Honduras, la tragedia del Bajo Aguán

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Annalisa Melandri — per Peace Reporter — Emergency 


Si è concluso domenica scorsa l’Incontro per i Diritti Umani in Solidarietà con l’Honduras svoltosi a  Tocoa,  nella regione del Bajo Aguán. E’ stato un enorme successo, al di là di ogni aspettativa.

Circa 1300 delegati provenienti da ogni parte del paese e da oltre 19 nazioni del mondo hanno invaso le strade polverose di Tocoa e  le campagne circostanti; con la loro presenza hanno portato solidarietà, amicizia e momenti di allegria tra gli abitanti degli asentamietos di contadini (i territori occupati dove vivono e lottano per le loro terre). Ma hanno anche condiviso momenti di commozione e dolore con i familiari, le vedove e i piccoli orfani degli oltre 50 contadini uccisi negli ultimi due anni per mano dei sicari del latifondista Miguel Facussé Barjum, produttore di palma africana e uomo più ricco dell’Honduras. Con gli altri latifondisti locali si è impossessato con la violenza delle terre che un timido programma di riforma agraria nel 1974 aveva concesso ai contadini, agevolato anche da leggi e decreti “ad hoc” e da un sistema creditizio usuraio che ha costretto alla miseria i lavoratori obbligandoli a vendere.

Nei saloni dell’istituto Froylán Turcios di Tocoa, sede dell’incontro, per tre giorni si sono succeduti gli interventi dei rappresentanti delle organizzazioni locali che hanno raccontato da diverse angolazioni e differenti prospettive la realtà delle violazioni dei diritti umani in Honduras  e il conflitto agrario in Bajo Aguán, sottolineando in modo particolare  la continuità del colpo di Stato del 2009 contro Manuel Zelaya, nell’attuale governo  governo di Porfirio Lobo.

Purtroppo, com’era prevedibile, appena concluso l’evento sono riprese le minacce di morte contro i dirigenti contadini, gli attivisti e i militanti che li accompagnano. Quella per il diritto alla terra e a una vita degna è una battaglia condotta quotidianamente in un clima di costante persecuzione verso tutti coloro che in forma diversa la assumono. Una comitiva di gente proveniente da vari paesi interessata a capire di più e riunitasi sotto il nome di Brigata inernazionalista l’ultimo giorno dell’incontro si stava recando in visita a un asentamiento ed è stata fermata a un posto di blocco dell’esercito che, tenendoli sotto il tiro degli M-16, l’ha trattenuta per oltre mezz’ora sotto un sole cocente, mentre un militare scattava foto a tutti i componenti della Brigata con un cellulare. Oggetto principale delle attenzioni dei soldati era Gerardo Argueta, dirigente della comunità di Marañones, che da tempo riceve minacce di morte.

Wilfredo Paz, portavoce dell’Osservatorio Internazionale Permanente per i Diritti Umani nel Bajo Aguán, il giorno dopo la conclusione dell’evento ha ricevuto il seguente messaggio sul suo cellulare: “Legge bene? Juan Chinchilla. Il tuo nome è sulla lista, cerchiamo la tua testa, stai facendo cose che non devi, ma ti cerchiamo come tu cerchi il socialismo, stupido idiota. (morte al socialismo nell’Aguán)”. Juan Chichilla, citato nel messaggio è il giovane dirigente contadino del Muca (Movimento Unito Contadino dell’Aguán) che nel gennaio del 2011 fu sequestrato e che dopo due giorni di torture riuscì a fuggire in un momento di distrazione dei suoi aguzzini.

Esly Banegas

Esly Banegas invece, dirigente sindacale e dirigente di Copa, che dovrebbe godere di misure di protezione come disposto dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani, racconta di essere stata  informata di un piano per uccidere circa 25 dirigenti e militanti tra i quali lei stessa, ma che trattandosi di persone con molta visibilità nazionale e internazionale il piano per il momento è stato sospeso.  “L’attenzione e la solidarietà internazionale in molti casi è quella che ci ha salvato la vita” afferma.

Dina Meza, membro del Cofadeh, Comitato dei Familiari dei Detenuti Scomparsi dell’Honduras,  conferma infatti che “la solidarietà internazionale  è quella che ha evitato alcune azioni del regime contro i difensori dei diritti umani e la denuncia internazionale permanente ha contribuito a contenere la situazione” perchè “il problema è che le  misure di protezione richieste per molti di noi  dalla  Commissione Interamericana dei Diritti Umani  non vengono implementate dallo Stato”.

Venerdì scorso, Gladys Lanza, femminista e attivista per la difesa dei diritti umani a San Josè in Costa Rica, sede della Cidh ha denunciato alla commissione dell’organismo internazionale che le minacce contro di lei continuano e che lo Stato non sta facendo nulla per proteggerla nonostante siano state richieste dalla Ong sin dal 3 settembre del 2010.

Dina Meza denuncia inoltre, la presenza su tutto il territorio  nazionale di veri e propri “gruppi di pulizia sociale, triste eredità degli anni 80, ma riapparsi adesso nel contesto politico del colpo di Stato.

Inviare, dunque, all’ambasciata dell’Honduras in Italia proteste e rimostrande, confermando l’attenzione vigile su quanto sta accadendo nel paese è importante. La situazione in Aguán è tragica. La vita di tanti attivisti, militanti, dirigenti contadini, uomini e donne che lottano solo per il diritto a un pezzo di terra dove vivere con le proprie famiglie è appesa ad un filo. La prepotenza di tre latifondisti che agiscono in totale impunità e con la complicita delle forze di sicurezza dello Stato ha già causato troppi morti.

P.S.

Proprio per quanto detto da Esly e Dina rispetto alla solidarietà internazionale si invitano i lettori a inviare note di rimostranza all’ambasciata dell’Honduras in Italia, confermando l’attenzione vigile su quanto sta accadendo nel paese e sulla vita dei nostri compagni e amici.  La situazione in Aguán è veramente al limite della tragedia. Le vite di tanti  attivisti, militanti, dirigenti contadini, uomini e donne che lottano solo per il diritto a un pezzo di terra dove vivere con le proprie famiglie e che resistono nel disperato tentativo di non andare ad accrescere il numero dei poveri ed emarginati delle cinture di miseria intorno alle città più grandi, è appesa ad un filo. La prepotenza di tre latifondisti che agiscono in totale impunità e con la complicita delle forze di sicurezza dello Stato ha già causato troppi morti.

Qui di seguito gli indirizzi (la cosa migliore resta sempre la raccomandata A/R) e la mail con il nome dei funzionari:

Ambasciata a Roma

Via Giambattista Vico, 40-int. 8 — 00197 Roma

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AVA ROSSANA GUEVARA PINTO, Embajador Extraordinario y Plenipotenciaria

GUIDO ANTONIO BACCI GRAVE DE PERALTA, Encargado de Asuntos Políticos, Gestión Internacional y Encargado de Prensa

GISELLE CANAHUATI CANAHUATI, Encargada de Asuntos Consulares

 

Consolato onorario a Milano

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Via Conte Rosso, 6 20134 Milano

ALBERTO TAZARTES Console Onorario

 

Consolato onorario a Genova

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Piazza Dante, 10 — 16121 Genova

MARCELLA ZERA BIADENE LA LOGGIA Console Onorario

 

Consolato onorario a Napoli     

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Via Ponte dei Francesi, 35 – 80122 Napoli

GENNARO LORENZO BLANDINI Console Onorario

Consolato onorario a Torino

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Via Brofferio, 3 — 10121 Torino

LUIGI VIGLINO Console onorario

 

Consolato onorario a Trieste

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Piazza San Giovanni, 3 — 34122 Trieste

PRIMO ROVIS Console onorario

 

Consolato onorario a Firenze

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Via Agnolo Poliziano, 8 — 50129 Firenze

ILEANA ISABEL COLINDRES FRAÑÓ Console onorario

 

Consolato onorario Salerno

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Via G. Vicinanza, 16 — 84123 Salerno

LUCIA MEMOLI Console onorario

 

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