Il Messaggero di oggi (08/11/2007), che prendiamo come esempio della ennesima manipolazione mediatica, titola: “Venezuela, i sostenitori del presidente Chavez sparano sugli studenti in corteo: un morto e 6 feriti”, con la foto che ha fatto prontamente il giro del mondo, dove appunto si vede uno studente (chavista) con una pistola in mano. Ancora più vergognosa e delirante la notizia del TG2 ore tredici: “Chavez fa sparare contro gli studenti… In Venezuela la polizia ha fatto fuoco contro gli studenti che contestano il presidente Chávez.”
La realtà però è ben diversa da quanto vogliono far credere i vari media del mondo, che manipolano le notizie estrapolando una semplcie foto da un filmato. I fatti, come dimostrano i video che consigliamo di visionare, sono andati diversamente.
Lo stesso copione dell’11 aprile. Inviatiamo a vedere o rivedere i seguenti documentari:
Come al solito, da un filmato, o da un evento si estrapola un fotogramma e si costruisce la notizia: un chavista, un simpatizzante di Chávez con la pistola in mano diventa l’aggressore. Però, analizzando i filmati, integralmente ci si rende facilmente conto di come sono andati realmente i fatti.
I fatti sono questi.
In mattinata, un paio di migliaia di studenti di opposizione (la gran parte proveviente dalle università private), ha partecipato ad una marcia diretta al Tribunale Supremo (l’equivalente della nostra Corte Costituzionale), dove una delegazione è stata ricevuta dalla Preseidente. Praticamente l’obiettivo era introdurre un ricorso, con cui si chiedeva lo slittamento della data di realizzazione del referendum. Il Tribunale Supremo ha prontamente deciso oggi, rigettando la richiesta.
Il Messaggero parla di una marcia di ottantamila studenti! Possiamo tranquillamente affermare, senza temere di essere smentiti, che alla marcia c’erano qualche migliaio di studenti e forse stiamo anche esagerando. Tenendo presente che l’università che fornisce il numero più alto di partecipanti (qualche migliaio) alle marce è la Universitad “Simon Bolivar” che in questa occasione ha svolto regolare attività didattica e non era presente a questa marcia, se non con pochi rappresentanti; le università pubbliche hanno svolto tutte regolarmente attività didattica, per cui a questa marcia hanno partecipato solo le università private (come sempre); di conseguenza, non solo visivamente, ma anche numericamente possiamo dire che potevano essere presenti alla marcia non più di un paio di migliaia di studenti, considerando qualche centinaio per ogni università privata.
La deduzione logica coincide, dunque con quanto analizzato visivamente.
Il dopo marcia
Una parte di questi manifestanti, qualche centinaio, dopo la marcia si è diretta all’Univerità Centrale, evidentemente per effettuare una riunione — immaginiamo — per analizzare gli eventi della giornata.
Questo gruppo si è imbattutto in una cinquantina di studenti, quasi tutte donne, che stavano facendo propaganda a favore della riforma.
Nel sito di Radio YVKE si possono visionare quattro ineteressanti video, che mostrano il reale svolgimento degli avvenimenti: l’arrivo degli studenti di opposizione, l’aggressione agli studenti simpatizzanti di Chávez, l’assedio ed il tentativo di dare fuoco all’istituto in cui erano rifugiati gli impauriti studenti chavisti, lo studente della opposizione ferito dalle pietre che lanciavano gli stessi studenti di opposizione contro ghli studenti chavisti assediati, il tentativo di aggressione al ragazzo che stava filmando (Avila TV), l’incedio di un autobus.
Un altro video realizzato con un cellulare all’interno dell’istituto assediato mostra gli studenti chavisti: nessuna mitragliatrice e nessuna bomba a mano (in questi termini si è espresso come al solito Globovision, la tv di opposizione), ma solamente tanta paura; tante ragazze spaventate a morte.
La TV Globovision per tutto il giorno precedente, ha chiamato alla marcia con messaggi incitanti alla violenza. In qualsiasi altro paese civile del mondo, questa TV che incita continuamente alla violenza, fino a proporre più o meno apertamente l’assassinio del presidente, sarebbe gia stata chiusa dalle autorità giudiziarie. Qua, in Venezuela si aspetta lo scadere del contratto di concessione.
Alle parole deliranti del cronista di turno, a Globovision, è poi arrivato, fortunatamente un filmato in cui si vede un chavista con la pistola in mano, lo estrapolano dal contesto ed ecco confezionata la notizia: i chavistoi sparano sugli studenti di opposizione, come titola il Messaggero, che condisce la notizia con la presenza di un morto, per ottenere un maggior effetto. Smentiamo categoricamente quanto pubblicato dal Messaggero e dagli altri media, e possiamo assicurare che fortunatamente non c’e stato nessun morto. Il bilancio parla di 9 feriti, di cui uno per arma da fuoco; la maggior parte dei feriti si contano tra le file degli studenti simpatizzanti di Chavez.
Purtoppo in una società violenta, come quella venezuelana, sono molti ad andare in giro con le armi. Tra gli studenti simpatizzanti di Chávez, assediati c’era uno con la pistola. Vistosi assediato ed in pericolo, per aprire una via di fuga, ha tirato fuori la pistola (che vediamo nella foto) ed ha cominciato a sparare; gli aggressori si sono momentaneamente spaventati, si sono allontanati il tempo necessario per permettere agli studenti assediati di poter scappare e mettersi in salvo.
I fatti veri, dunque, sono andati esattamente in senso contrario da come proposto dai media: c’è stata una aggressione, ma da parte degli oppositori ai danni degli studenti simpatizzanti di Chávez.
Come si vede nelle immagini gli studenti di opposizione non solo hanno aggredito ed assediato e tentato di incendiare gli studenti simpatizzanti di Chávez, ma hanno anche provocato numerosi danni all’istituto preso d’assalto ed alla Università Central, dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Non solo: sono stati presi d’assalto da questa orda, anche le vie adiacenti l’università e sono state incendiate numerosi alberi di palme.
Le autorità universitarie hanno una forte responsabilità; il rettore in questione, l’italo venezolano Paris era all’estero ed il suo sostituto non ha mosso un dito: avrebbe dovuto chiamare le forze dell’ordine, che in virtù dell’autonomia esistente, possono entrare all’interno dell’università solo se chiamati dalle autorità universitarie. Le autorità universitarie hanno anche un’altra responsabilità: hanno invogliato gli studenti a partecipare alle marce ed alle proteste, agevolandoli anche negli esami, nel senso che non avendo potuto studiare per dedicarsi alle proteste, i professori sono stati invitati dalle autorità universitarie a concordare con gli studenti la data piu confacente per la realizzazione degli esami.
Il problema di fondo esistente in Venezuela non è la riforma costituzionale in se; addirittura si inventano una supposta elezione indefinita a vita di Chavez; mai falsità piu grande di questa: la riforma non prevede alcuna elezione indefinita dell’attuale presuidnte, ma semplicemente, come esiste in tutti i paesi civili del mondo, Italia compresa, la possibilità per qualsasi cittadino di potersi candidare alla presidenza della repubblica tutte le volte che lo desidera. Ovviamente dopo deve fare i conti con la elezione; sara eletto o rieletto presidente solo la maggioranza del popolo lo desidera. In Francia Chirac o chi per lui può candidarsi tutte le volte che lo desidera, cosi come in Italia un deputato; poi, per essere eletto effettivamente è necessaria la maggioranza dei voti ad ogni elezione. Tra l’altro non dimentichiamo che in Venezuela esiste la figura del referendum revocatorio a metà del mandato.
Il vero problema dunque non è la riforma in se, ma la lotta di classe esistente: da un lato una maggioranza consolidata, che si raccoglie attorno ad Hugo Chávez che punta ad una società profondamente differente, fondata sui principi del socialismo; dall’altro la minoranza oligarchica e le classi proprietarie si oppongono con tutte le forze e tutti i mezzi; sanno bene che elettoralmente non hanno alcuna speranza, per cui si appellano a qualsiasi mezzo, anche la violenza ed il colpo di stato; ovviamente il tutto finanziato dalla CIA, dal governo USA ed enti piu o meno governativi (vedasi finanziamenti a Sumate, Golpe del 2002, paro petrolero del dicembre 2002-gennaio 2003).
(Foto AP)
“Chàvez (e non Chávez) fa sparare contro gli studenti.…
In Venezuela la polizia ha fatto fuoco contro gli studenti che contestano il presidente Chàvez. (e non Chávez).”
Non è un trafiletto tratto da Libero o da Il Giornale, ma piuttosto quanto si legge oggi sul sito del TG2.
E il servizio trasmesso in televisione alle 13 non è da meno.
Si afferma (o meglio si fa dire a un manifestante che esibisce un proiettile…) che la polizia, contrariamente a quanto si legge nelle agenzie di tutto il mondo, avrebbe sparato colpi di arma da fuoco sugli studenti che stavano manifestando contro il referendum del 2 dicembre.
Nemmeno Globovision o la stampa d’opposizione venezuelana sono arrivate a tanto.
Il TG2 parla di alcuni giovani a volto coperto e mostra una foto dell’agenzia AP, (quella sopra) affermando senza mezzi termini che si tratterebbe di “agenti dei corpi speciali con il volto mascherato”che sarebbero entrati nell’Università armati sparando sugli studenti. In realtà non si conoscono ancora le loro identità e le autorità in collaborazione con il Rettorato stanno cercando di identificarli tramite le fotografie e le riprese video.
A questo punto ci piacerebbe che la redazione del TG2 ci fornisse la fonte dell’esclusiva.
Inoltre il servizio fa riferimento a due morti quando a Caracas non ci sono state vittime.
I due morti ci sono stati in altri scontri a Maracaibo che nulla hanno a che vedere però con le proteste contro il referendum del 2 dicembre prossimo.
L’ambasciatore statunitense Phillip Goldberg, il secondo da sinistra, in posa con il mafioso colombiano Jairo Vanegas Reyes, attualmente in carcere. Sono in compagnia del Presidente della Camera di Industria e Commerico di Santa Cruz, Gabriel Dabdoub e di un membro della sicurezza dell’ Ambasciata nordamericana.
Goldberg go home!
Di Rafael Rolando Prudencio Briancon
Recurrentemente reitero de que el goebbeliano y golpista de Goldberg –master en mentir y mutilar-; o se va por la buenas, o de una buena vez hay que ignominiosa e inevitablemente EExpUUlsarlo del país a éste zaino saboteador que de la ex Yugoslavia, se vino vilmente a balcanizar Bolivia.
Ya es hora de ponerlo a éste indeseable e insidioso infiltrado en su sitio; o sea en la frontera, y no sólo es por el reciente y repentino impasse en el que se ha descubierto que el desestabilizador y dEElincUUencial diplomático, mantiene rufianescas relaciones con un delincuente, ni tampoco es por el hecho de que pueda tener amistad con paramilitares, asaltantes y asesinos; sino por la continua como conspiradora conducta que tiene el “escicionista” embajador estadounidense.
Y es que es como dice no mas ese remolón refrán “hazte de fama y échate en cama”. Pero de ahí a que nosotros queramos dormir, con el enemigo, sería como hacernos el harakiri; o que condescendientemente nos convirtamos en unos majaderos masoquistas ante la mala intención del Mr GOLPErg.
Y es que no se trata de la primera vez que el divisionista diplomático dirige arteramente su artillería contra la seguridad nacional, ya son varias veces que se lo encuentra con las manos en la masa –pólvora– para hacer estallar especializadamente la integridad territorial y la unidad nacional.
Hay pues una serie de subversivos sucesos que se han dado después del avieso arribo de Mr GOLPErg al país; e incluso desde antes, como fue por ejemplo la destrucción de los mísiles chinos, durante el gobierno del traicionero Rodríguez Veltzé, o el caso de los atentados terroristas en dos alojamientos donde perecieron dos compatriotas.
Pero el arbitrario y asiduo acoso de los subversivos súbditos norteamericanos, es moneda corriente de todos los días. La otra vez fueron las “balas balcanizadoras”, que la novia del hijito de papá; o sea del “patovica” –el seguridad de la embajada, James Campbell– se lo estaba traficantemente trayendo, un lote de quinientas balas; dizque para que pueda practicar tiro al blanco.
Posteriormente sucedió el tráfico de reliquias históricas de nuestro patrimonio nacional, que un funcionario de la embajada intentaba ilegalmente sacar del país; luego se vino la gansada de Goldberg, quien menospreciadamente se mofó del gobierno señalando sarcásticamente sobre el traslado de la sede de Disneylandia.
Hoy se trata de éste espectacular escándalo en el que se ha envuelto la embajada estadounidense nuevamente, claro que no faltaran la embusteras excusas para evadir responsabilidades, a la que le harán alineada y alcahuetemente eco denodadamente su defensora derecha, esa que la semana pasada, histéricamente increpaba al gobierno por las declaraciones de Hugo Chávez.
Es que claro, se han acostumbrado –derecha– arteramente ha minimizar miedosamente, con cualquier tipo de gEEnUUflexos justificativo las arbitrariedades de los americanos como, por ejemplo eso de decir: que el terrorista que metió las bombas a los alojamientos es un enajenado mental, o que las balas balcanizadoras eran para la práctica de tiro de su patovica, o que el traficante de arte, es un concienzudo coleccionista, o que sólo quería distender los ánimos con su infantil insinuación sobre Disney, o que no sabe el embajador con quien se hace sacar fotos.
Pero para mi; ya está de buen tamaño esta embustera EEstUUpidez del embajador estadounidense para explicar lo inexplicable; o es que éste –Goldberg– es cómplicemente el capo de la “cosa nostra” de la banda del paramilitar y mercenario mafioso John Jairo Venegas, o es que realmente se trata de la truculenta tramoya para balcanizar Bolivia, que personalmente pienso que eso, es así no mas. Y es que claro los credenciales de cruzado para la división y desintegración de las naciones así también lo confirman contundentemente.
Hay un dato mas que no puede descontextualizarse sobre la artificial y artificiosa crisis creada por la capitalidad de la república; y es que hace casi un año atrás, Mr GOLPErg, fue fotografiado en la plaza “25 mayo” almorzando con los alcahuetes y “hambrientos” constituyentes de la derecha, algo que nunca pudieron explicar las razones del porque les convidó esa conspiradora comilona. A partir de ese momento empezó la conspiración contra la constituyente con la coartada de la capitalidad, que casualidad, no creen?
Entonces pienso que lo mejor es cortar por lo sano, no mas las relaciones con este desestabilizador diplomático, que cree todavía que el país es su patio trasero, porque además todo tiene su límite, y precisamente ese es que de una buena vez hay que ponerlo en la frontera.
VIOLENZA DI GENERE NELLA STORIA RECENTE DELL’ AMERICA LATINA. STUDI DI CASO
Giovedì 8 novembre 2007 - 9,30–14
Dipartimento di Studi Storici Geografici Antropologici
Sala del Consiglio
Nell’ ambito del Programma di Ricerca Nazionale (PRIN 2005) Stupri di massa, torture, violenza contro le donne nella storia del Novecento: un’analisi comparata, l’ unità di ricerca di Roma Tre, organizza un seminario in cui verranno presentate e discusse le ricerche dei suoi componenti.
PROGRAMMA
9,30: Saluti
Prof.ssa Francesca Cantù, Direttore del Dipartimento di Studi Storici
9,40: Introduzione. Il Programma di ricerca nazionale
Marcello Flores
9,50: Le attività dell’ unità locale
Maria Rosaria Stabili
10,00: Violenza sessuale e violenza politica nel Cile di Pinochet
Benedetta Calandra
10,20: “Las memoriosas”. Dittatura e violenza di genere in Argentina e Uruguay
Federica Martellini
10,40: “Paradiso in cenere”: etnicità e repressione nel Guatemala contemporaneo
Marco Mattiuzzo
11,00: Violenza di genere e conflitto armato interno in Colombia
Stefania Gallini
11,20: Violenza di Stato e violenza guerrigliera nel Perù di fine novecento
Maria Rosaria Stabili
11,40: Pausa Caffè
12,00: Discussants: Marcello Flores (Università di Siena); Fabrizio Battistelli (Università La Sapienza); Bruna Bianchi (Università Ca’Foscari,Venezia);Maria Ferretti (Univ. Della Tuscia);Maria Grazia Galantino (Univ. La sapienza); Stefano Pivato (Università di Urbino).
Omero Ciai in Argentina per le elezioni presidenziali vola a La Paz per intervistare Evo Morales il giorno prima della partenza del presidente boliviano per il nostro Paese.
Non leggiamo il solito Omero ironico e sprezzante, ma è ovvio, dal momento che non sta parlando degli “incubi” del pensiero unico Fidel Castro e HugoChávez.
Per intervistare Hugo Chávez La Repubblica infatti inviò tempo fa in Venezuela Daniele Mastrogiacomo, chissà come mai… non è Omero Ciai il latinoamericanista?
Probabilmente a Miami non avrebbero gradito…
Illazioni ironiche a parte, ancora una volta la solita occasione mancata per La Repubblica, la solita intervista piena di luoghi comuni triti e ritriti che tutti ormai conosciamo, la foglia di coca, l’antiamericanismo e la relazione privilegiata con Chávez, (ed è piaciuto moltissimo a Ciai il fatto che Chávez abbia prestato a Evo l’aereo presidenziale per viaggiare in Italia). Domande banali per un’intervista di basso profilo. Che dire poi della scelta della fotografia di Evo Morales con il pane in testa? Non tutti i lettori di La Repubblica apprezzano Evo Morales per quello che è realmente e per quello che rappresenta per il suo popolo, per molti il presidente ideale va in giacca e cravatta, tipo Uribe insomma, come non pensare che la scelta abbia avuto lo scopo di ridicolizzarlo?
Voto 5. L’alunno si è applicato ma potrebbe fare di più.
E Angela Nocioni va in Argentina.
Mentre per tessere le lodi della presidenta cilena che piace tanto alla nostra sinistra, Angela Nocioni il giorno prima del suo arrivo in Italia va a rispolverare addirittura la legge sulla pillola del giorno dopo, cosa vecchia ormai di più di un anno e dimenticata sommersa nel mare di problemi e critiche rivolte al governo della Concertación (fra le quali anche quella di violazione dei diritti umani), in Argentina non riesce a trovare proprio nulla di buono nella vittoria di Cristina Fernandez.
Tra mafia peronista, corruzione e amicizie menemiste, la Nocioni non riesce nemmeno ad abbozzare un accenno a quelle che sono state le conquiste del governo di suo marito Nestor Kirchner, presidente uscente e cioè l’abbandono del modello neoliberale che ha portato nel 2001 il paese alla rovina, una politica estera basata sull’integrazione con gli altri paesi della regione, la crescita economica. Tutti impegni che Cristina Fernandez si è assunta a portare avanti anche nel suo mandato.
Voto 4. Per evidente mancanza di obiettività.
Invece sulla Colombia.…
Sansonetti potrebbe spiegare inoltre con che coraggio si può scrivere questo…(Liberazione del 31/10):
“..le operazioni di voto, vigilate da 170 mila agenti e soldati si sono svolte in un clima tranquillo nonostante i 21 candidati uccisi in campagna elettorale e le violenze registrate negli ultimi giorni…”
Clima tranquillo????
Le elezioni regionali più controverse e poco pulite della storia colombiana, Álvaro Uribe che invita a non votare il candidato del Polo Samuel Moreno indicandolo come candidato della guerriglia (che poi ha vinto)…e già questa equivale a una condanna a morte.…,29 candidati assassinati durante la campagna elettorale, perfino El Tiempo rivela che i politici in carcere arrestati nei mesi scorsi nell’ambito dello scandalo della parapolitica, dalle loro celle influiscono pesantemente sui voti e sui candidati, centinaia di denunce per irregolarità e minacce, e le elezioni comunque da ripetere in tre località per violenze durante le votazioni.
Che intende il quotidiano Liberazione per “clima tranquillo”?
Voto 3. Ma come si fa???
Siamo il regno del paradosso e dell’ipocrisia.
Probabilmente a Giovanna Reggiani titoleranno una strada a Sinalunga, suo paese di origine.
Probabilmente sarà una via luminosa e piena di negozi, con i lampioni e le telecamere ai semafori.
Sicuramente non come quella dove è stata ammazzata, senza asfalto, piena di fango e soprattutto BUIA e deserta.
Perchè un lampione può fare la differenza, se non altro fa provare meno paura.
Perchè dove sta scritto che una cittadina, deve farsi 700 metri con il cuore in gola ogni sera tornando a casa, fino a che l’ “orrore”, come lo ha chiamato il sindaco a “mezzo servizio” (prendo in prestito a malincuore l’espressione alla destra, ma è la realtà) non la raggiunge e la ammazza.
Un lampione, una fermata di autobus, un vigilante e una pattuglia un po’ più spesso, questo ha fatto la differenza.
Tanto che già da ieri sera alla stazione di Tor di Quinto, hanno messo il vigilante, hanno acceso i lampioni e ci sono tante, tantissime pattuglie.
(Foto La Repubblica)
Mi associo alla solidarietà espressa anche da Gennaro Carotenuto nei confronti di Barbara Albertoni, meglio conosciuta come Cloro, la quale ha ricevuto nel giro di pochi giorni ben tre gravissime intimidazioni, leggi qui, qui e qui.
Ha ragione Gennaro, Cloro, non chiudere il Blog, non pensarlo nemmeno per un istante anche se i fascisti fanno sempre paura, la tua paura è proprio quello che vogliono e questo li fa sentire più forti.
Se serve a qualcosa, a sentirsi in compagnia, ad aver meno paura, a qualsiasi cosa, io ci sono.
Invito chiunque abbia un blog, uno spazio in rete, una mail list a manifestare solidarietà a Cloro e a far girare la notizia, quello che è successo a lei può accadere a chiunque di noi eserciti il “diritto/dovere civico di fare giornalismo diffuso”, come giustamente lo chiama Gennaro Carotenuto, ma soprattutto a chiunque di noi esercita il diritto/dovere di manifestare liberamente le proprie opinioni.
Nelle foto, il portone di casa imbratatto da scritte e la bombola di gas trovata sul pianerottolo davanti alla porta.
Aldo Bianzino, 44 una compagna e un figlio di 14 anni, nella notte tra il 13 e il 14 ottobre viene trovato morto nella cella del carcere di Capanne a Perugia.
Sebbene inizialmente si sia parlato di sucidio, è certo che Aldo in quella cella è stato ammazzato.
Una guardia carceraria è stata iscritta nel registro degli indagati per la sua morte, ma ad oggi non si conoscono le motivazioni di tale provvedimento.
Un ringraziamento particolare a Emanuele Giordana e Lettera 22 per l’impegno e la serietà che stanno mettendo nel diffondere il caso, vergognosamente trascurato da stampa e televisione.
(Foto Il Manifesto)
Intanto, se parla sempre pochissimo, a Ferrara il 19 ottobre è iniziato il processo ai quattro agenti di polizia (Paolo Forlani, Monica Segatto, Enzo Pontani e Luca Pollastri)accusati della morte di Federico Aldrovandi, 18 anni, avvenuta il 25 settembre 2005. Gli agenti sono formalmente accusati di aver «cagionato o comunque concorso a cagionare il decesso» di Federico. Anche Amnesty International sta preparando un fascicolo sulla morte del giovane.