Elvira Corona: Lavorare senza padroni
LAVORARE SENZA PADRONI
Viaggio nelle imprese «recuperadas» d’Argentina
Elvira Corona
EMI, 2011, 14 euro
«Questo non vuol essere un lavoro esaustivo del tema, né tanto meno un saggio. Le storie raccontate possono essere invece utili per offrire alcuni spunti di riflessione e punti di vista differenti su di un fenomeno che ha contribuito a un cambiamento di prospettive nella società argentina.» Così la giornalista free-lance, Elvira Corona, descrive il suo libro.
Ben oltre dall’offrire soltanto «spunti di riflessione» o «punti di vista» sul fenomeno, quello che il testo propone invece è un esauriente panorama delle storie più emblematiche delle Ert, Empresas recuperadas por sus trabajadores (Imprese recuperate dai propri lavoratori) in Argentina dopo la grave crisi del 2001, che mise allora veramente in chiaro l’inadeguatezza e il fallimento del modello neoliberale imposto agli argentini dagli organismi finanziari internazionali.
Le storie prese in esame, oltre una decina, sono molto diverse tra loro. Per posizione geografica delle medesime, (dalla Renacer, una fabbrica di elettrodomestici di Ushuaia, la città più a sud del pianeta a Grissinopoli, una fabbrica di grissini fondata da una famiglia italiana nei primi anni ’60 a Buenos Aires), ma anche per settore produttivo (dall’informazione con la cooperativa di giornalisti di La Vaca, al turismo con quella dei gestori del Bauen, hotel in pieno centro di Buenos Aires, all’alta moda dell’ex Brukman).
Tutte le esperienze, indistintamente e inequivocabilmente hanno dimostrato che il successo in questo tipo di lotte arriva quando la società civile le assume come proprie e le legittima. I protagonisti infatti, considerano come punto di forza ed elemento vincente, la solidarietà dei cittadini e l’appoggio ricevuto nei momenti più difficili.
Forse proprio questo è il merito più grande del libro, il raccontare attraverso le varie storie, gli aneddoti e le voci in prima persona dei protagonisti, in che modo la comunità o il quartiere parteciparono a quella lotta che divenne subito una lotta collettiva.
La collettivizzazione della risposta alla crisi, la solidarietà attiva tra cittadini permisero alla società argentina di uscire dalla lunga notte neoliberale.
Franceso Gesualdi, allievo di don Milani e fondatore della rete Lilliput, nella prefazione del libro mette in rilievo infatti che fu un «miracolo » quello che avvenne in Argentina agli albori del XXI secolo: finalmente apparve chiaro alla gente «che non si vince con l’individualismo, ma con la solidarietà collettiva» creando «piccole iniziative di infimo valore economico ma di alto valore sociale». E gli esempi non mancano: la riscoperta del baratto, delle mense di strada, degli orti comunitari, delle banche del tempo. Piccole idee e iniziative che hanno reso i cittadini partecipi del loro presente e costruttori del proprio futuro.
L’esperienza della fabbriche recuperate dimostra quindi che oltre che necessario è anche possibile avviare una discussione seria su altri modelli di società e altre forme di economie.
Una lettura che torna utile in un momento in cui gran parte dei paesi europei, e soprattutto il nostro, stanno affrontando problematiche simili a quelle dell’Argentina nel 2001.
di Annalisa Melandri
per Le Monde Diplomatique — versione italiana in uscita con il Manifesto per tutto settembre 2013