Rappresentano le reti sociali la fine della piazza (reale)?
13 commentiScritto il 13 lug 2011 | 13 commenti | | In: Miei articoli/Mis artículos, Società/Sociedad
Ne scrivevo tempo fa qui a proposito della guerra in Libia. Credo che la risposta alla domanda sia affermativa. Se non sono la fine della piazza reale sicuramente ne stanno decretando la scomparsa. Adesso anche gli scioperi diventano virtuali e vi si aderisce in Facebook.
Come questo contro la finanziaria. Comodo, molto comodo. Senza scendere in piazza, senza sporcarsi le mani, senza rischiare le botte o di perdere il posto di lavoro.
Va bene la rete, ma come luogo di scambio di informazioni, di contatti, di amicizie. Le proteste ragazzi, si fanno per strada e nelle piazze e piú numerosi, colorati, creativi e perché no? incazzati (non virtualmente) siete e meglio é.
Tremonti ringrazia la rete…
13 commenti a “Rappresentano le reti sociali la fine della piazza (reale)?”
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Io, però, resto del parere che la piazza, quella vera, resta e resterà sempre un baluardo insormontabile e che il web utilizzato per queste forme di protesta specifiche sia uno sterile narcisismo paraintellettuale piccolo borghese.
Una forma di protesta davvero efficace sul web, come peraltro ti avevo scritto in risposta ad un commento, potrebbe essere quella dei dipendenti delle Poste che bloccano, ad esempio, i servizi telematici laddove altro, decisamente altro, è esporre una icona sul proprio profilo su un social network.
secondo me la risposta è negativa. guardi ad esempio le piazze spagnole, la rete è servita inizialmente solo per passare la voce e scendere in piazza (quella reale!) e forse senza quel passaparola la mobilitazione non sarebbe stata così vasta sin dal primo giorno (15 maggio). in questi due mesi, poi, agli indignados la rete è servita per comunicare tra le varie piazze( sempre reali!) le differenti proposte discusse nelle assemblee di ogni città. questo è solo uno degli esempi, ma potrei parlare anche delle piazze greche, ecc..
In Italia non c’è al momento una mobilitazione generalizzata di tutto il Paese, ma non penso che la colpa sia da attribuire alla rete. anzi, l’unica grande mobilitazione di questi giorni, quella in val susa, ha utilizzato la rete per comunicare le date delle proteste, che sono avvenute in strada, nelle piazze, sui sentieri e alla quale sono accorse molte persone da tutta Italia; senza la rete quale media ci avrebbe avvisato che il movimento NoTav chiamava alla manifestazione per il 3 luglio(e poi ancora il 10,ecc)? inoltre le assemblee che il movimento NoTav ha fatto, sono state trasmesse sulla rete, alcune anche in streaming.
ora, sono convinta del fatto che la “rivoluzione” non si fa in internet, ad esempio mi sembrano delle “stupidaggini” le raccolte firme in rete (ce ne sono state anche contro la guerra in Libia), perché se si guardano le firme, si possono trovare nomi improbabili, o solamente iniziali, e mi chiedo che valore possa avere e che ci si faccia poi con queste firme.. La rivoluzione non si fa in rete, ma questa può essere utile per coordinare una mobilitazione, le sue date, diffondere i comunicati (da piazza Syntagma ne arrivano ogni giorno), rompere l’informazione (o disinformazione)degli altri media, ecc.. poi sono convinta come lei dell’inutilità di “scioperi online”, o bottoni “mi piace”, quello che vorrei dire è che anziché fare piccole manifestazioni o scioperi di categorie, la rete andrebbe usata come hanno fatto gli indignados, per mettersi d’accordo e mobilitare tutta la cittadinanza a scendere in piazza, coordinando e unendo ogni singolo movimento, escludendo bandiere di partito, senza distinzioni di classe, categorie, età, sesso, lavoratori e disoccupati,… perché gli scempi al territorio (dalla Val Susa all’immondizia di Napoli), la disoccupazione, il precariato, i tagli a sanità, scuola, ecc. fanno tutti parte dello stesso problema e le forze per combatterlo vanno unite.
La sua risposta è assai più articolata, e corretta, della mia e la sposo in pieno.
Peraltro la mia era una risposta ad Annalisa che, in un post su facebook, aveva rimarcato proprio quanto da lei sostenuto ovvero la valenza nella trasmissione delle informazioni proprio attraverso il web per cui, rispondendole, ho omesso questo aspetto poichè entrambi eravamo, e siamo, convinti che il corretto utilizzo della rete possa, effettivamente, svolgere la funzione di volano nella propagazione celere e lineare delle informazioni.
E condivido, parimenti appieno, anche la seconda parte del suo intervento scritto, tra l’altro, con una prosa eccellente.
Si, do per scontato che ci siano aspetti delle reti importanti e da non sottovalutare, soprattutto quelli legati allo scambio delle informazioni e logistici. Quello che io credo e’ che si corre il rischio che queste funzionino a lungo andare come dei dispersori di energie. Ho letto sulla pagina dello sciopero virtuale commenti allucinanti tipo: si va bene aderisco, me lo ricordero’ tanto sono in ferie (e’ previsto per il 6 agosto). Ci rendiamo conto del paradosso? Uno sciopero quando si ‘e in ferie e per di piu’ on line? Ora mi rendo conto che si tratta di un caso limite e che la rete e le reti sono importantissime per tante altre cose, ma voglio solo invitare ad una riflessione. In fin dei conti la politica secondo me, almeno a sinistra ha iniziato a morire quando sono iniziate a sparire le sedi di partito dai quartieri, le case del popolo, le feste (quelle vere, non il party del PD…), le assemblee cittadine nei rioni… in poche parole quando ha abbandonato le strade e le piazze, i cortili, i piazzali delle fabbriche… non so quando ‘e sparita dalle strade e si e’ rinchiusa nei salotti, non vorrei che da questi sia passata ai pc.
Vorrei rispondere alle obiezioni di Annalisa. Come organizzatore dell’evento sono pienamente d’accordo su quanto sottolineato da Annalisa se il tutto si limitasse all’adesione online con tutte quelle cose descritte da Annalisa. Però non è solo questo. Lo sciopero ha quella data come data per le adesioni. però dalle informazioni si legge che da facebook si passa alle piazze. oggi è partita la campagna email a tutti i deputati e presidente repubblica. Sullo sporcarsi le mani avrei da dire un’altra cosa. E’vero che chi scende in piazza lo fa fisicamente e non dietro un pc ma qui su facebook la gente ci mette la faccia, il nome ed il cognome e, visti i tempi, non è poco!!!!! ci vediamo in piazza
Caro Mario grazie per il chiarimento, tuttavia segnalo che ció che ora si legge sul profilo dello sciopero:
Luogo
SU FACEBOOK PER UNIRCI ED ORGANIZZARCI E POI SULLE PIAZZE PER PROTESTARE
credo sia stato aggiornato adesso, quando l´ho visto io come luogo si diceva: esclusivamente in rete o internet o facebook o giú di lí. Le piazze non erano nominate nemmeno. Sono contenta che il mio post sia servito a qualcosa…
A mio avviso non cambia molto.
confermo che all’inizio la frase era un’altra. Io lo davo per scontato ma a seguito dei tanti interventi in bacheca l’ho voluto precisare anche nel titolo. Però Annalisa ti assicuro che è stato fatto prima che io vedessi il tuo articolo, che condivido!
da ieri comunque è in atto la prima azione che è stata quella di inviare tutti le email a tutti i 630 deputati ed al Presidente della Repubblica dove si chiede: 1) azzeramento privilegi 2)restituzione della preferenza 3)riduzione dei parlamentari
Grazie Mario, in bocca al lupo!!! Passiamo alle piazze quanto prima!, facci sapere che verrremo numerosi, io vivo all´estero peró ci sono mezzi per diffondere e radio che possono collaborare.
Ma sai forse stiamo dando troppa importanza a questo sciopero virtuale. D’altro canto se vedi il numero di coloro che aderiranno e che “scenderanno in piazza” modificando la propria icona di profilo sono una sparutissima minoranza.
No Anna non credo proprio che il web possa soppiantare in alcuna maniera le piazze mentre può, per converso, arricchire una manifestazione.
Pensa, ad esempio, alla possibilità su un palco di far intervenire, su uno schermo via skype, un esponente di rilievo che, magari, è a miglia e miglia di distanza oppure a letto malato.
Invece è molto interessante un’altra considerazione ovvero quando dici :
”(…) In fin dei conti la politica secondo me, almeno a sinistra ha iniziato a morire quando sono iniziate a sparire le sedi di partito dai quartieri, le case del popolo, le feste (quelle vere, non il party del PD…), le assemblee cittadine nei rioni… in poche parole quando ha abbandonato le strade e le piazze, i cortili, i piazzali delle fabbriche (…)”.
Ecco, questa è una splendida riflessione che andrebbe sviluppata.
anche secondo me la politica e la democrazia stessa muoiono senza assemblee nei rioni, ecc.. per questo ammiro l’esperienza che si sta vivendo in Spagna e in Grecia. Nessuno può ancora sapere dove porteranno questi movimenti di “democrazia reale” e quali risultati riusciranno ad ottenere da parte della classe politica. In Grecia la piazza non è riuscita ad evitare l’approvazione della manovra “lacrime e sangue”,però come ho già spiegato nel precedente commento, ha unito tutte le vittime di una certa politica, senza distinzioni di età, o occupazione, come è evidenziato dai video e dai comunicati scritti, pubblicati in rete e tradotti in varie lingue.
Posso parlare ancor meglio della Spagna per avere contatti diretti tra i portavoce di “democracia real ya”, che mi hanno parlato di alcune delle loro iniziative. Una in particolare mi ha colpito: sono state organizzate lezioni di economia nelle piazze, da parte di professori o studenti di economia e con un linguaggio che potesse raggiungere un pubblico più vasto possibile. Durante queste lezioni è stato spiegato ad esempio il funzionamento e l’inganno del debito pubblico e il ruolo delle banche.
Per quanto riguarda l’Italia, non posso parlare per esperienza diretta di assemblee nei rioni, ecc., sono troppo giovane per averle vissute. Eppure ne ho letto in molti libri, romanzi e racconti, o articoli. Quello che ho recepito è che sono state importanti per diffondere l’informazione, per unire le coscienze dal basso, ma moltissimi testi evidenziano pure come ad un certo punto la “gente comune” non si riconoscesse più nelle case del popolo, nelle sedi di partito o di sindacati, perché la loro organizzazione si era verticalizzata eccessivamente, i loro dirigenti erano diventati dei burocrati lontani dalle esigenze dei lavoratori e degli studenti. probabilmente questo ha portato alla loro morte, infatti quei dirigenti ad oggi non hanno mutato il loro comportamento, e partiti e sindacati non hanno più recuperato una vasta partecipazione dal basso. Io oggi posso dire che non vedo alcun partito di sinistra che possa tornare in strada tra la gente, infatti stanno da anni all’opposizione (opposizione??) di uno che sarebbe facilissimo far cadere se solo non ci si allineasse con lui in tutto o non ci fossero interessi personali in gioco. Per questo ribadisco che oggi la piazza non può avere bandiere di partito, nessuno di essi ci rappresenta perché tutti sono complici della rovina del Paese, o meglio della maggior parte della popolazione, dato che loro navigano in acque sicure.
P.S. come avevo già detto sono d’accordissimo nel rilevare l’inutilità di uno sciopero virtuale, ma mi sono chiesta, dove l’avete visto questo sciopero online? hanno danno vita ad un sito o è su facebook (in tal caso non lo potrei sapere, non avendo un account fb)?
Per quel che concerne lo sciopero “virtuale” di FaceBook dovrebbe accedere al profilo di Annalisa che lo ha riportato con una nota a latere. Quanto alle “lezioni” di economia è una questione estremamente interessante.
Pur non essendo un economista ne mastico alquanto e, secondo me non a caso, l’economia è una di quelle materie che non si studiano nella scuola dell’obbligo.