Lettera all’ambasciatore israeliano in Italia

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Gaza nel cuore

All’ambasciatore di Israele a Roma
GHIDEON MEIR
Desidero con questa comunicare  la mia profonda condanna per i gravissimi crimini contro l’umanità che il suo  paese, Israele, sta compiendo in queste ore contro la popolazione civile di Gaza e per quelli commessi fino a questo momento in quella regione,  trasformandola  di fatto in una immensa prigione a cielo aperto, dove vengono da voi negati sistematicamente i più elementari diritti umani.
Privare un milione e mezzo di persone dei  generi di prima necessità giustificando questo con motivi di sicurezza è inaccettabile e umanamente discutibile, e viola inoltre qualsiasi trattato internazionale.
L’arroganza che contraddistingue da sempre il vostro agire, le violazioni costanti dei diritti umani, la violenza dei vostri attacchi “chirurgici”, il fatto di impedire che viveri e medicinali possano entrare nella striscia di Gaza o che i feriti possano essere trasportati fuori per le cure,  fa di voi,  per questo,  uno Stato  che merita condanna e disprezzo.
Annalisa Melandri
 

Repubblica Dominicana: alti ufficiali della Marina coinvolti nel narcotraffico con la Colombia

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La mattanza di narcotrafficanti colombiani avvenuta lo scorso mese di agosto a Paya,   nella provincia meridionale di Peravia,  nella Repubblica Dominicana,  ha scosso profondamente il paese.
 
Che questo fosse da tempo diventato  crocevia e porto finale di un notevole traffico di stupefacenti dalla Colombia,  era cosa nota ma che in questo traffico fossero implicati  in maniera così evidente  ambienti militari, istituzionali e politici è stata la notizia che ha fatto aprire gli occhi di tutti sul fatto che la Repubblica Dominicana da qualche anno a questa parte si sta  convertendo in una sorta di narco Stato, anche  se il fenomeno non ha ancora raggiunto i livelli macroscopici di Colombia e Messico, tanto  per citare due paesi le cui vicende in materia di traffico di stupefacenti risaltano maggiormente all’ attenzione dei media di casa nostra.
 
Il 4 agosto scorso, sei colombiani e un nicaraguense,  che poco prima  erano sbarcati sulla costa con 1200  kg di cocaina e che per questo  carico dovevano ricevere 15 milioni di pesos, sono stati trucidati a colpi di arma da fuoco poco lontano dalla loro abitazione sul mare,  dove da tempo vivevano indisturbati e da dove è stato trafugato sia il carico di droga che una ingente somma di danaro in contanti.
Uno di loro, il nicaraguense, sopravvissuto fingendosi morto,  è riuscito a raggiungere un posto di polizia e ha quindi permesso il ritrovamento dei cadaveri  e l’identificazione di alcuni degli assassini che hanno agito indossando  le uniformi della Direzione Nazionale del Controllo Antidroga(DNCD).
 
Ne sono seguiti vari arresti, quasi tutti alti ufficiali della Marina di Guerra,  uno dei quali è risultato essere anche l’autore materiale degli omicidi, per cui si parla di una vera e propria cupola criminale all’interno dell’ istituzione militare che controllava anche il traffico verso la vicina Puerto Rico.
 
Un senatore, Wilton Guerrero del Partito della Liberazione Dominicana (PLD)  ha accusato  sia la DNCD, che  la Polizia e il Pubblico Ministero di quella provincia, di essere strutture al servizio del narcotraffico.
In effetti molti si sono chiesti, a mattanza avvenuta, come fosse possibile che nessuno avesse mai avviato indagini o per lo meno semplici controlli sui quei  cittadini stranieri sospetti, che conducevano un tenore di vita elevato, che vivevano così vicino alla costa e che tutti  sospettavano essere dei narcotrafficanti.
 
Il senatore Guerrero,  ha reso noto che da anni denunciava la connivenza tra narcotraffico e autorità militari e di polizia nella provincia di Peravia, ma le sue denunce erano sempre cadute nel vuoto. In particolare le sue accuse sono state rivolte al capo della polizia di Baní, il generale Hilario Gonzáles e al procuratore Víctor Cordero.  Il massacro dei colombiani, ribattezzato con il nome di  massacro di Paya,  ha finalmente acceso i riflettori su di una realtà scomoda, pesante e difficile da gestire, ma che tuttavia presenta ancora aspetti da chiarire, soprattutto su chi siano gli autori intellettuali degli omicidi e su che fine abbia fatto la droga e il danaro.
Wilton Guerrero in un incontro con il presidente della Repubblica Dominicana Leonel Fernàndez, avvenuto lo scorso mese di ottobre ha parlato di un “serpente che è stato preso per la coda e non per la testa”.
 
Perfino l’ambasciatore statunitense in Repubblica Dominicana, Robert Fannin si è preso la briga di denunciare che “importanti funzionari dominicani sono coinvolti nel narcotraffico”, dichiarazione che ha provocato non pochi malumori.
In particolare, il Cardinale Nicolás de Jesús Rodríguez ha detto: “gli Stati Uniti mancano di autorità morale per rilasciare dichiarazioni del genere”.
E infatti alle sue sono seguite le dichiarazioni dell’ex vicepresidente della repubblica e dirigente del PLD che afferma di avere informazioni secondo le quali “agenti della DEA che hanno prestato servizio nel paese, oltre ad agire con accondiscendenza, sono stati coinvolti in attività del narcotraffico e mai le autorità statunitensi hanno rivelato i loro nomi o li hanno giudicati”.
 
Praticamente lamenta che quando si parla di grandi narcotrafficanti  saltano alla cronaca soltanto nomi e cognomi ispanici, “mai i nordamericani hanno accusato un Brawn o uno Smith” e aggiunge che i traffici di droga in cui la DEA è coinvolta riguardano anche il Messico, la Colombia, il Venezuela, e molti altri paesi.
E’ un po’ come diremmo dalle nostre parti, il “segreto di Pulcinella”. Basta ricordare il Nicaragua e i Contras.
 

Gaza: Genocidio

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Gaza: Guernica è uscita dalla tela e si è trafigurata in realtà in questo inferno

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Non so che succede fuori da questo inferno, ma mi auguro fortemente che le masse si mobilitino, così come ad Atene hanno fatto per la morte di un ragazzino ucciso da un fascista travestito da poliziotto.
Qui siamo quasi a 300 morti, molte le donne e i bambini.
E’ il momento una volta per tutte di mettere Israele in un angolo, e condannarlo per i suoi atroci crimini contro l’umanità Alzate la vostra voce di indignazione, come noi urliamo di dolore e disperazione.
Guernica è uscita dalla tela e si è trafigurata in realtà in questo inferno.
Vik in Gaza

Vittorio Arrigoni
blog: 
http://guerrillaradio.iobloggo.com/


Cresce l’appoggio internazionale allo scambio epistolare con le FARC-EP

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Mentre il presidente colombiano Álvaro Uribe nel suo messaggio di Natale al paese afferma che secondo lui non si può costruire la pace in Colombia con”i terroristi”, con quelli che “semplicemente non fanno altro che spargere il sangue del popolo colombiano”, noi non possiamo invece non ricordare che  proprio i suoi militari, i corpi di polizia, i paramilitari che lavorano per il Potere in Colombia sono quelli che si macchiano dei crimini più sanguinari e violenti, ultimo tra i quali  l’uccisione da parte di membri dell’esercito di Edwin Legarda, marito di Aida Quilcué, leader  indigena del CRIC.
Contrariamente  alle  parole  di Uribe che non lasciano spazio al dialogo  e a trattative, autorevoli esponenti della comunità internazionale, tra i quali spiccano nomi illustri da sempre impegnati nella risoluzione di conflitti diversi da quello colombiano, affermano invece di voler appoggiare e sostenere un dialogo e uno scambio epistolare con il Segretariato Maggiore  delle FARC-EP, confidando sulle capacità di mediazione della senatrice Piedad Còrdova, che gode della fiducia della guerriglia colombiana.
Un segnale importante che,   contro la miopia e l‘ ottusità del presidente colombiano il quale  continua a proporre al suo paese la soluzione militare come l’unica possibile, apre nuovi spiragli di speranza.AM
 
Mientras que el presidente colombiano Álvaro Uribe en su mensaje de Navidad reitera que no se puede construir la paz en Colombia con “los terroristas”, con los que “simplemente lo que hacen es derramar la sangre al pueblo colombiano”, nosotros no podemos olvidar que propio sus militares, sus cuerpos policiales, los paramilitares que trabajan por el Poder en Colombia son los que se manchan de los crimenes mas sangrientos y violentos, por último el asesinato por parte de miembros del ejército, de Edwin Legarda, esposo de Aida Quilcué, lider indìgena del CRIC.
Contrariamente a las palabras de Uribe, que no dejan espacio al diálogo y a negociaciones, notables expónentes de la comunidad internacional, entre quienes  destacan nombres ilustres desde tiempo comprometidos con la busqéda de paz en conflíctos diferentes del colombiano,  afirman de quere apoyar y sustentar un diálogo  y un intercambio epistolar con el Segretariado Mayor de las FARC – EP, confiando en las capacidades de mediación de la senadora Piedad Córdoba que goza de la confianza de la guerrilla colombiana.
Una signal importante que contra la miopía y la torpeza del mandatario colombiano quien sigue proponiendo a su país la solución militar cómo la única posible, deslumbra  nuevos rayos de esperanza.AM.
para firmar esa carta: href=“apoyointernacionalpazcolombiaatgmaildotcom“>apoyointernacionalpazcolombiaatgmaildotcom
Signori
Firmatari  della lettera dell’11 settembre 2008
Alla Senatrice Piedad Córdoba
Ai Signori del
Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP
Al comandante Alfonso Cano
 
 
I sottoscritti firmatari di questa lettera, donne e uomini di diversi luoghi del pianeta, interessati alla realtà della Colombia,  non indifferenti bensì preoccupati/e per i gravi fatti che ogni giorno degradano la vita e le libertà del suo popolo, costernati/e per l’oscuro futuro del paese e nello stesso tempo incoraggiati/e per i segni sociali e politici che provengono dalle sue lotte, desideriamo esprimere il nostro sostegno  a quelle volontà che intraprendono un dialogo e che attraverso di esso illumina la profonda certezza di trovare vie d’uscita degne e giuste al conflitto sociale, politico, armato che va avanti da decenni;
In questo senso, sostenitori e sostenitrici delle differenti voci  di pace e giustizia, tra queste manifestazioni di speranza facciamo nostra e appoggiamo la lettera che lo scorso mese di settembre 2008, promossa dalla senatrice Piedad Córdoba, con l’urgenza di compiere passi verso la comprensione, chiedendo che spazi di dialogo siano aperti dall’insorgenza colombiana con la società civile nazionale e internazionale, iniziando uno scambio epistolare con il Segretariato delle Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia, FARC-EP.
Conoscendo la risposta positiva delle FARC-EP a questa proposta e la loro conferma, vogliamo pubblicamente ed esplicitamente appoggiare questo scambio epistolare e il suo dovere etico, sicuri del fatto che migliaia e migliaia di voci si uniranno, chiedendo il dialogo, al quale speriamo possa unirsi anche l’Esercito di Liberazione Nazionale, ELN, tanto rispetto a necessarie soluzioni umanitarie e di diritto internazionale applicabili al confronto, quanto per accogliere questo supremo proposito di andare verso obiettivi finali basati su ideali di giustizia per tutti.
Sappiate che potete disporre dei nostri sforzi e dei nostri mezzi per accompagnare risolutamente questo processo da spazi della comunità internazionale, facendo nostro l’interesse comune di costruire una pace fondata sulla ragione e la giustizia sociale.
Primi firmatari:
Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel de la Paz, Argentina.
James Petras, profesor emérito Universidad de Binghamton, New York, Estados Unidos.
François Houtart, profesor emérito Universidad de Lovaina, Bélgica.
Olivier BESANCENOT, Porte Parole de la Ligue Communiste Révolutionnaire (France)
Sophie THONON-WESFREID,  Présidente de l’Association France Amérique Latine (France)
Roseline VACHETTA, Ligue Communiste Révolutionnaire, ex eurodiputado (France)
Alain KRIVINE, Ligue Communiste Révolutionnaire,  ex eurodiputado (France)
Catherine Marchais, Fonctionnaire Territoriale, Ville de Nanterre
Jessica Lorena Colling, secrétaire centre d’affaire , Colombie/Luxembourg
Raed Charaf, , Doctorant en Sociologie, EHESS, Francia.  Libano
Valérie TECHER,  Association France Amérique Latine (France)
Philippe Colin, enseignant, université de Paris Grand-ouest-La défense
Donneys Vuillet Maria Victoria, France
José Angel Calderon Gil, sociologo, profesor en l’Université des Sciences et Technologies de Lille, France
Alain KRIVINE, Ligue Communiste Révolutionnaire (France)
Christophe Enault, ingénieur, cadre industriel, France
Daniel BENSAID,  philosophe (France)
Julien LEGER, Agent territorial, FRANCE
Olivier  ROUBI,  France
Dominique Pélissier, Assistante Commerciale, France
Gerardo Heredia,  Periodista,  Francia  Ecuador
Gerard LEFRANCOIS, Retraité, FRANCE
Christophe Kenderian France-Amérique latine Bordeaux, Francia)
Meunier Fernand,  Président de l’ONG Explorer Humanity  France.
Denise Mendez,  Paris Francia
Paulina Macias, Profesion: Psicoanalista,  Paris (Francia)
Lionel Mesnard  Cyber-Periodista, http://lionel.mesnard.free.fr, Paris – Francia
Pedro Tostado Sánchez DNI nº 00770712M Sociólogo, Madrid (España)
Alberto Giráldez, Comunidad de Base Cristiana , Santo Tomas, Madrid. España
Gumersindo Martin cmf,  Misionero Claretiano, Valladolid , España.
David Martín, trabajador social, presidente del Colectivo Sur Cacarica, España.
Asociación: PROYECTO COLOMBIA SIGLO XXI (España)
Gloria T. de Garza Asociación de Usuarios del Agua de Saltillo AUAS, A.C. Saltillo, México.
Guadalupe Rodríguez, Lic. Filosofía y activista socioambiental, Salva la Selva, Alemania
Elisa Norio, Lic. Literatura Extranjera, Secreteria  Associazione Centro di Accoglienza
 “E. Balducci” Udine – Italia
Daniela Del Bene, Italia
Chiara Galimberti Arese (MI) Italia  GIM
Massimo Buccheri-Udine – Italia
Libertad Sánchez Gil, Miembro de la ARMH de Mérida y Comarca y de la Comisión Ética para la Verdad
Antonio Peratoner — Rete Radiè Resch — gruppo di Udine
Maria Grazia Visintainer — Rete Radiè Resch — gruppo di Udine — Italia
"2">Paola Gandrus, Tricesimo, Italia>Paola Gandrus, Tricesimo, Italia
"2">Giorgio Zuliani, Tricesimo, Italia>Giorgio Zuliani, Tricesimo, Italia
"2">Silvia Pellegrino - Gela (CL) Italia>Silvia Pellegrino - Gela CL Italia
Elly Verrijt – Degaarde Foundation, The Netherlands
Mary Bricker-Jenkins, the Poor People’s Economic Human Rights Campaign (PPEHRC), USA
Vincenzo Cesarano — Mereto di Tomba — Esecutivo regionale RdB-CUB del F.V.G.
Miguel Angel Garcia Aguirre ONG (Maderas del Pueblo del Sureste,AC) Chiapas, Mexico
Tronchin Federica, Venezia, Italia
"2">Sandra Del Fabro Unicef  Udine – Italia>Sandra Del Fabro Unicef  Udine – Italia
"2">Marcella Alletti- Palermo – Italia>Marcella Alletti- Palermo – Italia
Roberta Perisutti, Centro Ernesto Balducci, Udine, Italia
Fernando Rovetta Klyver, profesor universitario Castilla La Mancha, Espana
Viviana Mattiussi Pinzano al T. (PN) – Associaz Radio Voce Nel Deserto — PN – Italia
Pedro Faro (Chiapas) Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de las Casas
Surood Mohammed Falih, Human Right Officer , Kirkuk, Iraq
Elizabeth Deligio Soa Watch (Escuela de las Americas) USA
Manuel Adame Moldes, educador social, Vigo, España
Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel de la Paz, Argentina.
James Petras, profesor emérito Universidad de Binghamton, New York, Estados Unidos.
François Houtart, profesor emérito Universidad de Lovaina, Bélgica.
Santiago Alba Rico, filósofo, España.
Enrique Santiago Romero, jurista, España.
Monseñor Samuel Ruiz García. Secretaria Internacional de Solidaridad Monseñor Romero SICSAL, México.
Pascual Serrano, periodista, España.
Ana Andrés Ablanedo, Lingüista, Coordinadora de Soldepaz Pachakuti, Asturias,
España.
Carlos Taibo, profesor universitario, Madrid, España.
Francisco Erice, profesor universitario, Oviedo, España.
Ana García, activista social y política, Asturias, España.
Carlos Fazio, profesor, periodista, Periódico La Jornada, México.
Belén Gopegui, escritora, España.
Constantino Bértolo, escritor y editor, España.
Eduardo Romero, activista social, historiador, escritor, Asturias, España.
Carlos Fernández Liria, profesor universitario, Madrid, España.
Rafael Escudero Alday, profesor universitario, Madrid, España.
Ángeles Maestro, médica, dirigenta política, España.
Javier Arjona, activista social y político, Asturias, España.
Pablo Lorente Zapatería, Coordinador ALDEA-Nafarroa, España.
María Jesús Pinto, antropóloga, Catalunya, España.
Rafael Palacios, educador, Portavoz Nacional del Bloque por Asturies, España.
Javier Orozco Peñaranda, activista social e investigador, Colombia/España.
Carlos Alberto Ruiz, abogado, investigador social, Colombia/España.
Ramón Chao, periodista, España/Francia.
Hernando Calvo Ospina, periodista y escritor, Colombia/Francia.
Tomàs Gisbert Caselli, investigador en conflictos y cultura de paz, Catalunya, España.
Alberto Cruz, periodista, investigador relaciones internacionales, España.
Juan Manuel Ibeas, profesor universitario, Burgos, España.
Miguel Ángel Giménez Casado, educador, presidente de Asoc-Katío, España.
Pierluigi Di Piazza, sacerdote, responsable Centro Ernesto Balducci, Zugliano, Udine, Italia.
Pilar Sánchez, psicóloga, red Capicúa, España.
Sergio Yahni, periodista, Alternative Information Center, Jerusalem
Francesc Riera Isern, investigador, agricultor, País Vasco, Estado Español.
Dolores González, directora, Servicio de Asesoría para la Paz, México.
Pablo Romo, analista, Servicio de Asesoría para la Paz, México.
Miguel Álvarez, asesor de procesos de Paz, Servicio de Asesoría para la Paz, México.
Gilberto López y Rivas, investigador del INNA y colaborador del periódico La Jornada, México.
Ángel Guerra Cabrera, periodista, Cuba/México.
Clemencia Correa, profesora universitaria, UACM México.
Camilo Pérez Bustillo, profesor universitario, UACM México.
Rocío Redondo Sánchez, psicóloga, Madrid, España.
Rubén García Clarck, profesor universitario, UACM México.
Francisco Javier Garcés Molina, médico, activista social, España.
María Rosario Gómez Serrano, estudiante, activista social, Puerto Rico.
José María Caravantes García, ingeniero, activista social, España.
Eduardo Correa, profesor universitario, UACM México.
Hassan Dalband, profesor universitario, UACM México.
Andrés Redondo, psicólogo, España.
Enrique González Ruiz, director Programa Derechos Humanos, UACM México.
Jorge Ruiz, estudiante doctorado, México.
Francisco Cerezo, Coordinador Nacional Comité Cerezo, México.
Alejandro Cerezo, Coordinador Nacional Comité Cerezo, México.
Manuel Aguilar Mora, Liga de Unidad Socialista, México.
Jaime González, Liga de Unidad Socialista, México.
José María Bautista Monente, presidente Iniciativa Solidaria Internacionalista, España.
Gonzalo Rodríguez, maestro, miembro del Comité Canario de Solidaridad con los Pueblos, Estado Español.
Iñaki Markiegi, experto en cooperación y derechos humanos, País Vasco, España.
Beatriz Cruz Osorio, activista social, miembro de la Red Canaria por los Derechos Humanos en Colombia, Estado Español.
Raúl Villegas, profesor Universitario UACM, México.
Pablo Gutierrez Vega, profesor universitario, Sevilla, España.
Javier Anuzita Alegría, director fundación Mundubat, País Vasco, España.
Raul Romeva, diputado al Parlamento Europeo, Catalunya, España.
Mario Amorós, periodista e historiador, España.
Joan Herrera, diputado al Congreso de España de grupo ICV-EUiA.
Juan Guirado García, presidente ACSUR Las Segovias, España.
Magali Thill, directora, ACSUR Las Segovias, España.
Francisco Pérez Esteban, Coordinador de Política Internacional de Izquierda Unida, miembro de OSPAAL, España.
Juan José Tamayo, teólogo, profesor universitario, Madrid, España.
Francisco Javier Vitoria Cormenzana, teólogo, profesor universitario, País Vasco, España.
 
 
 
 

Non accetteremo di diventare una forza di repressione e di terrore. Lettera dei militari greci

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(19 Dicembre 2008)

I soldati di 42 campi dell’esercito greco dichiarano:
“CI RIFIUTIAMO DI DIVENTARE UNA FORZA DI TERRORE E DI REPRESSIONE CONTRO LE MOBILITAZIONI; APPOGGIAMO LA LOTTA DEGLI STUDENTI DI SCUOLA/UNIVERSITA’ E DEI LAVORATORI”

“Siamo dei soldati da ogni parte della Grecia Soldati ai quali, a Hania, è stato ordinato di opporsi a studenti universitari, lavoratori e combattenti del movimento movimento antimilitarista portando le nostre armi e poco tempo fa. Soldati che portano il peso delle riforme e della “preparazione” dell’esercito greco. Soldati che vivono tutti i giorni attraverso l’oppressione ideologica del militarismo, del nazionalismo dello sfruttamento non retribuito e della sottomissione ai “nostri superiori”. Nei campi dell’esercito nei quali serviamo, sentiamo di un altro “incidente isolato”: la morte, provocata dall’arma di un poliziotto, di un quindicenne di nome Alexis.”

“Sentiamo di lui negli slogan portati sopra le mura esterne del campo come un tuono lontano. Non sono stati chiamati incidenti anche la morte di tre nostri colleghi in agosto? Non è stata pure chiamata un incidente isolato la morte di ciascuno dei 42 soldati che sono morti negli ultimi tre anni e mezzo? Sentiamo che Atene, Thessalonica ed un sempre crescente numero di città in Grecia sono diventate campi di agitazione sociale, campi dove viene recitato fino in fondo il risentimento di migliaia di giovani, di lavoratori e di disoccupati. Vestiti con uniformi dell’esercito ed “abbigliamento da lavoro”, facendo la guardia al campo o correndo per commissioni, facendo i servitori dei “superiori”, ci troviamo ancora lì in quegli stessi campi.”

” Abbiamo vissuto, come studenti universitari, come lavoratori e come disperatamente disoccupati, le loro “pentole d’argilla”, i “ritorni di fiamma accidentali”, i “proiettili deviati”, la disperazione della precarietà, dello sfruttamento, dei licenziamenti e dei procedimenti giudiziari. Ascoltiamo i mormorii e le insinuazioni degli ufficiali dell’esercito, ascoltiamo le minacce del governo, rese pubbliche, sull’imposizione dello “stato d’allarme”. Sappiamo molto bene cosa ciò significhi. Viviamo attraverso l’intensificazione del lavoro, aumentate mansioni dell’esercito, condizioni estreme con un dito sul grilletto.”

“Ci è stato ordinato di stare attenti e di “tenere gli occhi aperti”.
Ci chiediamo: A CHI CI AVETE ORDINATO DI STARE ATTENTI?
Oggi ci è stato ordinato di stare pronti ed in allarme.
Ci chiediamo? VERSO CHI DOVREMMO STARE IN ALLARME?

Ci avete ordinato di stare pronti a far osservare lo stato di ALLARME:
• Distribuzione di armi cariche in certe unità dell’Attica [dove si trova Atene] accompagnata anche dall’ordine di usarle contro i civili se minacciate. (per esempio, una unità dell’esercito a Menidi, vicino agli attacchi contro la stazione di polizia di Zephiri)
• Distribuzione di baionette ai soldati ad Evros [lungo la frontiera turca]
• Infondere la paura nei dimostranti spostando i plotoni nell’area periferica dei campi dell’esercito • Spostare per protezione i veicoli della polizia nei campi dell’esercito a Nayplio-Tripoli-Korinthos
• Il “confronto” da parte del maggiore I. Konstantaros nel campo di addestramento per reclute di Thiva riguardo l’identificazione di soldati con negozianti la cui proprietà è stata danneggiata
• Distribuzione di proiettili di plastica nel campo di addestramento per reclute di Corinto e l’ordine di sparare contro i nostri concittadini se si muovessero “minacciosamente” (nei riguardi di chi???)
• Disporre una unità speciale alla statua del “Milite ignoto” giusto di fronte ai dimostranti sabato 13 dicembre come pure mettere in posizione i soldati del campo di addestramento per reclute di Nayplio contro la manifestazione dei lavoratori
• Minacciare i cittadini con Unità Operazioni Speciali dalla Germania e dall’Italia — nel ruolo di un esercito di occupazione — rivelando così il vero volto anti-lavoratori/autoritari

o della U.E. La polizia che spara prendendo a bersaglio le rivolte sociali presenti e future.

“E’ per questo che preparano un esercito che assuma i compiti di una forza di polizia e la società ad accettare il ritorno all’esercito del totalitarismo riformato. Ci stanno preparando ad opporci ai nostri amici, ai nostri conoscenti ed ai nostri fratelli e sorelle. Ci stanno preparando ad opporci ai nostri precedenti e futuri colleghi al lavoro ed a scuola. Questa sequenza di misure dimostra che la leadership dell’esercito, della polizia e l’approvazione di Hinofotis (ex membro dell’esercito professionale, attualmente vice ministro degli interni, responsabile per “agitazioni” interne), del QG dell’esercito, dell’intero governo, delle direttive della U.E., dei negozianti-come-cittadini-infuriati e dei gruppi di estrema destra mirano ad utilizzare le forze armate come un esercito di occupazione — non ci chiamate “corpo di pace” quando ci mandate all’estero a fare esattamente le stesse cose? — nelle città dove siamo cresciuti, nei quartieri e nelle strade dove abbiamo camminato.”

” La leadership politica e militare dimentica che siamo parte della stessa gioventù. Dimenticano che siamo carne della carne di una gioventù che sta di fronte al deserto del reale all’interno ed all’esterno dei campi dell’esercito. Di una gioventù che è furibonda, non sottomessa e, ancora più importante, SENZA PAURA.”

SIAMO CIVILI IN UNIFORME.
Non accetteremo di diventare strumenti gratuiti della paura che alcuni cercano di instillare nella società come uno spaventapasseri. Non accetteremo di diventare una forza di repressione e di terrore. Non ci opporremo al popolo con il quale dividiamo quegli stessi timori, bisogni e desideri/lo stesso futuro comune, gli stessi pericoli e le stesse speranze.”

CI RIFIUTIAMO DI SCENDERE IN STRADA PER CONTO DI QUALSIASI STATO D’ALLARME CONTRO I NOSTRI FRATELLI E SORELLE.

“Come gioventù in uniforme, esprimiamo la nostra solidarietà al popolo che lotta e urliamo che non diventeremo delle pedine dello stato di polizia e della repressione di stato. Non ci opporremo mai al nostro popolo. Non permetteremo nei corpi dell’esercito l’imposizione di una situazione che ricordi i “giorni del 1967″

(1) — Testo originale in lingua greca:
http://indy.gr/newswire/epistol-apo-ta-stratopeda-poy-arneitai-ton-katastaltiko-rolo-toy-stratoy
(2) — Traduione in inglese:
http://www.tapesgoneloose.blogspot.com/


El rin del angelito

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Limeddh: Vivere PER i diritti umani e non DI diritti umani

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La mia famiglia messicana, della quale posso confermare in assoluta certezza la grande onestà, coerenza e soprattutto l’impegno e il coraggio  e della quale mi pregio di far parte. (En español)
Messico D.F., 12 dicembre 2008
 
Con l’aiuto di tutti si costruiscono diritti umani
 
Liga Mexicana por la Defensa de los Derechos Humanos A.C. (Limeddh)
 
Amici della Limeddh,
 
Per coloro i quali beneficiano di questo diritto, una piccola parte della ricchezza prodotta durante un intero anno, viene tradotta in tredicesima. Vi invitiamo pertanto a condividere e ad appoggiare il nostro sforzo che ormai da 24 anni a questa parte si mantiene grazie al lavoro volontario di ognuno di voi e alla vostra collaborazione.
 
Attraverso la sensibilità individuale o collettiva di singoli o di organizzazioni si fa eco la grave situazione dei diritti umani nel nostro paese contro i nostri popoli, che ci danno ogni giorno esempio di quello che significa la lotta per la dignità e la resistenza.
 
Non possiamo dimenticare tutti coloro che hanno contribuito ad accrescere le libertà democratiche ed i diritti fondamentali e sono quelli che quando alzano la voce subiscono o affrontano repressione, torture, massacri.
E’ a loro e a ogni altra persona a cui sono violati i propri diritti umani che è diretto il nostro lavoro.
 
Lottiamo contro l’impunità, questo mostro dalle mille teste del governo messicano che detta legge. Vi invitiamo pertanto ad unirvi a questa nostra lotta contro di essa.
 
I conflitti continuano e si incrementano con più di 10000 morti durante il governo del pugno di ferro di Felipe Calderón, fatti che vengono giustificati dalla guerra contro il narcotraffico che ha conseguenze terribili come la militarizzazione del paese, la criminalizzazione della protesta sociale, l’aumento della violenza, l’incremento del terrore contro la società civile, l’aumento delle violazioni dei diritti umani, etc.
 
La Limeddh lotta da 24 anni per la difesa dei diritti umani in Messico con una dedizione totale offerta direttamente alle vittime e ai loro familiari attraverso attenzione e sostegno medico– psicologico, giuridico, visite ai centri di reclusione per conoscere le condizioni di detenzione e assicurarsi del trattamento che si da ai detenuti/e, informando regolarmente le famiglie della situazione giuridica dei/delle condannati/e, così come assistenza per le perizie legali e accertamento dei casi di tortura.
Promuovendo la formazione e gli aggiornamenti necessari per poter occuparsi delle vittime in modo che i volontari possano offrire un intervento di qualità.
Diffondendo e sensibilizzando l’importanza del sostegno psicologico alle vittime e ai loro familiari (forum, istituzioni, organizzazioni etc).
E’ anche importante il lavoro nella promozione e diffusione dei diritti umani, tramite la formazione di personale qualificato, partecipazione in eventi, e organizzazione di azioni di rivendicazioni e proteste e nello stesso tempo contribuendo alla proposta di leggi e percorsi giuridici per la protezione dei diritti umani secondo il diritto internazionale.
 
La Limeddh è affiliata alla Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH) e all’ Organizzazione Mondiale Contro la Tortura (OMCT) ed  è socia di Agire Insieme  per i Diritti Umani (Agir Ensemble pour les droits de l’homme).
Grazie a questa affiliazione beneficia di uno statuto consultivo presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e al Consiglio d’Europa.
 
Mantenere l’indipendenza della propria attività all’interno di uno stato in cui la criminalizzazione della lotta sociale, la detenzione dei leader sociali, l’ intimidazione e la persecuzione degli/delle stessi/e è all’ordine del giorno, non è semplice.
Ed è per questo e all’interno del proposito di evitare manipolazioni derivate da sostegni economici, che la nostra organizzazione contempla tra i suoi principi quello di non accedere a finanziamenti provenienti dallo Stato Messicano. Rifiutare fondi statati comporta una certa indipendenza nell’azione ma anche maggiori difficoltà per il finanziamento della stessa e quindi per il suo mantenimento.
 
Il mantenimento della lotta e le azioni di difesa comportano un costo economico alto che i familiari non possono sostenere e dall’organizzazione ci vediamo impediti a mitigare.
Quotidianamente ci troviamo di fronte a difficoltà economiche che rendono difficile continuare ad offrire il nostro impegno a favore della difesa dei diritti umani.
 
Tutto il gruppo di lavoro della Limeddh non riceve nessun compenso per le sue prestazioni solidali e per il suo impegno nella difesa dei diritti umani, il nostro motto è “vivere per i diritti umani e non vivere di diritti umani”.
 
Dalla nostra organizzazione lanciamo questo appello alla solidarietà e collaborazione, diretta all’organizzazione di attività, alla richiesta di aiuto individuale e collettivo, con il fine di poter continuare nel degno lavoro della difesa dei diritti umani.
 
Ringraziamo per il sostegno di sempre e siamo lieti di infornare che nonostante tutto, sorridiamo e non smettiamo di lottare, il 2009 ci aspetta più solidali, più uniti, più forti e meglio preparati.
Affrontiamo le sfide e la grave crisi lottando tutti insieme per i diritti umani.
 
Con il nostro abbraccio solidale, Vi auguriamo Buone Feste!
Fraternamente
 
Il gruppo di lavoro della Limeddh
Adrián Ramírez López, Presidente; Marie Thepaut, Directora General; Iliana González Rodarte,
Directora Área de Salud Integral; Tania Romero Sánchez, Área de Salud Integral, Mujeres y Equidad
de Género; Talina Hernández Baca, Área de Mujeres y Equidad de Género; Blanca Melgarito,
Responsable del Observatorio Nacional de Prisiones México; Elsa Arista González, Responsable de
la Red Universitaria de Monitores de Derechos Humanos; Hilda Venegas Negrete, Área Jurídica;
Isabel Cruz Cruz, Área de Salud Integral, Laura Lorena Ramírez Bravo, Responsable Estado de
México; Arturo López Magaña, Limeddh Quintana Roo; Eulogio Pérez Peniche, Limeddh Yucatán,
Efigenia Caballero Sedas, Red de Monitores del Estado de Puebla; Pedro Pinillos Sedas, Red de
Monitores del Estado de Puebla.
 
 
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Cuba nel Gruppo di Río. Svolta epocale in America latina?

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 “Ieri eravamo una colonia ma domani possiamo essere una grande comunitá di paesi strettamente uniti. La natura ci ha dato ricchezze incalcolabili e la storia ci ha dato  radici, lingua,  cultura e vincoli comuni, come in nessun’altra regione della Terra”

(Fidel Castro Ruz)
 
“Molti si chiederanno che cosa sta accadendo in questa nostra America Latina” ha commentato il presidente brasiliano Lula da Silva all’annuncio della notizia che Cuba finalmente farà parte, dal 17 di dicembre di quest’anno,  del Gruppo di Río, l’organizzazione che raggruppa gli Stati dell’America latina e dei Caraibi, sorta nel 1986 in alternativa all’OEA, Organizzazione degli Stati Americani,  dove invece sono presenti gli Stati Uniti.
Felipe Calderón,  attuale coordinatore del Gruppo di Río ha parlato di “costruzione di un destino comune” e di “valori condivisi”.
Per dirla con le stesse parole di Lula,  si tratta di “un uragano, un tornado politico e ideologico” che sta scuotendo il panorama politico ed economico della regione.
E’  una notizia che ovviamente è passata quasi inosservata sulla nostra stampa in questo scorcio di fine d’anno, eppure è una notizia che inevitabilmente fa guardare le vicende latinoamericane sotto una luce diversa.
Potrebbe dirsi che siamo alle soglie di un cambio epocale per l’America latina, che evidentemente ha smesso già da tempo di essere il patio trasero degli Stati Uniti mentre va via via delineandosi con sempre maggior evidenza come entità  politica ed economica dotata di grande autonomia.
Sicuramente è una Cuba diversa quella che si sta rapportando in questi ultimi anni con gli altri Stati latinoamericani e con quelli più geograficamente vicini dei  Caraibi. Nell’isola si prospettano alcuni cambiamenti, Raul è diverso da Fidel e anche il Comandante en Jefe non è più quello di una volta. 
Ma Cuba non ha fatto altro che resistere in tutti questi anni, contro un isolamento assurdo e  abnorme, contro un colosso economico, politico e militare che adesso sembra un po’ più stanco che in passato e al quale si può chiedere con più convinzione che ritiri quel vergognoso embargo imposto mezzo secolo fa.
Evo Morales,  presidente della Bolivia,   nel corso del recente vertice brasiliano dei paesi di America latina e Caraibi di Sauípe, uno dei tanti che ormai si tengono regolarmente nella regione,   ha chiesto che questi ritirino i loro ambasciatori dagli Stati Uniti  se dopo un ragionevole periodo di tempo Barak Obama non dovesse togliere l’embargo economico contro Cuba.
Appaiono preistorici i tempi in cui la isla rebelde  veniva espulsa dall’Organizzazione degli Stati Americani,  il “ministerio de Colonias Yanqui” come fu  ribattezzato quell’organismo da un ministro degli Esteri cubano, in quella riunione a gennaio del 1962 a Punta del Este in Uruguay, quando si stabilì che “l’adesione al marxismo-leninismo era incompatibile con il Sistema Interamericano” e che gli Stati Americani si trovavano “profondamente uniti a favore dell’obiettivo comune di contrastare l’azione sovversiva del comunismo internazionale”.
Oggi il mondo non è più diviso in blocchi, con il comunismo si sono firmati e si firmano tutt’ora  vantaggiosi affari e Fidel Castro ha ormai passato  gli ottanta…
Si può  pertanto immaginare possibile adesso  una nuova Organizzazione degli Stati Americani senza la presenza degli Stati Uniti. Non che prima non fosse possibile. Ma oggi a differenza di allora,  molti dei leader latinoamericani hanno “una coscienza distinta della realtà storica e iniziano a combattere la battaglia che fin da allora Cuba porta avanti” [1].  
 
E la proposta nasce infatti ancora dal “mega vertice” di Sauípe. Questa nuova organizzazione  potrebbe comprendere il Gruppo di Río e il neonato Vertice di America latina e Caraibi per l’Integrazione e lo Sviluppo (CALC).
 
Se ne discuterà nel 2010 in Messico, mentre per il nome già sono state avanzate proposte: Organizzazione degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi oppure Unione di America latina e Caraibi.
In ogni caso senza Stati Uniti.
 
 



[1] Fidel Castro, La paz en Colombia,  Editora Política, 2008

Perú, ultimatum a impresa mineraria

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48 ore di tempo per abbandonare la Cordillera del Cóndor. Questo é l’ultimatum che le comunità del distretto di Cenepa, nella regione Amazonas, Perú, hanno dato alla compagnia Dorato Perú S.A.C. per lasciare la zona.
Nel 1998 le varie comunità‘ residenti nella zona costituirono la Zona Reservada Santiago – Comaina dove vige il divieto di sfruttamento minerario in un sottosuolo tuttavia ricchissimo di oro, rame e uranio.
Il parco ha un’estensione di 163 mila ettari, dei quali 63 mila sarebbero già stati sottratti dal governo centrale e concessi a compagnie minerarie.
Cinquemila persone sono pronte a mettersi in marcia per mandare via gli operai dell’impresa Dorato Perú S.A.C. il prossimo 21 dicembre.
“Tutto questo è responsabilità’ del governo che insiste con la sua politica di vendere o di dare tutto in concessione, non importa che queste imprese sfruttano 63 mila ettari di bosco. Per questo le comunità´difenderanno il loro territorio con la propria vita” ha affermato Saúl Puerta Peña segretario di AIDESEP (Asociación Interétnica de la Selva Peruana).
 
  
 
 

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