeo, docente e membro PCB, tra gli altri — coinvolti nei seminari.

Banchetti informativi, esposizioni fotografiche, spazio video, pranzi e cene sociali, spazi musicali, serate, teatro, partecipazione di scuole di danza.

Promuovono: Action / A Sud / Associazione Italia — Nicaragua / Circolo PRC di Torpignattara / CDR Roma / Comitato italiano MST / Conf. Cobas / CSOA Corto Circuito / CSOA Ex Snia / CSOA La Strada / H.I.J.O.S. Roma / Progetto Sur / Rete Cittadini No Turbogas di Aprilia

Per il programma completo visita: http://caminandolapalabra.noblogs.org/

Per info:

caminandolapalabraatyahoodotit  (caminandolapalabraatyahoodotit)   caminandolapalabraatyahoodotit  (caminandolapalabraatyahoodotit)  
href=“caminandolapalabraatyahoodotit“>caminandolapalabraatyahoodotit

Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

/ +39 3391932618
/ +39 3391932618
/ +39 3391932618

 
TUTTO IL PROGRAMMA:
VENERDI’ 13
ore 17.00
Laboratorio aperto di teatro dell’Oppresso
Ore 18.00
PRESENTAZIONE DELLA TRE GIORNI
con Aida Quilque, Movimento indigeno Colombiano

a seguire:
LAVORO e DEMOCRAZIA. Quanta America Latina abbiamo in Italia?
Ass. Italia – Nicaragua, Conf. Cobas, Cobas Telecom, Ass. Progetto Sur, Circolo PRC Torpignattara
ore 21.00 Cena sociale di pesce a cura di Rete No Turbogas Aprilia
ore 22.00 Spettacoli teatrali
Il confine del silenzio, Compagnia Sinestesi
Raul, Raul, Frammenti di un istante di e con Yamila Suarez in collaborazione con Officina Dinamo e arteattiva
Radiolandia spettacolo di burrattiradioteatro di e con Hector Ledo
a seguire:
Esibizione della Scuola di Salsa del Corto Circuito
Danze Peruviane a cura del gruppo Tawantinsuyu
DJ Selezioni Latine a cura di Las Dragones y Los Bucaneros

SABATO 14
Ore 11.00
Sovranità alimentare, accordi commerciali e ruolo delle economie locali
introduce: Mauro Gaggiotti, ACTIon_G.A.P. contro il carovita
intervengono: Antonio Lupo,  Comitato Italiano, amig@s sem terra / Ayda Quilque,  Consejo Regional Indigena del Cauca, Colombia / Antonio Onorati, Centro Internazionale Crocevia / Alberto Castagnola, economista / videoconferenza dall’ Uruguay con Pablo Guera, RIPESS Red Intercontinental de Promocion de Economia Social Solidaria  /
Partecipano: Memmo Buttinelli, ass. Michele Mancino / CTM altro mercato/ Terra/terra / Rete Gas / Città dell’Altra Economia / A Sud / Comitato italiano per la sovranità alimentare / Cooperativa Agricoltura Nuova
ore 13.00 Pranzo bolivariano a cura della Ex Snia
Ore 15.00
Dalla difesa dei beni comuni alle democrazie della terra
Introduce: Giuseppe De Marzo, A Sud 
Intervengono: Giovanna Ricoveri, Ecologia Politica / Aida Quilque, Consejo Regional Indigena del Cauca, Colombia / Angel Cornejo, Alianza Pais, Ecuador
Partecipano: Claudio Tognonato / Olol Jackson, No Dal Molin / Rete Cittadini No Turbogas Aprilia / Forum dei movimenti per l’Acqua  / Collettivo Italia Centro America / Coordinamento contro l’inceneritore di Albano / Ass. Wenuyakan — Amicizia con il popolo Mapuche / Comitato di Malagrotta / Comitato No Coke Civitavecchia / Comitato di Quartiere Pigneto Prenestino /  Forum Territoriale Permanente Ex Snia / Forum Ambientalista di Colleferro
Ore 18.00
Ser culto para ser libre — L’istruzione è un diritto non una merce

Introduce: Samir Hassan, CDR Roma
Intervengono: Raul Mordenti, docente universitario / Salim Lamrani, ricercatore La Sorbona / Antonio Carlos Mazzeo, docente di scienze politiche e membro del PCB;
partecipano: Don Roberto Sardelli / Cobas Scuola / A Sud (su esperienza UPEA) / Rete Non rubateci il futuro / Corso di italiano Ex Snia Senza Tregua / Resistenza Universitaria
ore 21.00 Parillada Criolla a cura di Progetto Sur
Grigliata di tagli tipici argentini (asado, vacio, entrana, chorizos) con chimichurri
ore 22.00
Roda de Capoeira a cura del Quilombo Urbano
Malamurga
DJ Kid Watusi // Berlin – Colombia tropico sonoro rebelde
REGGAE DANCEHALL NIGHT
a cura di Easytime + special guest PIERONE Sound

DOMENICA 15
ore 13.00
Pranzo sociale cucina romana a cura dell’Osteria del Corto
ore 15.00
Popolazioni in movimento Cause ed effetti delle migrazioni dall’America Latina
intervengono: Jean Baptiste Thomas, docente a Paris12 di Storia dell’America Latina / Maria Josephina Valverde, immigrata e operatrice sociale
partecipano: Rete G2 – seconde generazioni / Mario Angelelli, avvocato di Progetto Diritti / sono invitate le comunità latinos, le organizzazioni dei lavoratori migranti e l’associazionismo di base
ore 15.00
Verità? Giustizia? Impunità? Memoria?
Realtà e significati a confronto

intervengono: Enrico calamai, ex console italiano a Buenos Aires / Cristina Mihura, familiare di un desaparecido italo-uruguaiano / Madri per Roma città aperta / Cristiano Armati, giornalista e scrittore autore di “Cuori rossi”/ Roberto Garganelli, amico e compagno di Valpreda / Compagn* di Valerio Verbano, Julian Caggiano, H.I.J.O.S. / Video intervista a Fresia Cea (familiare di un desaparecido italo-cileno / Violeta Valenzuela, ass. Wenuyakan – amicizia con il popolo Mapuche / Salima Cure, A Sud
ore 18.00
ASSEMBLEA CONCLUSIVA

ESPOSIZIONI FOTOGRAFICHE
Tutti i giorni:
IMPA
Una fabbrica recuperata e autogestita nel cuore di Buenos Aires.
Reportage fotografico di Massimiliano Pinna.

VERITA’ E GIUSTIZIA PER I DESAPARECIDOS DELL’URUGUAY (MOSTRA FORMATO
DIGITALE)
Ancora in lotta per cancellare la ley de caducidad
LA TERRA PROMESSA. VIAGGIO NELLA LOTTA DEI SEM TERRA
Reportage fotografico di Palma Navarrino

LA MARCIA DEI BANANEROS 
a cura di Ass. Italia – Nicaragua

Scatti dalla terra dell’Equatore
di Marica Di Pierri, A Sud

spazi (des)aparecidos
 di Progetto Sur — HIJOS — Fotografi senza frontiere

SPAZIO VIDEO
dalle 19.00 in poi / Spazio Palazzina

VENERDI’

Uso mis manos, uso mis ideas (Uso le mie mani, uso le mie idee)
di Mascaró — Cine Americano

In difesa della Pachamama
di A Sud

 Fondo Raul Sendic (URUGUAY)

Materiali Video
a cura dell.ass. Italia – Nicaragua

SABATO

Immagini delle resistenze dai territori dell’America Latina
video dal Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali (CDCA)

Justice — In time of War
di Fabrizio Lazzaretti

Contro i luoghi comuni su Cuba
a cura di CDR Roma
spazi (des)aparecidos
a cura di Progetto Sur e H.I.J.O.S.

Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador: L’Asse del bene.
Dove la sinistra c’è 
di Fulvio Grimaldi

PROMUOVONO:
Action / A Sud / Associazione Italia — Nicaragua / Circolo PRC di Torpignattara / CDR Roma / Comitato italiano MST / Conf. Cobas / CSOA Corto Circuito / CSOA Ex Snia / CSOA La Strada / H.I.J.O.S. Roma / Progetto Sur / Rete Cittadini No Turbogas di Aprilia

 
 
 
 
 
 

NO VAT

0 commenti

fonte: Il Vernacoliere


Simone Bruno: Álvaro Uribe e i testimoni scomodi

0 commenti

di Simone Bruno
Fonte: Carta
La liberazione di sei ostaggi decisa pochi giorni fa dalle Farc diventa l’occasione, per il presidente colombiano, per scagliarsi contro la stampa non allineata alle posizioni del suo governo e colpevole di dire che in Colombia è in corso una guerra.
Negli ultimi giorni l’attenzione dei colombiani non è stata catturata solo dalla liberazione dei sei sequestrati che le Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia [Farco] hanno deciso di rilasciare in maniera unilaterale. Il paese ha potuto scoprire anche che esistono giornalisti presidenzialmente corretti, alcuni che fanno «feste terroriste» con la guerriglia e che se tutti gli altri operatori dell’informazione vengono schedati dall’esercito non è poi così grave.
Le rivelazioni sono state rese note martedì scorso da un iracondo presidente Alvar Uribe de Velez sull’ uscio della casa di Alan Jara, ex governatore della regione del Meta, rilasciato quello stesso giorno dalle Farc.
Lo scontro con la stampa è cominciato durante la liberazione dei primi quattro sequestrati la scorsa domenica. In quell’occasione, tra i membri della commissione umanitaria c’era Jorge Enrique Botero, noto giornalista colombiano, colui che con un libro sui sequestrati parlò per primo delle condizioni disumane in cui erano tenuti i prigionieri delle Farc e che per primo rivelò l’esistenza del piccolo Emmanuel, nato durante il sequestro di sua madre Clara Rojas.
Botero fa parte di «Colombianas y colombianos por la paz» un’organizzazione di attivisti, intellettuali, giornalisti e gente comune che ora conta circa 130 mila persone e che ha ottenuto questa liberazione unilaterale dalle Farc dopo uno scambio epistolare lungo sei mesi.
Davvero una buona notizia per il paese, un primo passo verso il risveglio di una società civile assopita nelle città e che ignora la violenza che sconvolge la vita dei propri connazionali nelle zone rurali dove si concentra il conflitto.
Botero, in un collegamento in diretta con Telesur, la catena televisiva, con aspirazioni continentali e sede a Caracas aveva denunciato la presenza di aerei militari colombiani che sorvolavano la zona del rilascio, nonostante l’impegno del governo a sospendere ogni operazione militare per facilitare questa serie di operazioni umanitarie.
Secondo il governo, l’errore di Botero era quello di aver svolto il ruolo da giornalista, quando in quel momento sarebbe dovuto essere solo un garante, per di più aveva intervistato in diretta il comandante guerrigliero incaricato di scortare gli ostaggi fino agli elicotteri messi a disposizione dal governo brasiliano.
La reazione del governo per bocca di Juan Manuel Santos, ministro della difesa con aspirazioni presidenziali, è stata immediata e furente: «Il signor Botero si presta al gioco pubblicitario del terrorismo», è stato solo uno dei commenti piovuti domenica scorsa. Gli aerei erano certo lì, ma oltre i 20 mila metri che, secondo il governo, erano stati pattuiti e in ogni casi sono stati allontanati appena la Corce Rossa internazionale lo ha richiesto.
Lo stesso giorno, Hollman Morris, il giornalista colombiano più conosciuto e premiato all’estero [premio defender di Human rights watch, premio Canadian journalist for free expression, vari riconoscimenti di Reporter senza frontiere, premio Nuevo Periodismo 2007 e l’italianissimo premio Ciriello tra gli altri] era sul luogo del rilascio dei sequestrati per conto di Radio Francia International [Rfi], dopo aver passato vari giorni nella selva colombiana alla ricerca di un’intervista con un alto esponente della guerriglia.
Durante il ritorno verso la città di Florencia, Hollamn e il suo cameraman sono stati fermati dall’esercito con l’intento di sequestrare il materiale giornalistico. In seguito membri della Dijin, la polizia giudiziaria colombiana hanno schedato e fotografato i giornalisti per ragioni sconosciute e solo dopo molte ore e l’intervento di diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani sono stati rilasciati.
Il mattino seguente l’ira del governo si è abbattuta anche su Hollman, accusato di due cose. La prima di aver estorto interviste ai sequestrati minacciati dai guerriglieri e indotti a rispondere secondo i loro ordini, la seconda di essere scappato alla scorta incaricata di proteggerlo. La Corte interamericana dei diritti umani obbliga infatti lo stato colombiano a proteggere Hollman sin da quando ha subito gravi minacce di morte nel 2006 a seguito di una segnalazione del presidente Uribe. Anche in quell’occasione il presidente lo accusò di aver legami con la guerriglia, a causa di un lavoro svolto durante un attacco guerrigliero insieme alla Bbc di Londra. Poco dopo il presidente fu costretto a chiedere scusa pubblicamente.
Il governo fa finta di ignorare una sentenza della Corte costituzionale colombiana del 2008 che riconosce che se la persona sotto protezione è un giornalista, che vuole comunque continuare le sue indagini, allora la protezione non può intaccare la sua libertà di espressione e richiede quindi di accorgimenti particolari: «In particolare è ovvio che i comunicatori posso avere necessità di una certa riservatezza per poter intervistare fonti riservate o per poter fare alcune indagini», hanno scritto i giudici.
Hollman stesso ci ha raccontato il suo punto di vista sulle interviste pilotate dei sequestrati: «Le interviste pilotate ovviamente mi preoccupano, ma il giornalista ha sempre la possibilità di decidere cosa rendere pubblico e cosa no. È qui che a mio modo di vedere il giornalista si blinda. Uno decide cosa dire, cosa pubblicare, cosa rendere visibile e quali immagini far vedere. Io sono molto sorpreso, fino ad oggi non ho pubblicato una sola immagine del mio materiale e mi trovo nell’occhio del ciclone. Ho fatto due reportage dal posto per Rfi, dopo aver parlato con i sequestrati e in nessun momento ho utilizzato le loro interviste. Perché? Per la semplice ragione che non mi sembrava il caso. Quei ragazzi erano nelle mani della guerriglia e quindi quel materiale ha perso per me qualunque interesse, non ha nessun valore giornalistico, è per questo che non ho mai usato quelle interviste e non lo utilizzerò mai».
Hollman, che da quindici anni racconta la storia del conflitto colombiano, dando voce alle vittime che i grandi mezzi di comunicazione troppo spesso dimenticano è un testimone scomodo, come il titolo del film sulla sua storia che sta facendo il giro di vari festival europei. Qualcuno che racconta l’altra faccia del conflitto, quella violenta, quella delle vittime, quell’anima nera della guerra che il presidente nega quando nega l’esistenza stessa del conflitto, riducendo la guerriglia a semplici terroristi e ipotizzando che dopo averli sterminati il paese sarà in pratica la Svizzera andina. Il presidente fa finta di ignorare i problemi sociali, le ragioni per cui ancora oggi migliaia di ragazzini senza futuro non vedono nulla migliore nella vita che ir al monte.
«Se questo paese non si rende conto che esiste un conflitto armato – continua Hollman – un conflitto armato che è barbaro, non potremo mai parlare di pace. C’è gente a Bogotá, a Medellin che dice che in questo paese non c’è una guerra. Se non c’è la guerra è perché non la stiamo mostrando. E i pochi che la mostriamo siamo accusati di essere alleati della guerriglia. Cos’è che da profondamente fastidio al ministro Santos e che preoccupa profondamente certi settori del paese? Che in questo paese esistano giornalisti, o senatori, o leader d’opinione che parlano di pace. Per parlare di pace bisogna innanzi tutto riconoscere l’esistenza di un conflitto armato in questo paese. Il governo vuole dirci cosa possiamo e cosa non possiamo far vedere.»
Il prologo è proprio durante la conferenza stampa appena fuori la casa di Alan Jara che ha preferito lasciare il presidente solo davanti alle telec
amere. Uribe ha colto l’occasione per scagliarsi di nuovo contro Hollman Morris: «Una cosa sono i giornalisti e un’altra cosa i giornalisti amici dei terroristi […] Il signor Morris era lì per fare una festa terrorista» ha dichiarato livido in volto e con l’indice proteso al cielo. Il presidente Colombiano ha poi continuato dicendo che a lui «sta molto a cuore la libertà di stampa», per poi subito dopo evadere la domanda di un giornalista di Telesur, preferendo commentare che la catena internazionale deve stare attenta a non trasformarsi in Telefarc. Poco dopo un giornalista di CityTv, il canale di Bogotà, ha gridato la sua rabbia al presidente per i maltrattamenti che le forze dell’ordine avevano riservato alla stampa per tutto il giorno e per il fatto che gli stessi militari li riprendessero e fotografassero. «Queridos amigos – ha risposto il presidente calmando le acque – che problemi ci sono se vi riprendono, guardate quante camere avete voi!».
Calmandosi ha quindi affermato che ora i giornalisti in colombia si sentono più sicuri, riferendosi probabilmente a quelli che usano in maniera presidenzialmente corretta la loro etica professionale, come ad esempio Álvaro García, ex direttore del seguitissimo canale televisivo Rcn, il più vicino alle posizioni presidenziali.
García ha visto premiata la sua impeccabile etica con una fresca nomina ad ambasciatore in Argentina. Holmman invece al momento della nostra intervista aveva già ricevuto una decina di email di minaccia e d’insulti.

Cada uno por la justicia/Ognuno per la giustizia Bollettino n. 6

0 commenti

11 Febbraio 2009
LIMEDDH – Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani
Associazione dei genitori e familiari delle vittime di Sucumbíos Ecuador
  1. Indice:
  2. FIRMAS DE ORGANIZACIONES
  3. Carta de la Asociación de Padres y Familiares de la
  4. Victimas de Sucumbíos Ecuador.
  5. Familiares protestan ante la embajada de Colombia a
  6. los diez meses.
  7. ¿Qué hay detrás de la criminalización de las víctimas del
  8. bombardeo de Sucumbíos?
  9. Familiares de víctimas de Sucumbíos iniciarán jornada
  10. de protesta.
  11. Documentos desclasificados muestran que la CIA
  12. conocía desde 1994 los nexos de fuerzas colombianas
  13. con los paramilitares.
  14. Aumentan las destituciones en el ejército colombiano
  15. por ejecuciones extrajudiciales.
  16. Mexicanos solidarios con Colombia durante 75 años.
  17. Niega la SRE que haya recibido una solicitud para
  18. extraditar a Morett.
  19. Colombia será para México.
  20. ¡Solidarízate con la Asociación!
  21. ¡Participa en el Boletín!
  22. Cartel: MARCHA 6 DE FEBRERO
  23. CARTEL DE LA JORNADA DE PROTESTA CONTINENTAL
Versione integrale qui. In spagnolo

Via Eluana Englaro, a quando?

1 commento
L’Italia tutta, in preda a  un medievale delirio politico e sociale senza precedenti decreta:
.

VIA
ELUANA ENGLARO
 
UCCISA DA UNA COSTITUZIONE BOLSCEVICA


Metti una sera a cena: l’incoronazione del premier-re

3 commenti

L'incoronazione di Carlo Magno

L’incoronazione di Carlo Magno — Raffello Sanzio Musei Vaticani

La cena organizzata dalla principessa Nicoletta Odescalchi mercoledì 4 febbraio nello storico palazzo di piazza Santi Apostoli  a Roma, è passata quasi in sordina se non fosse  perchè tra gli invitati c’era  anche Silvio Berlusconi  accompagnato dalla sua ombra per eccellenza, l’onnipresente Gianni Letta, il ciambellano, come lo ha  definito per l’occasione  La Repubblica.
 
Tuttavia è affrettato scrivere come fa il  quotidiano romano,  che   questa riunione non avrà “alcun rilievo né conseguenze nella vita degli italiani”.
A palazzo Odescalchi infatti era presente tutta l’aristocrazia nera, storicamente legata al Vaticano e all’Opus Dei. Non poteva mancare tra gli invitati anche   Maria Angiolillo, vedova di quel Renato Angiolillo,  fondatore in odor di P2 del quotidiano Il Tempo, del quale Letta è stato direttore per ben 15 anni, succedendo allo stesso Renato.
 
I nobili  presenti alla cena, i vari Ruspoli, Massimo, Torlonia, Borghese, Pacelli, Colonna, Orsini, sono gli stessi personaggi che nel  settembre del 2000 si incontrarono  nella Basilica di San Lorenzo in Lucina per la cerimonia di beatificazione del loro papa-re,  Pio IX . Uniti a loro   nella fedeltà a colui che fino alla morte  si definì un “prigioniero dello stato Italiano”, ma che era invece il simbolo dell’assolutismo e dell’arroganza del potere temporale della Chiesa,  c’erano in quell’occasione, come se  non fosse abbastanza,  anche gli esponenti di Militia Christi e del Centro Culturale Lepanto, le più reazionarie frange dell’estremismo cattolico, spesso legate alla destra più radicale.
 
Sicuramente anche l’insofferente  Berlusconi, premier-re si sente attualmente prigioniero dello Stato. E la cena alla quale ha partecipato deve avergli portato buoni  consigli se appena terminata,  ha dichiarato che si stava  “lavorando per intervenire” a un giornalista che gli chiedeva  cosa avesse intenzione di fare  sulla vicenda Englaro.
 
A palazzo Odescalchi invece, quella sera probabilmente si è deciso  molto di più della  linea da tenere nel caso Englaro.
L’aristocrazia nera, una volta beatificato il papa-re, ha trovato un premier-re da ungere a dovere.  E sul corpo di Eluana il terreno adatto dove misurare il rapporto di forza con il capo dello Stato, cioè con il presidente della Repubblica,  dove ripristinare vecchi giochi di potere e dove rispolverare antiche “questioni romane” probabilmente non ancora del tutto risolte.
 
Un braccio di ferro volto non solo a dimostrare che è possibile governare il paese senza fare ricorso alla Costituzione e senza i limiti imposti dalla divisione dei tre poteri dello Stato (l premier – re ha deciso infatti di incarnarli tutti),  ma volto anche a  riconfermare quel potere temporale della Chiesa sullo Stato Italiano al quale in quel di Oltretevere non hanno mai rinunciato del tutto. 
 
Eluana è morta prima del previsto. Prima che l’accanimento integralista su quello che restava del suo corpo prendesse definitivamente la forma di un colpo di stato (Vaticano?).
A chi crede possiamo dire che ci ha pensato il buon dio,  non appena gli è stata data la possibilità di farlo interrompendo la somministrazione di sostanze che la tenevano in vita (non nel mio nome, deve essersi detto questa volta…)
A tutti gli altri diciamo che probabilmente il premier-re e il papa-re non si fermeranno qui.

URGENTE: Fermati membri del Comitato Juicio y Castigo a Podlech

5 commenti

URGENTE:

Alcuni membri del Comitato Juicio y Castigo a Podlech  sono stati fermati nei pressi del colonnato di San Pietro  mentre stavano testimoniando con piccoli cartelli e una bandiera cilena la necessita’ di ottenere giustizia nel caso che vede in carcere Alfonso Podlech Michaud, il torturatore di Temuco accusato della scomparsa del cittadino italo-cileno  Omar Venturelli . Tra i fermati c’e’ anche la vedova Venturelli, signora Fresia Villalobos e in questo momento sono stati portati presso il Commissariato Borgo di Piazza Cavor  per accertamenti.

Leggi anche: Volantini per i diritti umani in piazza san Pietro — fermata la nipote di Allende con sei cileni


Giovanni Russo Spena: chiudere le ferite civili degli “anni di piombo”

0 commenti

Giovanni Russo Spena
 
Sono convinto che il cosiddetto “caso Battisti”, per noi comunisti garantisti e libertari, alluda alla necessità di riaprire una discussione sugli “anni di piombo”, partendo anche dalle proposte legislative di amnistia che per più legislature abbiamo presentato e discusso in Parlamento.
 
Dobbiamo, allora, prescindere sia dalla personalità (invero scadente, irritante, torbida) di Battisti, sia dalla ossessione sicuritaria, propagandistica, giustizialista del governo italiano. Il ministro della giustizia brasiliano, quando afferma che l’Italia è «ferma agli anni di piombo», ripete, un po’ grossolanamente, ma positivamente le affermazioni che la cultura garantista italiana ed europea ha sempre pronunciato.
 
Non ci si può, infatti, indignare perché il Brasile riconosce lo status di “rifugiato politico” senza riflettere sulle ragioni altrui e sul deficit del nostro stato di diritto. Ritorna uno degli interrogativi di fondo della nostra storia recente: lo Stato italiano ha sconfitto la lotta armata («una vera e propria guerra civile», dice Erri De Luca che ha visto l’incriminazione di 5mila persone per banda armata) senza intaccare profondamente, con l’emergenzialismo di una legislazione speciale e di una giurisprudenza eccezionale, lo stato di diritto? Io credo che non sia affatto; e mi pare che questa convinzione non abbia solo il Brasile ma, in forme e in modi diversi, la Francia, il Canada, il Nicaragua, la stessa Gran Bretagna.
 
Le norme varate negli anni dell’emergenza non sono difendibili; alcune prassi giurisdizionali ancor meno. La Francia di Mitterand (ma anche di Chirac) hanno sempre considerato lesive le attribuzioni della responsabilità penale delle azioni di una banda armata ad ogni suo componente, per quanto marginale. E’, in ogni caso, sacrosanto che si tenga conto, dopo circa un trentennio, che vi sono stati percorsi personali profondi, veri, che, nella maggior parte dei casi, ha cambiato le persone che, faticosamente, hanno ricostruito lavori, affetti.
 
Il conflitto degli “anni di piombo” è definitivamente finito, con la sconfitta della strategia della lotta armata. Nel rispetto massimo che abbiamo per i familiari delle vittime, per i lutti dolorosissimi che sono stati inferti, dobbiamo essere capaci di una rielaborazione, di una rilettura, di una analisi dei gravi errori della lotta armata affinché non si ripetano. Il Sudafrica, di fronte a narrazioni storiche di ben altro spessore e drammaticità, ci ha dato un esempio importante. Molti paesi, sia europei che latinoamericani, finite le guerre civili hanno avuto la forza l’autorevolezza statuale di promulgare forme di amnistia, di chiudere le ferite civili. I governi italiani rincorrono ancora la via giudiziaria.
Io credo abbia ragione Mauro Palma: «Dal mondo greco in poi il delitto, comunque politicamente motivato, anche se tale motivazione può apparire surrettizia, è oggetto di maggiore benevolenza da parte statuale, una volta sconfitti i nemici di un tempo, perché interesse della collettività stabilire una cesura con l’esperienza vissuta e recuperare al contesto sociale coloro che sono stati sconfitti».
 
Aggiungo che una revisione profonda, organica, dei codici penali e di procedura penale (sto pensando anche al lavoro della Commissione Pisapia) sarebbe l’occasione per eliminare dalla normativa l’emergenzialismo di leggi speciali che tuttora sussistono con lesione grave dello stato di diritto. Esse hanno costituito anche la base di prassi giurisdizionali che hanno dato vita ad una consuetudine di sentenze di condanne sempre con il massimo di pena che hanno suscistato, all’estero, fondati sospetti. Il concorso morale, la collaborazione premiata, le parole del “pentito” come prova assoluta, la condanna automatica al massimo della pena edittale, hanno dato vita ad una cultura giurisprudenziale nel complesso non condivisibile. Sono per un «diritto penale mite» che preveda pene certe entro gli standards europei che presentano massimi di pena molto inferiori ai nostri. Abolendo l’ergastolo, pena disumana e, comunque, inefficace. Forse di questi temi dovremmo seriamente discutere, non dell’abolizione o meno della partita di calcio Italia-Brasile. Ma, del resto, ogni botte, come ogni governo dà il vino che ha…
 
 
01/02/2009
 
 

Maroni: “Cattivi contro i clandestini”

6 commenti

Foto di Annalisa Melandri


Colombia, liberato il quinto ostaggio

0 commenti
(ANSA) — BOGOTA’, 3 FEB — Le Farc hanno liberato oggi un altro ostaggio: l’ex governatore Alan Jara è stato consegnato dai guerriglieri colombiani alla mediatrice Piedad Cordoba e ai delegati del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Lo ha reso noto il portavoce della Croce Rossa, Yves Heller, precisando che Jara è in viaggio dal posto dove è avvenuto il rilascio verso Villavicencio, cittadina a 190 Km a sud di Bogota.

Pagina 24 di 28« Prima...10...2223242526...Ultima »