Salvador Allende: le perizie confermano che fu suicidio

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La corte d’appello di Santiago pone fine alle polemiche sulla morte del Presidente

SALVADOR ALLENDE SI TOLSE LA VITA

Una serie di perizie forensi cilene ed internazionali riconferma la sentenza dello scorso dicembre
di Annalisa Melandri — per L’Indro *
14 settembre 2012

Martedì scorso, nel 39simo anniversario dell’11 settembre cileno, la magistratura ha scritto definitivamente la parola fine rispetto alle polemiche sulla morte del presidente SalvadorAllende, avvenuta quello stesso giorno, confermando così definitivamente la tesi ufficiale del suicidio.

Quel giorno del 1973, un golpe militare guidato dal generale Augusto Pinochet e realizzato con l’appoggio degli Stati Uniti, pose fine all’esperienza democratica portata avanti nel paese dal presidente Salvador Allende e dal partito Unidad Popular, che aveva vinto le elezioni nel 1970. La via cilena al socialismo’ si chiamava quel progetto politico che sperava di poter raggiungere la trasformazione sociale restando nei parametri della democrazia borghese.

Non fu possibile: quegli stessi parametri, che comprendevano anche le istanze più reazionarie e conservatrici dell’oligarchia cilena, decretarono la sua fine nel modo che ormai tutti conosciamo. Una dittatura durata 17 anni che ha lasciato un saldo di oltre tremila morti, oltre mille persone scomparse, 30mila detenuti torturati e circa 200mila esiliati.

Salvador Allende, l’11 settembre del 1973 insieme ad alcuni uomini della sua sicurezza personale, membri del GAP (Gruppo degli Amici del Presidente), si trovava nel Palazzo de LaMoneda dove realizzò anche il suo ultimo celebre discorso alla Radio Magallanes nel quale, rivolgendosi al popolo cileno con parole dure dirette ai “traditori” della patria, affermava di essere deciso a lottare fino alla fine e si diceva sicuro che il suo sacrificio non sarebbe avvenuto invanoIn un certo modo un’anticipazione del gesto che avrebbe compiuto di lì a pochi minuti.

Due medici del corpo sanitario del palazzo sarebbero stati testimoni del suicidio di Allende. Il Dr. José Quiroga è uno di loro. Ha fondato molti anni anni dopo a Los Angeles il Programma per le Vittime di Tortura. In una intervista ha dichiarato: “non esiste nessun dubbio che Salvador Allende si sia suicidato. Ci trovavamo al secondo piano quando ci intimarono la resa e lui camminava per il corridoio. Eravamo gli ultimi a dover uscire. Allende si dirigeva verso di noi, entrò in una sala detta Salone Indipendenza. Entrò assolutamente solo e chiuse la porta, la aprimmo e fu proprio in quel momento che si suicidò.

Nonostante questa testimonianza, la polemica rispetto alla morte di Salvador Allende è sempre stata molto forte. Già all’epoca dei fatti ampi settori politici e militanti vicini al presidente rifiutarono la versione del suicidio. Anche lo stesso Fidel Castro che gli aveva regalato il fucile AK-47 con il quale si dice che Allende si sia sparato, disse che era stato ucciso da membri dell’Esercito cileno, salvo accettare alcuni anni più tardi la tesi del suicidio.

La corte d’appello di Santiago questo martedì, ha confermato definitivamente la sentenzaemessa già nello scorso dicembre dal giudice Mario Carroza. Il procedimento volto a chiarire le vere cause della morte di Salvador Allende, ha preso avvio dalle indagini iniziate nel 2011 dalla magistratura cilena per 725 casi di violazioni dei diritti umani non ancora esaminati. 

Nel corso delle indagini si sono verificate sia la tesi del suicidio di Allende che quella che sostiene la responsabilità dei militari nella sua morte e la partecipazione dei GAP negli ultimi istanti della vita di Allende, cioè anche l’ipotesi che considera altre possibilità quali quella del suicidio assistito o il colpo di grazia dato ad Allende agonizzante in seguito al suo gesto. Nel maggio dello scorso anno la famiglia Allende autorizzò la riesumazione dei resti del Presidente e un gruppo di periti forensi emise la conclusione degli esami: “lesione perforante alla testa causata da proiettile di arma da fuoco ad alta velocità e a distanza ravvicinata”, che in medicina forense equivale a suicidio.

Un reportage giornalistico del canale cileno TVN, analizzando anche il rapporto ufficiale sulla morte di Allende redatto dai militari nel 1973, prima smarrito e successivamente ritrovato anni dopo, esaminando reperti storici, intervistando testimoni e avvalendosi della consulenza del Dottor. Hugo Rodríguez, direttore del dipartimento della Medicina Legale dell’Univesitàdella Repubblica dell’Uruguay e ideatore del metodo dell’ ’autopsia storica’ (che permette di ricostruire la verità a distanza di anni dall’accaduto), solleva ragionevoli dubbi sulla morte di Allende, sulle varie versioni riportate e anche sull’utilizzo dell’arma con la quale si sarebbe ucciso, ammesso che si sia trattato di suicidio.

Il Partito Socialista Allendista (PSA) rifiuta la sentenza della magistratura e annuncia nuove azioni giudiziarie con lo scopo di ottenere la condanna per omicidio dei piloti degli aerei che quell’11 settembre bombardarono il Palazzo de La Moneda.

Il portavoce e leader del partito Esteban Silva cita a proposito la posizione degli Stati Uniti rispetto alle persone che si lanciarono nel vuoto dalle Torri Gemelle mentre queste andavano a fuoco dopo essere state colpite dagli aerei: “la Corte Suprema degli Stati Uniti ha dimostrato che […] furono vittima di omicidio e non di suicidio”. Quello che condanna il PSAè in poche parole il fatto che nessun tribunale cileno ha condannato ancora come evento criminale l’attacco del Palazzo la Moneda a Santiago nel corso dell’11 settembre, attacco che, per suicidio, suicidio assistito o omicidio, ha comunque portato alla morte del presidente democraticamente eletto del Cile. 

Il 9 settembre del 2011, Allende è stato seppellito nuovamente a seguito della riesumazione dei suoi resti per le perizie forensi. E’ la terza volta, dopo i funerali privati realizzati nel settembre del 1973 e quelli di Stato nel 1990. Speriamo sia anche l’ultima. Indubbiamente è importantissimo chiarire la circostanza della morte di Allende, per la verità storica, per la sua famiglia, per tutti i cileni. Tuttavia, probabilmente avrebbe molta più importanza che il paese potesse finalmente avviare un vero percorso di processi per la verità e la giustizia dei crimini commessi dalla ditattura. In Cile, dove ancora vige la costituzione emanata daPinochet nel 1980, dove l’impunità è ancora garantita dalla Legge di Amnistia del 1978 e dove il ’pinochetismo’ è ancora anche in politica, questo traguardo sembra, purtroppo, ancora molto lontano.

 

*“Pubblicato in esclusiva su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione”

 

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