Il conflitto mapuche di scena a Cannes
Annalisa Melandri — in esclusiva per l’ Indro — 22 maggio 2013
Il conflitto mapuche approda al festival del cinema di Cannes. Nell’ambito della Quinzaine des Réalisateurs, una sezione parallela e indipendente del festival, creata da alcuni registi francesi in seguito ai moti del ’68 per presentare lavori di autori emergenti di impatto sociale, la documentarista cilena Marcela Siad presenta il suo lungometraggio dal titolo originale “El verano de los peces voladores” (L’estate dei pesci volanti), nel quale il conflitto del popolo mapuche in Cile fa da sottofondo alla storia vera ambientata sulle rive di un lago.
Solo la giovane Manena, durante la vacanza con i suoi genitori nella casa sul lago nei pressi di Temuco, nel sud del Cile, sembra rendersi conto dell’ossessione del padre, un ricco latifondista, disposto a tutto pur di sterminare le carpe che vivono nel lago, anche usando gli esplosivi, e solo lei sembra percepire la gravità del conflitto mapuche che incombe sulle loro vite e che la coinvolgerà pienamente, forse a causa di un amore. Probabilmente sono proprio i mapuche e le rivendicazioni che portano avanti, la vera ossessione di suo padre.
E tuttavia il film, già vincitore del premio Cine en Costrucción del Festival Rencontres Cinémas d’Amérique Latine de Toulouse, non ha l’intenzione di voler rappresentare una denuncia politica del conflitto, tiene a precisare la direttrice Said in un’ intervista concessa all’agenzia EFE, ma solo di esporre un problema «abbastanza complesso da capire, che né il Governo e né il popolo cileno vogliono affrontare». Forse l’atmosfera dell’ambientazione, quella nebbiolina persistente e onnipresente in quasi tutte le scene del film, la cerchia di amici del latifondista, che sembrano vivere completamente fuori dalla realtà che li circonda, proprio questo vogliono significare: l’indifferenza a quello che a prima vista sembrerebbe un conflitto locale e relegato a una regione meridionale del Cile, lontano dall’attenzione dei media internazionali e perfino dallo stesso governo nazionale.
E’ un conflitto arcaico quello mapuche, quasi ancestrale. Ha inizio con il saccheggio delle terre tra Cile ed Argentina da parte dei colonizzatori spagnoli guidati da Pedro de Valdivia. Il popolo mapuche, uno dei più fieri tra le popolazioni indigene dell’America latina riuscì a resistere oltre trecento anni alla dominazione spagnola combattendo la Guerra di Arauco (1536–1818) conclusasi con laPacificazione dell’Araucanía (o Occupazione dell’ Auracanía), con la quale il governo cileno praticamente confinava i mapuche in comunità e riserve isolate e vendeva le terre a coloni arrivati da ogni parte del mondo: cileni ma anche francesi, inglesi, tedeschi, svizzeri, italiani.
I mapuche, dalla fine della dittatura del generale Pinochet, stanno portando avanti importanti rivendicazioni sul diritto di proprietà delle loro terre, che gli erano state riconsegnate da una riforma agraria ideata da Salvador Allende e dal suo governo di stampo socialista (1970–1973). Questa colpiva duramente i latifondisti locali, i quali, una volta instaurata la dittatura (1973–1990) se ne riappropriarono cacciando i mapuche. La lotta del popolo mapuche generalmente pacifica, che in alcune occasioni è diventata più violenta con episodi di incendi alle proprietà private dei latifondisti locali, è stata sempre duramente repressa dalle forze di sicurezza dello Stato, e i suoi sostenitori e leader sono stati imprigionati e condannati applicando loro la vecchia legge n. 18.314, emanata sotto la dittatura militare e in vigore ancora oggi. In alcuni casi episodi di tortura contro membri della comunità mapuche in carcere sono stati denunciati presso le organizzazioni internazionali di difesa dei diritti umani, che hanno inviato nella zona del conflitto varie commissioni. I territori dove vivono i mapuche sono estremamente militarizzati con forte presenza dell’esercito e dei carabinieri. Le multinazionali straniere inoltre, con la complicità dei governi che dopo la dittatura si sono succeduti in Cile, continuano a saccheggiare e devastare le terre dei mapuche con progetti ad elevato impatto ambientale.
La regista Marcel Siad non è nuova a temi sociali, che aveva sempre affrontato in passato sotto la lente speciale del documentario. Ricordiamo nel 1999 il primo “Valparaíso”, seguito da “I Love Pinochet”, sui sostenitori del dittatore Augusto Pinochet. Successivamente ha realizzato “Opus Dei una crociata silenziosa”, sulla presenza dell’Opus Dei in Cile e l’ultimo, “El Mocito” che racconta la storia di un uomo che lavorò in un centro di tortura del regime militare. “El verano de los peces voladores” è il suo primo film ed è prodotto da Jirafa & Cinema Defacto.
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