Enzo ha lasciato Arancia Blu

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di Enrico Falqui
“Lo splendore dell’amicizia
non è la mano tesa
né il sorriso gentile
né la gioia della compagnia
è l’ispirazione spirituale
quando scopriamo
che qualcuno crede in noi
ed è disposto a fidarsi di noi.”
( R. W. Emerson, in May Day,
1867, Concorde,USA)
C’è una straordinaria similitudine tra la vita di una delle figure centrali della cultura americana, Ralph Emerson e quella di Enzo Tiezzi, mio maestro e padre dell’ambientalismo italiano, spentosi pochi giorni fa nella sua fattoria di Pacina (Castelnuovo Berardenga)
La chiave di questa similitudine sta nella loro straordinaria dimensione spirituale che ha accompagnato le loro così diversissime esistenze, uomo dell’800, ministro della Chiesa Unitaria e fondatore della filosofia del trascendentalismo, il primo, uomo del Novecento, ateo e fondatore di una delle più importanti scuole internazionali di chimica-fisica, nel campo delle possibili applicazioni della Risonanza magnetica nucleare in medicina.
Enzo Tiezzi è stato per tutta la sua vita un “innovatore”, un vero e proprio scienziato del Rinascimento, (come qualcuno lo ha definito) uno straordinario interprete delle applicazioni sociali della Scienza, dotato di quella raffinata ed unica capacità di “precursore“in tutti i campi di ricerca nei quali si è misurato, coinvolgendo in questa instancabile attività un’enorme quantità di giovani, di intellettuali prestigiosi, di pubblici amministratori.
Con le lacrime che solcano il mio viso, mentre scrivo, lo rivedo intorno al “tavolo” della sua splendida fattoria di Pacina, circondato da una “squadra” di amici, per molti anni inseparabili, quali, Antonio Cederna, Laura Conti, Fabrizio Giovenale, Marcello Cini, Chicco Testa, Ermete Realacci, Mercedes Bresso, Carla Ravaioli, Paolo degli Espinosa, Gianni Mattioli, Massimo Scalia, Giuliano Cannata, Walter Ganapini, Virginio Bettini.
Di questi memorabili incontri, allietati sempre dai vini e dai cibi prelibati preparati con sapiente gusto “contadino” nelle cucine della sua fattoria, Enzo Tiezzi fu l’instancabile animatore durante la seconda metà degli anni ’70. Dalle idee ed utopie concrete discusse intorno al “tavolo” di Pacina sarebbe sorto in tutte le regioni italiane, di li a poco, un agguerrito movimento ambientalista che seppe opporsi con successo alla strategia dell’Ente elettrico italiano (ENEL) di produrre energia elettrica utilizzando solo le fonti fossili ed il nucleare civile da fissione.
Gli anni trascorsi negli Stati Uniti, tra il 1966 e il 1967, presso il Center for the Biology of Natural Systems, permisero a Enzo Tiezzi di stabilire una proficua collaborazione col suo eminente Direttore, Barry Commoner, il cui primo saggio letterario “The Closing Circle” (Il cerchio da chiudere) diventerà nel 1972 il primo “best seller” europeo sulla nascente teoria ecologica contemporanea.
Da questo momento in poi, Enzo capisce , prima di tutti gli scienziati ed intellettuali periodicamente riuniti a Pacina, che il monito lanciato a Washington nel 1962 dalla celebre biologa americana, Rachel Carson (La primavera silenziosa), sui rischi ecologici planetari, connessi all’utilizzazione intensiva dei pesticidi in agricoltura, mettevano in discussione non solo la dimensione “quantitativa” dello sviluppo contemporaneo, bensì i diversi paradigmi scientifico-culturali sui quali si erano costruite le tecnologie moderne applicate allo sviluppo economico e territoriale.
Tiezzi aveva individuato il nucleo della crisi ambientale globale proprio nella differenza tra i velocissimi tempi della tecnologia e i lentissimi tempi della biologia; si trattava di una formidabile intuizione scientifica che sottolineava l’inversione tra la scala dei Tempi Storici e quella dei tempi biologici, a causa degli squilibri e della crescita incontrollata provocata dall’attività umana a partire dagli anni 50 in poi.
Il suo più celebre libro porta il “marchio” di quest’idea precursore dei tempi: Tempi Storici, Tempi Biologici (Ed Garzanti) esce nel 1987, alla vigilia del referendum sull’uso del nucleare civile in Italia e del terribile incidente avvenuto in Russia presso il reattore nucleare di Chernobyl.
Sono gli anni di maggiore influenza del movimento ambientalista italiano, forgiato intorno alle idee e agli obiettivi del “Tavolo di Pacina”; la cultura ambientalista si diffonde in ogni angolo del Bel paese ed Enzo Tiezzi viene a contatto con milioni di cittadini, ai quali spiega sempre con pazienza che la Terra non possiede le capacità per sopportare uno sviluppo economico fondato sul mito Prometeico della Tecnologia e sull’espansione incontrollata dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione.
Parla di energie rinnovabili e di tecnologie dolci, mostrando sempre all’auditorio che lo ascolta in religioso silenzio, un fiore giallo di topinambur (helianthus tuberosus), che, in autunno ricopre gli argini dei fossi, pianta perenne, simbolo perfetto del connubio tra efficienza ecologica e produttività agronomica.
Questo costante impegno civile, nella società italiana, lo porta ad essere eletto, in quegli anni, in Parlamento nella X legislatura, come deputato nella Sinistra Indipendente.
Enzo era, tuttavia, personaggio “scomodo” per il potere politico in un’epoca nella quale stavano già emergendo i primi sintomi di quella “malaria affaristica” che porterà alla decapitazione del sistema dei partiti della Prima repubblica (1992).
Da quell’esperienza se ne fuggì dopo poco, pronto a investire le sue energie in nuove e più ambiziose mete.
Nel gennaio del 1990 fonda la rivista “Arancia Blu”, che viene pubblicata mensilmente dalla Casa editrice del Manifesto, il cui successo fa capire che è definitivamente tramontato il mito dello sviluppo illimitato in una vasta area dell’opinione pubblica di sinistra in Italia e che il tema centrale di un “modello alternativo” per lo sviluppo doveva fondarsi sui principi e sugli obiettivi che Enzo Tiezzi, insieme ai suoi “cavalieri della Tavola Rotonda”, aveva contribuito a creare in un decennio denso di iniziativa culturali, sociali e politiche.
Nel decennio successivo (1990–2000), Enzo Tiezzi viene riconosciuto scienziato di fama internazionale; riceve la laurea “honoris causa” presso le Università di Alma Ata e dello Sri Lanka (1997), viene insignito del titolo di “Eminent Scientist Award“presso il prestigioso Wesses Institut of Technology of Great Britain (2003).
Anche il “tavolo di Pacina” cambia ospiti e commensali; nella fattoria incastonata nello splendido paesaggio senese, arrivano personaggi illustri quali Howard Odum, Ilya Prigogine, Nicholas Georgescu-Rogen, Herman Daly e Sven Jorgensen che discutono con lui di nuovi ed altrettanti innovativi campi di ricerca, quali quelli che riguardano il rapporto tra Tempo e Natura, i processi teorici delle scienze evolutive e fisiche, i caratteri e le proprietà di uno sviluppo sostenibile, a misura d’uomo.
Nel 2006, una sua intervista viene inserita nella Mostra internazionale “Les Yeux ouverts. Stock exchange visions” e ospitata presso il Centro Pompidou a Parigi, alla triennale di Milano e all’Arts festival di Shangai: si tratta di un set di interviste fatte ai 16 intellettuali del mondo accreditati e scelti per dare una “visione del mondo al futuro”.
Di questo riconoscimento avuto, tra gli innumerevoli ricevuti nel corso degli ultimi dieci anni di vita, Enzo era particolarmente orgoglioso e lo annunciava solo ai pochi amici di cui si fidava totalmente.
Una straordinaria serie di mostre di fotografie, da lui scattate e selezionate nel corso di tutta la sua vita, esposte presso il Museo di Arte moderna e contemporanea a Bologna e a Siena (2007), avevano preannunciato l’inizio consapevole di un lungo viaggio nei meandri oscuri del male incurabile e del tormento fisico che precede la fine.
Ma, anche in questa occasione, l’intelligenza di Enzo aveva “precorso” i tempi, annunciando l’irreversibile sua ultima certezza, quella che porta la Scienza a riconciliare l’Uomo contemporaneo con l’Arte, la Poesia, la Bellezza.
I suoi ultimi anni sono stati spesi proprio nel cercare di rintracciare “valori universali” nel campo delle sue complesse ed innumerevoli ricerche sul rapporto tra Biologia e Sviluppo; quando Enzo li rintracciava, sceglieva nuovi strumenti e nuovi mezzi per “comunicare”, ad un pubblico sempre più vasto, le sue idee di futuro e di etica della responsabilità, che ha sempre saputo trasmettere a tutti i suoi allievi.
Qualche giorno fa, pur ritornando alla sua Pacina, Enzo non ha “aperto” nessun nuovo Tavolo ma ci ha consegnato la sua eredità.
Immensa, multiforme, colorata, piena di profumi.
Lui, avvolto in quel candido vestito bianco, con cui amava presentarsi nelle occasioni importanti, è uscito di scena, come un attore del Teatro Rozzi della sua amatissima Siena, volando sopra le quinte per osservare l’Arancia Blu, ospite di quell’astronave dalla quale Kenneth Boulding seppe farci capire la stolta filosofia dell’ “economia del cow-boy”.

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