Appello della Asociación Bolivariana de Comunicadores (ABC) al comandante Chávez

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Questo il testo del comunicato della ABC, Asociación Bolivariana de Comunicadores, fondata a Caracas nel 2009 e della quale faccio parte, al comandante Chávez rispetto alla detenzione di Joaquín Pérez Becerra, della quale è tra i membri fondatori. (AM)

La Asociación Bolivariana de Comunicadores (ABC), condanna  profondamente la detenzione nel nostro paese dell’ operatore della comunicazione e membro fondatore della ABC, Joaquín Pérez Becerra e chiede al comandante Bolivariano Hugo Chávez Frías che annulli l’arresto e  impedisca il trasferimento del giornalista in Colombia.

Compagno presidente, non ci sono motivi per cui  si protragga la detenzione di Joaquín Pérez Becerra avvenuta  ieri all’ aeroporto di Maiquetia in Venezuela. Joaquín  non ha doppia cittadinanza, è cittadino svedese da quando, come perseguitato politico ha rinunciato  alla nazionalità colombiana dieci anni fa. Pérez è entrato nel nostro paese con passaporto svedese, e quindi non può essere deportato in Colombia come vari mezzi di disinformazione stanno anticipando. Caso mai dovrebbe essere deportato in Svezia. Lo stesso avviene quando esiste un  ordine di estradizione,  il governo colombiano infatti sta richiedendo un cittadino svedese.

Come esiliato politico non può  essere estradato in Colombia dal momento che il diritto internazionale rispetto al rifugio umanitario e all’asilo, stabilisce che nessuno può essere consegnato ad un paese dove la sua vita, la sua integrità fisica e la libertà sono in pericolo. Inoltre non può essere consegnato se non gli viene garantito il debito processo.  E’  di dominuo pubblico che il direttore dell’agenzia ANNCOL è permanentemente  e pubblicamente minacciato dal governo colombiano, nel gennaio dello scorso anno Joaquín Pérez e la direzione dell’Associazione Jaime Pardo Leal hanno sollecitato protezione al governo del primo ministro svedese, Fredrik Reinfeldt, viste le “costanti minacce ” del governo colombiano. 

D’altra parte come bolivariani non possiamo ammettere che la richiesta di detenzione da parte dell’INTERPOL  non sia stata eseguita  né in Svezia né in Germania ma che stranamente e convenientemente invece sia stata attivata  nel corso del trasferimento di Joaquín da Francoforte in Venezuela trasformando l’arresto  del giornalista da parte delle autorità bolivariane in una specie di prova politica di buona volontà che gira intorno agli accordi e alle amichevoli relazioni tra i governi di Colombia e Venezuela, come pretende dimostrare la cancelleria venezuelana tramite un comunicato che potrebbe facilmente essere adeguato dalla legislazione borghese a qualsiasi rivoluzionario del nostro processo.

Visto  il genocidio subito dalla  Union Patriótíca ( partito del quale Joaquín fu consigliere comunale) per mano del governo colombiano, vista  la continua violazione dei diritti umani nelle carceri, nelle campagne e nelle università , visto lo sfollamento di più di 4 milioni di colombiani, la presenza di fosse, forni crematori e una rampante impunità e manipolazione  che mantiene i colpevoli dentro al governo, visti  gli attentati contro di lei Comandante, e contro il nostro processo popolare bolivariano, e quindi, visto  il carattere terrorista del governo colombiano, la detenzione (tra l’altro illegale) di Joaquín Becerra diventa a tutti gli effetti un deterrente  contro il nostro processo  perché rafforza e dà continuità alla  distorta lettura della realtà per la quale  i veri terroristi stanno governando il mondo mentre i militanti  delle cause popolari sono perseguitati con accuse false.

Siamo sicuri Comandante,  che nel frattempo che si  rafforza  la  democrazia in Venezuela non è necessaria nessuna prova di buona volontà del nostro governo, tanto meno il tradimento alla patria e alla nostra causa popolare.

Non possiamo cedere al ricatto dei nemici del popolo. Oggi più  che mai è fondamentale l’unitá dei rivoluzionari.

Comandante, solo uniti come lei ci ha insegnato  vinceremo!

Domenica, 24 aprile 2011

 



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