martedì 18 novembre a Milano
Camera del Lavoro,
corso di Porta Vittoria 43
ore 21.00
verrà presentato il libro di
Raffaele Sardo
LA BESTIA
Camorra.
Storie di delitti, vittime e complici
prefazione di Roberto Saviano
Ne parleranno con l’Autore:
Gian Carlo Caselli
procuratore della Repubblica di Torino
Nando dalla Chiesa
docente di Sociologia della criminalità organizzata
Enrico Deaglio
giornalista
Modererà il dibattito:
Ilaria Ramoni, avvocato, ufficio legale di Libera
Macina profitti, devasta città e campagne, corrompe i poteri. Lasciando dietro di sé una striscia di sangue che non si asciuga mai.
Il libro ci consegna un ritratto sconvolgente della violenza della camorra, delle impunità e anche delle complicità quotidiane. E ci offre al tempo stesso un affresco denso di pietas del mondo delle vittime, nomi e cognomi ingiustamente dimenticati. Uomini uccisi per punire, per intimidire o semplicemente per sbaglio. Don Peppe Diana, sacerdote. Salvatore Nuvoletta, carabiniere. Federico Del Prete, sindacalista. Franco Imposimato, impiegato. Attilio Romanò, informatico. Alberto Varone, commerciante. Dome-nico Noviello, imprenditore. Sono questi i nomi simbolici a partire dai quali l´Autore racconta la camorra dell´ultimo quarto di secolo, la crescita del “Sistema” o più propriamente della “Bestia”.
Un ritratto sconvolgente ma non rassegnato. Perché anche nella Gomorra assatanata di soldi e di potere arriva una sentenza giusta emessa “in nome del popolo italiano”; c´è qualcuno, un insegnante, un giornalista, una studentessa, un prete, che difende a testa alta i valori dell´Italia civile.
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Scheda autore
Raffaele Sardo, giornalista, laureato in scienze della comunicazione, vive e lavora in provincia di Caserta. Attualmente collabora con il quotidiano la Repubblica. Ha pubblicato Nogaro. Un vescovo di frontiera per Alfredo Guida Editore (1997) ed È marzo la primavera sta per arrivare. Don Peppino Diana ucciso per amore del suo popolo per Edizioni Università per la legalità e lo sviluppo di Casal di Principe (2004).
Fonte: http://www.nadiamarino.com/2008/11/15/a-milano-il-giornalista-raffaele-sardo-presenta-il-suo-libro-la-bestia/
Senza dubbio la recente visita in Messico del presidente colombiano Álvaro Uribe è stata “altro” da quello che hanno raccontato in questi giorni i quotidiani messicani e latinoamericani.
Formalmente Uribe sembrerebbe essersi recato in Messico per chiedere al suo omologo Felipe Calderón un aiuto per sollecitare agli Stati Uniti lo sblocco del TLC la cui firma è congelata ormai da mesi.
“Tutto quello che potrà dire Calderón alle orecchie delle autorità, dei mezzi di comunicazione e del popolo nordamericano, potrà essere di grande aiuto per la Colombia. Ho chiesto questo aiuto al presidente Calderón” ha spiegato Álvaro Uribe lunedì 10 novembre, nel corso della sua terza e ultima giornata di visita in Messico.
I due presidenti, nel loro incontro hanno discusso inoltre di alcuni aspetti relativi al Trattato di Libero Commercio in vigore tra i due paesi, concordando sul fatto che alcuni settori commerciali esclusi fino a questo momento dagli accordi debbano essere tenuti invece in maggior considerazione.
Uribe ha inoltre espresso “solidarietà” al paese per lo sforzo compiuto dal Governo nella lotta alla criminalità organizzata e al narcotraffico, confermando in una conferenza stampa, che sia la Colombia che il Messico coopereranno maggiormente in tal senso, ma dichiarandosi tuttavia contrario alla depenalizzazione di alcune droghe come invece proposto recentemente dai presidenti dell’Honduras, Manuel Zelaya e dallo stesso Felipe Calderón.
L’incontro con la destra latinoamericana – Il vertice al Centro Fox
Tuttavia non sono stati soltanto questi i motivi del viaggio di Álvaro Uribe. Infatti, nei giorni immediatamente precedenti la visita ufficiale a Los Pinos, residenza di Felipe Calderón, a San Cristóbal, nello stato di Guanajuato, Álvaro Uribe aveva tenuto un discorso pubblico sul tema della “Sicurezza Democratica” presso il
Centro Fox, ambigua struttura creata e diretta dall’ex presidente messicano Vicente Fox, dove si svolgeva il vertice San Cristóbal “Humanismo Eficaz”, organizzato dalla Internacional Demócrata del Centro (IDC). Erano presenti oltre ai rappresentanti dei circa 110 partiti politici di destra e centro destra di 88 paesi diversi che vi fanno parte, il direttore della polizia colombiana e il governatore di Guanajuato, l’ultra conservatore del Yunque, Manuel Oliva.
Era inoltre presente il politico cattolico Eduardo Fernández ex vicepresidente della IDC, ed ex presidente dell’ Organización Demócrata Cristiana de América, (ODCA), organizzazione che come la sua affiliata IDC, riunisce i partiti di tendenza democratico cristiana in America latina, organizzazione più volte accusata di rappresentare le intenzioni golpiste di Washington nella regione e di aver partecipato al colpo di Stato in Cile nel 1973 e in Venezuela nel 2002.
Proprio Eduardo Fernández infatti, fece da tramite tra la Spagna e il Venezuela nell’organizzazione del golpe contro Chávez. Pochi giorni prima dell’11 aprile 2002 lo troviamo infatti a Madrid e poi a Washington dove partecipò ad una riunione dell’ODCA.
Non poteva mancare quindi all’incontro a Guanajuato, Yon Goicoechea, leader del movimento studentesco venezuelano, insignito al premio Milton Friedman per il suo impegno nel “raggiungimento della libertà nel mondo”. In realtà il premio Friedman, conferito a Goicoechea, che consiste praticamente in 500mila dollari, altro non è stato che uno dei tanti modi che gli Stati Uniti hanno trovato per finanziare in Venezuela l’opposizione interna a Hugo Chávez. Goicoechea ha praticamente denunciato nel suo discorso, che il crimine e il narcotraffico stanno dominando di fatto tutto il suo paese e che il presidente venuezolano Hugo Chávez è completamente incapace a garantire la sicurezza dei suoi concittadini. Ha inoltre denunciato che il paese investe 80 volte più negli armamenti che nella sicurezza interna. “A questo si aggiunge uno scenario di violenza politica nel quale si organizzano da parte dello Stato gruppi armati irregolari per reprimere”, ha aggiunto, in quello che è stato uno degli interventi conclusivi del vertice.
Scontato è stato il suo discorso (se si pensa al premio recentemente ricevuto), e anche paradossale se si i considera che è stato fatto al cospetto dell’”ospite d’onore” Álvaro Uribe che notoriamente è un ottimo intenditore di corruzione, gruppi armati irregolari e narcotraffico.
… e quello con l’estrema destra messicana – El Yunque e il caso Sucumbíos
Numerosi sono stati gli incontri che Uribe ha avuto con vari rappresentanti dell’associazione messicana ultra conservatrice di destra El Yunque.
Oltre al governatore dello Stato di Guanajuato, Manuel Oliva, membro del Yunque, Alvaro Uribe si è incontrato nel corso di un colloquio privato con alcune organizzazioni civili tra le quali Mejor Sociedad, Mejor Gobierno e Consejo Ciudadano para la Seguridad Pública y la Justicia Penal A.C..
E proprio mentre in quei giorni in Messico Uribe veniva dichiarato persona non grata da varie associazioni per la difesa dei diritti umani tra le quali la Limeddh (Lega Messicana per la difesa dei Diritti Umani) e l’Associazione dei genitori e dei familiari delle vittime del massacro di Sucumbíos, vengono rivelati dettagli di un suo colloquio avuto con José Antonio Ortega presidente del Consejo Ciudadano para la Seguridad Pública y la Justicia Penal A.C., nonché dirigente di El Yunque.
Colloquio che Ortega ha richiesto esplicitamente per consegnare personalmente al presidente colombiano copia della denuncia presentata un mese dopo la morte dei quattro ragazzi messicani da lui e dal presidente di Mejor Sociedad, Mejor Gobierno, Guillermo Velazco Arzac, anch’egli vincolato con El Yunque, alla Procura Generale della Repubblica contro Lucía Morett, l’unica sopravvissuta al massacro che attualmente vive in Nicaragua ed altri 15 giovani tra i quali figurano i nomi dei quattro deceduti, per il reato di terrorismo.
Il Yunque, fin dai primi giorni in cui trapelò la notizia che in Ecuador si trovavano ragazzi messicani, cercò con un diffamatoria campagna di denigrazione portata avanti tramite i maggiori mezzi di comunicazione del paese, di accusarli di essere in procinto di progettare “atti di terrorismo” in territorio messicano e li accusò di far parte sia delle FARC che dell’EPR, (Ejército Popular Revolucionario) il maggior movimento armato del paese.
José Antonio Ortega, nel corso del suo colloquio con Álvaro Uribe, ha affrontato infatti il tema della presenza dell’EPR in Messico e non ha perso l’occasione per criminalizzare l’attività politica di Antonio Pavel, un altro sopravvissuto di Sucumbíos, membro della Direzione Collettiva del Comitato Centrale del Partito dei Comunisti, attivista nel recente sciopero dei maestri dello stato di Morelos, segnalando il suo nome al presidente colombiano che ha ringraziato la “società civile” presente all’incontro per la collaborazione e ha chiesto esplicitamente all’ambasciatore colombiano in Messico Luis Camilo Osorio di offrire tutto l’appoggio necessario e di seguire costantemente l’andamento dei procedimenti penali in corso contro i giovani.
Non è un caso che Luis Camilo Osorio sia stato presente all’incontro.
La Limeddh e l’Associazione dei genitori e familiari delle vittime di Sucumbíos da mesi organizzano varie iniziative pubbliche nei pressi dell’ ambasciata colombiana in Messico, dichiarandolo persona non grata nel paese. Ogni primo del mese inoltre, viene consegnato alla rappresentanza diplomatica colombiana un bollettino nel quale vengono affrontati i temi delle violazioni dei diritti umani in Colombia, viene illustrato un profilo dettagliato della figura dello stesso ambasciatore, accusato di aver più volte insabbiato le denunce contro paramilitari e narcotrafficanti e di aver manipolato e sottratto all’azione penale gravi casi di violazioni dei diritti umani quando ricopriva la carica di Fiscal General nel suo paese.
I bollettini inoltre vogliono essere un momento dedicato al riscatto della memoria di Verónica, Sorel, Juan Gonzales e Fernando e quindi un ampio spazio è dedicato alla loro vita, ai loro sogni e a quello che erano e che volevano essere.
Ultimamente la senatrice Rosario Ibarra de Piedra ha consegnato alla Procura Generale della Repubblica più di 12mila firme raccolte chiedendo garanzie per la sicurezza e la libertà di Lucía Morett, in vista di un suo possibile ritorno nel paese e il ritiro delle denunce contro gli altri 15 ragazzi, chiedendo inoltre la fine della criminalizzazione della protesta sociale e delle idee.
Probabilmente anche del caso Morett hanno discusso Uribe e Calderón, ma pare quanto mai evidente, che alla luce di questi nuovi avvenimenti, un ritorno a casa in tutta sicurezza della giovane messicana non è al momento auspicabile per lei.
A TODAS LAS ORGANIZACIONES DE DERECHOS HUMANOS NACIONALES E INTERNACIONALES,
A LA PRENSA EN GENERAL,
A LOS CAMPESINOS, ESTUDIANTES, MAESTROS,
A LA SOCIEDAD CIVIL,
A LA POBLACIÓN EN GENERAL
Campaña de cartas por la presentación con vida de Francisco Paredes Ruiz, Edmundo Reyes Amaya, Gabriel Alberto Cruz Sánchez y Lauro Juárez, detenidos desaparecidos por el gobierno de México en el año 2007.
Les solicitamos de la manera más urgente su solidaridad ante este caso de la desaparición forzada de nuestros familiares, ya que a más de un año de la desaparición forzada de los luchadores sociales; José Francisco Paredes Ruiz (integrante de organización de derechos humanos Fundación Diego Lucero), Edmundo Reyes Amaya, Gabriel Alberto Cruz Sánchez, y a 11 meses de la detención desaparición forzada de Lauro Juárez, las autoridades no han dado con su paradero.
En el estado de Michoacán el 26 de septiembre del 2007 desapareció José Francisco Paredes Ruiz, integrante de la organización de Derechos Humanos Diego Lucero (organización que lleva la denuncia de 7 casos de detenidos desaparecidos en los años 70), Francisco participo en la defensa de tierras comunales del Lago de Zirahuen, en el Estado de Michoacán. A demás de que Francisco Paredes Ruiz en los años 70 fue preso político durante 7 años y durante unos días fue detenido desaparecido.
En Oaxaca, El 25 de mayo del 2007, detienen y desaparecen a Gabriel Alberto Cruz Sánchez y Edmundo Reyes Amaya, quienes los reivindica un grupo insurgente; Ejercito Popular Revolucionario (EPR).
El 10 de diciembre del 2007 en el cerro del vidrio, en Oaxaca, detienen y desaparecen al Sr. Lauro Juárez, indígena Chatino. El Sr. Lauro Juárez fue electo Regidor de Hacienda quien el Instituto Estatal Electoral (IEE) se rehusó a reconocer su legitimidad junto con otros representantes que fueron elegidos por prácticas tradicionales de las poblaciones indígenas, un sistema de elección que esta presente en la mayoría de los municipios de Oaxaca.
El gobierno, tanto del Estado de Michoacán como del Estado de Oaxaca, que se dice uno ser democrático y el otro institucional, y que junto con el gobierno federal de ultra derecha; niegan aparentando un total desconocimiento sobre el paradero de nuestros familiares y dando una represión mediante el acoso a los familiares que han decidido hacer una denuncia, exigiendo la presentación con vida de cada desaparecido, intimidándolos tratando de ocultar cada caso ante la sociedad, ante los medios de comunicación, y también desapareciendo y matando extrajudicialmente a corresponsales de algún periódico o un medio de comunicación que se atrevió a escribir unas líneas sobre la situación social que vive este país.
Hoy hacemos un llamado pidiendo la solidaridad de toda la población de México, a que se unan con nosotros a esta campaña de cartas para que con el apoyo internacional (organizaciones de derechos humanos, embajadores, presidentes de cada país en el mundo, periodistas, escritores, artistas, estudiantes, comités, sindicatos, familiares de detenidos desaparecidos, etc.) logremos nuestro propósito que es la presentación con vida de nuestros familiares, así como también hacemos la invitación a que los familiares de los detenidos desaparecidos, se unan a nuestra campaña para juntar fuerzas para resistir esta lucha por la presentación con vida de nuestros familiares hasta que el gobierno nos regrese a cada uno de ellos y exista un castigo para los responsables de estos crímenes de lesa humanidad.
Nuestro propósito es lograr que en cada país del mundo, los Presidentes, los Embajadores, Diputados, las Organizaciones de Derechos Humanos, personas que se solidaricen ante esta exigencia justa, le escriban al Presidente de México, a la CNDH, al Gobernador de Michoacán y de Oaxaca, al Procurador de la República etc., para pedir una aclaración y la presentación inmediata de Francisco Paredes Ruiz, Gabriel Alberto Cruz Sánchez, Edmundo Reyes Amaya y Lauro Juárez.
Comité Nacional de Familiares por La Presentación con vida de las y los Desaparecidos “Hasta Encontrarlos”
Mandar cartas a los siguientes destinatarios, Con Copia para:
Presidente FELIPE DE JESÚS CALDERÓN HINOJOSA
Residencia Oficial de los Pinos Casa Miguel Alemán
Col. San Miguel Chapultepec, C.P. 11850, México DF
Tel: +52 (55) 27891100
Fax: +52 (55) 52772376
Lic. Eduardo Medina-Mora Icaza
Procurador General de la República
Procuraduría General de la República
Paseo de la Reforma nº 211–213
Piso 16, Col. Cuauhtémoc
C.P. 06500, MÉXICO
Estuardo Mario Bermúdez Molina
Titular de la Unidad para la Promoción y Defensa de los Derechos Humanos de la Secretaría de Gobernación
Dr. José Luis Soberanes Fernández
Presidente de la CNDH
Periférico Sur 3469, Col. San Jerónimo Lídice, 10200, México, D.F.
Tel: 631 00 40, 6 81 81 25
Fax: 56 81 84 90
Lada sin costo: 01 800 00 869
Mtro. Leonel Godoy Rangel
Gobernador del Estado de Michoacán.
Lic. J. Miguel García Hurtado
Procurador General de Justicia, Michoacán
Lic. Victor Manuel Serrato Lozano
Presidente de la Comisión de los derechos humanos del Estado de Michoacán
Lic. Ulises Ruiz Ortiz
Gobernador Constitucional del Estado de Oaxaca Fax. 01 (951) 51 65 966,51–60677/ fax: 51–63737/ cel: 0449515470377
General. Gillermo Galvan Galvan
Blvd. Manuel Avila Camacho S/N. Esq. Av. Ind. Mil.,
Col. Lomas de Sotelo; Deleg. Miguel Hidalgo, D.F.
.P. 11640 Tel. 21228800 Ext. 3585
Sr. Amerigo Incalcaterra
Representante en México de la Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos
El Observatorio para la Protección de los Defensores de Derechos Humanos
Tel. y fax: FIDH: + 33 (0) 1 43 55 20 11 / + 33 (0) 1 43 55 18 80
Tel. y fax OMCT : + 41 22 809 49 39 / + 41 22 809 49 29
Sr. Santiago Cantón
Secretario Ejecutivo de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos
Ana Hurt
Programa Regional para América, Secretariado Internacional de Amnistía Internacional
ahurtamnestyorg (ahurtamnestyorg)
Favor escribir también a las Representaciones Diplomáticas de México en sus respectivos países.
Nella giornata di venerdì si è svolta, tra le altre, la manifestazione nazionale degli studenti universitari contro la legge 133 per la riforma dell’università. Erano circa 200/300mila
Davanti al ministero della Pubblica Istruzione in solidarietà alla Gelmini hanno manifestato invece gli studenti fascisti dell’Area identitaria romana. Erano circa 40.
Il TG1 nell’edizione di venerdì sera parla di 100mila studenti dell’Onda e di 200 studenti di destra.
La notizia dei 200 studenti di destra verrà ripresa sabato soltanto dal Corriere della Sera.
…
Ieri la sentenza sul massacro a freddo della scuola Diaz, durante il G8 di Genova, ha ribadito che lo Stato, quando s’impegna, dimostra di essere una organizzazione a delinquere, peggiore delle raffazzonate mafie, ‘ndranghete e camorre: la magistratura può anche mostrarsi libera e indipendente nei confronti dell’uomo più potente d’Italia, libera nei confronti dell’esecutivo, ma quando si tratta di difendere il cuore profondo dello Stato, anche quello scuro “di tenebre”, perde ogni pudore.
Oltre a lanciare un messaggio rassicurante di impunità a chiunque indossi un’uniforme (il terrorista Cossiga docet), la sentenza che i giudici Barone, Dellopreite e Maggio si sono assunti la responsabilità di emettere è anche un insulto alla ragione. Credere e far credere che il pestaggio, le umiliazioni, le false prove siano fatte da un gruppo di manigoldi sadici che si sono lasciati prendere la mano (non in piazza, come poteva essere comprensibile, anche se non giustificabile), ma a freddo nella notte… ebbene che tutto questo non abbia registi e mandanti non lo può credere nessuno. Una domanda: chi gliel’ha fatto fare a Barone e alle Dellopreite e Maggio di macchiarsi di tanta ignavia? Qual’è il loro tornaconto? Non avrebbero potuto dimettersi, darsi ammalati piuttosto che macchiare indelebilmente il loro curriculum? Mah!
Qualcuno gliene chiederà conto in un pubblico dibattito, da vicino… qualcuno dovrebbe, come è successo ad esempio alla Forleo, colpevole di aver fatto una distinzione legittima tra terrorismo e lotta armata in un paese occupato in guerra come l’Irak.
Ho altre cose da scrivere. L’ultimo commento fatto, del giugno scorso sul blog (un po’ abbandonato… attirerebbe più lettori se parlassi d’amore e buoni sentimenti, pazienza) era “Italia come Colombia? Ci avviciniamo a passi da gigante”… Ebbene, da allora sono avvenuti fatti e prese decisioni che alimentano questa tendenza. Innanzi tutto, la decisione della Lega di fare le ronde, con la compiacenza dei sindaci (e del governo)… è l’inizio del paramilitarismo italiano. Un’esagerazione? Non tanto, visto che qui, ad esempio, ad andare nel mirino di questa gentaglia non sarebbero i guerriglieri o i loro presunti complici, ma mendicanti, ambulanti e piccoli spacciatori (meglio se neri come Obama.…). Ma anche i tagli di quella povera crista della Gelmini, se dovessero passare, porteranno ad un’Italia colombianizzata, dove si moltiplicano le università private, si chiudono quelle pubbliche e soprattutto domina l’ignoranza e l’idiozia di massa, prodotto principale della Tv, qua berlusconiana (accettata e portata avanti, con grande senso di responsabilità, anche dalla cosiddetta sinistra).…
Per fortuna, dal letargo escono gli studenti, i ragazzi e anche maestri e professori… E si muovono anche, a difesa di tutti, i lavoratori Alitalia contrastando una campagna di disinformazione senza etica portata avanti dai giornali e accettata dalla sinistra (tranne che l’ex magistrato e ex poliziotto Di Pietro, ormai tristemente l’unica voce dissenziente nella Casta). Gli speculatori della cosiddetta Cai assomigliano ai beneficiari delle privatizzazioni dell’Argentina di Menem: non rischiano niente, comprano senza debiti e, per il favore ricevuto dal loro socio, contraccambiano tentando di far passare l’idea che i contratti firmati non valgano niente, che siano carta straccia, dopo nemmeno qualche settimana dalla loro firma. E che fanno i giornali, compresa la progressista e veltroniana Repubblica?: zitti e allineati.
Nell’Argentina di Videla c’erano i desaparecidos, ma anche molta più dignità tra politici e giornalisti.
Fonte: AMI — Agenzia Multimediale Italiana
Guarda il video dell’intervista a Guido Piccoli realizzata da Alessandro di Rienzo
«In America Latina è esagerato dire che democratici e repubblicani uguali sono e allo stesso modo si comportano, ma c’è parte di verità in questo». Per Guido Piccoli, esperto di America Latina, non vi sarà una immediata e drastica inversione di tendenza nella prossima amministrazione Usa verso i governi e popoli dell’America del sud. «Negli ultimi anni l’autore di politiche più pesanti con i popoli latinoamericani fu proprio il democratico considerato più progressista e più amato John Kennedy», ricorda il giornalista autore di Colombia, il paese dell’eccesso. «La vittoria di Obama forse cambierà qualcosa? Forse a essere un po’ più intelligenti, meno arroganti, al fine di ottenere risultati diversi. Ma sul punto più caldo, sul Venezuela, con Caracas che si pone come capitale in opposizione a Washington, Obama ha detto cose che non fanno ben sperare. Ma con la Colombia, che più ha seguito Bush in questi anni, Obama cercherà di ampliare i diritti dell’opposizione e dei diritti umani», ha auspicato Piccoli.
«Un lavoro non facile» aspetterà Barack Obama nel relazionarsi con quello che Gianni Minà un decennio fa considerava come continente desaparecido. Adesso, spiega Guido Piccoli, «il cortile di casa degli Usa non esiste più».
Domani, mercoledì 11 novembre, ore 11, nell’ambito delle puntate dedicate alla prima Guerra Mondiale si affronterà il tema della dell’ economia di guerra. Conduce come sempre Salvatore Ricciardi, partecipa Gavino Puggioni.
Chi pagò il costo della guerra?
I salvadanai dei bambini,
gli orfanelli al lavoro nei campi,
le donne nelle fabbriche di proiettili:
4 lire per dieci ore di lavoro…
un kg di pane 60 cen, un kg di pasta 1 lira.
I profitti dell’industria di guerra:
Fame nelle trincee, fame nelle case…
Gli operai che scioperano, e i soldati al fronte che si rivoltano.
I profitti dell’industria di guerra…
Mi chiedo come mai nel 2008, il TG1 debba chiamare la Somalia “ex colonia italiana” , parlando della vicenda delle due suore rapite.
Somalia e basta non andava bene?
Per sodomizzare un paese vengono applicate generalmente le tecniche più disparate.
Quando poi neanche queste sono sufficienti si arriva alla militarizzazione, all’uso della forza e via via più su, fino ai colpi di Stato che sono un po’ la soluzione finale.
In Italia occorre molto, molto meno di un colpo di Stato. A un certo punto se ulteriori dottrine non bastano, ci accontentiamo della “dottrina Cossiga”.
Prima di quella esistono soluzioni più “soft” che generalmente hanno il pregio di raggiungere un bacino d’utenza abbastanza elevato e non comportano spargimento di sangue.
Ultimamente ne sono state applicate diverse, che ovviamente hanno riscosso grande consenso tra il popolo e che hanno impegnato moltissimo gli ultimi neuroni politicamente attivi che la sinistra ha ancora a disposizione. Dopo c’è solo l’opposizione assistita…
La “dottrina del finto idiota” e la “dottrina del pompino” hanno riempito le pagine dei giornali, hanno movimentato tanto le redazioni dei giornali come le sale d’aspetto degli ambulatori, hanno intrattenuto amabilmente le persone in coda agli sportelli degli uffici postali, hanno fatto sghignazzare decine di parlamentari, hanno fornito voli libidici alle donne in attesa dal parrucchiere, hanno fatto fremere d’invidia per Berlusconi tutti gli uomini italiani, anche quelli che poi magari dicono di odiarlo…
Quanta fantasia c’è voluta, quanto ha fatto godere l’immaginario collettivo la scena del rapporto orale tra Silvio e Mara, quanti particolari abbiamo immaginato fossero emersi nelle intercettazioni delle telefonate che sicuramente non ascolteremo mai. Ci siamo più indignati o più incuriositi?
E se per Mara si è coniato il termine di “mignottocrazia”, per Silvio perchè non parlare di “pappocrazia”? O perchè non dargli piuttosto il Nobel alla “genialità al potere”?
Lui tra pompini veri o presunti e battute degne degli Squallor, intanto è capace di far parlare soltanto di quello che decide lui…
Tutta l’Italia infatti si domanda se lo abbia fatto godere più la Gelmini o la Carfagna o se sia stato giusto chiamare “abbronzato” Barack Obama ma non si chiede come mai ci sono i soldi per l’Alitalia e per i banchieri e non per le tredicesime, oppure cosa ci faccia un rappresentante dei Casalesi in Parlamento, o di come ci siano finiti a Chiaiano 10mila tonnellate di amianto e rifiuti speciali, e la lista sarebbe lunghissima…
Grazie Silvio, lei sì che ci fa godere…