Repubblica Dominicana: setta evangelica minaccia suicidio collettivo
di Annalisa Melandri - 15 ottobre 2011
A La Romana, importante centro turistico e terza città della Repubblica Dominicana, circa 200 seguaci della setta La Verdad Eterna (La Verità Eterna) hanno lasciato nella giornata di ieri le loro famiglie e le loro case, dopo aver raccolto del denaro e venduto alcune proprietà, per radunarsi in un luogo non ben identificato del paese in attesa dell’ arrivo di Cristo previsto dal fondatore della setta per il 15 ottobre, Tishri o “giorno della vittoria”. Minacciano un suicidio collettivo.
La setta La Verdad Eterna, secondo fonti interne conta con quasi 60/70mila adepti in tutto il mondo, localizzati soprattutto in Spagna ed America latina, essendo stata fondata proprio in Argentina nel 2008 da Cristian Silva, figlio di un pastore avventista. In realtà il movimento è una scissione della Chiesa Avventista del Settimo Giorno che condannano per aver accettato (dopo averlo rifiutato in un principio) il concetto della Trinità.
Oltre alla Trinità, gli adepti della setta negano anche lo Spirito Santo e credono che il papa sia la reincarnazione dell’ anticristo. Secondo Cristian Silva, Giovanni Paolo II tornerà al pontificato posseduto dal demonio, dopo la morte di Benedetto XVI. La Verdad Eterna si inserisce nel filone delle sette apocalittiche e millenariste, come quella fondata dal ciarlatano profeta statunitense Harold Camping.
Camping aveva predetto la fine del mondo per il 21 maggio scorso (salvo poi rettificare la data al 21 ottobre in seguito alla mancata realizzazione della sua profezia). Allora migliaia di seguaci gli fecero consistenti donazioni in denaro che lui si rifiutò di restituire giustificando l’errore con il fatto che il 21 maggio si sarebbe compiuto un “giudizio spirituale” ma che la vera fine del mondo era posticipata soltanto di 5 mesi. Adesso è ricoverato in una clinica dopo aver subito il 9 giugno scorso una emorragia cerebrale che presumibilmente (e per fortuna), lo ha lasciato senza l’uso della parola.
I membri della setta de La Romana si sono radunati nella proprietà di uno di loro nei dintorni di Bonao, una zona montagnosa situata al centro della Repubblica Dominicana, dove sembrerebbe che abbiano pianificato un suicidio collettivo che prevede l’eliminazione prima delle donne, poi dei bambini e alla fine degli uomini. Al gruppo si sono aggiunte altre persone provenienti da tutto il paese.
Molti di loro hanno trascinato nella loro folle avventura anche i propri figli e nipoti, e si dice che siano circa 40 i bambini de La Romana coinvolti nel delirio collettivo.
Un’ emittente televisiva locale ha diffuso la notizia secondo la quale sembrerebbe che a capo del gruppo ci sia un parente di un tenente colonnello della Polizia Nazionale.
Intanto nella comunità de La Romana regna la preoccupazione tra i familiari dei seguaci della setta. Alcune di queste persone si sono allontanate da casa dopo aver venduto i beni di famiglia, una nonna ha portato con con sé i suoi nipotini, molti proprietari di piccoli alimentari e di attività commerciali hanno regalato la merce che non erano riusciti a vendere ai vicini del quartiere.
La setta non aveva una propria chiesa ma soltanto una piccola casa dove si riunivano, sulla quale era affisso un cartello che in nottata è stato cancellato. I seguaci giravano di casa in casa cercando adepti.
Le autorità li stanno cercando in base ad alcune dichiarazioni rilasciate da uno di loro nel corso di una conversazione telefonica. Nelle prossime ore si aspettano ulteriori sviluppi.
Queste sono le tragiche e amare conseguenze dell’estrema tolleranza che le autorità della Repubblica Dominicana hanno avuto negli ultimi decenni verso ogni forma di credo religioso e para-religioso, proveniente nella grande maggioranza dei casi dagli Stati Uniti.
Chiese evangeliche e protestanti di ogni tipo, pastori veri o presunti, che si sostituiscono prepotentemente, soprattutto nei centri minori e in quelli rurali, alla Chiesa Cattolica, che in America latina sta perdendo macroscopicamente consenso negli ultimi anni. Il fenomeno è ormai noto e studiato.
Le chiese evangeliche e protestanti riempiono i vuoti che lo stato non riesce (e non vuole) colmare, si occupano di educazione, di assistenza agli indigenti, di sanità. Gestiscono negozi e attività commerciali, tra le quali emittenti radiofoniche e televisive. Si insinuano nelle pieghe della miseria e dell’indigenza approfittando della disperazione e dell’inedia quotidiana in cui vivono migliaia di nuclei familiari. Ai più umili prospettano un altro mondo. Poco importa se non esiste. Non si nutrono tuttavia solo di miseria.
Bisogna fare attenzione a non cadere nella generalizzazione. Se è vero che la base di queste chiese è rappresentata dai settori più umili della popolazione, il fenomeno è più complesso e trasversale di quello che si pensa. Avendo spesso una struttura di potere verticale, le chiese evangeliche e protestanti sono ben radicate tra tutte le classi sociali, laddove ai vertici e in prossimità del potere, le troviamo in sinergia con i settori più benestanti e influenti.
Dietro alcuni di questi nomi, dietro alcuni pastori si nascondono impostori, santoni, presunti esorcisti, “miracolati” e miracolanti, guaritori e truffatori e spesso, molto spesso, narcotrafficanti. Proprio questa era una delle denunce che stava portando avanti il giornalista de La Romana José Silvestre dalle pagine della sua rivista La Voz de la Verdad qualche tempo prima di essere ucciso da un cartello di narcotrafficanti pochi mesi fa.
I cittadini sono lasciati soli, completamente indifesi, nelle mani di un potere che nutre e si autoalimenta di ignoranza e miseria ma anche di potere e denaro e che a mio avviso, a questo punto è già quasi completamente ingestibile.
Questa vicenda ne rappresenta la tragica testimonianza.