“Salvare Madre Terra” dice l’altra Rio (da Rio+20)
Fonte: A Sud
[di Giuseppe De Marzo su l’Unità del 17 giugno] La presidente brasiliana Dilma Rousseff si appella ai leader mondiali per superare la situazione di stallo alla conferenza di Rio+20. Le negoziazioni che precedono i giorni dell’arrivo dei capi di Stato sono bloccate da differenze incolmabili.
Il G77, che raggruppa i paesi più poveri ed i cosiddetti paesi in via di sviluppo, non è disposto a cedere agli interessi delle grandi multinazionali e dei principali paesi inquinatori. I popoli ed i movimenti della società civile colpiti dalla crisi ecologica ed economica questa volta non glielo perdonerebbero. Ban Ki Moon sul Guardian dice apertamente che se non saranno intraprese azioni importanti “potremmo essere davanti alla fine del nostro futuro”. Nonostante il diluvio di buone intenzioni, la società civile mondiale continua a constatare l’immutabilità della governance. Basta leggere i documenti che circolano per capire le vere intenzioni di chi ancora guida le sorti del pianeta. Il G77 proprio sulla green economy ha rotto con i paesi più ricchi, denunciando l’ennesimo tentativo di speculazione e finanziarizzazione della crisi ecologica. Affidarsi esclusivamente al mercato è la strada che ha condotto alla crisi. Continuare significa andare incontro alla catastrofe. Nessun accordo anche su scambi di tecnologia, trasporti e sul sistema finanziario. Addirittura gli Stati Uniti hanno chiesto che venisse eliminata dal documento la parte relativa alla necessità di eradicazione della povertà. Meglio accontentarsi di una dichiarazione generica che punti ad eliminare l’estrema povertà.
Dall’altra parte della città, al Aterro do Flamenco, oltre 50 mila attivisti animano invece lo spazio della Cupola dei popoli per la giustizia ambientale e sociale. Più di 1200 assemblee ed iniziative, centinaia di intellettuali e scienziati da tutto il mondo sino al 23 giugno con l’obiettivo di fornire strumenti concreti per affrontare la crisi. Tra questi Leonardo Boff, il sacerdote fondatore della Teologia della Liberazione, tra i principali punti di riferimento dei movimenti. In un affilatissima assemblea ha lanciato la Carta della Madre Terra. Sono dieci anni che le reti sociali ed una grossa fetta del mondo cattolico portano avanti il progetto. Una sfida all’antropocentrismo radicale che accomuna modello di sviluppo e giurisprudenza. Un primo piccolo ma significativo risultato è arrivato dalle Nazioni Unite che il 22 aprile del 2009 hanno istituito la giornata mondiale della Madre Terra. Un riconoscimento, anche se solo sulla carta, che fa compiere all’umanità un passo avanti in termini di consapevolezza. La Terra dunque come un superorganismo di cui siamo tutti parte. In questa nuova relazione con tutti i viventi, gli umani hanno la responsabilità di difendere la vita e di costruire attraverso la cooperazione e la solidarietà modelli socio economici incentrati sulla sostenibilità sociale ed ambientale. Anche Mikail Gorbaciov è tra gli animatori della Carta, con la sua ong Green Cross. Durissimo il suo commento sul documento ufficiale “preoccupato di difendere i grandi interessi economici più che assicurare il futuro che vogliamo e di cui abbiamo bisogno”. La Carta offre invece una visione integrale della sostenibilità. Quasi 2000 maestri di Rio la useranno per formare nelle scuole i ragazzi, educandoli ad un’etica della Terra. Leonardo Boff, che sarà ospite di A Sud in Italia nei prossimi mesi proprio per lanciare la Carta, attacca la costosa burocrazia dei meeting internazionali. “Passano anni nelle negoziazioni ufficiali a stabilire se aggiungere o togliere una parola. Abbiamo invece bisogno di una visione sistemica e di una nuova etica. Per salvarci dobbiamo cambiare e passare dal capitalismo ad un modello di sviluppo basato sui limiti della terra e sul riconoscimento dei diritti della Natura”.