Cina – Perú una relazione privilegiata
Di Annalisa Melandri per l’Indro* 12 Dicembre 2012
La Cina si sa, ormai guarda all’America latina come alla nuova frontiera. E lo fa essenzialmente per due ragioni. La prima ha a che vedere con il nuovo assetto politico della regione, che vede una predominanza di governi di sinistra o di centro sinistra. La seconda invece dipende direttamente dalla crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti prima e l’Unione Europea poi, e che quindi ha contribuito a creare degli spazi nei mercati latinoamericani in cui gli aggressivi imprenditori cinesi si sono immediatamente inseriti, facilitati anche, come dicevamo, da una situazione politica più favorevole rispetto al passato.
Mentre nel 2009 la crisi economica si abbatteva violentemente sugli Stati Uniti e dava già le prime avvisaglie in Europa, l’economia cinese continuava a crescere vertiginosamente. I paesi dell’America latina e dei Caraibi che mantengono più strette relazioni commerciali con il gigante orientale, sia per le importazioni che per le esportazioni sono essenzialmente il Brasile al primo posto, seguito da Perù, Cile, Argentina, Cuba e Costa Rica.
Negli ultimi dieci anni la Cina ha superato di gran lunga la Germania come paese esportatore di prodotti finiti ed ha trovato in America latina e nei Caraibi mercati dinamici, non paralizzati dalla crisi economica e finanziaria attuale, ma anzi disponibili e soprattutto con un gran bisogno di rivitalizzare le esportazioni di materie prime delle quali la regione è ricca. Esportazioni che almeno con l’Unione Europea hanno registrato una lieve inflessione.
Il Perù, tra i paesi partner della Cina sta dimostrando di essere un interlocutore privilegiato per gli investitori cinesi, soprattutto per le immense possibilità che può offrire il paese. A principio di dicembre si è tenuta a Pechino la quarta edizione della China Industrial Overseas Investment Fair (la Fiera cinese degli investimenti industriali d’oltreoceano) dal nome ‘Investire e cooperare per un mondo migliore’, in cui il paese andino era presente con un suo proprio stand e un seminario dal titolo:‘Perché investire in Perú’. La Fiera, patrocinata dalla China Development Bank e dalla China Industrial Overseas Development & Planning Association (COIDPA) e autorizzata dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e la Riforma (National Development and Reform Commission) ha lo scopo di cercare nuove opportunità tra i paesi emergenti e in via di sviluppo per i capitali cinesi pubblici e privati.
In Perù i settori che senza dubbio attraggono maggiormente gli investimenti cinesi sono quelli classici, dell’industria mineraria, energetico e delle infrastrutture. Visitando la pagina di ProInversión, l’agenzia di governo di promozione degli investimenti privati, una specie di vetrina in cui sono esposte le infinite possibilità in tema di investimenti nel paese andino, ce n’è veramente per tutti i gusti: dagli aeroporti alle carceri, dalle telecomunicazioni all’agricoltura, dal turismo all’immancabile settore estrattivo.
La Cina non poteva non pensare alla necessità di supportare economicamente i suoi imprenditori oltreoceano: per finanziare gli investitori cinesi in Perú e per incentivare il commercio tra i due paesi, le autorità cinesi avevano annunciato circa due anni fa la creazione di una filiale peruviana della ICBC (Industrial & Commercial Bank of China), la più grande banca al mondo per valore di mercato. Ottenute le relative autorizzazioni, l’inaugurazione è avvenuta proprio il 27 novembre scorso alla presenza del presidente del gruppo, Jiang Jianqing e del presidente del Banco Centrale di Riserva (BCR) Julio Velarde.
Le ottime relazioni commerciali tra i due paesi hanno trovato la loro normativa, soprattutto per quello che riguarda le esportazioni e importazioni nel settore alimentario, anche in un Trattato di Libero Commercio, entrato in vigore il 1 marzo 2010 con l’allora presidente peruviano Alan Garcìa, il quale salutò la firma dell’accordo come “una giornata storica”. A seguito del trattato, le esportazioni in Cina sono cresciute del 33% nel 2010, oltre al fatto che si stanno esportando “140 nuovi prodotti che prima non avevano spazio nel mercato tradizionale”, segnala il viceministro del Commercio Estero, Carlos Posada.
Tuttavia non è solo economico il motore delle relazioni Cina – Perù ma anche culturale. Sottolinea Jaime Pomareda, direttore generale della Promozione Economica del ministero delle Relazioni Estere, che il Perù e la Cina hanno una relazione antica di 170 anni e che questo ha fatto sì che quasi il 10 per cento della popolazione peruviana abbia una discendenza cinese. Il commercio bilaterale Cina – America latina e Caraibi se nel 2007 raggiungeva i 100 miliardi di dollari, nel 2009 arrivava a 120 miliardi di dollari secondo la CEPAL, la Commissione Economica per l’America latina e Caraibi delle Nazioni Unite.
Attualmente la Cina rappresenta il terzo socio commerciale della regione, dopo Stati Uniti ed Unione Europea, tutte le previsioni e gli analisti concordano nel dire che a partire dal prossimo decennio, se non prima, la Cina potrebbe scavalcare l’Unione Europea. Tuttavia, il fatto che le esportazioni cinesi sono rappresentate soprattutto da prodotti di manifattura e che quelle dell’America latina verso la Cina sono principalmente materie prime, pone l’America latina in situazione di svantaggio nella bilancia commerciale.
Secondo un recente rapporto della Cepal, dal titolo ‘Cina e America latina e Caraibi – Verso una relazione economica e commerciale strategica’ sarebbe importante evitare che il “nostro crescente commercio con la Cina non riproduca e rafforzi un modello commerciale di tipo centro-periferia dove la Cina appare come un nuovo centro e i paesi della regione come la nuova periferia”. In questo senso, conclude il rapporto, ”sarebbe meglio avanzare verso una relazione commerciale più consona ai modelli di sviluppo economico e sociale dei quali hanno bisogno l’America latina e i Caraibi”.
*Scritto in esclusiva per l’Indro e qui ripubblicato per gentile concessione www.lindro.it