Colombia: la ripresa dei negoziati di pace
Sono ripresi lunedì scorso, 19 novembre, a L’Avana, Cuba, i negoziati di pace tra la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP)e il governo colombiano, dialogo che è appena entrato nella sua seconda fase, quella delle discussioni sui temi propri dell’agenda. Tuttavia, la notizia più importante di questa prima giornata è stata la dichiarazione da parte delle FARC di una tregua natalizia unilaterale di due mesi, effettuata per mezzo del comunicato “Aprendo sentieri verso la pace”.
Il movimento ’Colombiane e Colombiani per la Pace’, la cui coordinatrice è l’ex senatricePiedad Córdoba, aveva infatti inviato una lettera alle parti, chiedendo la possibilità di una tregua per il periodo natalizio. Il ministro della Difesa Juan Carlos Pinzón in una conferenza stampa rilasciata a Bogotà il 15 novembre aveva espresso il rifiuto del governo ad accettare le proposta dichiarando che “la forza pubblica ha obblighi di tipo costituzionale e istruzioni presidenziali chiare: deve perseguire senza sosta in tutto il territorio nazionale qualsiasi criminale o organizzazione criminale”.
La guerriglia definisce la decisione di concedere la tregua natalizia come “una prova ulteriore della volontà di creare un clima politico favorevole all’avanzamento dei dialoghi, al fine di raggiungere l’impegno nella conclusione di un vero Trattato di Pace che ponga fine al conflitto sociale e armato, come desidera la maggior parte dei colombiani”.
Le FARC hanno sempre reiterato fin dall’inizio dei colloqui, la necessità di un cessate il fuoco bilaterale per non ripetere gli errori delle passate negoziazioni del Caguán (1998), quando sicercò allora di raggiungere la pace sociale ’sotto le bombe’. Fu un fallimento. Questa volta però, la reiterata indisponibilità del governo colombiano in tal senso, ha spinto la delegazione del gruppo insorgente che si trova a L’Avana a prendere la decisione politica di dichiarare per lo meno una tregua ’offensiva’ (che non vuol dire quindi che non ci possa essere una risposta armata in caso di attacco) e di tutte le le “azioni di sabotaggio contro l’infrastruttura pubblica o privata durante il periodo compreso fra la mezzanotte del 20 novembre del 2012 e la mezzanotte del 20 gennaio del 2013”.
Il primo tema in agenda di questa seconda fase delle negoziazioni, che segue l’incontro preliminare tenutosi a Oslo il 18 ottobre scorso, è quello dello sviluppo agrario integrale e i dialoghi si svolgeranno, come concordato, rigorosamente a porte chiuse e con unaridottissima esposizione mediatica. I punti che verranno discussi rispetto a questo tema, stilati in quello che è noto come ’Accordo Generale dell’Avana per la fine del conflitto e la costruzione di una pace stabile duratura’, redatto dopo circa sei mesi di conversazioni ’esplorative’ tra governo e guerriglia iniziate nel febbraio di quest’anno e reso pubblico solo alla fine di agosto, sono i seguenti:
- Accesso alla terra e suo uso. Terre improduttive. Formalizzazione della proprietà. Frontiera agricola e protezione delle zone di riserva.
- Programmi di sviluppo con un approccio territoriale.
- Infrastruttura ed adeguamento delle terre.
- Sviluppo sociale: salute, educazione, alloggi e sradicamento della povertà.
- Stimolo alla produzione agropecuaria e all’economia solidale e cooperativa. Assistenza tecnica. Sussidi. Credito. Generazione di reddito. Commercializzazione. Formalizzazione del lavoro.
- Sicurezza alimentare.
Le negoziazioni quindi prendono avvio dalla discussione di un tema cruciale per la Colombia. Cruciale non solo per la sua dimensione economica (il latifondo è – come del resto in tutta l’America latina e centrale — la forma di proprietà della terra piu diffusa) ma anche politica e sociale. L’UNHCR, l’ agenzia dell’ONU per i rifugiati, considera che la Colombia sia il paese al mondo con il maggior numero di sfollati interni. Si calcola che il conflitto, dal suo inizio nella metà degli anni’60, ad oggi, abbia prodotto circa 5 milioni di sfollati. Per la maggior parte soprattutto contadini, indigeni e afrodiscendenti, costretti ad abbandonare le loro terre per le pressioni, le minacce e le violenze esercitate soprattutto dai gruppi paramilitari che agiscono al servizio dei grandi gruppi economici nazionali e stranieri e con la tacita complicità dello Stato.
Nonostante i paramilitari abbiano iniziato nel 2003, sotto la presidenza di Álvaro Uribe un processo di smobilitazione, associazioni per la difesa dei diritti umani, sia indipendenti che legate al governo, segnalano che questi in realtà si sono ricostituiti sotto falso nome e che continuano ad esercitare violenze contro i contadini obbligandoli ad abbandonare le terre che hanno sempre abitato e lavorato, le quali — spesso mancando di registri di proprietà– vengono vendute a potenti signorotti locali o a imprese nazionali e straniere che non guardano tanto per il sottile rispetto alla loro provenienza. Il governo nel 2011 ha emanato una legge, la n. 1448, detta ’Legge delle Vittime e Restituzione di Terre’, che viene presentata come un valido strumento per la restituzione di milioni di ettari di terre abbandonate o sottratte illegalmente come risultato degli abusi e delle violazioni dei diritti umani, ma che tuttavia non sta dando i risultati sperati.
Soltanto nel 2011 il numero degli sfollati è stato di 259.146, come denunciato da Marco Romero, il direttore del Centro di Consulenza per i Diritti Umani e lo Sfollamento forzato (CODHES) il quale individua come principale motivo di difficoltà di applicazione della legge proprio il ’modello agrario anacronistico’ colombiano. Lo stesso che si sta cercando di mettere in discussione in questi giorni a L’Avana e purtroppo lo stesso che impera ancora oggi in quasi tutta la regione.
Stretto riserbo come dicevamo sui negoziati. L’unica notizia ad essere trapelata ieri sul blogche le FARC hanno dedicato ai dialoghi di pace a L’Avana è quella che informa sullacostituzione del primo Spazio di Partecipazione cittadina e la convocazione di un Foro che si terrà a Bogotà dal 17 al 19 dicembre e che avrà per tema la Politica di Sviluppo Agrario Integrale (approccio territoriale). Si tratta forse della prima iniziativa congiunta che il governo intraprende con la guerriglia e ha l’importante obiettivo di coinvolgere la cittadinanza nella discussione di un tema di così fondamentale importanza per tutto il paese. Tema sul quale, le precedenti negoziazioni di pace si sono tutte irrimediabilmente arenate. Quello agrario, si figura quindi come il grande scoglio che le parti devono superare per lasciare intravedere un barlume di speranza per la pace in Colombia.
in esclusiva per L’Indro — www.lindro.it