Baby Doc: ad un anno dal suo ritorno la giustizia non procede
Ad Haiti, la Rete Nazionale di Difesa dei Diritti Umani (RNDDH), esattamente un anno dopo il ritorno nel paese dell’ex dittatore Jean Claude Duvalier, detto Baby Doc, chiede ancora una volta che questo venga giudicato per crimini contro l’umanità e denuncia la lentezza del sistema giudiziario haitiano rispetto all’unico procedimento aperto contro di lui, quello per corruzione e appropriazione indebita. Questo nonostante, denuncia l’associazione, le promesse che l’attuale presidente Martelly aveva fatto in campagna elettorale di voler combattere contro l’impunità imperante ad Haiti.
Baby Doc, succeduto nel 1971 a suo padre Francois Duvalier al potere dal 1956, aveva governato fino al 1986 quando fu costretto a fuggire in seguito a una violenta rivolta popolare, trovando rifugio in Francia. Qui ha trascorso gli ultimi 25 anni della sua vita, prima di far ritorno “improvvisamente ad Haiti” il 16 gennaio dell’anno scorso, probabilmente dietro accordo con le autorità locali e forse anche con la forza ONU presente nel paese. Pochi credono che le autorità haitiane fossero all’oscuro dell’intenzione di Jean Claude Duvalier per rientrare ad Haiti, dal momento che al suo arrivo in aeroporto era ad attenderlo una imponente scorta di mezzi della polizia e un gran numero di Caschi Blu dell’ONU.
“Ritorno” ha dichiarato un anno fa, con “l’intenzione di restare” e di “occuparmi di politica”. Da allora, pur dichiarandosi malato e in cattive condizioni di salute per evitare le udienze in tribunale, viene visto spesso partecipare ad eventi mondani ma anche politici e istituzionali.
Già pochi giorni dopo il suo arrivo ad Haiti quattro persone avevano sporto denuncia contro di lui per crimini contro l’umanità, tra le quali la giornalista haitiana ed ex portavoce del segretario generale dell’ONU BanKi-Moon, Michel Montas.
Le accuse mosse contro Duvalier figlio sono di detenzioni illegali, torture fisiche e morali, violenze di vario tipo contro gli oppositori politici del regime, ma anche reati più propriamente venali come corruzione, appropriazione indebita, malversazione di fondi pubblici e associazione illecita. E’ proprio per questi ultimi il procedimento giudiziario aperto contro di lui e che lo ha portato all’arresto appena poche ore dopo il suo arrivo. Arresto immediatamente trasformato in libertà condizionale. Difficile non pensare che fosse stato tutto bene organizzato.
Sono poco chiare tuttavia ancora oggi le ragioni che hanno spinto Duvalier a far ritorno nel paese. L’anno scorso proprio nelle ore in cui atterrava il suo aereo, Haiti si trovava al bordo dell’ennesima crisi politica a seguito di elezioni i cui risultati la stessa Organizzazione degli Stati Americani (OSA) delegittimava chiedendo la cancellazione dal secondo turno elettorale del candidato del partito al governo e genero del presidente uscente René Preval.
Gli altri due candidati erano Mirlande Manigat (conservatrice) che aveva ottenuto il primo posto e il cantante Michel Martely, favorito dai settori popolari ma anche dai Clinton (che ad Haiti vuol dire moltissimo), che ottenne il terzo posto al primo turno ma che nell’aprile del 2011 divenne l’attuale presidente di Haiti.
La domanda e i dubbi restano: cosa è tornato a fare Jean Claude Duvalier?