Intervista all’Ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela in Italia Luis José Berroterrán Acosta
di Annalisa Melandri
A.M. — Potrebbe spiegare in cosa consiste l’Alleanza Bolivariana per le Americhe, quali sono i Paesi che ne fanno parte e gli obiettivi comuni?
J.L.B.A. — L’ Alternativa Bolivariana per le Americhe nasce come progetto alternativo volto a contrastare le politiche asimmetriche dell’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA), creata dagli Stati Uniti d’America e dai Trattati di Libero Commercio, negoziati bilateralmente da questi ultimi con i Governi del continente. Tali accordi rappresentarono un’evoluzione del concetto di globalizzazione nato a seguito della caduta del muro di Berlino, dove lo sviluppo informatico della produzione avrebbe permesso di inondare il mercato mondiale attraverso un gruppo limitato di produttori, condannando l’America Latina a divenirne il fornitore di materie prime permanente.
A partire dalla data della sua fondazione, il 14 dicembre 2004, su iniziativa del Governo del Venezuela e di quello di Cuba, e una volta che tale progetto di integrazione si consolidò, il nome venne modificato in Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America, in modo da arricchirlo ulteriormente attraverso l’introduzione del Trattato di Commercio con i Popoli, ALBA-TCP.
L’ ALBA promuove la trasformazione delle società latinoamericane, al fine di renderle più giuste, più colte, più partecipative e solidali, e dunque è concepita come un processo integrato destinato a garantire l’eliminazione delle disuguaglianze sociali, a migliorare la qualità della vita ed incoraggiare una partecipazione effettiva dei popoli nella costruzione del loro stesso destino.
Attualmente è composta da otto Paesi Membri: Cuba, Bolivia, Mancomunidad de Dominica, Ecuador, Nicaragua, Antigua e Barbuda, Venezuela, Saint Vincent e Grenadine, nazioni che compongono uno spazio di cooperazione che possiede 73 milioni di abitanti e 2,6 milioni di Km².
Altre nazioni latinoamericane attualmente fanno parte dell’ALBA in qualità di osservatori all’interno di differenti progetti, come per esempio PETROCARIBE, e stanno valutando la possibilità di entrarne a far parte completamente: Republica Dominicana, Guatemala, Paraguay, Haiti, El Salvador.
Le aree comuni promosse dai Paesi ALBA-TCP sono le seguenti:
Agricoltura, terra e alimentazione
Ambiente e cambiamenti climatici
Scienza e tecnologia
Cultura ed educazione
Democrazia, politica e partecipazione
Economia, produzione e finanza
Enrgia e petrolio(Petrocaribe)
Sovranità, geopolitica, forze armate, sicurezza, difesa
Integrazione regionale
Telecomunicazioni e mezzi di comunicazione
Memoria storica
Forze politiche e movimenti sociali
Diritti umani, giustizia sociale e pari opportunità
Multipolarità endogena
Potere locale ed organizzazione comunitaria
Popoli originari
Salute pubblica e servizi ospedalieri
Solidarietà
Integrazione Sud-Sud
Trasporti e Infrastrutture
Turismo sociale, sport e ricreazione
A.M. — Quali sono le principali mete raggiunte dall’Alleanza Bolivariana delle Americhe a partire dal momento della sua creazione?
J.L.B.A. — Guardando ai Paesi non come semplici cifre di mercato ma come popoli, sorse tra i governi avanguardisti della regione l’idea di trasformare le loro società per renderle più giuste, più colte, più partecipative e solidali tra loro.
Per raggiungere tali obiettivi, l’ALBA si fonda su una serie di principi e basi essenziali:
1.- Il commercio e gli investimenti non devono essere fini a se stessi, ma devono rappresentare strumenti utili al raggiungimento di uno sviluppo equo e sostenibile, dal momento che una vera integrazione latinoamericana e caraibica non può essere figlia cieca del mercato, e nemmeno può rappresentare una semplice strategia per ampliare i mercati esteri o stimolare il commercio. Affinchè questo principio possa sussistere, è necessaria un’effettiva funzione dello Stato come regolatore e coordinatore dell’attività economica.
2.- Deve esistere un trattamento speciale e differenziato, che tenga in considerazione il livello di sviluppo dei diversi Paesi e la dimensione delle loro economie e che garantisca l’accesso degli stessi ai benefici derivanti dal processo d’integrazione.
3.- Tra i Paesi membri e produttori deve esistere complementarità economica e cooperazione, non competizione, in modo che venga promossa una specializzazione produttiva, efficiente e competitiva che risulti compatibile con lo sviluppo economico equilibrato di ogni Paese, attraverso strategie di lotta alla povertà e con la conservazione dell’identità culturale dei popoli.
4.- La cooperazione e la solidarietà devono esprimersi attraverso piani speciali rivolti ai Paesi meno sviluppati della regione: essi includono il Piano Continentale contro l’Analfabetismo, che usa tecnologie moderne già utilizzate in Venezuela, un piano latinoamericano di trattamento gratuito della salute, rivolto ai cittadini che non hanno accesso a tali servizi, ed un piano di borse di studio a livello regionale nelle aree di maggiore interesse per lo sviluppo economico e sociale.
5.- Creazione del Fondo di Emergenza Sociale, proposto dal Presidente Hugo Chávez durante il Summit dei Paesi sudamericani, svoltosi recentemente ad Ayacucho.
6.- Sviluppo integrato delle comunicazioni e dei trasporti tra i Paesi del latinoamerica e del caribe, che includa piani di costruzione di strade, ferrovie, linee marittime e aeree, telecomunicazioni, etc.
7.- Promozione di azioni che favoriscano la sostenibilità dello sviluppo attraverso norme che proteggano l’ambiente, stimolino un uso razionale delle risorse ed impediscano la proliferazione di proprietari scialacquatori di consumo, lontani dalla realtà che vivono i nostri popoli.
8.- Promozione di un’ integrazione energetica tra i Paesi della regione, che assicuri una fornitura stabile di prodotti energetici a beneficio delle società latinoamericane e caraibiche, così come avviene nella Repubblica Bolivariana del Venezuela attraverso Petroamérica.
9.- Incoraggiamento agli investimenti di capitali latinoamericani in America Latina e nel Caribe, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza dei Paesi della regione dagli investitori stranieri. A tal fine si creerebbero alcuni appositi strumenti, come un Fondo Latinoamericano per gli Investimenti, una Banca per lo Sviluppo del Sud e la Società di Garanzie Reciproche Latinoamericane.
10.- Difesa della cultura latinoamericana e caraibica e dell’identità dei popoli della regione, con particolare riguardo ed incoraggiamento nei confronti delle culture autoctone ed indigene. Creazione della Televisione del Sud (TELESUR) come strumento alternativo al servizio della diffusione delle nostre realtà.
11.- Promozione di misure che facciano sì che le norme sulla proprietà intellettuale, proteggendo il patrimonio dei Paesi latinoamericani e caraibici dalla voracità delle imprese transnazionali, non diventino un freno alla necessaria cooperazione tra tutte le terre dei nostri Paesi.
12.- Concertazione di posizioni nella sfera multilaterale e nei processi di negoziazione di ogni genere, con Paesi e blocchi di altre regioni, includendo la lotta per la democratizzazione e la trasparenza negli organismi internazionali, con particolare riferimento alle Nazioni Unite ed agli organi ad esse connessi.
A.M. — Tra gli obiettivi principali, come ci ha spiegato, vi è la riduzione delle differenze esistenti tra il livello di sviluppo dei vari Paesi che compongono il Latinoamerica. Questo rappresenta un passo fondamentale per raggiungere l’integrazione latinoamericana. Fino a che punto è stato realizzato tale obiettivo? Quali strumenti sono stati creati per permettere ai Paesi economicamente più deboli di avvicinarsi al livello di sviluppo di quelli più sviluppati?
J.L.B.A. - Con la nascita dell’ALBA l’integrazione regionale ha smesso di essere un meccanismo commerciale di depredazione dei popoli e del loro ambiente per trasformarsi in un processo di alleanza solidale, inclusivo e pieno di speranze.
Nell’ALBA-TCP il commercio e gli investimenti non vengono visti come fini a se stessi ma come strumenti per permettere uno sviluppo equo e sostenibile. Viene offerto un trattamento speciale ai Paesi più piccoli al fine di ottenere uno sviluppo complementare e promuovere la cooperazione tra tutti i Paesi. L’ALBA possiede un forte orientamento alla giustizia sociale, e si propone di affrontare e risolvere le asimmetrie esistenti in maniera diretta, attraverso convegni, progetti e piani d’aiuto, come le Missioni Sociali o le transazioni compensatorie esplicite. In tal senso, l’ ALBA-TCP rappresenta una totale rottura con la visione classica ed economicistica dell’integrazione e della cooperazione allo sviluppo. Al contrario, cerca di sviluppare un’alleanza politica strategica, storica, che possa unire le capacità ed i punti di forza dei suoi Membri per poter, in tal modo, liberare i suoi popoli e costruire la Patria Grande sognata da Miranda, Bolívar, Martí e Sandino. In tal senso, integrazione e cooperazione allo sviluppo nell’ALBA-TCP sono sinonimi. La visione sistemica dell’insieme dei Paesi Membri, integrati in modo solidale, e’ quella che permette di inquadrare e promuovere azioni nazionali e di renderle effettive.
A.M. — L’attuale crisi economica sta avendo effetti disastrosi sull’economia Europea e ciò si ripercuote tragicamente nel mondo del lavoro, con l’aumento del tasso di disoccupazione e di povertà. In che misura la crisi sta avendo ripercussioni sull’America Latina e quali risposte sta offrendo o sta cercando di offrire l’ALBA?
J.L.B.A. — I Paesi dell’ALBA-TCP hanno deciso che l’uscita dalla crisi non può trovarsi all’interno di risposte oligarchiche ed erronee che non considerino i popoli, né nella pretesa di rifondare un sistema finanziario internazionale che ha bisogno di essere sostituito con un altro in cui prevalga la solidarietà.
In tal senso i Presidenti di Ecuador e Venezuela rappresentano i più acerrimi difensori del recupero delle banche centrali, al fine di mettere queste ultime sotto il controllo pubblico. Per esempio, nel nostro Paese si cerca di esercitare un controllo pubblico sugli investimenti stranieri ed il cambio, in modo da poter evitare la fuga tempestiva di capitali e disarmare le strategie di destabilizzazione dell’oligarchia venezuelana.
A livello regionale l’America Latina ha proposto la creazione della Banca del Sud, associata all’ UNASUR. Il suo obiettivo e’ quello di utilizzare le risorse fiscali dei suoi Paesi Membri come meccanismi di credito regionale volti al finanziamento di opere di integrazione e sviluppo regionale. In questo modo e’ nata l’idea di creare il Fondo del Sud, che utilizza una parte delle riserve monetarie per offrire un’assistenza rapida ed incondizionata in determinati casi, come per esempio nelle crisi monetarie per contagio, e diventa un meccanismo di autodifesa delle monete nazionali. Questo Fondo permetterà di compiere passi avanti nell’integrazione monetaria e nella creazione di una moneta comune, con l’obiettivo di sostituire il dollaro come moneta di scambio regionale.
L’ ALBA-TCP, a sua volta, ha creato un Sistema Unico di Compensazione Regionale (SUCRE), avviato per realizzare transazioni elettroniche che faciliteranno i flussi commerciali interregionali ed un progressivo abbandono del dollaro nelle relazioni commerciali interregionali e finanziarie tra i Paesi Membri, come presupposto per un Sistema Monetario e Finanziario Regionale. È stato creato un Consiglio di Compensazione Economica, attraverso l’integrazione delle aree dell’economia, della finanza, dell’industria, del commercio, della pianificazione e dello sviluppo: esso pianificherà gli investimenti necessari al soddisfacimento dei bisogni dei popoli di ogni nazione. Sono stati poi costituiti un Consiglio Monetario, una Camera di Compensazione, una Unita’ di Conto Comune ed un Fondo di Riserva e Convergenza Commerciale.
A.M. — Tra le cause del Colpo di Stato in Honduras, vi era la decisione del Presidente Manuel Zelaya di unirsi all’ALBA, formalizzata nell’agosto del 2008. Considerando che l’ALBA costituisce un accordo di tipo economico-commerciale, gli Stati Membri come possono, uniti, far fronte a situazioni di questo tipo? Come possono reagire, a loro volta, rispetto al crescente interesse degli Stati Uniti d’America verso la regione, dimostrato recentemente dall’istallazione di 7 basi militari nel territorio colombiano e dalla riattivazione della IV flotta?
Due fatti molto recenti confermano l’offensiva egemonica messa in atto dal Governo degli USA attraverso il Pentagono: essi costituiscono atti di aggressione contro tutta l’America Latina ed il Caribe. Risulta evidente, da parte degli USA, l’intenzione di concretizzare una dottrina politico-militare volta all’occupazione ed alla dominazione, a qualunque costo, di un territorio che da sempre e’ stato considerato come il loro cortile di casa, come è stato dimostrato dalla storia del “monroismo nordamericano”.
Il primo fatto riguarda il Colpo di Stato perpetrato in Honduras dalle classi borghesi protette dalla Missione Diplomatica nordamericana, avente alla radice l’intenzione di collocare un’urna addizionale non vincolante relativa al Referendum Costituzionale e di includere l’Honduras nell’ ALBA-TCP. Tale situazione, probabilmente, era stata condannata dal Presidente Obama, dalla sua Segreteria di Stato e da altre nazioni ed organizzazioni internazionali, ma senza dubbio è stata appoggiata dal Pentagono, che mantiene nella zona una base militare da dove, storicamente, vengono soffocati gli intenti liberatori nella regione e dove vengono addestrati i militari honduregni. Inoltre, e’ stata appoggiata dalla United States Agency for International Development (USAID) e da altre ONG internazionali che inviano milioni di dollari per mantenere lo stato di fatto. Fortunatamente, il nuovo governo di El Salvador è stato già avvisato, e tutta l’America Latina conosce la situazione. I tempi dei Colpi di Stato sono tornati e le nazioni latinoamericane non accetteranno l’imposizione di governi non eletti sovranamente dai propri popoli.
Questo Colpo di Stato ha cercato poi di legittimarsi attraverso delle elezioni totalmente illegittime, dal momento che sono state realizzate sotto un regime dittatoriale, senza nessun tipo di garanzia per i cittadini né di diritti umani per i difensori del Presidente legittimo degli Honduregni.
Il secondo fatto riguarda la riattivazione della IV Flotta del Comando Sud degli USA (disattivato nel 1948, più di sessant’anni fa) e l’accordo tra USA e Colombia a seguito del mancato rinnovo della concessione della base militare di Manta in Ecuador. Dietro questo scenario è sorta una nuova strategia di controllo: l’occupazione e l’istallazione di sette basi militari in territorio colombiano utilizzando la scusa che si tratti di un piano per combattere il narcotraffico ed il terrorismo, quando invece l’investimento multimilionario durante l’implementazione del Plan Colombia ha portato risultati molto tristi.
Inoltre, gli Stati Uniti si arrogano la prerogativa di definire chi è terrorista e chi non lo è nel mondo. Allo stesso modo, si muovono sulla base del principio di guerra preventiva, dove un sospetto basta a giustificare un’azione bellica. L’America Latina e’ messa alla prova ed ogni Paese ed ogni gruppo di integrazione continuerà a difendersi come ha fatto il “Bravo Pueblo” dell’Honduras per difendere la sua democrazia.
Non a caso le artiglierie che puntano ai Paesi dell’ ALBA, al Venezuela, alla Rivoluzione Bolivariana e ai progetti di integrazione sono circondate da nientemeno che tredici basi statunitensi, situate in Colombia, Panama, Aruba e Curaçao, cosi come dalle portaerei e le navi da guerra della IV Flotta e dal Piano Merida.
Tutto ciò indica che gli sforzi volti a destabilizzare i Paesi impegnati nella lotta all’emancipazione ed il blocco contro Cuba sarannno mantenuti, e che vi saranno altre aggressioni. L’esperienza golpista in Honduras dimostra che si è passati solamente ad un “neo-golpismo”, che possiede una maschera democratica non sprovvista dell’appoggio del Pentagono, anche se l’amministrazione di Obama tende a negarlo.
Questo dispiegamento di forze paramilitari non ha ricevuto sanzioni né a livello internazionale, né in seno alle Nazioni Unite e nemmeno da parte dell’Unione Europea, ed il fatto più triste è che Paesi fratelli hanno perso la propria sovranità nazionale permettendo alle truppe americane di rimanere nel loro territorio.
Sono certo che i popoli della nostra America Latina che sostengono i cambiamenti progressisti non permetteranno che si commetta un nuovo crimine contro la democrazia.
A.M. — In Italia ed in Europa l’informazione che arriva dall’America Larina e, in particolare, dai Paesi con Governi progressisti di sinistra o centro-sinistra viene manipolata e filtrata dai mezzi di comunicazione, offrendo una visione distorta e molte volte falsa. Che supporto può offrire, secondo lei, una rivista come “ALBA” all’informazione, in relazione ai temi latinoamericani?
J.L.B.A. — La Rivista «ALBA» costituisce uno strumento di cui la comunità italiana aveva bisogno e serve a contrastare la manipolazione mediatica e l’opinione venduta sul Venezuela.
La linea editoriale dei mezzi privati risponde agli interessi delle grandi imprese transnazionali, quindi una rivista che presenti un’informazione chiara sulla politica bolivariana e, inoltre, sotto l’egida dell’integrazione latinoamericana, credo costituisca, senza alcun dubbio, un elemento positivo.
L’obiettivo fondamentale è quello di far conoscere ciò che si sta facendo, attraverso la veridicità dei fatti e delle fonti, in modo da poter rafforzare la politica di comunicazione e d’informazione. Citando una poesia di Mario Benedetti, vedo che ciò che sta succedendo nel nostro Paese e nel nostro Continente è necessario e «cosa accadrebbe se un giorno ci svegliassimo e ci rendessimo conto di essere la maggioranza? Cosa succederebbe se anziché continuare ad essere divisi ci moltiplicassimo, ci sommassimo e fermassimo il nemico che interrompe il nostro passo?».
La consegna di un’informazione di prima mano, realizzata da giornalisti progressisti, latinoamericani ma anche italiani che hanno conosciuto la realtà dei nostri Paesi, è un qualcosa di nuovo per questa società. Infatti, se non venisse compreso sin dalle sue basi il processo di trasformazione che sta vivendo l’America Latina, non potremmo comprendere l’importanza della costruzione di questo processo stesso; quindi, senza questa Rivista sarebbe molto facile cadere nella disinformazione che viene venduta tutti i giorni attraverso la radio, la stampa e la televisione contro il Venezuela, l’ALBA-TCP ed i Paesi seguaci di un processo di cambiamenti sociali di sinistra, il cui obiettivo centrale è il raggiungimento di una democrazia partecipativa che coinvolga il cittadino nell’assunzione delle decisioni.
In Venezuela, ultimamente, è stato inaugurato un movimento chiamato “le guerriglie comunicazionali”, che propone il coinvolgimento dei cittadini nelle questioni comunicative, al fine di moltiplicare le loro forme di espressione: esso nasce dalla pratica di un popolo che si erge a soggetto degli eventi. Così, nonostante il bombardamento mediatico non colpisca le menti dei venezuelani, la Rivista cerca di creare protagonisti che esprimano veramente i fatti che vive il nostro Continente.
Spero che questo mezzo di comunicazione abbia risonanza anche in altre città italiane, al fine di motivare i sostenitori dell’integrazione solidale latinoamericana a creare altri mezzi informativi e comunicazionali convenzionali e non convenzionali.
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