Restituzioni di terre in Colombia, luci ed ombre
di Annalisa Melandri — in esclusiva per l’Indro — 15 marzo 2013
La più grande restituzione di terre mai realizzata in Colombia per via giudiziaria è avvenuta la settimana scorsa nella regione del Meta, nella zona centrale del paese, dove un giudice ha disposto la riconsegna di 8.408 ettari di terra che erano stati sottratti illegalmente oltre dieci anni fa dai paramilitari, a 5 famiglie che ne erano legittime proprietarie.
La sentenza è stata definita “storica” da Jesús Ricardo Sabogal Urrego, direttore dell’Unità di Restituzione delle Terre, che ha ricordato come per anni “in Colombia le vittime hanno aspettato di poter contare su di una legge che ristabilisse i propri diritti, e ora con la Legge delle Vittime e Restituzione di Terre stiamo finalmente provvedendo”.
La legge n. 1.448 infatti, con la quale sono state date le Unità di Restituzione delle Terre, è stata emanata nel 2011 dal governo con l’obiettivo di creare un “procedimento legale per restituire e formalizzare la terra delle vittime della spoliazione e abbandono forzoso”. Da allora, in due anni, il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, al quale fa capo tutto il programma di restituzione delle terre, ha ricevuto 32.688 richieste di inserimento al Registro delle Terre Sottratte e Abbandonate Forzosamente per un totale di 2.368.908 ettari in totale, mentre il tribunale addetto alla restituzione delle terre (Sala Penale I della Restituzione delle Terre), ha vagliato per ora 50 procedimenti dai quali sono nati 24 processi, alcuni singoli ed altri individuali.Le famiglie coinvolte in totale sono circa 350mila.
Quella avvenuta la scorsa settimana nel Meta, è proprio, dall’agosto 2012, la più grande restituzione di terre che abbia mai deciso un giudice in Colombia. Ad oggi sono stati restituiti in totale circa 11mila ettari di terre, un numero esiguo rispetto al totale inserito nel registro. Proprio la lentezza dei procedimenti rappresenta uno dei punti critici del programma, oltre alla sicurezza delle persone coinvolte.
I gruppi paramilitari, principalmente le Autodifese Unite della Colombia (AUC) di Carlos Castaño entrarono nella regione del Meta nel 1997, anno della loro fondazione, con il pretesto di portare avanti la lotta contro la guerriglia marxista leninista delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP). Lasciarono dietro di sé centinaia di morti e migliaia di contadini furono costretti ad abbandonare le loro case e le loro proprietà.
L’ultima sentenza del tribunale prevede l’istituzione di meccanismi volti a favorire anche e soprattutto il ritorno delle donne che persero allora mariti, compagni e figli e dovettero abbandonare tutto. Verranno infatti istituiti dei luoghi speciali dove affrontare tematiche di genere e assistenza psicologica. Tuttavia non è sempre semplice e lineare il processo di restituzione di terre e presenta ancora molte ombre.
Innanzitutto, come dicevamo, sul versante della sicurezza delle famiglie. Una sentenza precedente, di appena un mese fa, ha disposto la restituzione di circa 164 ettari di terra a 32 famiglie nella regione di Córdoba. Queste terre furono loro sottratte illegalmente da persone vincolate ai paramilitari delle AUC tra il 1999 e il 2002.
Yolanda Izquierdo, nella stessa regione era la portavoce di oltre 800 famiglie che nel Córdoba reclamavano la restituzione delle loro proprietà. Venne assassinata nel gennaio del 2007, dopo aver ricevuto numerose minacce, che comunque non le garantirono alcuna protezione dal governo. L’autrice intellettuale dell’omicidio fu segnalata come Sor Teresa Goméz Alvaréz, appartenente alla famiglia Castaño e tutt’ora profuga della giustizia.
Numerose sono state le morti di persone legate alle lotte per il recupero delle terre, molti contadini hanno ricevuto minacce per obbligarli a desistere dalle loro intenzioni di far ritorno alle loro proprietà. Gli Stati Uniti, che insieme al Canada in parte hanno finanziato il progetto di restituzione delle terre, hanno preteso maggiore serietà e professionalità soprattutto nella parte che riguarda il Programma di Protezione per le vittime.
I paramilitari non agivano, (e mai lo hanno fatto in Colombia), come attori isolati di tali crimini e spoliazioni illegali di terra. Vincolati a potenti latifondisti, politici e signorotti locali spesso legati al narcotraffico, ne hanno solo rappresentato il braccio armato, sono stati gli addetti al ‘lavoro sporco’.
Nella sentenza del febbraio scorso si legge infatti che: “l’appropriazione delle terre non solo fu una priorità dei capi paramilitari, ma anche dei suoi associati (politici, imprenditori e narcotrafficanti) che hanno visto in questo agire una fonte di ricchezza”.
Il tema della terra e degli sfollati è cruciale in Colombia e le cifre sono drammatiche. In oltre 50 anni di conflitto armato, il numero degli sfollati interni secondo le Nazioni Unite è di circa 4 milioni di persone.
Il governo colombiano, dal novembre dello scorso anno, ha intrapreso con la guerriglia delle FARC dei dialoghi di pace che sono tutt’ora in corso a L’Avana, Cuba, per la soluzione pacifica del conflitto. Uno dei temi principali in agenda è proprio la questione agraria.