La FAO dichiara il 2013 “Anno Internazionale della Quinoa”
di Annalisa Melandri in esclusiva per l’<a href=“http://www.l” onclick=“javascript:_gaq.push([’_trackEvent’,‘outbound-article’,‘http://www.l’]);“indro.it” target=“_blank”> Indro - 27 febbraio 2013
“Un nuovo alleato nella lotta contro la fame e l’insicurezza alimentare” così ha definito la quinoa (Chenopodium quinoa Willdenow, in spagnolo quínua), una pianta originaria della regione andina del Sud America, il direttore generale della FAO José Graziano da Silva, nel corso dell’evento che si è tenuto a New York presso la sede delle Nazioni Unite, per celebrare il lancio dell’ ‘Anno Internazionale della Quinoa’.
La FAO ha infatti dedicato il 2013 alla quinoa e nella pagina dell’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di alimentazione e agricoltura, si legge che questo vuole essere “un riconoscimento ai popoli andini che hanno mantenuto, controllato, protetto e preservato la quinoa come alimento per le generazioni presenti e future grazie alle loro conoscenze tradizionali e pratiche di vita in armonia con la madre terra e la natura”.
La proposta in tal senso era stata avanzata dal governo della Bolivia ed era stata appoggiata in sede ONU dai governi di Argentina, Azerbaigian, Ecuador, Georgia, Honduras, Nicaragua, Paraguay, Perú e Uruguay.
La quinoa ha origini antichissime e per migliaia di anni ha rappresentato l’alimentazione base delle popolazioni andine della Bolivia e del Perú, anche se è diffusa nell’ampia zona compresa tra la Colombia e l’Argentina. Simile a un cereale, si caratterizza per il suo elevato valore proteico (circa il 37% delle sue proteine sono aminoacidi essenziali), per il suo alto contenuto di acidi grassi insaturi (il suo olio possiede oltre il 50% di Omega 6 e oltre il 26% di Omega 9), vitamine e minerali, inoltre il fatto di non contenere glutine la rende un alimento adatto ai celiaci. Tali caratteristiche hanno portato la NASA a introdurre la quinoa nella dieta degli astronauti durante le missioni spaziali. Di facile coltivazione, si adatta facilmente a qualsiasi condizione atmosferica, sopportando temperature da –4°C a 38°C. Può crescere inoltre ad altezze variabili tra quella del livello del mare agli oltre 3mila metri delle Ande.
Ciò nonostante con la dominazione spagnola, la quinoa venne sostituita dalle coltivazioni dei cereali portate dall’Europa, “che generavano prestigio sociale e che portarono al disprezzo per le coltivazioni andine”. “L’oro degli Incas” o “la Madre di tutti i semi” come veniva chiamata la quinoa tra le popolazioni delle Ande, divenne ben presto “la comida de los indios” , il mangiare degli indigeni. La Chiesa Cattolica inoltre non vedeva di buon occhio l’utilizzo delle piante nei rituali indigeni (la pianta era usata anche per scopi religiosi oltre che alimentari) e il suo uso venne proibito.
La coltivazione della quinoa venne relegata a zone isolate e si diffuse solo nelle piccole comunità indigene. Nei secoli il suo utilizzo venne tramandato da generazione in generazione, le varietà più forti isolate e riprodotte, riuscendo ad ottenere la grande diversità del prodotto attuale, che si differenzia anche in base al suo impiego. Fu proprio grazie all’abilità degli indigeni, al lavoro comunitario e alle loro conoscenze ancestrali che la coltivazione della quinoa si è potuta conservare fino ai giorni nostri e proprio per questo la FAO ha voluto considerare come obiettivo del progetto il riconoscimento ai popoli andini per aver preservato la coltivazione di questa pianta eccezionale.
Le sue elevate qualità nutrizionali, la sua diversità genetica, la sua adattabilità e i bassi costi di produzione hanno spinto la FAO a considerarla oggi come una “coltivazione strategica per contribuire alla sicurezza e alla sovranità alimentare”, soprattutto nei luoghi dove le popolazioni hanno scarso accesso ad altre fonti di proteine o dove l’alimentazione che ricevono è inadeguata e insuffieciente.
Il presidente boliviano Evo Morales, al quale va il merito di aver creduto fermamente in questo progetto, la segnala come “un regalo ancestrale delle popolazione andine” e la valorizza contrapponendola all’ “alimentazione spazzatura” che proviene dall’occidente.
Morales, grazie alla sensibilità indigena che lo caratterizza (il presidente boliviano è di etnia aymara) sta in questo senso “rivoluzionando” il suo paese, la Bolivia, riportando l’attenzione della popolazione su usi ed abitudini antiche che il progresso e il commercio hanno lentamente distrutto. La battaglia portata avanti in sede ONU, e vinta, per la difesa della pratica della masticazione delle foglie di coca ed ora la valorizzazione della coltivazione della quinoa ne sono due esempi.
Sia lui che Nadine Heredia, moglie del presidente peruviano Ollanta Humala, sono stati designati Ambasciatori Speciali della FAO per l’Anno Internazionale della Quinoa.
La Bolivia è il primo esportatore mondiale della quinoa infatti, seguito a ruota dal Perú e dall’ Ecuador, mentre il primo importatore del prodotto sono gli Stati Uniti.