Le FARC annunciano la fine della pratica delle detenzioni di persone a scopo finanziario. Credo che lentamente la Colombia si stia avviando verso un nuovo momento del conflitto sociale, politico e militare. Non verso la conclusione, ma verso un momento diverso. Le FARC, come già hanno fatto tante volte in passato, stanno dando notevoli segnali di voler intraprendere una strada diversa. Ora passano la palla al governo. Che spero lasci da parte arroganza ed esercito ed accetti il dialogo offerto. Qui di seguito il comunicato:
Ogni volta che le FARC-EP parlano di pace, di soluzioni politiche al conflitto, della necessità del dialogo per trovare una soluzione civilizzata ai gravi problemi sociali e politici che causano il conflitto armato in Colombia, si alza infervorato il coro degli amanti della guerra al fine di screditare i nostri propositi di riconciliazione. Ci vengono immediatamente attribuite le più perverse intenzioni, al solo scopo d’insistere sul fatto che l’unica cosa da fare con noi è annientarci. In generale, i suddetti incendiari non vanno mai in guerra, e nemmeno mandano a combattere i propri figli.
Da 48 anni piove sul bagnato. Ogni tentativo in tal senso si conclude con un nostro rafforzamento, di fronte al quale s’incrementa nuovamente l’aggressione e il circolo si ripete. L’attuale rafforzamento militare delle FARC si dà sotto il naso di quelli che avevano proclamato la fine definitiva del conflitto, e li spinge a dichiarare la necessità d’incrementare il terrore e la violenza. Da parte nostra, consideriamo che la possibilità d’intavolare delle conversazioni non è più procrastinabile.
Per tale ragione comunichiamo la nostra decisione di aggiungere, alla già annunciata liberazione dei sei prigionieri di guerra, quella degli altri quattro ancora in nostro potere. Ringraziamo la generosa disponibilità del governo presieduto da Dilma Roussef, che accettiamo senza indugi, e vogliamo esprimere i nostri sentimenti di ammirazione nei confronti dei familiari dei soldati e poliziotti da noi detenuti. Non hanno mai perso la speranza che i propri cari potessero tornare in libertà, anche in un contesto di disprezzo e indifferenza da parte dei vari governi e alti comandi militari e della polizia.
Per rispetto nei loro confronti vorremmo chiedere alla signora Marleny Orjuela, donna instancabile e coraggiosa nonché dirigente di ASFAMIPAZ, di recarsi ad accoglierli nella data concordata. In tal senso, annunciamo al gruppo di donne del continente che lavorano a fianco di ‘Colombiane e Colombiani per la Pace’, che siamo pronti a concretizzare quanto necessario per facilitare questo proposito. La Colombia intera e la comunità internazionale potranno verificare la volontà del governo di Juan Manuel Santos, che già lo scorso novembre ha fatto in modo che non vi fosse un lieto fine.
Molto si è detto in merito alle detenzioni di persone, uomini e donne della popolazione civile, che le FARC effettuano a scopo finanziario per sostenere la nostra lotta. Con la stessa volontà pocanzi espressa, annunciamo che a partire da oggi aboliamo tale pratica nel nostro agire rivoluzionario. La relativa parte della Legge 002, promulgata dal Plenum del nostro Stato Maggiore Centrale nel 2000, viene pertanto derogata. E’ora che si inizi a chiarire chi e con quali fini sequestra oggi in Colombia.
Esistono seri ostacoli alla realizzazione di una pace concertata nel nostro paese. L’arrogante decisione governativa d’incrementare le spese militari, il numero di effettivi e le operazioni, indica un prolungamento indefinito della guerra. Ciò comporterà più morte e distruzione, più ferite, più prigionieri di guerra da entrambe le parti, più civili imprigionati ingiustamente. E la necessità di ricorrere ad altre forme di finanziamento o pressione politica da parte nostra. E’ ora che il regime colombiano pensi seriamente ad una soluzione diversa, a partire quantomeno da un accordo di regolamentazione dello scontro e di liberazione dei prigionieri politici.
Desideriamo infine esprimere la nostra soddisfazione per i passi che si stanno compiendo verso la costituzione di una commissione internazionale, che verificherà le denunce sulle condizioni disumane di reclusione e sulla negazione dei diritti umani e di difesa giuridica che subiscono i prigionieri di guerra, i prigionieri di coscienza e i detenuti sociali nelle carceri del paese. Speriamo che il governo colombiano non tema e non ostacoli questo legittimo lavoro umanitario promosso dalla commissione delle donne del continente.
Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP
Montagne della Colombia, 26 febbraio 2012