Wu Ming “Basta col politicamente corretto: riconoscere che il conflitto esiste”
BOLOGNA - Una caotica battaglia in bilico fra Tolkien, NoTav e Star Wars scoppia sotto le mura di Bologna. È il mural di Blu, writer di successo, su una parete dell’XM24, centro sociale occupato a perenne rischio sgombero. Wu Ming 1 e Wu Ming 4, due “senzanome” del collettivo di scrittura che da Q in poi ha rivisto la tradizione del romanzo storico, hanno voluto farla qui, l’intervista, e si capisce perché: “Si parla sempre da un luogo preciso della storia”. Il loro spalto, la loro posizione, la spiegano subito a chi entra in Giap, il loro blog di politica, dove ora si può scaricare l’ebook con “cento storie sulla fine catastrofica del governo Letta”: “Siamo di sinistra, una sinistra sociale diffusa, dei movimenti, tendenzialmente extra-istituzionale”. Fonte: La Repubblica di Michele Smargiassi Vuol dire che si può ancora indossare, questa parola, sinistra? WM1: “Dipende da chi lo fa. Chi sei tu che te la provi addosso? Uomo o donna? Dove vivi? Dipendente o autonomo, stabile o precario? Sinistra non è una parola, è una visione del mondo, non è fatta per un soggetto immaginario, cambia secondo la posizione da cui la dici. Come parola disincarnata è solo un’imperfetta metafora spaziale, bidimensionale, dunque inadeguata perché il mondo è pluridimensionale, e poi ha un sottotesto “parlamentare” che pesa perfino quando la usi in modo extraparlamentare…”. Eppure è sopravvissuta al crollo dei muri… Forse era meno compromessa di altre… WM1: “Ma no, l’hanno negata in tutti i modi, le hanno affiancato parole-gendarme come “centro-sinistra”, parole-commissario come “democratici di sinistra”, parole-stampella come “sinistra ecologia e libertà”…”. WM4: “Non si parte dal chi sei, si parte dal cosa fai. Quei partiti hanno fatto il contrario, hanno messo prima l’insegna di tutto il resto, ma alla fine è rimasta un’etichetta”. Ma “sinistra” continuate a usarla anche voi. WM1: “Sì, ma io la uso in subordine, di sfondo, per semplificare durante il discorso, per far capire dove mi colloco, in quale luogo della storia”. Ma voi come ci siete arrivati, nel vostro “luogo della storia”? WM1: “Siamo figli di metalmeccanici. Estrazione proletaria, come si diceva una volta. Cresci in un ambiente che ti fa capire subito da che parte stai. Tuo padre fa gli scioperi, le occupazioni, cresci in quella famiglia e stai dalla parte dei lavoratori come te”. Un determinismo politico-genetico… WM4: “È un imprinting, però poi il cervello è plastico, contestualizzi, elabori. Ma sai da dove vieni. Per altri la strada sarà stata diversa, questi siamo noi, non è una legge di natura”. E se nasci borghese? WM4: “Nella vita possono capitarti tante cose che ti fanno inciampare nel conflitto e ti costringono a schierarti. Non è l’idealità che ti porta da una parte, è l’esperienza di vita”. Non si diventa di sinistra leggendo libri, volete dire? WM4: “Perché no? In un’intervista, Andrea Camilleri ci ha raccontato di essere diventato comunista leggendo Vittorini. Il conflitto ha molte facce, arriva in molti modi diversi. A te però la scelta, o lo accetti o lo ignori”. Appunto: come scrittori, siete “di sinistra”? WM1: “Noi siamo precari dell’industria culturale che attualmente stanno cercando di mettere assieme il pranzo con la cena. Siamo scrittori che vengono da una tradizione di movimento, le occupazioni, le lotte, quel mondo lì, tra movimento politico e controculturale”. Qualcosa di comune con tutti quelli che si dicono di sinistra lo avrete pure, o no? WM1: “Se la parola sinistra rispecchia qualcosa di comune è la consapevolezza che la società è divisa. Ma ognuno nel conflitto sociale ha la sua posizione, e i conflitti sono diversi, devi scegliere ogni volta da che parte stare, magari scopri che tu stesso non sei sempre dalla stessa parte”. Puoi essere di destra o di sinistra più volte al giorno? WM1: “Sì, puoi essere operaio sfruttato in fabbrica e poi padrone oppressore a casa con tua moglie”. Eppure l’avete difesa, quella parola, da chi sostiene che “non c’è più né destra né sinistra”. WM4: “Perché quella è un’opinione di destra! La destra sostiene che la società è una sola, omogenea, armonica, come una marmellata, peccato per quei grumi fastidiosi, gli allogeni, i disturbatori dell’ordine, il migrante e il dissenziente oggi, il comunista “sovietico” ieri, che vanno espulsi dalla comunità”. WM1: “Se c’è qualcosa che tiene insieme le tante sinistre, parola imprecisa, è questo atteggiamento, ripartire dalla convinzione che la società è divisa, che il conflitto è endemico, inevitabile. Poi ci sono vari modi per affrontarlo, chiamali marxista, socialdemocratico, anarchico… Puoi cercare di mediare il conflitto, puoi combatterlo, ma se sei di sinistra di certo non puoi negarlo”. Per molti, essere di sinistra è qualcosa di meno bellicoso: è rispettare l’ambiente, pagare le tasse, gestire bene un servizio comunale… WM4: “… fare la raccolta differenziata… No, la sinistra senza la consapevolezza del conflitto diventa il manuale delle giovani marmotte. Lo snobismo di chi si sente migliore degli altri perché open minded, politicamente corretto. Una pulizia della coscienza con detergenti economici”. WM1: “Non basta il virtuosismo individuale, non devi cambiare la pattumiera in casa, devi cambiare un mondo ridotto a pattumiera, non ti salvi il culo da solo, te lo salvi solo insieme agli altri”. WM4: “Ma conflitto non vuole dire per forza fare a botte con la polizia. Vuol dire come minimo non far finta che non esista. Il processo amianto di Casale è conflitto anche se avviene per via giudiziaria, istituzionale; la causa Thyssen lo stesso, si è visto chiarissimamente chi sta da una parte e chi dall’altra”. Di conflitto ce n’è, in Italia, mi pare. Solo che l’asse sembra essersi ribaltato da orizzontale a verticale, da destra contro sinistra a casta contro non-casta… WM1: “Una formula fortunata perché semplicistica. Sposta il problema dal sistema al singolo, attribuisce tutte le colpe alla disonestà, alla cattiveria degli individui, sostiene che la partita è truccata perché qualcuno bara, mentre la partita è truccata perché il mazzo di carte è segnato fin dall’inizio. La corruzione è del sistema, non del singolo”. WM4: “L’Italia è una strana eccezione, forse perché qui c’è stato il grande diversivo del movimento di Grillo che ha rallentato i processi. In tutta Europa e nel Mediterraneo ci sono movimenti che non hanno paura di definirsi. Alla Puerta del Sol di Madrid, il 15 maggio del 2011, gli Indignados hanno disegnato la mappa ideale storica dei movimenti planetari a cui si sentivano apparentati, il contrario dell’atteggiamento grillino o radicale che non accetta mai di stare in un movimento assieme ad altri. Non a caso sono partiti con un capo carismatico”. Ma allora, sinistra è una prassi o una storia? WM1: “Una prassi che ha una storia. Sei quello che fai, ma il tuo fare ha un passato, non l’hai inventato tutto tu. C’è un filone che percorre la storia, dalla parte degli oppressi e dei senza-potere, è fatto di scelte anche radicali, e io sto dentro quella storia, altrimenti la parola sinistra la usiamo nel vuoto. È giusto chiedersi di cosa siamo eredi e di cosa siamo parenti”. Non tutto è scintillante in quella storia familiare.WM4: “Chi non ha un cugino imbarazzante… Ma puoi rifiutare una parentela abusiva. Non mi interessa cosa uno dice di essere, per esempio in quella storia di sinistra Pol Pot per me non ci sta, la sua idea di società omogenea, senza differenza è pura destra”. WM1: “Il concetto di sinistra è come un file zippato. Lo decomprimi ed esce una storia con le sue prassi. Ma come tutti i file decompressi ti ritrovi in mano un documento semplificato, ci sono parti rimosse, altre impoverite. Tocca a te modificare, completare, adattare, e salvare il nuovo file”.