Alleanza del Pacifico contro Unasur?
di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’<a href=“http://www.l” onclick=“javascript:_gaq.push([’_trackEvent’,‘outbound-article’,‘http://www.l’]);“indro.it”>Indro - 1 febbraio 2013
Il Paraguay, sospeso recentemente dal Mercato Comune del Sud (MERCOSUR) per il ‘golpe express’ con il quale, nel giro di poche ore il 22 giugno scorso, venne processato e sospeso per impeachment il presidente Fernando Lugo, ha chiesto nei giorni scorsi l’ammissione come membro osservatore all’Alleanza del Pacifico, il nuovo blocco economico e commerciale nato in Cile nel giugno 2012 e formato da Colombia, Perú, Cile e Messico.
Il Paraguay venne espulso nel giugno scorso, senza nessuna sanzione di tipo economico, dagli organismi regionali dei quali era membro, cioè dal Mercosur e dall’ Unasur (Unione delle Nazioni Sudamericane) per la decisione congiunta dei presidenti di Argentina, Brasile e Uruguay che considerarono l’impeachment di Lugo un “colpo di Stato parlamentare”. La riammissione del paese nel Mercosur e nell’ Unasur venne vincolata a nuove elezioni che dovranno avere lo scopo di “ristabilire l’ordine costituzionale” e che si terranno proprio nel corso di quest’anno, in agosto.
Fernando Lugo, ex vescovo appartenente alla Teologia della Liberazione (era conosciuto come ‘il vescovo dei poveri’) eletto nel 2008, avrebbe terminato il suo mandato quest’anno. Con il partito Alleanza Patriottica per il Cambiamento ha avuto il merito di aver interrotto il dominio politico (circa 70 anni) incontrastato ed assoluto sul paese del Partito Colorato, rappresentato delle forze più conservatrici e reazionarie, vicine alla Chiesa Cattolica e vincolate a potenti settori politici ed economici degli Stati Uniti. Il suo governo, tuttavia, non godeva in Parlamento della forza politica necessaria per portare avanti le riforme promesse in campagna elettorale, soprattutto in tema di riforma agraria, osteggiata duramente dai potenti latifondisti agrari, del settore dell’agroindustria.
La vicinanza di Lugo ai governi progressisti della regione ed in particolar modo al Venezuela, e la manifestata intenzione di entrare a far parte dell’Alba, unita a un potere politico fragile e frammentato e con poca coesione sociale, fecero il resto. Lugo dopo la sua destituzione fu sostituito alla guida del paese dal vice presidente Federico Franco, del Partito Liberale. L’uscita del Paraguay dal Mercosur permise l’ingresso nell’organismo del Venezuela, che ne era rimasto sempre escluso proprio per il parere sfavorevole del Congresso paraguaiano.
Federico Franco, non accettò di buon grado l’espulsione del suo paese dal Mercosur, espulsione che considerò illegittima, così come non accettò l’ingresso del Venezuela nell’organismo. Di fatto il Paraguay si trovò isolato nella regione (molti governi avevano ritirato i propri ambasciatori dalla capitale Asunciòn).
Il Mercosur formato oggi da Argentina, Uruguay, Bolivia, Brasile e Venezuela e l’Unasur (al quale appartengono 12 paesi latinoamericani) sono due organismi regionali, il primo di carattere commerciale e il secondo più specificatamente politico, che rappresentano un ambizioso progetto di integrazione regionale che ha l’obiettivo di “eliminare la disuguaglianza socioeconomica, raggiungere l’inclusione sociale e la partecipazione cittadina, rafforzare la democrazia e ridurre le asimmetrie nell’ambito del consolidamento della sovranità e indipendenza degli Stati” (Trattato costitutivo dell’Unasur).
Soprattutto, i due organismi sia nel piano politico ma anche in quello economico, e in sinergia con l’altra organizzazione regionale, l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA) che promuove politiche sociali e culturali, cercano di restituire sovranità politica internazionale alla regione, smarcandosi da decenni di dominio incontrastato degli Stati Uniti.
In questo senso decisiva è stata la nuova geopolitica che si è andata instaurando negli ultimi decenni, in cui la maggioranza dei governi ormai è di tendenza progressista: si va infatti dalla sinistra più radicale a quella più moderata, ognuna con le sue caratteristiche e peculiarità. Anche i paesi tradizionalmente più conservatori e di tendenza di centrodestra come la Colombia e il Messico, oggi il Cile e per certi aspetti il Perú, si sono comunque dovuti adeguare di buon grado al nuovo assetto politico, vedendo, di fronte alla crisi economica che ha investito gli Stati Uniti e l’Europa, nell’integrazione regionale una forma per consolidare le proprie economie, di garantire uno sbocco ai mercati nazionali e un ottimo investimento per il futuro rappresentato da una regione coesa politicamente ed economicamente che registra, a differenza dei due blocchi appena citati, tassi di crescita in costante aumento.
Sul piano economico, un altro blocco di recente costituzione sta conquistando il panorama internazionale, caratterizzato da una visione più neoliberista del commercio. E’ l’Alleanza del Pacifico (AP), costituitasi nel giugno di quest’anno tra Colombia, Cile, Perú e Messico (con oltre 11 paesi osservatori tra i quali il Canada, il Giappone, e la Spagna) con lo scopo di “consolidare l’integrazione tra queste economie e definire azioni congiunte per rafforzare i legami commerciali tra Asia e Pacifico”.
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos, a Santiago del Cile, nel corso del vertice Celac-UE che si è tenuto nei giorni scorsi ha affermato che che si tratta del “processo più importante della storia dell’America latina”.
Oltre a condividere una visione politica comune, i paesi che formano l’Alleanza del Pacifico, tra i più sviluppati della regione, condividono politiche economiche, basate sulla liberalizzazione dei mercati e su Trattati di Libero Commercio (TLC). Tra i programmi economici a breve scadenza c’è infatti la firma di un trattato che permetta l’eliminazione di ogni tipo di tariffa doganale per oltre il 90% dei prodotti commercializzati tra questi paesi e il libero scambio di attività finanziarie, nei trasporti e nei servizi.
L’Alleanza del Pacifico fu un progetto voluto dall’ex presidente peruviano Alan García che considerava un impedimento allo sviluppo la nascita di organismi di integrazione regionale come l’Alba e l’Unasur in quanto a suo dire, contribuirono all’arresto del progetto ALCA, l’Alleanza del Libero Commercio delle Americhe voluto da George Bush nel 2000.
L’economista peruviano Carlos Bedoya nel 2011 salutò l’Accordo del Pacifico con il quale si formalizzava l’Alleanza che porta oggi lo stesso nome, come un passo avanti per far “risorgere il modello economico dell’ALCA”.
Sicuramente come ha affermato Bedoya in un altra occasione, “il colpo di Stato in Honduras, la costituzione dell’Alleanza del Pacifico e la caduta di Lugo in Paraguay” sono i tre fattori politici che hanno debilitato l’integrazione regionale e che hanno inviato un chiaro messaggio al Brasile (che ambisce a svolgere il ruolo di leader regionale n.d.a) rispetto a chi veramente comanda ancora nel cortile di casa.
In questo senso il Paraguay e i suoi gruppi di potere, troverebbero, allo stato attuale delle cose, la sua giusta collocazione politica ed economica nell’Alleanza del Pacifico, tuttavia importanti elezioni politiche si profilano all’orizzonte nel corso di quest’anno nella regione, che potrebbero contribuire a cambiare lo scenario politico, che appare in questi mesi più dinamico che mai.