Morbo di Chagas, una malattia “dimenticata”
Tre ricercatori argentini hanno sviluppato un prototipo di vaccino orale per la malattia (o morbo) di Chagas, endemica in America latina, presente in 21 paesi. È conosciuta anche come ‘l’Aids dei poveri’.
Si tratta del biochimico Christian Magni, della dottoressa Ana Rosa Pérez e del biologo Iván Marcipar che hanno ottenuto per questa loro scoperta, oltre a un finanziamento di 820mila pesos argentini (oltre 160mila dollari) dal laboratorio francese Senofi, anche un premio dal Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche e Tecniche (CONICET), in quanto il progetto rappresenta “un progresso scientifico destinato a combattere le così dette malattie dimenticate”, “orfane” o neglette, come viene appunto considerata spesso la malattia di Chagas.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità a livello mondiale circa 10 milioni di persone hanno contratto il morbo, e sono localizzate soprattutto in America latina; di queste circa due o tre milioni sono i malati cronici. Oltre 25 milioni di persone nel mondo sono a rischio. Nel 2008 il morbo ha ucciso oltre 10mila persone.
La malattia di Chagas, dal nome del suo scopritore, il medico brasiliano Carlos Chagas, detta anche tripanosomiasi americana è unamalattia potenzialmente mortale, provocata da protozoi del genere Trypanosoma cruzi e viene veicolata da alcune cimici ematofaghe, che si nutrono di sangue.
Nel 1909, in Brasile, Chagas scoprì che la Vinchuca (Triatoma infestans), il ‘vampiro dei poveri’, che vive nelle capanne e nelle abitazioni rustiche e che di notte viene fuori dalla crepe dei muri e dagli interstizi per nutrirsi di sangue umano o di animali, conteneva nelle feci che rilascia sull’ospite al momento di nutrirsi del suo sangue, dei protozoi che passano successivamente, attraverso la puntura sulla pelle, al sangue, infettandolo. Questa scoperta rappresenta un caso, rarissimo tra l’altro, in cui è stato scoperto prima il parassita e poi la malattia che provoca.
La malattia causa lesioni a carico del sistema nervoso autonomo e anche a carico dell’apparato cardiaco. Si ipotizza che anche Charles Darwin fosse stato colpito dal morbo di Chagas durante il suo soggiorno in Argentina. Tornato dal viaggio iniziò a soffrire di una grave forma di malessere, le cui cause non furono mai accertate.
La malattia si manifesta con una fase acuta nella quale i sintomi sono febbre, rigonfiamento delle ghiandole, mal di testa, dolori muscolari. Successivamente può subentrare una fase latente che può durare anche parecchi anni. Nella fase cronica, invece, i parassiti si annidano nel muscolo cardiaco, compromettendolo completamente con il passare del tempo, spesso provocando la morte dell’individuo. Il segno più evidente della malattia è rappresentato dal rigonfiamento delle palpebre vicino al luogo dove l’insetto ha punto o se le feci contaminate sono accidentalmente penetrate negli occhi. Questo segno è noto come segno di Romaña.
Le sfide che deve affrontare l’OMS per il futuro hanno a che vedere soprattutto con la trasmissione della malattia, in aumento anche nei paesi dove non è endemica, dovuta all’aumento della mobilità umana tra l’America latina e il resto del mondo e lo sviluppo della malattia in aree dove non era presente come nella conca amazzonica.
La scienziata Pilar Mateo, laureata in Scienze Chimiche, una delle più grandi ricercatrici sulla malattia di Chagas, ha scoperto una vernice insetticida ed acaricida con la quale ha dipinto oltre 100mila abitazioni del Chaco boliviano, una delle regioni più povere della Bolivia e più colpita dalla malattia. La vernice disinfetta automaticamente le abitazioni e impedisce alla Vinchuca di riprodursi. Mateo scrive sulla sua pagina personale che “ogni studio sulla malattia appunta verso un problema sociale ed economico che provoca un tremendo disagio tra i governanti perché testimonia la loro incapacità di risolvere un gravissimo problema”. “Il problema di fondo è la povertà”, infatti dice.
Al momento non esiste un vaccino per il Morbo di Chagas, la malattia viene trattata con farmaci antiprozoari, efficaci tuttavia solo nella prima fase dell’infezione. Il prototipo del vaccino, che deve quindi ancora essere sperimentato e messo in produzione su larga scala, rappresenta pertanto una speranza e un notevole passo avanti nella cura e nellla prevenzione di questa malattia ‘dimenticata’ che tuttavia rappresenta una minaccia per l’intero pianeta.