Salari più alti in Cile
Il presidente Piñera anticipa la riforma sull’innalzamento del salario minimo, in un paese che non è stato sconvolto dalla crisi mondiale
di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 13 Marzo 2013
Il presidente del Cile, Sebastián Piñera, ha annunciato domenica scorsa la proposta di un disegno di legge al Congresso per l’aumento del salario minimo (pari a circa un 3,63 per cento), che verrà portato a non meno di 200mila pesos, (circa 424 dollari) e per la concessione di un buono per le famiglie più disagiate.
L’intera operazione economica avrà un costo di 200 milioni di dollari.
Ciò sarà possibile, ha detto il presidente in un discorso a reti unificate alla nazione, grazie al momento di stabilità e di soliditàche sta attraversando l’economia del paese e nonostante la crisi mondiale, che non sembra aver innalzato notevolemente in Cile gli indici di disoccupazione.
La proposta di legge del Governo in realtà rappresenta un anticipo sui tempi, in quanto generalmente il salario minimo viene fissato in luglio. “Siccome alla nostra economia sta andando molto bene e non è arrivata la disoccupazione che temevamo, dovuta alla crisi internazionale, abbiamo pensato di anticipare la riforma, così che la gente possa iniziare a riceverlo a partire da aprile, senza aspettare luglio” ha dichiarato la ministra del Lavoro e Previsione Sociale Evelyn Matthei.
A marzo ha inizio in Cile l’anno scolastico e generalmente questi sono mesi nei quali le famiglie hanno un maggior carico economico da affrontare, ha specificato inoltre il presidente nel suo discorso.
Con questo aumento il Cile avrà il terzo salario minimo più alto dell’America latina dopo Argentina e Venezuela.
L’ultimo incremento risale all’anno scorso, con l’approvazione da parte del Congresso della proposta di legge dell’Esecutivo per l’aumento del salario minimo da 182mila pesos a 193mila pesos, circa 408 dollari.
L’Argentina è il paese con il salario minimo più alto della regione: 2.875 pesos, quasi 619,6 dollari. Dal 2001, l’anno della grande crisi economica, dopo la quale il paese ha deciso di abbandonare le misure neoliberali imposte dal Fondo Monetario Internazionale, è aumentato di circa il 25%.
In Venezuela invece, il cui salario minimo si trova al secondo posto dopo l’ultimo aumento disposto dal governo di Hugo Chávez, nell’aprile dello scorso anno, del 32%, questo sta a circa 476, 17 dollari (valore considerato prima della recente svalutazione della moneta venezuelana rispetto alla moneta statunitense).
Tra i paesi con il salario minimo più basso invece ci sono El Salvador, la Bolivia e il Nicaragua e paradossalmente rispetto alle dimensioni della sua economia, il Messico (pur non appartenendo geograficamente all’America del Sud).
Il buono per le famiglie disposto dal presidente Piñera invece verrà consegnato a oltre due milioni di famiglie cilene, circa il 40, 7 del totale, prevalentemente disagiate e della classe media in difficoltà o “vulnerabili” e sarà pari a circa 40mila pesos mensili più 7500 pesos per ogni figlio minore di 18 anni o anche maggiorenne se disabile.
Nel 2013, il 17 novembre, in Cile si terranno le elezioni presidenziali alle quali tuttavia Sebastián Piñera non può candidarsi perché la Costituzione cilena vieta la rielezione. Piñera, imprenditore e politico di lunga data, del partito conservatore Renovación Nacional, ha vinto le elezioni in Cile nel 2010 con la Coalición por el Cambio, di centro destra, con il 51,6% dei voti. Tale vittoria ha segnato il ritorno in Cile della destra al governo per la prima volta dopo il referendum di transizione del 1988 con il quale vennero convocate nel paese libere elezioni dopo la dittatura pinochettista. Da allora infatti, per 20 anni in Cile aveva governato, fino alle elezioni scorse, la coalizione di centro sinistra Concertación de Partidos por la Democracia.
La misura adottata da Piñera dell’aumento del salario minimo e soprattutto quella del buono alle famiglie hanno riscontrato la critica di settori dell’opposizione che la considerano populista e pensata con lo scopo di creare consenso proprio intorno alla Coalición por el Cambio in vista delle elezioni. Appena otto mesi fa infatti, in occasione dell’ultimo aumento del salario minimo, il Partito Comunista Cileno e altri partiti di sinistra non avevano appoggiato il disegno di legge perché sostenevano che l’aumento era irrisorio e chiedevano per lo meno che fosse raggiunto il tetto dei 200mila pesos al mese. Quello che viene proposto adesso. Era stato risposto loro in quell’occasione che quello che chiedevano non era possibile per mancanza di risorse. Difficile credere che in solo otto mesi la situazione economica sia così migliorata da poter pensare oggi di superare il tetto dei 200mila pesos.
A febbraio di quest’anno i sondaggi indicavano che il consenso al governo del presidente Piñera era situato al 38%, in salita di sei punti rispetto a settembre dello scorso anno.