L’America latina avrà il suo Papa?

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 15 febbraio 2013

Sono ben 19 i cardinali latinoamericani sui  117 aventi  diritto di voto (cioè con meno di 80 anni) che faranno parte del collegio cardinalizio,  che tra il 15 e il 20 marzo si riunirà in conclave per l’elezione del nuovo Papa a seguito della rinuncia al pontificato, inaspettata, di Benedetto XVI.

L’America latina, ma anche l’Asia e l’Africa, aspettano un proprio Papa da tempo.  In America latina vivono oltre un miliardo e 200 milioni di cattolici, circa il 42% del totale, e quella  latinoamericana senza dubbio è una Chiesa molto più potente  e con tradizione più antica di quella africana o asiatica. Il numero dei cardinali della regione, inoltre, è notevolmente superiore a quello degli altri continenti, secondo dopo l’Europa, che ha ben 60 cardinali elettori.

Il cardinale ghanese Peter Tuckson uno dei papabili, ha dichiarato che avere un Papa “dell’emisfero sud del mondo, come Africa, America latina o Asia non sarebbe una sorpresa” mentre l’ex presidente della Conferenza Episcopale del Perú, monsignor Luis Bambarén, ha detto che in America latina, Africa e Asia c’è un gruppo di “eccellenti cardinali” che potrebbero succedere a Benedetto XVI e in egual misura si è espresso il portavoce della Chiesa Cattolica dell’Honduras.

Il cardinale brasiliano Odilo Pedro Scherer, anche lui un ‘papabile’, arcivescovo di San Paolo, una delle arcidiocesi più grandi del mondo, che rappresenta circa sei milioni di fedeli,  invece ha dichiarato che non sono importanti il Paese o la regione di provenienza del Papa, perché “le riflessioni che si faranno in conclave non saranno sul fatto se il Papa venga da questo o da quel luogo, ma se possiede i requisiti necessari. Se è il più preparato per dirigere la Chiesa in questo momento della sua storia”.

favoriti,  almeno tra i 19 latinoamericani che si recheranno a Roma per il conclave,  sono quattro e si tratta dei cardinali  Leonardo SandriOscar Andrés Rodriguez Maradiaga,  Odilo Pedro Scherer e  Salazar Gómez Rubén.

Odilo Pedro Scherer, brasiliano, 63 anni, dal 2007 arcivescovo di San Paolo. Gode di molta fiducia e stima tra gli altri cardinali elettori. Sicuramente il super favorito anche per essere come dicevamo, arcivescovo della diocesi più grande del Brasile e quella con maggior numero di fedeli al mondo. Viene considerato un moderato.

Leonardo Sandri, argentino,  69 anni, fu nominato nel 2000 sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, fu lui ad annunciare il 2 aprile del 2005 la morte di Wojtyla. Nel 2007 fu nominato da Benedetto XVI Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. E’ membro del Consiglio Pontificio per il Dialogo Interreligioso e viene considerato come uno tra i favoriti.

Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga honduregno, 70 anni, salesiano. E’ l’ Arcivescovo di Tegucigalpa, è stato Presidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano dal 1995 al 1999 e dal giugno del 2007 ricopre la carica di Presidente della Caritas Internazionale. Era stato tra i favoriti nel 2005 e anche se lo è anche questa volta, va sottolineato che in un settore importante della società civile del suo paese non gode di molte simpatie, essendo stato accusato di non aver condannato  con fermezza il colpo di Stato in Honduras nel 2009 con il quale è stato deposto il presidente Manuel Zelaya e in alcuni casi di complicità con gli stessi artefici del golpe. Ha dichiarato tuttavia in un recente intervista alla Stampa “di non sentirsi adatto per essere papa perché è un lavoro implacabile”.

Salazar Gómez Rubén, colombiano, nominato nel 2010 arcivescovo di Bogotá e primate di Colombia, è presidente della Conferenza Episcopale Colombiana e dal maggio 2011 è vicepresidente del Consiglio Episcopale Latinoamericano.

Sono comunque molteplici gli aspetti che verranno presi in considerazioni al momento dell’elezione del nuovo pontefice, la provenienza  geografica ne rappresenta solo uno e  probabilmente nemmeno il più importante.

La Chiesa Cattolica si trova a dover affrontare  un momento di crisi profonda, anche e soprattutto interna, della quale probabilmente,  le dimissioni di Joseph Ratzinger  ne rappresentano una conseguenza. Lo stesso Benedetto XVI ha denunciato nella sua ultima omelia, quella del  mercoledì delle ceneri, successiva alla notizia della sua rinuncia,  “ipocrisie” e “divisioni”. “Gesù ha denunciato l’ipocrisia religiosa e chi cerca l’applauso”  ha detto, ricordando di come “il volto della Chiesa venga, a volte, deturpato dalle divisioni nel corpo ecclesiale”.

Un monito in vista del prossimo conclave? Non si sa. Certo è che si tratta di un conclave del tutto peculiare, rispetto a  quelli tenuti  negli ultimi secoli, dove forte, comunque vada, sarà  l’influenza di un ex pontefice che però  è ancora in vita.

La Chiesa ha bisogno di rinnovamento ma nello stesso tempo si sente  messa troppo alle strette da una modernità  dirompente e aggressiva e soprattutto,  come nel caso dell’America latina,  dalle nuove chiese e religioni evangeliche che si stanno diffondendo a macchia d’olio in tutta la regione, riempiendo quegli spazi  lasciati tragicamente (perché immersi nel degrado, nella miseria, nel traffico di droga e nella negazione dell’infanzia)  vuoti  da una Chiesa troppo distante dalle gente e spesso dallo stesso Vangelo.

In questo senso, va rilevato, che difficilmente l’elezione di un cardinale latinoamericano potrebbe determinare un’inversione di tendenza e il recupero, se non di quella Teologia della Liberazione sempre fortemente aggredita  dalle  alte gerarchie cattoliche (ma rimasta profondamente radicata nelle comunità rurali e più disagiate), almeno della sintonia con la gente.

La maggior parte dei cardinali latinoamericani che si recheranno a Roma tra qualche settimana per eleggere il nuovo pontefice fanno parterappresentano e difendono quotidianamente nei loro Paesi di origine le  oligarchie latinoamericane, tra le più conservatrici  del pianeta. Dietro cariche altisonanti e Prefetture in importanti svolgono un ruolo non indifferente  di consolidamento di poteri politici ed economici lontani da ogni principio cristiano, quando non addirittura di legittimazione di abusi, corruzione e violazione dei diritti umani, economici, sociali e culturali della popolazione.

Benedetto XVI era atteso in Brasile il prossimo luglio per la  Giornata Mondiale della Gioventù.
Qualsiasi sarà il prossimo Pontefice,  quello con il Brasile sara un appuntamento d’obbligo, nella celebrazione di un incontro che vedrà la partecipazione di oltre due milioni di fedeli provenienti da tutto il mondo.
Un’occasione per accendere i riflettori su una regione ancora segnata da troppe e profonde contraddizioni e disuguaglianze sociali e dove veramente, ancora oggi, come si ebbe a dire nel lontano 1968 a Medellìn in occasione della II Conferenza Episcopale Latinoamericana che gettò le basi per la Teologia della Liberazione  la “miseria come fatto collettivo è una ingiustizia che grida al cielo”.

 

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