Giornata Internazionale per lˈEliminazione della Violenza sulle Donne: sfide e proposte
La Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, esattamente Giornata Internazionale per lˈEliminazione della Violenza sulle Donne, ha avuto questʹanno in America latina e in particolare in Repubblica Dominicana, una valenza particolare. Ricorre infatti questo 25 novembre 2010 il cinquantesimo anniversario dellˈ omicidio avvenuto in questa stessa data del 1960 da parte della polizia segreta del dittatore dominicano Trujillo, delle tre sorelle Mirabal, las Mariposas, la farfalle, come erano conosciute allˈ interno del gruppo rivoluzionario 14 de Junio che loro stesse insieme ai loro mariti e compagni ed altri militanti rivoluzionari avevano fondato.
Le sorelle Mirabal e in particolare Minerva, la più bella, che aveva osato rifiutare le sue avances, rappresentavano lˈossessione di Trujillo. Non solo si opponevano con forza al suo potere, per di più erano belle, determinate e intelligenti.
In Repubblica Dominicana la celebrazione di questa Giornata Internazionale per lˈ Eliminazione della Violenza sulle Donne ha avuto come protagoniste centrali ovviamente le sorelle Mirabal che sono state assunte come icone anche dalla propaganda delle varie istituzioni governative. Anche la maggiore compagnia telefonica del paese, Orange, ha dedicato alle “Farfalle” unˈintera pagina pubblicitaria sui principali quotidiani. Lˈ Agenzia per la violenza di Genere delle Nazioni Unite nel paese sta realizzando invece una campagna di informazione e sensibilizzazione che durerà fino al dieci di dicembre, campagna dal nome “sotto le ali delle Farfalle”.
Tuttavia proprio in questi giorni nei mezzi di informazione emergono prepotentemente i dati allarmanti della violenza di genere nel paese. La situazione è terribile. Secondo il Ministero della Donna tra il 2000 e il 2006 sono stati commessi 1077 femminicidi , nel 2008 i casi sono stati 185 quindi un 16% in piú rispetto allʹ anno precedente. Secondo i dati della Procura ogni settimana in Repubblica Dominicana muoiono 4 donne vittime di violenze. Ciò nonostante, lˈ Agenzia per la Violenza di Genere delle Nazioni Unite denuncia che nel paese non esiste tra le prioritá del governo lˈ emissione di fondi e la creazione quindi di istituzioni e strutture per combattere la violenza di genere. Non è previsto nemmeno alcun tipo di sostegno economico, psicologico o di recupero per le vittime di violenza. Quella dominicana è una societá profondamente maschilista e violenta, dove non ancora riesce a svilupparsi una coscienza civica tra la popolazione, soprattutto a causa delle scarse risorse che il governo investe in un settore chiave quale quello dellˈ educazione. Dˈ altra parte il machismo è un problema comune a tutta lˈ America latina. Il segretario generale dellˈ OEA, Organizzazione degli Stati Americani José Miguel Insulza ha denunciato ieri che la “violenza sistematica” e “il machismo” rappresentano una vera e propra pandemia per lˈ America latina. I numeri dimostrano che effettivamente di pandemia si tratta. Uno sterminio.
Soltanto in Guatemala, uno dei paesi dove la violenza contro le donne raggiunge proporzioni drammatiche, negli ultimi dieci anni 5000 donne sono state sequestrate e assassinate, nella maggior parte dei casi dopo essere state violentate, torturate e mutilate. In tutti questi casi lʹ impunità è del 99%. Soltanto tra gennaio e ottobre di questˈanno sono state uccise 587 donne. Dati terribili che hanno portato oggi, tramite il ministro degli Interni, il governo guatelmateco a dicharare di sentire profonda vergogna per gli alti livelli di violenza contro le donne nel paese.
LʹHonduras rappresenta un altro paese la cui situazione è critica. Alla violenza di genere, strutturale nella società honduregna, si è aggiunto il clima di repressione e intimidazione creatosi in seguito al colpo di Stato del 2009 e diventato pratica sistematica in questi mesi anche dopo le elezioni farsa del novembre dello scorso anno con la vittoria di Porfirio Lobo. La stragrande maggioranza del FNRP è composto da donne che ne rappresentano lʹ avanguardia. Movimenti femministi che sono scesi in strada per celebrare questa giornata hanno denunciato che dei 944 casi di morti violente legate a problematiche di genere avvenute tra il 2008 e il 2010, soltanto in 61 di essi sono state emesse sentenze contro gli assassini.
La situazione del Messico è ormai conosciuta in tutto il mondo per la sua tragicità grazie anche al clamore che hanno avuto negli anni scorsi i casi dei femminicidi di Ciudad Juárez. La guerra tra narcos scatenatasi in tutta la sua violenza in questi ultimi due anni non ha fatto che peggiorare la situazione. Da gennaio a luglio del 2010 ben 1.118 donne sono state assassinate in questo paese. Le donne spesso sono le vittime sacrificali nei casi di regolamenti di conti tra bande rivali di narcotrafficanti: mogli, compagne, sorelle e madri vengono uccise, violentate e sequestrate in faide senza fine.
In alcuni paesi come la Colombia e il già citato Honduras, alla violenza di genere contro le donne, si aggiunge la violenza che viene commessa contro le donne che si occupano di diritti umani, di politica o che fanno parte di associazioni contadine e indigene. A Madrid proprio in questa giornata si è tenuto il seminario delle “difenditrici dei diritti umani sotto minaccia” in America Latina. La coordinatrice Claudia Mejia Duque ha dichiarato che “alle difenditrici dei diritti umani non succedono le stesse cose che ai loro colleghi uomini”. Una militante femminista colombiana, Gloria Suarez ha raccontato che la prima minaccia ricevuta da un capo paramilitare che aveva denunciato è stata quella di dirle che le avrebbero fatto sparire i suoi figli. Contro le donne militanti e attiviste vengono usate argomentazioni che non sono usate generalmente contro gli uomini. Vengono offese e minacciate nella la loro sfera più intima e personale, e relativamente agli affetti più cari. Vengono svilite nel loro ruolo proprio per il fatto di essere donne: “se tu ti occupi di queste cose non sei una buona madre perchè trascuri i tuoi figli, non sei una buona moglie perchè trascuri la casa”.
Questa è solo lˈ anticamera di violenze ben più gravi che spesso si concludono in omicidi. E tuttavia fanno parte delle argomentazioni che anche le donne europee e occidentali si sentono ripetere in famiglia dal momento che decidono di occuparsi di se stesse o di dedicarsi ad attività politiche o extrafamiliari. Facendo un piccolo inciso personale, posso dire che ricordo molto bene a proposito, quello che mi disse durante un incontro a Roma lˈ ex ambasciatore colombiano in Italia Sabas Pretel de la Vega, incontro nel quale dovevo consegnargli il bollettino emesso dai familiari dei giovani messicani uccisi dallˈ esercito colombiano in Ecuador durante un attacco ad un accampamento politico delle FARC. Al termine dellˈ incontro il diplomatico, tra lˈaltro attualmente destituito e inabilitato dalla magistratura del suo paese per 12 anni a ricoprire incarichi pubblici per lo scandalo della compravendita di voti nel congresso per ottenere la seconda rielezione di Uribe, mi domandò quanti figli avessi e mi chiese perchè mi occupassi di tali questioni avendo due bambini da accudire e come mai li trascurassi.
Sebbene a una prima analisi di quanto sopra esposto la questione femminile nel mondo sembri essere riconducibile soltanto a una questione di violenza di genere, lˈanalisi e lˈosservazione delle realtà in cui si svolgono piú comunemente le violenze di genere testimoniano che le donne sempre e in ogni latitudine sono soggette a una doppia forma di discriminazione, quella di genere e quella di classe (nel caso delle donne migranti si aggiunge la componente discriminatoria della razza). Sono le donne delle fasce sociali più povere, quelle delle campagne, le contadine, le donne indigene, che subiscono più violentemente forme di discriminazione. Ed è evidente pertanto che lʹimperialismo e il capitalismo sono il punto focale e la causa allˈorigine di tante violenze.
La società capitalista colloca lˈuomo e la donna in un sistema di classi che concede il potere ai padroni dei capitali e dei mezzi di produzione. In questo tipo di società è generalmente lˈuomo il padrone del capitale e dei mezzi di produzione. Lo sfruttamento, la subordinazione e la discriminazione delle donne sono relative alla struttura capitalista e patriarcale. “Il capitalismo è machista” come disse una volta Hugo Chávez.
In America latina lˈorigine delle problematiche di genere viene fatta risalire da alcuni studiosi alla conquista e colonizzazione spagnola. Vennero importati il diritto e la Chiesa Cattolica come strumenti di dominazione attraverso i quali si stabilirono i valori di una società gerarchica che giustifica la struttura patriarcale. Secondo la ministra venezuelana del Potere Popolare della Donna e dellˈUguaglianza di Genere, Nancy Perez, il modello capitalista che tuttavia in Venezuela non è stato abbandonato del tutto, stava condannando nel suo paese migliaia di donne alla povertà e le stava relegando in un limbo dal quale faticosamente stanno risalendo.
In America latina forse il paese dove più conquiste e più passi avanti sono stati fatti rispetto ai diritti delle donne e alla tutela della integrità e dignità è stato proprio il Venezuela di Hugo Chávez. Nel 2007 lˈ Assemblea Nazionale ha promulgato la legge Organica sul Diritto delle Donne a una Vita Libera dalla Violenza, legge coordinata e studiata insieme ai movimenti femministi e allˈ Istituto Nazionale delle Donne.
Questa legge stabilisce nuove possibilità di accesso alla giustizia da parte delle vittime e sanziona diversamente rispetto al passato delitti come la prostituzione forzata, la schiavitù sessuale e la violenza sul luogo di lavoro. Inoltre tipifica 19 diversi tipo di violenza sulle donne tra i quali per la prima volata nella storia la violenza ostetrica causata alla partorienti nei centri ospedalieri e di salute pubblica.
Nel 2009 è stato creato inoltre il Ministro del Potere Popolare per la Donna e Uguaglianza di Genere .
Proprio dal Venezuela a dimostrazione della maggiore sensibilità che si ha in questo paese per le tematiche di genere è partita la proposta per realizzare la Prima Conferenza Mondiale delle Donne di Base che si realizzerà a Caracas tra il 4 e lʹ 8 marzo del 2011. Lˈiniziativa è nata nel 2008 dal collettivo venezuelano Ana Soto, presente in diverse zone del paese, ed è stata immediatamente accolta da gruppi di donne e realtà di tutto il mondo. Da allora si sono tenuti numerosi incontri a livello internazionale sia in America latina che in Europa con lo scopo di preparare la Conferenza. Lˈultimo incontro si è svolto a Dusselfdorf in Germania a ottobre di questˈ anno.
In Italia abbiamo costituito un Coordinamento Italiano che raggruppa varie realtà presenti in tutto il paese che si stanno coordinando per essere presenti a marzo a Caracas.
Le lotte delle donne devono avere oggi necessariamente un carattere internazionalista. Tematiche differenti si intersecano e trovano terreni di comuni di discussione e confronto.
Assi centrali della Conferenza Mondiale delle Donne saranno pertanto i temi legati allˈ imperialismo e al capitalismo, la partecipazione politica delle donne lavoratrici, la loro presenza e il loro apporto nelle battaglie per le questioni ambientali e le lotte contro lo sfruttamento delle risorse da parte delle multinazionali, le donne contadine e le lotte per la riforma agraria nei loro paesi, le donne migranti, che una volta giunte in europa vengono sfruttate per esempio nei lavoro domestici da altre donne, le donne nelle guerre di aggressione e nei movimenti di liberazione dei popoli, perfino la condizione delle donne nei movimenti insorgenti.
Da parte del Coordinamento Italiano per la Conferenza Mondiale delle Donne verranno raccolti contributi diversi (video, opuscoli, mostre, ecc.) che raccontano la resistenza e le proposte delle donne in Italia in questo periodo di attacco feroce alle loro conquiste da parte di Stato e Vaticano.
Stiamo lavorando molto inoltre anche a livello comunicativo. Abbiamo realizzato un sito: http://conferenzamondialedonne.wordpress.com/ dove si possono trovare i vari materiali, le adesioni delle realtá nazionali, il testo dellˈ appello alla Conferenza Mondiale per le Donne e i principi che regolano la medesima.
Esiste inoltre un gruppo in Facebook. La mail alla quale scrivere per prendere contatti è la seguente: conferenzadonneliberoit