San Jose de Apartadó: comunicato della Rete Italiana Colombia Vive!
Rete Italiana di Solidarietà con le Comunità di Pace Colombiane Colombia Vive! Onlus
COMUNICATO 02 settembre 2014
La vita della Comunità di san José de Apartadó sta diventando sempre più preoccupante da quando a dirigere la Brigata XVII è stato designato il colonnello Germán Rojas Díaz. Costui sembra dominato dalla voglia di distruggere la Comunità e per questo non esita addirittura a ricorrere ad un’intervista (http://www.elheraldodeuraba.com/index.php/regional/1-turbo-busca-acuerdo-con-santos-para-la-prosperidad-de-la-region) per gettare fango sulla limpida testimonianza di resistenza civile nonviolenta che la Comunità ha dato e dà costantemente dal 1997. Testimonianza conosciuta ed apprezzata non solo in Colombia da movimenti, associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani e nella soluzione pacifica dello storico conflitto tra lo Stato e le guerriglie ma in diverse parti dell’Europa anzi del mondo. Forse è proprio questa la ragione per la quale la presenza viva della Comunità dà fastidio a coloro delle forze statali e in particolare delle forze armate che ricorrono ad ogni mezzo, anche l’uso strumentale di persone costrette a delazioni infondate.
Noi non abbiamo mai taciuto, perciò abbiamo letto con grande soddisfazione la lettera dal titolo Non possiamo rimanere in silenzio scritta il 29 luglio da una volontaria diOperazione Colomba, Corpo Nonviolento di Pace della Comunità Giovanni XXIII; una lettera di denuncia nella quale è scritto: “Negli ultimi mesi i gruppi paramilitari hanno proseguito con il loro piano di politica sociale agendo liberamente con la costruzione di circa 40 case per i contadini che rientrano, e una strada: c’è da scommettere che la costruzione di questa via sia accompagnata a precisi progetti riguardanti l’estrazione di risorse naturali e l’ingresso quindi di imprese multinazionali nell’area.”
L’ultimo bollettino del SAT, un ramo della Defensoría del Pueblo, ente costituzionale e autonomo sotto controllo dello Stato, che ha il compito di promuovere e divulgare i diritti umani e che raccoglie le denunce della popolazione civile, dei reati commessi da attori armati legali e illegali, denuncia a pieno titolo il controllo paramilitare nella zona dell’Urabà antioqueño dove Operazione Colomba è presente. Come possiamo accettare il silenzio di uno Stato davanti a questi numerosi crimini, davanti alla difficile situazione umanitaria che persiste in questa regione? Noi, che siamo stati e siamo testimoni diretti di tanta atrocità non possiamo rimanere in silenzio.
E’ questa impossibilità di rimanere in silenzio che ancora una volta ci ha spinto a scrivere una dura e dettagliata lettera in allegato al Presidente Santos perché prenda provvedimenti urgenti nei confronti di un colonnello che non solo agisce contro i diritti riconosciuti dalla stessa Costituzione colombiana ma semina calunnie e intimidazioni.
Ciò che ci incoraggia è la forza della Comunità che a questi attacchi risponde con la calma dei forti, con la passione della verità e della giustizia: abbiamo molto da imparare.
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