La giustizia è un Vento: Storie di morte nelle prigioni italiane
Itaka International Stage Art
Associazione Trousse
produzione di Giorgio Granito
Dal 8 al 12 febbraio
Teatro Spazio Uno
Vicolo dei Panieri, 3 – Roma (Trastevere)
La Giustizia è un Vento
Storie di morte nelle prigioni italiane
due atti di Riccardo de Torrebruna ispirati al libro “Impìccati” di Luca Cardinalini
Interpreti:
Riccardo de Torrebruna, Marina Gimelli, Claudio Cicchinelli,
Alessandra Giorgetti, Fanny Cerri, Giammaria Cauteruccio,
Giusi Cicciò, Gabriele Santi
“La morte in carcere di un detenuto rappresenta un’evenienza sempre possibile. La morte ‘di carcere’ costituisce invece uno di quegli eventi che danno la misura di quanto in uno Stato siano o meno rispettati i diritti dell’uomo”.
Contatti:
Riccardo de Torrebruna +39 339.2229206 (rdetorrebrunagmailcom)
www.akting.it – www.riccardodetorrebruna.com
Giorgio Granito +39 3395363402 (giorgiogranitotiscaliit)
Uff. Stampa: Fanny Cerri 3496709004 (fannycerrigmailcom)
L’idea
Il progetto parte da un’indagine svolta dal giornalista Luca Cardinalini, e pubblicata in un libro di recente uscita1, su alcuni cittadini di varia estrazione, età e cultura “morti di carcere”. Da Aldo Bianzino a Niki Aprile Gatti, da Stefano Frapporti a Diana Blefari, da Luigi Acquaviva a Sami Mbarka Ben Gargi, per citare alcuni di loro.
Propone due vicende scelte fra le otto descritte nel libro-inchiesta di Cardinalini, per diverse ragioni. Il sistema carcerario italiano sta diventando insostenibile, con un aumento vertiginoso dei casi di autolesionismo e di suicidio o di morte violenta. In tal senso, l’Italia è ai primi posti a livello mondiale. Di fronte all’enormità del fenomeno, l’informazione è quasi assente. Peraltro, il carcere è uno specchio della società: ne rispecchia, ingigantita, l’alienazione, la mancanza di ascolto, la violenza sottocutanea e ingiustificata, nonché l’omertà.
Ecco due vicende umane e giudiziarie che rivendicano il diritto di essere ascoltate, come le tante, analoghe, che nessuno ha ancora raccontato e forse mai racconterà.
1“Impìccati! Storie di morte nelle prigioni italiane”. Edizioni Derive Approdi, 2010.
Lo spettacolo
Due casi di “morte DI carcere”, oltre che IN carcere.
Aldo Bianzino, un artigiano induista, vive appartato con la sua famiglia in un bosco umbro. Una mattina, all’improvviso, viene prelevato a domicilio insieme alla moglie e portato nel carcere di Capanne, con l’accusa di possedere una piccola coltivazione di piante di marijuana. Uscirà dal carcere morto, dopo due giorni, con lesioni degli organi interni, di cui non si scoprirà mai la causa.
Diana Blefari, la neobrigatista che ha partecipato come staffetta nell’omicidio di Marco Biagi, si suicida in cella. Pur essendo evidente e pubblicamente noto il suo disagio psichico, una condizione che avrebbe richiesto cure sanitarie appropriate, il regime di carcere duro (Art.41bis) non le viene mai revocato, per ragioni di opportunità politica.
Un suicidio annunciato ed evitabile, che avviene nell’indifferenza e nel silenzio.
NOTE DI REGIA
La rielaborazione in chiave teatrale delle inchieste giornalistiche di Luca Cardinalini si propone di creare un percorso, in cui l’asse narrativo si arricchisca di presenze fisiche, allusive, inserite in quei mondi reclusi di cui non si hanno tracce, se non quando sfociano tragicamente nel panorama mediatico. Più che illustrare le due situazioni specifiche scelte, la narrazione ha il compito di far sorgere le domande necessarie ad una riflessione su temi di rilevanza sociale, ed esistenziale, che accompagnano la condizione di chi è catapultato nel lacerante imbuto della prigionia, dove sente soppressa la libertà e affievolirsi la speranza. Esseri solitari, confrontati all’improvviso con un bagaglio di vita che sembra non avere più un indirizzo a cui tornare. In questa condizione estrema entrano in gioco altre figure, coloro che hanno il compito non solo di custodire le sorti incerte del detenuto, ma anche di assisterlo e, in alcuni casi, perfino di curarlo. Da questi incontri umani all’interno del carcere, si dipanano storie che non hanno riverberi, poiché sono fatte di ombre, di voci attutite da muri spessi e di silenzi che finiscono per rivelare un sistema in crisi, una società che interiorizza nel carcere la crisi profonda che la percorre.
L’esile filo che lega tutte queste persone e arriva, invisibile, fino a noi, corre sempre il rischio di essere smarrito in un labirinto che non è solo carcerario, lasciando vuoti quegli spazi in cui è in agguato la morte.
Il titolo dello spettacolo è una frase pronunciata dal figlio di Aldo Bianzino, Rudra.
Calendario
Lo spettacolo è andato in scena per la prima volta a Roma, presso lo Studio Itaka International Stage Art (Vicolo del Cedro, 5), dal 28 al 30 giugno 2011, per poi essere riproposto a Tarquinia, il 17 settembre 2011, presso il Dante Opera Aperta.
E’ stato integralmente mandato in onda da Radio Onda Rossa nel programma Radio Teatro .il primo novembre 2011.
Il regista
Riccardo de Torrebruna. vive e lavora a Roma. Mette in scena testi di cui è autore.
L’ultimo miraggio di Andreas Roth, da J. Roth.
Quando eravamo nel boom (Gli anni ’60 dal rosa al nero).
Il viaggio di Pallina Rossetti, da G. De Maupassant.
L’ispettore, adattamento originale da N. Gogol.
Senza fissa dimora, sui dannati delle metropoli.
Zoo Paradiso, di cui è anche interprete, viene messo in scena all’Actors Studio di New York nel ’96, con la regia di Susan Batson e la supervisione artistica di Arthur Penn.
In Italia, vince il premio Enrico Maria Salerno per la drammaturgia.
Esordisce nella narrativa con il romanzo Tocco Magico Tango, edito da M..Fax,
Pubblica la raccolta di racconti Storie di Ordinario Amore, con la Fandango Libri.
Hahnemann. Vita del padre dell’Omeopatia. Sonata in cinque movimenti, con E/O.
Partecipa al Dizionario Affettivo della Lingua Italiana, edito da Fandango, insieme ad altri autori.
Gay Panic, di cui è autore e regista va in scena al Teatro Belli di Roma. Vince l’edizione 2009 del Premio Oltreparola per la drammaturgia. Il testo viene pubblicato dalla casa editrice La Mongolfiera.
Nel 2011, scrive, dirige e interpreta “Beauty is Difficult” (Una Gabbia per Ezra Pound) al Teatro Argot di Roma.
A Roma, dirige Itaka International Stage Art, Studio di formazione per attori, registi e scrittori, nella tradizione degli Studi del Teatro d’Arte del Novecento.
Scheda tecnica
Durata dello Spettacolo 1h 10 m
SCHEDA LUCI
Lista proiettori:
- 10 PC 1000 w
- consolle luci 12 canali.
Filtri colore: 201 ghiaccio (Lee filters) e blu (Lee filters)
SCHEDA AUDIO E VIDEO
- 4 microfoni panoramici
- 1 mixer audio
- 1 lettore CD con autopausa
- cablaggi necessari
ALLESTIMENTO SCENICO
- Una letto a castello
- grandezza palco minima 3,80m x 4m
- quinte laterali.
PERSONALE
- Si richiede la presenza di un tecnico per il montaggio, i puntamenti luci e
l’assistenza durante lo spettacolo.