Italiani detenuti a Santo Domingo visitati in carcere: situazione al limite dell’umano. E il Consolato?
tratto da Secondo Protocollo.
Si è svolta mercoledì mattina una visita in carcere agli italiani detenuti a Santo Domingo nella struttura di San Cristobal onde verificare sia la loro situazione, specie dopo la nostra denuncia del 14 settembre, sia le condizioni di detenzione. Ad effettuare l’importante visita sono stati Annalisa Melandri, giornalista e attivista dei Diritti Umani che collabora con diverse Ong sudamericane e con le più importanti Istituzioni mondiali, e il Dr. Manuel Mercedes, presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani della Repubblica Dominicana, nonché avvocato.
Il quadro emerso da questa visita è a dir poco drammatico. Annalisa Melandri e il Dott. Mercedes hanno incontrato i tre detenuti italiani presenti nella struttura, Ambrogio Semeghini, Luciano Vulcano e N.M. (il nome al momento è omesso per ragioni di privacy) e li hanno trovati “estremamente provati dalla detenzione”. Non solo, da questa visita emerge un quadro a dir poco vergognoso sul comportamento del Consolato Generale italiano che oltretutto fornisce informazioni incomplete e “fuorvianti” sul suo operato allo stesso Ministero degli Affari Esteri. Ma di questo ne parleremo più avanti. Ora la situazione dei tre detenuti.
Ambrogio Semeghini, il detenuto che ha fatto lo sciopero della fame citato nell’articolo del 14 settembre, durante lo sciopero è andato subito in disidratazione tanto da essere posto in ricovero. Annalisa ci informa che “il Sig. Semeghini non vede da un occhio, che aveva perso già prima di entrare in carcere ma gli addetti del Patronato (una specie di ONG che ha un piccolo ufficio in carcere e che si occupano delle loro condizioni e situazione, sono volontari) hanno detto che rischia di perdere l’altro e che avrebbe bisogno di visite specialistiche ma che non gli vengono fornite. Gli mancano quasi tutti i denti, almeno dalla parte anteriore e, se le cose non cambieranno, riprenderà lo sciopero della fame lunedì prossimo. Il responsabile dei detenuti dell’Ambasciata italiana lo ha visto la prima volta dopo 59 giorni di detenzione e lo vede una volta ogni tre/quattro mesi. In totale, da quando è detenuto, lo ha visto tre volte. E’ in carcere dal 19 dicembre 2009 ed è in attesa di giudizio.
Luciano Vulcano, anche lui in attesa di giudizio da 11 mesi, è in una situazione di salute “molto compromessa”. Ha contratto diverse infezioni in carcere e prende antibiotici da maggio, ha inoltre problemi di ritenzione idrica dovuti alla scarsa qualità dell’ acqua. Come gli altri è costretto a dormire in terra e a comprare l’acqua ma non sempre lo possono fare perché non hanno i soldi per farlo. Sono costretti quindi a bere l’acqua malsana del carcere. E’ stato arrestato con una accusa del tutto inventata il 23/10/2009 ed è stato visitato la prima volta 33 giorni dopo il suo arresto. Da quando è in carcere ha avuto solo due visite consolari.
N.M. è l’unico dei tre che ha una pena definitiva. Ha avuto tre pre-infarti e le sue condizioni di salute sono del tutto precarie (per non dire gravi). E’ a soli quattro mesi da fine pena ma se fosse stato minimamente assistito (non dico nemmeno degnamente) sarebbe fuori dl carcere da un anno e mezzo usufruendo della condizionale.
Le condizioni igienico sanitarie in cui vivono i tre – continua Annalisa nel suo rapporto – sono terribili, dormono in terra a meno di non pagare 1500 pesos al mese, bevono acqua igienicamente malsana a meno di non comprare bottigliette, le medicine di cui hanno bisogno in gran quantità le devono comprare a proprie spese, devono pagare per andare in bagno e per tutto. Testimoni all’interno del carcere sostengono che per il fatto di essere italiani sono particolarmente discriminati e gli si chiede soldi per tutto.
E adesso veniamo al comportamento del Consolato. A seguito di una nostra richiesta al Ministero degli Affari Esteri in merito alla situazione dei tre italiani e in particolare sulle condizioni di salute del sig. Semeghini che stava facendo lo sciopero della fame, il Consolato rispondeva che il Semeghini aveva fatto “solo due giorni di sciopero della fame” dimostrando così che proprio non si erano interessati alla vicenda. Infatti martedì scorso il direttore del carcere e il medico della struttura carceraria ci confermavano che non solo il sig. Semeghini aveva protratto il suo sciopero della fame per 13 giorni, ma addirittura che dal quinto giorno era stato ricoverato coattivamente in infermeria a causa della sua fortissima disidratazione, versione poi confermata dallo stesso Semeghini durante la visita di mercoledì. Il Consolato in Santo Domingo faceva poi sapere che i tre detenuti erano “attivamente assistiti” anche attraverso l’erogazione di “contributi”, cosa vera solo in parte in base a quello che si evince dal report della visita in carcere. Sarebbe poi interessante sapere quale sia il grado di “assistenza attiva” che intendono al Consolato di Santo Domingo, perché a quanto pare di attivo c’è molto poco. In ogni caso non intendiamo imbastire una polemica pubblica con il Consolato di Santo Domingo, lo faremo privatamente attraverso il Ministero degli Esteri al quale oggi è andato il report. Ma è chiaro che qualcuno del Consolato non la racconta giusta.
Ringraziamo Annalisa Melandri e il dott. Manuel Mercedes per l’impegno profuso nella difesa dei Diritti dei detenuti in Santo Domingo e nella denuncia di questa assurda situazione che in qualche modo dovremo contribuire a cambiare.
Concludiamo ringraziando l’Onorevole Raisi (FLI) per l’interrogazione parlamentare in merito allo sciopero della fame effettuato da Ambrogio Semeghini anticipandogli però che, se mai avrà una risposta, questa sarà la solita risposta ciclostilata dove si dirà che “il Ministero degli Esteri attraverso le dipendenze consolari segue il caso con molta attenzione e sta facendo tutto il possibile per……bla, bla, bla…”. Speriamo che questa volta non sarà cosi e rimaniamo a disposizione di chiunque ne abbia titolo e voglia leggere integralmente il rapporto sulla visita nel carcere di San Cristobal effettuato da Annalisa Melandri e dal Dr. Manuel Mercedes, presidente della Commissione Nazionale dei Diritti Umani della Repubblica Dominicana. Sulla cosa e sulla visita in carcere si sarebbe ancora moltissimo da scrivere ma lo spazio è tiranno e quindi lo faremo nel dettaglio i prossimi giorni.
Secondo Protocollo
Mail ambasciata Santo Domingo: ambsdommailesteriit
e uno schiffo non fanno nulla,ci lasciano bramare dalle bestie non siamo per niente agevolati dallo stato e dall ambasciata solo denaro denaro denaro si devono vergognare
Caro Roberto, la situazione carceraria della Repubblica Dominicana e’ terribile, come immagino sappia. Non so a chi si riferisca con l’aggettivo “bestie”. Sento spesso dire degli italiani in carcere degli altri detenuti locali che sono delle “bestie”. Sicuramente lo sono perché vengono trattai come bestie, non perché lo siano. Non vorrei dilungarmi su discorsi sul razzismo degli europei che vengono qui, che pensano spesso di avere privilegi e diritti negati ai dominicani. La situazione del carcere in questo paese e’ emblematica della situazione sociale, in carcere sono tutti uguali, l’unica differenza la fa il portafoglio. In questo senso il nuovo modello carcerario sta portando delle innovazioni, si tratta di un modello pilota, simile a quello europeo, che verrà’ seguito da numerosi stati dell’America centrale e dei Caraibi. Il carcere non sara’ più una struttura dove si potrà vendere e comprare perfino l’ aria che si respira ma una istituzione che (nei limiti del possibile) valorizza la dignità della persona e il suo reinserimento nella società. Ci sono situazioni nelle quali l’ambasciata per ovvie ragioni di sovranità nazionale e non ingerenza nella legislazione nazionale non può intervenire. Capisco che questo possa sembrare inaccettabile, ma purtroppo e’ la realtà’ oltre al fatto che risulta quanto meno difficile far valere diritti a italiani, solo perché stranieri, che vengono sistematicamente negati al resto della popolazione carceraria locale. L’amministrazione carceraria del paese, come del resto saprà, non gode di risorse adeguate a far fronte alla situazione che e’ drammatica, come del resto in ogni paese dell’America centrale e latina. Si spera che nel nuovo modello, (che sta avanzando abbastanza velocemente, anche se la trasformazione completa non ancora e’ avvenuta) alcune problematiche possano venire risolte, nelle carceri dove sta già funzionando, mi dicono che per lo meno e’ cosi’.
Tuttavia se volesse scrivermi in privato, questo l’indirizzo mail annalisamelandriyahooit magari mi spiega le sue problematiche urgenti.