Lo sciopero nazionale in Perú

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Circa 200 persone in stato di arresto  e una cinquantina di feriti, questo il saldo dello sciopero nazionale agrario organizzato dalla Central General de Trabajadores del Perú (il quarto durante la presidenza di Alan García), che nella giornata di ieri ha paralizzato il paese.
Il governo aveva disposto imponenti misure di sicurezza e dispiegato notevoli mezzi dell’esercito per le strade, negli aeroporti e in aree giudicate più a rischio come le centrali idriche ed elettriche.
Una sede governativa è stata data alle fiamme e moltissime strade e vie di comunicazione sono state bloccate, in quella che soprattutto nelle zone interne del paese e sicuramente con minor intensità a Lima,  si è dimostrata essere una giornata di protesta a tutto tondo contro Alan García.
Nonostante le fonti governative tentino di sminuire l’esito dell’iniziativa, Mario Huamán segretario generale della CGTP,  informa che si è trattato di un successo sia a livello organizzativo che di partecipazione. Da da questa grande occasione di ripudio alla politica neoliberale del presidente Alan García è nato inoltre un impegno importante per il futuro sia sul piano di  incontro di istanze diverse che su quello prettamente politico in vista delle prossime elezioni del 2011.
E’ stata annunciata infatti per il prossimo 4 novembre, (giorno in cui ricorre la grande rivolta indigena guidata da Túpac Amaru) la costituzione della Asamblea Nacional de Los Pueblos (Assemblea Nazionale dei Popoli) che avrà l’intento di “promuovere cambiamenti” a livello sociale nel paese e che presenterà un fronte politico elettorale per il prossimo appuntamento  del 2011.
L’Assemblea Nazionale dei Popoli sarà formata da due grandi sindacati, da settori organizzati della società civile e da diverse realtà regionali dislocate in tutto il paese.
Alan García, usando toni concilianti, promette di impegnarsi entro la fine dell’anno a portare l’inflazione del paese ai livelli più bassi di tutta l’America Latina, eludendo d’altra parte quelle che erano poi le vere richieste dello sciopero nazionale e cioè la revoca dei decreti legge approvati quest’anno che di fatto svendono risorse e terre alle multinazionali straniere sottraendole alle comunità indigene e contadine.
Intanto il governo si trova a fare i conti anche con uno  scandalo  a livello mediatico,  che coinvolge direttamente il Partito Aprista e probabilmente la stessa Presidenza del Consiglio dei Ministri.
E’stato infatti trasmesso il giorno precedente allo sciopero un video nel quale appare Valdimiro Montesinos,  ex capo dei servizi segreti nonché braccio destro del dittatore Fujimori, ripreso proprio nel corso di una sua  testimonianza al processo contro Fujimori e  nel quale da questa viene estrapolata la seguente  frase: “è proprio così che la SUTEP (il sindacato unico dei lavoratori del settore educazione del Perù) tra il 1990 e il 2000 non ha mai organizzato uno sciopero contro il  governo Fujimori) accompagnata dalla scritta “assenti in dittatura”. Il video è stato trasmesso dalla tv nazionale con il chiaro intento di screditare il movimento sindacale che i giorni successivi sarebbe sceso in piazza aveva dichiarato allora il segretario generale della CGTP Mario Huamán, criticando duramente il governo per aver usato un personaggio come Montesinos, che attualmente sta scontando una condanna a 20 anni di carcere per traffico di armi ed ha numerosi processi pendenti, per gettare discredito sui sindacati del paese.
Nonostante il premier Jorge del Castillo abbia successivamente affermato che lo spot era stato preparato e pagato dalla direzione del Partito Aprista, ieri è stato diffuso da Canal N un documento nel quale risulta inequivocabilmente che lo spot è stato realizzato su incarico della Presidenza del Consiglio dei Ministri e come cliente risulta il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo del Perú (PNUD).
Si parla di errore nella trascrizione dei codici dei clienti, di fatturazioni errate, di “confusione”. L’unica cosa certa è che verrà aperta un’inchiesta.  
 

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