Annalisa Melandri



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Latinoamericani: 73 milioni sono indigenti

I lavori della  CEPAL

LATINOAMERICANI: 73 MILIONI SONO INDIGENTI

In America latina esistono oggi 174 milioni di poveri. Alicia Bárcena: “C’è troppa disuguaglianza sociale”
di Annalisa Melandri — per L’Indro*

Dal 27 al 31 agosto si è tenuto in El Salvador il 34esimo ciclo di sessioni della Commissione Economica per l’America latina e Caraibi (CEPAL), con l’obiettivo di valutare la situazione economica attuale della regione e di stabilire il programma di lavoro per i prossimi due anni. La Commissione ha redatto un documento finale dal titolo “Cambiamento strutturale per l’uguaglianza: una visione integrata dello sviluppo” che ha incontrato il favore di tutti i Paesi membri e di quelli associati all’organismo regionale.

Ha dato avvio formale ai lavori, il discorso inaugurale del Segretario Generale della stessaCEPAL, la messicana Alicia Bárcena“Dove va l’America latina? È stata la domanda chiave rispetto alla quale si dovranno interrogare gli Stati membri ma soprattutto dovranno dare risposte certe che abbiano come nucleo centrale uno sviluppo che sia integrale, che abbia al centro l’uomo, considerato un tutt’uno con l’ambiente in cui vive e nella totalità degli aspetti che lo riguardano.

Si parte dalle conquiste: negli ultimi due decenni, “grazie all’azione decisa dei suoi Stati, questa regione è riuscita a diminuire il numero di persone che vivono in povertà, da un 18% del 1990 si è passati al 30,4% del 2011. L’estrema povertà o indigenza è diminuita di quasi 10 punti, passando dal 22,6% al 12,8% della popolazione. L’occupazione è aumentata in quantità ed è migliorata un poco in qualità. Oggi la disoccupazione è inferiore a quella che si aveva prima della crisi (6%)”. Sono “conquiste importanti” sottolinea la Bárcena. Tuttavia la crisi attuale “invita a mantenere un certo grado di cautela, e non solo per la crisi, ma anche per il persistere ancora oggi, di “vecchie strutture” che vanno invece abbattute per non rimanere legati a un passato di acuti paradossi”, il più acuto dei quali, e purtroppo drammaticamente ancora attuale, è quello per cui in una delle regioni più ricche di risorse della terra si concentrano le disuguaglianze sociali maggiori. La “regione continua ad essere la più disuguale del mondo” infatti. “Le politiche sociali non bastano ad abbattere la povertà e [.…] a togliere dalla povertà ben 174 milioni di persone, circa il 30,4% della popolazione, delle quali 73 milioni sono indigenti”.

Un discorso a tutto tondo, quello che fa Alicia Bárcena nella giornata inaugurale dei lavori, disuguaglianze e meccanismi di esclusione, ma anche poca mobilità sociale dei ceti più bassi delle popolazioni (soprattutto delle donne) e il grave e penalizzante problema dell’indice di natalità ancora troppo alto tra i settori più umili. Sicuramente la crisi economica mondiale e la contrazione delle esportazioni verso l’Europa e gli Stati Uniti determineranno un rallentamento della crescita nella regione nei prossimi due anni, ma si stanno aprendo scenari commerciali nuovi a livello mondiale, ai quali l’America latina si affaccia con certo ottimismo. Le esportazioni Sud-Sud supereranno nei prossimi anni quelleNord-Nord e il potere economico si trasferirà dal Nord al Sud e dall’Atlantico al Pacifico. Ciò comporterà un cambiamento radicale nelle strategie geopolitiche, cambiamento che in parte stiamo già vedendo nelle relazioni economiche sempre più importanti che l’America latina sta stringendo per esempio con Cina ed India.

Il programma per i prossimi due anni di lavoro della CEPAL, come sottolineato, porta un nome altisonante e un impegno preciso: “Cambiamento strutturale per l’uguaglianza: una visione integrata dello sviluppo”. Le sfide sono notevoli ed impegnative:

- ridurre le differenze economiche e sociali interne ed esterne

- implementare una struttura economica sociale con capacità produttiva e tecnologica, con opportunità lavorative e protezione sociale universale

- rafforzare il ruolo dello Stato come garante di diritti e promotore di politiche di sviluppo economico e sociale sostenibili.

Le ricette invece?

- un cambiamento strutturale per la crescita, con aumento della produttività e generazione di impieghi di qualità

- il passaggio dal sistema dei vantaggi comparati statici a quelli dinamici e cioè il passaggio da un sistema economico basato interamente sullo sfruttamento delle risorse esistenti ambientali, ma anche umane, ad uno che valorizzi e implementi lo sviluppo tecnologico e scientifico, che sia innovativo economicamente e industrialmente e che possibilmente abbia un occhio di riguardo verso l’ambiente

- l’articolazione di politiche industriali, macroeconomiche, sociali, lavorative e ambientali coordinate tra i vari Paesi, e sebbene si auspichi un ruolo centrale degli Stati, che dovranno avere istituzionalità “solida ed efficiente, il fattore chiave e portante in tutto ciò può essere sicuramente l’integrazione socio economica della regione nella quale sia la CEPAL che la stessa ONU vedono grandi possibilità.

Significativo il fatto che Alicia Bárcena abbia confermato l’importanza della collaborazione con gli altri organismi regionali quali la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici(CELAC), l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) e l’Alleanza Bolivariana dei Popoli della Nostra America (ALBA). Proprio alla CELAC, il Segretario Generale delle Nazioni Unite,Ban Ki-moon ha inviato il suo saluto contenuto nel messaggio inoltrato alla conferenza in El Salvador.

Un cambio strutturale vuol dire anche e soprattutto mettere al centro l’uguaglianza e “rompere con il paradigma economico che ha prevalso negli ultimi tre decenni”. Non si fa riferimento esplicito al neoliberalismo nel documento finale del ciclo di sessioni CEPAL, nè il termine viene esplicitamente citato nel corso dei vari interventi, però si legge tra le righe, dal momento che il paradigma economico imperante in America latina e centrale negli ultimi trent’anni è stato proprio questo. Il fallimento delle politiche neoliberali è sotto gli occhi di tutti e ben rappresentato dai numeri che Alicia Bárcena ha fornito, a partire da quei 73 milioni di latinoamericani indigenti che la CEPAL si è impegnata ad affrancare dalla povertà estrema.

*Pubblicato in esclusiva su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione

Posted by on 19/09/2012.

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