Intervista a Graciela Rosenblum, presidente della Lega Argentina per la Difesa dei Diritti dell’Uomo su Papa Francesco

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Bergoglio e le reazioni della società civile

L’elezione di Papa Francesco ha creato profonde spaccature: “Bergoglio non agì in difesa dei diritti fondamentali del popolo argentino”

di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 20 marzo 2013

In Argentina la nomina del cardinale Jorge Mario Bergoglio al soglio Pontificio ha creato profonde spaccature all’interno della società civile.
Il giornalista Horacio Verbitsky che da anni sta compiendo studi accurati e rigorosi sulle complicità della Chiesa Cattolica con il regime militare, denunciate in numerosi libri tra i quali ‘L’isola del silenzio’, ha reiterato le sue denunce dalle pagine del quotidiano ‘Página 12′ del quale è editorialista.
Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace, sorprendentemente in questo dibattito ha preso posizione a favore del Papaarrivando anche a contraddire se stesso. In questa intervista del 2005 denunciava la complicità di Bergoglio con la dittatura  (afferma: «Molti vescovi avevano un doppio discorso. Quando io ero in prigione mia moglie parlava con i vescovi che promettevano aiuti e poi facevano esattamente il contrario. L’attitudine di Bergoglio si iscrive in tutta questa politica per la quale tutti quelli che lavorano socialmente con i poveri erano comunisti, sovversivi, terroristi»). Diversa la reazione di Estela de Carlotto, presidente dell’associazione Abuelas de Plaza de Mayo, storica associazione che cerca di restituire alle loro legittime famiglie i nipoti (oggi generalmente uomini e donne di circa 30/40 anni) che vennero sottratti appena nati alle loro madri prima di ucciderle o fatte sparire, che ha avuto parole molto dure rispetto alla nomina dell’ex cardinale Bergoglio come Papa.

L’Indro’ ha intervistato in esclusiva Graciela Rosenblum, presidente della Lega Argentina per i Diritti dell’Uomo (LADH),storica associazione fondata il 20 dicembre del 1937 e nata su iniziativa del Comitato Pro Amnistia ai Prigionieri Politici ed Esiliati d’America e del Soccorso Rosso Internazionale (creato nel 1922 dall’Internazionale Comunista). Negli anni della dittatura dei generali (1976–1983) la Lega accompagnò i familiari delle vittime nella continua ricerca dei loro cari, interponendo oltre 5mila ricorsi di Habeas Corpus e con altre iniziative concrete e militanti. Alla fine della dittatura la Lega fu “una delle più decisi promotrici nella promozione dei processi e del castigo ai colpevoli del genocidio e nella lotta contro tutte le forme di impunità”. Uno degli avvocati storici della Lega, Carlos Zamorano fu l’autore diretto delle leggi che annullarono le Leggi di Olvido e Punto Final, annullamento che permise finalmente l’inizio dei processi contro i militari responsabili delle violazioni dei diritti umani. La LADF è membro della Federazione Internazionale dei Diritti Umani con sede a Pargi (FIDH).

 

Habemus Papam! Francesco è il primo Papa latinoamericano, un’assoluta novità che però ha causato un certo sconcerto. La storia dell’ex arcivescovo di Buenos Aires sembra nascondere alcuni aspetti oscuri riguardo lecomplicità che gli vengono attribuite con la dittatura argentina, complicità sulle quali ha svolto ricerche serie e ben documentate il giornalista Horacio Verbitsky. Qual è la posizione della Lega Argentina per i Diritti dell’Uomo al riguardo?

Innanzitutto va sottolineato che le opinioni che esprimo sono a titolo personale anche se questo non vuol dire che non siano in parte riflessioni condivise dell’organizzazione alla quale appartengo, La Lega Argentina per i Diritti dell’Uomo. Va poi specificato che è tuttavia molto difficile parlare di come sarà il papato di Francesco facendo riferimento solo alla sua storia in Argentina, sia come sacerdote che come come membro della gerarchia della Chiesa nel nostro paese.
Non ci sono dubbi sul fatto che Bergoglio non agì come ci si sarebbe aspettati da parte di quella Chiesa che dovrebbe difendere i diritti fondamentali del nostro popolo che il terrorismo di Stato violò con un genocidio. Egli agí come il 99 per cento della Chiesa che non denunciò i crimini e non appoggiò le vittime e i loro familiari. Già di per sé questo è sicuramente molto grave, perché, invece, ci furono vescovi come monsignor Jaime De Nevares e il vescovo Angelelli, solo per citarne alcuni, o sacerdoti come Carlos Mujica, Fray Antonio Puijame e il vescono metodista Pagura, che furono degni rappresentanti della Chiesa e della Teologia della Liberazione.

L’attuale Papa è stato chiamato in almeno due occasioni al cospetto della giustizia argentina per rilasciaredichiarazioni in merito a determinate circostanze. Che posizione ha tenuto Jorge Mario Bergoglio e che posizione tiene oggi di fronte alla società civile rispetto alle accuse che gli vengono mosse?

Effettivamente, l’attuale Papa Francesco è stato citato da altri testimoni che hanno rilasciato dichiarazioni sul caso del sequestro e sulla successiva liberazione dei sacerdoti gesuiti Yorio e Jálics, nell’ambito del proceso ESMA II, conclusosi a Buenos Aires quasi un anno fa. La sua testimonianza, che lui postecipò adducendo vari impedimenti per moltissimo tempo, fu poi effettuata d’ufficio.

Non ci sono dubbi rispetto alla complicità delle alte gerarchie della Chiesa Cattolica con l’ultima dittatura argentina, dal momento che lo stesso Videla le ha ammese. Che percezione si aveva di questa complicità da parte di organismi come la Lega Argentina dei Diritti dell’Uomo che affrontarono allora le dittature, e come erano le relazioni della Lega con la Chiesa?

La storia delle relazioni della Chiesa Cattolica con lo Stato e i governi nel nostro paese è sempre stata relazionata all’appoggio che la stessa ha offerto a tutte le forme di dominazione che ha sviluppato il potere in ogni contesto storico, ma è stata anche contraddittoria, per esempio nella Prima Giunta di Governo (1810) a Buenos Aires, quella che destituí il viceré (uno dei suoi integranti fu Fray Justo Santa Maria de Oro, considerato uno dei padri della Patria e difensore del sistema repubblicano).
Per la nostra organizzazione, considerata parte del movimento popolare argentino, non ci sono dubbi sulle affermazioni che ho fatto all’inizio. Tuttavia, per tutti i 75 anni di vita della nostra organizzazione abbiamo lavorato con tutti i settori della Chiesa Cattolica e delle altre confessioni religiose e abbiamo camminato insieme non solo nel difficile percorso della resistenza, ma anche in quello della denuncia e dell’organizzazione nonché nella costruzione di alternative differenti da quelle proposte dai settori di potere. Questo rispondendo ai nostri principi come organizzazione, tra i quali quello secondo cui non ci può essere vigenza effettiva dei diritti umani nel nostro paese e in nessun luogo del mondo se non si procede nel sostenere il diritto di autodeterminanzione dei popoli e se non si rispetta la sovranità economica e l’indipendenza politica.

Com’era la posizione dei vertici della Compagnia di Gesù verso la dittatura, rispetto a quella della Chiesa in generale? E quella dei sacerdoti?

Non cambiava nulla, i vertici erano soprattutto adulatori del potere e nel seno della Compagnia di Gesù  alcuni sacerdoti erano contrari a questa politica.

La Chiesa Cattolica in Argentina ha mai fatto un “mea culpa” per la sua complicità con i crimini della dittatura? Bergoglio, già cardinale e arcivescovo di Buenos Aires, ha mai preso le distanze dalla posizione delle gerarchie cattoliche in quegli anni?

La Chiesa Cattolica, come anche altre chiese, non ha mai realizzato una autocritica precisa e definitiva, né sulla sua posizione o sulle sue azioni durante l’ultima dittatura, né su quelle perpetrate durante le dittature precedenti.

Al momento qual e la posizione delle famiglie delle vittime rispetto alla Chiesa Cattolica?

Credo che a questa domanda dovrebbero rispondere le singole organizzazioni dei familiari, alcune lo hanno già fatto pubblicamente, come le Abuelas de Plaza de Mayo.

Quale crede possa essere il ruolo di Papa Francesco alla guida della Chiesa Cattolica?

Sicuramente se Papa Francesco riprenderà le direttive del Concilio Vaticano II e delle altre Encicliche papali di quell’epoca, avremo dei cambiamenti importanti. Personalmente credo che sia difficile per un sacerdote cosí conservatore raccogliere una simile sfida.

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