Neuquén, Argentina, come Oaxaca, Messico.

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Carlos Fuentealba

Una protesta di alcuni docenti della provincia argentina di Neuquén che reclamavano per salari migliori è stata duramente repressa dal governatore Jorge Sobisch.
Un docente,  Carlos Fuentealba,  è stato ucciso in seguito all’esplosione, nell’abitacolo dell’auto in cui si trovava, di una granata di gas lacrimogeno lanciata dalla polizia per disperdere i manifestanti.
Sobisch come Ulises Ruiz. Circa trecento maestri hanno circondato la Casa del Governo chiedendo le immediate dimissioni al grido di “Sobisch asesino”.
Sono previsti altri scioperi nei prossimi giorni ai quali oltre ai sindacati dei maestri parteciperanno anche quelli dei lavoratori e di altri settori della società.
Il governatore Sobisch era intenzionato a candidarsi alle elezioni per la prossima presidenza.
Il governo centrale ha precisato , tramite il ministro dell’Interno che i conflitti “si risolvono parlando, con la discussione politica, cercando un accordo e non con una fucilata in testa”.

Breve presentazione della Comunità di Pace di San José de Apartadó

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Comunità di Pace San Josè de Apartado

Testo a cura di Colombia Vive! Onlus

Ubicazione: Municipio di Apartadó, dipartimento (equivalente amministrativo delle nostre regioni) di Antioquia, nord ovest della Colombia, vicino alla frontiera con Panama. Esistono forti interessi economici su quest’area per le sue ricchezze minerarie e non solo.
 
Conflitto armato. Attualmente lo scontro in questo territorio vede contrapporsi la guerriglia delle FARC, le Forze Armate Colombiane ed i paramilitari. A partire dalla metà degli anni novanta, i paramilitari irrompono nella regione applicando la strategia del terrore contro la popolazione civile: nella città di Apartadó chiunque sia impegnato in attività sociali viene visto come un nemico, vengono uccisi politici, insegnanti, giornalisti e maestri; mentre, nelle aree rurali (come San José) tutti i contadini sono considerati potenziali guerriglieri. Attraverso i massacri e gli omicidi mirati, i paramilitari tentano di assumere il controllo di San José de Apartadò e del suo territorio. Le continue violenze e minacce indiscriminate, e l’assassinio dei principali Leader comunitari, causano lo sfollamento forzato dei suoi abitanti.
 
Nascita della Comunità di Pace: Con l’aiuto della Chiesa Cattolica e di alcune ONG, i contadini sviluppano una strategia di neutralità e nonviolenza al fine di difendere la propria vita ed il proprio territorio. Il 23 marzo 1997 si firma pubblicamente la dichiarazione costitutiva della COMUNITÀ DI PACE.
 
La Comunità di Pace di San José de Apartadó è composta da 1300 persone che si impegnano a non partecipare, direttamente o indirettamente, alla guerra, a non portare armi, a denunciare pubblicamente le violazioni commesse da ognuno degli attori armati, a partecipare nelle attività di lavoro comunitario, a non reagire alla violenza con la violenza.
 
Aggressione da parte degli attori armati: Dal 1997, la Comunità di San José ha comunicato pubblicamente le violenze subite: persecuzioni giudiziali attraverso false testimonianze, sfollamenti forzati, stupri e soprattutto l’assassinio di 164 suoi membri. Dopo la sua costituzione, la Comunità di Pace ha denunciato sia la guerriglia, sia le Forze Armate Colombiane, sia i paramilitari per i gravi e ripetuti atti di violenza contro i propri membri, azioni che di fatto disconoscono il diritto dei civili a restare neutrali rispetto al conflitto. In base a queste denunce, sono proprio i gruppi illegali paramilitari quelli che hanno aggredito con maggior intensità la popolazione di San José, con la complicità attiva od omissiva delle Forze Armate. Contemporaneamente, è stata testimoniata anche una durissima pressione economica: i furti del denaro ricavato dalla vendita dei loro prodotti, gli incendi delle abitazioni, i blocchi paramilitari permanenti nella strada che collega San José con il Comune di Apartadò ed i blocchi economici.
 
Nel 2005 si sono registrati vari atti tragici, tra i più gravi ricordiamo:
-          il massacro di 8 persone avvenuto il 21 di febbraio, tra le quali morirono i líderes Luis Eduardo Guerra Guerra , Alfonso Bolívar e 3 bambini di 11, 6 e 2 annidi età;
-          l’occupazione da parte della Polizia della Zona Umanitaria di San Josè, azione che ha spinto la Comunità allo sfollamento tempestivo, poiché il suo principio di neutralità non gli permette di vivere nello stesso spazio con un qualsiasi attore armato, dato che questo la converte automaticamente in obiettivo militare dell’attore armato ad esso contrapposto;
-          l’uccisione da parte dell’esercito di Arlen Salas David, Coordinatore della Zona Umanitaria Arenas Altas, lo scorso 17 di novembre.
 
Nel corso del 2006 è stato denunciato l’assassinio da parte dell’esercito nazionale di Edilberto Vasquez Cardona ex coordinatore della Zona Umanitaria di Arenas Altas, di Nelly  Johanna  Durango, il  massacro del 26 dicembre a la vereda La Cristalina e la continua minaccia di nuovi massacri contro la Comunità
Successi raggiunti:
- La Definizione e l’applicazione di un progetto di vita che contrappone la resistenza civile nonviolenta alla guerra e la costruzione di una proposta economica di tipo comunitario, al centro della quale viene messa la soddisfazione delle necessità fondamentali della persona e non l’accumulazione dei beni;
- Il rafforzamento delle Zone Umanitarie come meccanismo di protezione per la popolazione civile e di applicazione del Diritto Internazionale
- La riaffermazione della popolazione civile come soggetto sociale e politico e non come semplice risorsa strategica manipolata dagli attori armati;
- L’accoglienza delle famiglie sfollate della zona per facilitare i loro ritorno appena possibile nella loro terra;
- La produzione biologica e solidale;
- La prevenzione affinché i giovani non si vincolino ai vari gruppi armati;
- La tutela delle vedove e degli orfani
- La formazione per il superamento nonviolento dei conflitti;
- La convivenza di diverse confessioni religiose;
- La difesa dei diritti umani
- Il contrasto della controriforma agraria con la pratica della proprietà collettiva della terra;
- Il superamento delle ineguaglianze nei rapporti di lavoro, attraverso la formazione di gruppi di lavoro nei quali ciascuno è padrone e operaio;
- Il ricordo vivo dei propri “martiri”.
- La costituzione della Rete delle Comunità in Resistenza e la creazione dell’Università Contadina della Resistenza Civile ( come spazio di formazione collettivo dei membri delle diverse Comunità di Pace e in Resistenza Civile)
 
La Comunità di Pace di San José de Apartadò, al pari di altre esperienze indigene, contadine ed afrocolombiane che in Colombia si oppongono in maniera nonviolenta alla guerra, all’ingiustizia ed allo sfollamento forzato, resiste non solo all’inclemenza di un territorio periferico nel quale la malaria e la povertà fanno da sempre parte della quotidianità, ma anche al terrore generato dalle azioni violente dei gruppi armati contro la popolazione civile ed alla tentazione permanente della vendetta, cosa per niente facile quando le aggressioni sofferte permangono nella più totale impunità.
 
Il futuro di questi valorosi contadini e contadine, è intimamente legato alla solidarietà e alla pressione politica internazionale. Per la sua resistenza, per le azioni di vita che offre, per i martiri caduti, per l’impegno deciso ad offuscare il terrore con la speranza, questo esempio straordinario di nonviolenza, in un contesto tremendamente complicato dal conflitto armato, deve essere considerato Patrimonio dell’Umanità
 
Il 23 marzo 2007 la Comunità di Pace compirà 10 anni di resistenza nonviolenta per la difesa della vita e del territorio dimostrando così che la costruzione di un mondo diverso è possibile
Colombia Vive! Onlus - Rete Italiana di Solidarietà con le Comunità di Pace colombiane
Febbraio 2007
 

Joint Strike Fighter, problemi etici contro interessi industriali

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Joint Strike Fighter

Così commenta Patrizio Pazzaglia, direttore finanza di Banca Insinger di Beaufort, alle proteste dei pacifisti per l’accordo firmato nel silenzio mediatico più completo,  dal sottosegretario Lorenzo Forcieri negli Stati Uniti i primi giorni di febbraio  per la produzione in Italia del super caccia americano F-35 Joint Strike Fighter:
“Problemi etici contro interessi industriali”
Più chiaro di così….
Ma si tratta solo di “problemi etici”?
 
Leggi anche:

Ernesto Galli della Loggia e la pillola

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pillola anticoncezionale

Questo è ciò che si legge oggi, sulla prima pagina del Corriere della Sera, a firma di Ernesto Galli della Loggia in un suo editoriale dal titolo “Addio ai padri” (in cui esamina la situazione della scuola e gli  atteggiamenti dei giovani in tale contesto):
“….più o meno nello stesso periodo (1960) ha preso forma una gigantesca rivoluzione scientifico-tecnica di portata generale, sì, ma capace di irrompere in modo pervasivo nella quotidianità del privato (si pensi alla pillola, alla tv, a Internet, all’ingegneria genetica), ed è in questa nuova quotidianità – distruttiva degli antichi universi valoriali e stilistici rappresentati universalmente dalla scuola– che si forma la nuova soggettività giovanile….”
Ora passi per Internet, passi per la TV, qualche dubbio sull’ingegneria genetica che non mi sembra che irrompa in modo così pervasivo nella quotidianità di tutti noi, ma sulla pillola proprio non ci sto. E non ci sto come donna e come cittadina. Non ci sto a considerare la pillola come un qualcosa che “irrompendo in modo pervasivo nella quotidianità”  la trasformi rendendola “distruttiva degli antichi universi valoriali e stilistici…”
Aborto, divorzio, libertà sessuale una volta sono state delle conquiste, le abbiamo fatte nostre, le abbiamo vissute e interiorizzate come eventi ormai legittimi e naturali. Ma sembra che la battaglia debba ricominciare, tutto viene messo nuovamente in discussione e certezze acquisite e opzioni civili  di garanzia e sicurezza e  soprattutto di dignità  per i cittadini stanno diventano strumento sottile di discriminazione.
Concludo citando Erica Jong :
“Ripenso a tutte le tetre profezie diffuse negli anni Sessanta e Settanta: “Se le donne avranno la pillola anticoncezionale, smetteranno di fare bambini, se le donne lavoreranno fuori casa i loro figli diventeranno dei criminali, se le donne guadagneranno dei soldi, spaventeranno gli uomini e li allontaneranno”.Tutte profezie che si sono rivelate assurde. le donne continuano a volere bembini e ad averli.Gli uomini sono liberi di essere padri. I bambini continuano ad ipnotizzare madri, padri, nonni e nonne. Il mondo non si è fermato. Ho imparato che i mercanti di paura di solito si sbagliano sui cambiamenti. E’ magnifico aver vissuto abbastanza per vederlo.”
 
 
 

Cile, 29 marzo, la Giornata del Giovane Combattente

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29 marzo 2007

La protesta più violenta negli ultimi 17 anni di Concertazione.

 

 

Il 29 marzo si celebra in Cile il Giorno del Giovane Combattente in memoria di Eduardo e Rafael Vergara Toledo uccisi dalla dittatura di Pinochet quello stesso giorno dell’anno 1985, avevano rispettivamente 20 e 18 anni.
La famiglia Vergara Toledo, di umili origini era formata da quattro figli e Pablo il maggiore, già appartenente al MIR era stato di esempio di impegno sociale e militanza per gli altri fratelli. Morirà anch’egli nel 1988 insieme ad Aracely Romo giovane donna militante del MIR.
Solo nel 2005 si è stabilito che l’assassinio di Eduardo e Rafael Vergara Toledo fu  commesso da funzionari di polizia nel clima di “repressione politica dell’epoca”.
Recentemente sono stati accusati  come autori materiali dell’omicidio i poliziotti Francisco Toledo Puente, Marcelo Muñoz Cifuentes, Álex Ambler Hinojosa e Jorge Martin Jiménez.  Il giudice Gajardo ha tenuto a precisare che “nel modo in cui sono avvenuti i fatti si è evidenziato  che si è trattato non solo di una azione di polizia tendente a controllare e reprimere episodi di delinquenza comune ma una azione concentrata e diretta contro i fratelli Vergara Toledo che si è conclusa  con la loro morte”.
Tuttavia all’accusa non è seguita ancora condanna,  perché secondo quanto hanno scritto recentemente gli anziani genitori di Eduardo e Rafael in una lettera alle autorità chiedendo giustizia,  si “cancella il ricordo e si sostiene l’impunità come base per la governabilità e la stabilità politica”.
Eduardo e Rafael furono uccisi mentre insieme ad altri quattro giovani cercavano di rapinare una panetteria con l’intento di procurare liquidità per la causa rivoluzionaria del MIR. Secondo le versioni della stampa dell’epoca e della polizia locale ci furono scontri a fuoco nel quale per legittima difesa i poliziotti uccisero i due giovani. Successivamente  una perizia balistica sui due corpi  dimostrò invece che i ragazzi furono colpiti alle spalle e che quindi non c’era stato uno scontro a fuoco con essi e venne inoltre ricostruita sulla base di numerosissime testimonianze,   tutta la realtà sociale locale  in riferimento al periodo storico,   dimostrando che il paese dove avvenne l’episodio in quel giorno era in stato di allerta e che nella stessa giornata fu uccisa  una giovane militante del MIR  ed altri quattro giovani furono trovati massacrati.
Come ogni anno, da quel giorno,  si ripetono le manifestazioni a Santiago e in tutto il Cile  per ricordare la tragica morte di quei due ragazzi che hanno dato la vita per la libertà del loro paese, chi li ricorda oggi come rivoluzionari “lo fa più  per la forma in cui sono vissuti che non per   il modo in cui sono morti”.
Quest’anno la manifestazione a Santiago è stata particolarmente violenta e ad oggi si contano più di 800 giovani arrestati molti dei quali minorenni.
La protesta però si inserisce e viene amplificata dal  clima di crescente insoddisfazione per la politica dell’attuale presidente del Cile, Michelle Bachelet , il cui gradimento tra la popolazione sta calando dal 55 al 42% odierno.
Dopo l’iniziale euforia per la vittoria della “presidenta” circa un anno fa, crescenti proteste hanno scosso la società cilena. Iniziando dalla “rivolta dei pinguni” nel maggio dello scorso anno, duramente repressa dalle forze di polizia,  che ha visto studenti scendere in piazza e far sentire la loro voce contro una scuola settaria e di bassa qualità retaggio della dittatura di Pinochet.  Una  rivolta che se inizialmente  ha interessato direttamente i giovani studenti,  successivamente ha poi coinvolto  i loro genitori e ampi settori della società civile.
Da nord a sud il paese è scosso alle radici. La morte di Augusto Pinochet,  probabilmente nello stesso istante in cui è stata accolta con gioia da tutti i cileni che hanno subito perdite,  lutti e privazioni della libertà durante la dittatura,  ha riaperto vecchie ferite e ha reso evidente  nei giorni precedenti e successivi alla morte del vecchio tiranno,  come l’esercito cileno sia ancora pesantemente compromesso con il pinochettismo e che sia ben lontano dall’essere l’istituzione al servizio della società che la Concertazione di Bachelet  ipocritamente vuole far credere.
Ci sono importanti settori dell’oligarchia, militari ed ecclesiastici che di fatto muovono ancora i fili del potere e della politica istituzionale.
In questo anno di governo di Bachelet la protesta in Cile,  dal movimento degli studenti si è estesa  alla base popolare, al movimento mapuche, ai lavoratori del settore sanitario e a quello dei trasporti.
Su questo substrato di profonda insoddisfazione e di rivendicazioni portate avanti con determinazione si è aggiunta ultimamente infatti la protesta per il Transantiago , il nuovo sistema di trasporto pubblico urbano, annunciato come una rivoluzione innovativa e foriera di progresso e  che si è dimostrato di fatto del tutto inefficace a risolvere i problemi della città e che ha causato numerosi disagi alla popolazione, tanto che  Michelle Bachelet nei giorni scorsi si è vista costretta a sostituire quattro suoi ministri per le montanti proteste.
Una miscela esplosiva di insoddisfazione, disillusione e rabbia che ha provocato gravissimi incidenti a Santiago e in tutto il Cile questo giovedì  29 marzo per la commemorazione del Giorno del Giovane Combattente.
Il sottosegretario agli interni, Felipe Harboe ha informato  che 819 persone sono state arrestate, di cui 747 appartengono alla regione metropolitana,  38 poliziotti sono feriti di cui alcuni in modo grave e numerosi  danni sono stati causati alle strutture pubbliche.
Più della metà degli arrestati sono minori di età.
La giornata era iniziata con il dispiegamento di 4000 carabinieri e in un clima di repressione generale.
Alcuni Avvocati di Diritti Umani hanno accusato le Autorità e i mezzi di comunicazione di aver esaltato gli animi e provocato i cittadini già esasperati da situazioni difficili.
All’alba della giornata di giovedì carabinieri  avevano  fatto irruzione nell’Università di Santiago dove in una tesi sostenuta  anche dai media si trovavano sostanze  chimiche per la fabbricazione di bombe molotov e alcuni machetes che dovevano essere usati durante le manifestazioni.
Pronta la smentita dell’Università, le cui autorità hanno  espresso risentimento con il governo per  la  criminalizzazione che è stata fatta degli studenti e della stassa Università. La professoressa  del corso di danza africana,  Sig.ra Muunzenmeyr ha confermato che le spade erano a disposizione del corso per uno spettacolo  e che erano senza affilatura della lama, mente  i professori dei corsi di Chimica e Biologia hanno comunicato  che le sostanze chimiche erano residui di laboratorio in attesa di essere raccolti  da una ditta specializzata in smaltimento di rifiuti speciali.
Già dall’alba del 28 marzo inoltre,   un grande dispiegamento di forze di polizia si trovava a Villa Francia,  uno dei quartieri più poveri alla periferia di Santiago,  luogo dove sempre maggiori sono stati gli scontri in passato. Posti di blocco di polizia si sono formati  anche nelle vicinanze delle abitazioni dei dirigenti sociali più conosciuti, come negli anni più bui della dittatura.
Nel corso degli scontri alcuni bus della linea del Transantiago sono stati dati alle fiamme,  così come si sono registrati casi di sospensione dell’energia elettrica dovuti probabilmente  ad alcune esplosioni. La  polizia ha risposto ai manifestanti con l’uso massiccio di gas lacrimogeni e idranti.
Senza dubbio questa è stata una delle giornate commemorative del Giorno del Giovane Combattente più violenta degli ultimi anni e dovrebbe far riflettere il fatto di come a distanza di un anno emergano tutte le ombre in un governo che pure era stato salutato come “di sinistra”  nella nuova primavera latinoamericana.
La sfida vera che Michelle Bachelet a questo punto si trova a dover affrontare sta sia nel   riuscire a recuperare fiducia e consenso  del  suo elettorato ma più ancora nel  conquistare i sentimenti dei  ceti più poveri del suo paese, degli emarginati di sempre, dei giovani e degli studenti, dei mapuche, degli operai e dei contadini e questo, a suon di arresti e dure repressioni pare oltremodo difficile.

Messico, la II Convenzione Nazionale Democratica

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Lo Zocalo 25/03/07

La mia amica Monique Camus ha partecipato a Città del Messico alla II Convenzione Nazionale Democratica convocata allo Zócalo capitolino da AMLO, ricordiamo che dopo la vittoria elettorale di Felipe Calderón ottenuta a suon di brogli il 2 luglio scorso, Andrés Manuel López Obrador il 16 settembre 2006 aveva convocato  allo Zócalo di Città del Messico la I Convenzione Nazionale Democratica alla quale avevano partecipato più di un milione di persone e che al di là delle rivendicazioni sulla frode elettorale aveva lo scopo di organizzare le azioni future.
Si creò allora il governo parallelo guidato da AMLO che giurò fedeltà (leggi qui) al suo popolo il 20 novembre 2006 sempre allo Zócalo di Città del Messico.
La Convenzione Nazionale Democratica si è riunita ancora una volta per fare un bilancio della situazione e pianificare le azioni future per portare avanti l’obiettivo principale e cioè quello di “trasformare il Messico, protegegre il popolo e difendere il patrimonio della Nazione”.
Analizzando la risposta che il popolo ha dato alla frode elettorle, risposta responsabile e cosciente, Amlo non può fare a meno di constatare che l’atteggiamento adottato e il cammino intrapreso siano stati quelli giusti: né si è risposto secondo “i giochi della politica tradizionale” andando cioè a braccetto con coloro che hanno calpestato la volontà popolare, né tanto meno dando sfogo alla violenza, fatto che avrebbe solo delineato “la via crucis del carcere, dei morti, dei desaparecidos e della tortura”.
La II Assemblea della Convenzione Democratica del Messico è terminata domenica 25 Marzo con una grandiosa marcia che ha percorso i circa tre chilometri che separano il Monumento all’ Angelo dell’Indipendenza dallo Zócalo di Città del Messico, in protesta contro le intenzioni del presidente Felipe Calderón di privatizzare la statale Petróleos Mexicanos.
 
Il movimento “è in piedi e più prima  che poi trionferà”.
 
 “Non siamo uno, non siamo cento, stampa venduta, contaci bene”
 
II Convenzione Nazionale Democratica
Monique Camus 
Oggi ho marciato ancora una volta per un ideale.
Ho riconosciuto volti noti, ne ho visti di nuovi. Mi sono scontrata con le moltitudini. Ho sentito ciò che lo scrittore Elias Canetti nel suo libro “Massa e Potere” sostiene: una volta che uno si è abbandonato alla massa non teme più il suo contatto. In questo caso ideale tutti sono uguali tra loro. Nessuna differenza conta più, nemmeno quella dei sessi. Chiunque sia quello che ci troviamo appiccicato addosso, lo scopriremo identico a noi stessi, lo sentiremo nello stesso modo nel quale sentiamo a noi stessi”. Questa sensazione mi ha invasa, mi sono abbandonata alla massa. In modo pacifico circa novecentomila persone abbiamo marciato dal monumento del Ángel de la Independencia al Zócalo di Città del Messico.
Andrés Manuel López Obrador, Presidente legittimo del Messico, camminava sicuro della sua leadership, il Presidente spurio Felipe Calderón, giorni prima aveva riconosciuto davanti ad alcuni giornalisti de La Jornada la leadership del tabasqueño.
 
Insieme, uniti da un medesimo ideale: la trasformazione democratica del Messico attraverso i movimenti sociali originati dal Frente Amplio Progresista e i partiti di sinistra: PRD, Convergencia e Partido del Trabajo, Organizzazioni Civili, Sindacati, studenti e società in generale.
 
Resoconto della II Assemblea de la Convención Nacional Democrática (CND) realizzata tra il 21 e il 25  marzo a Città del Messico.
Si è conclusa con la marcia che alle 10.30 del mattino si è avviata verso lo Zócalo per presentare la sintesi dei lavori.
 
Principalmente, difendere il patrimonio nazionale, rifiutare la privatizzazione di Petróleos Mexicanos e difendere l’industria elettrica nazionalizzata, la non privatizzazione dei settori salute e alloggi; rifiuto della politica economica che beneficia i più ricchi del paese e gruppi di monopolio che speculano con la fame dei messicani.
La II Convenzione Nazionale Democratica ha avviato numerose iniziative e progetti per passare immediatamente all’azione: 
Opporsi alla riforma che sta promuovendo la destra per modificare l’articolo 73 della Costituzione, è questa l’unica maniera di impedire che le zone archeologiche smettano di essere protette dal governo federale e rimangano in mano dei governi statali.
 
Esigere ai ministri che facciano marcia indietro con la così detta Ley Televisa la quale favorisce due catene televisive: Azteca e Televisa.
 
Redigere un inventario completo e dettagliato di tutte le ricchezze che integrano il patrimonio architettonico, culturale e artistico del paese, “affinché i messicani lo conoscano e difendano”.
 
In ambito educativo si è proposta la formazione di una “rete nazionale di amministratori dei cittadini per proteggere i diritti degli studenti all’educazione” in tutte le tappe dell’insegnamento.
 
“Un presidente deve avere tre qualità: non rubare, non tradire il suo popolo ed essere integro” ha segnalato nel suo discorso il Presidente legittimo del Messico, Andrés Manuel López Obrador.
 
Ha sottolineato l’accordo per l’instaurazione di una nuova Repubblica mediante un processo costituente e per rifiutare l’invasione di semi e alimenti transgenici, così come per  rinegoziare il capitolo agricolo e zootecnico del Trattato di Libero Commercio con l’America del Nord.
 
Ha proposto di creare la Commissione di Verità, per indagare sul Fondo Bancario della Protezione al Risparmio (FOBAPROA).
 
Finalmente il leader della sinistra si è impegnato con i suoi sostenitori per dare impulso a una nuova convivenza sociale, una nuova economia e una nuova politica.
La Convenzione Nazionale Democratica è la forza e la sua praticabilità futura non si mette in dubbio, ma bisognerà indirizzarla bene, apportargli un sostegno dal basso, verso una costruzione orizzontale senza strutture burocratiche.
 
Di fronte a un panorama critico per la sinistra messicana e per il paese in generale, Andrés Manuel dovrà offrire soluzioni pratiche  e non solo proposte di consolazione. È un leader necessario e onesto, di cui la Repubblica ha bisogno, per combattere in un Messico, frustrato dalla povertà estrema, dalla corruzione, dal narcotraffico, dall’esplosione di violenza, dalla militarizzazione imposta dal Presidente spurio, Felipe Calderón.
 
AMLO, sa che non è solo, che migliaia di messicani crediamo in lui e dovrà “trasformare il Messico come sia possibile, con ciò che sia possibile e fino a dove sia possibile” come disse a a suo tempo il miglior Presidente nella storia del Messico, Benito Juárez.
 
25/03/07
Monique Camus
Traduzione di Annalisa Melandri

Iraq, immagini. I soldati come Bush non li vorrebbe mai vedere

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Iraq immagini proibite


México, II Convención Nacional Democrática

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Mi amiga Monique Camus participò a la II Convención Nacional Democratíca realizada en el Zócalo capitolino. Recordamos que despuès de la victoria de Felipe Calderón ganada por fraudes el 2 de julio pasado, Andrés Manuel López Obrador convocó al Zócalo de Ciudad de México el 16 de septiembre la I Convención Nacional Democrática a la que participaron más de un millón de personas y que además de hacer rivendicaciones sobre el fraude electoral tenía el intento de organizar las acciones futuras.

Se formó entonces el gobierno paralelo y el Presidente legítimo AMLO juró ser fiel a su pueblo (aquí) el 20 de novembre de 2006 en la plaza de lo  Zócalo capitolino.
La Convención Nacional Democrática se reunió todavía una vez para hacer un balance de la situación y plantear las acciones futuras para desarrollar la tarea principal o sea “transformar a México, proteger al pueblo y defender el patrimonio de la nación”.
Analizando la respuesta que el pueblo dio al fraude electoral, respuesta responsable y consciente, Amlo no puede hacer menos de constatar que fue justo “haber optado por esa estrategia” y haber tomado ese camino: no se respondió según las reglas de los juegos de la política tradicional, tomando acuerdos políticos con quienes “pisotearon la voluntad popular” ni pisando el camino de la violencia, con el cúal hubieramos tenido “el vía crucis de las cárceles, ls muertos, los desaparecidos, la tortura”
La II Asamblea de la Convención Democrática de México terminó el domingo 25 de Marzo con una gran marcha por los tres kilometros desde el monumento del Ángel de la Independencia hasta al Zócalo de la Ciudad de México, protestando contra los intentos del Presidente Felipe Calderón de privatizar la estatal Petróleos Mexicanos.
 
“No somos uno, no somos cien, prensa vendida cuéntanos bien”.
II Convención Nacional Democrática
Por Monique Camus 
Hoy, volvía a caminar por un ideal. Vi rostros conocidos, otros nuevos, me topé con las multitudes. Sentí lo que el escritor Elias Canetti en su libro “Masa y Poder” sostiene: “una vez que uno se ha abandonado a la masa no teme su contacto. En este caso ideal todos son iguales entre sí. Ninguna diferencia cuenta, ni siquiera la de los sexos. Quien quiera que sea el que se oprime contra uno, se le encuentra idéntico a uno mismo, se le percibe de la misma manera en que uno se percibe a sí mismo”. Esa sensación me inundó, me dejé abandonar a la masa. De manera pacifica marchamos aproximadamente novecientas mil persona del monumentos del Ángel de la Independencia al Zócalo de la Ciudad de México. Andrés Manuel López Obrador, Presidente legítimo de México caminaba seguro de su liderazgo, el Presidente espurio Felipe Calderón días antes reconocía ante periodistas de “La Jornada” el liderazgo nato del tabasqueño.
Juntos, unidos por un mismo ideal: La transformación democrática de México a través de los movimientos sociales emanados del Frente Amplio Progresista y los partidos de izquierda: PRD, Convergencia y Partido del Trabajo; Organizaciones Civiles, Sindicatos, estudiantes y sociedad en general.
El resumen de la II asamblea de la Convención Nacional Democrática (CND), realizada a partir del 21 al 25 de marzo en la ciudad de México. Cerró con la marcha que a las 10:30 de la mañana encaminó al Zócalo para presentar un resumen de los trabajos.
Primeramente, defender el patrimonio nacional, rechazar la privatización de Petróleos Mexicanos y defender la industria eléctrica nacionalizada, la no privatización del sector salud y vivienda; repudio a la política económica que beneficia a los más ricos del país y a grupos monopólicos que especulan con el hambre de los mexicanos.
Numerosas iniciativas y proyectos para pasar a la acción de inmediato, arrojó la II Convención Nacional Democrática:
Oponerse a la reforma que está impulsando la derecha para modificar el artículo 73 de la Constitución, es la única manera de impedir que las zonas arqueológicas dejen de estar protegidas por el gobierno federal y queden en manos de gobiernos estatales.
 
Exigir a los ministros que den marcha atrás a la llamada ley Televisa, que favorece a dos cadenas televisivas: Azteca y Televisa.
Levantar un inventario completo y detallado de todos los tesoros que integran el patrimonio arquitectónico, cultural y artístico del país, “para que los mexicanos lo conozcan y defiendan”.
En el ámbito educativo se propuso la formación de una “red nacional de contralores ciudadanos para proteger los derechos de los estudiantes a la educación” en todas las etapas de la enseñanza.
“Un presidente debe tener tres cualidades”: no robar, no traicionar al pueblo y ser íntegro” señalo en su discurso el Presidente legítimo de México, Andrés Manuel López Obrador.
Destacó el acuerdo para la instauración de una nueva República mediante un proceso constituyente y rechazar la invasión de semillas y alimentos transgénicos, así como renegociar el capítulo agropecuario del Tratado de Libre Comercio de América del Norte.
Se propuso crear la Comisión de la Verdad, para investigar el Fondo Bancario de Protección al Ahorro (FOBAPROA).
 
Finalmente el líder de la izquierda, se comprometió con sus seguidores a impulsar una nueva convivencia social, una nueva economía y una nueva política…
La Convención Nacional Democrática es la fortaleza y su viabilidad futura no se pone en duda, pero habrá que encaminarla bien, aportarle a una construcción desde abajo, a una construcción horizontal sin estructuras burocráticas.
Ante un panorama crítico para la izquierda mexicana y para el país en general, Andrés Manuel tendrá que ofrecer acciones operables y no sólo propuestas de consuelo. Es un líder necesario, honesto, que la República necesita, para combatir al México azotado por la pobreza extrema, la corrupción, el narcotráfico, la violencia desbordada, la militarización impuesta por el presidente espurio, Felipe Calderón.
AMLO, sabe que no está sólo, que miles de mexicanos creemos en él y tendrá que “transformar a México como se pueda, con lo que se pueda y hasta donde se pueda”, como lo dijo en su momento el mejor Presidente en la historia de México, Benito Juárez.
Ciudad de México, 25 Marzo 2007
Proximamente “El reinicio de la otra” Por Monique Camus
 
 

Iraq: le immagini proibite

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Bassora


Tremori nel FMI e nella Banca Mondiale

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kirchner chavezDI HEDELBERTO LOPEZ BLANCH
Rebelion

En español

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale (BM) sono in agitazione perché in America Latina si sta formando un’entità finanziaria in grado di aumentare le problematiche di cui già soffrono queste due organizzazioni mondiali.

Alla fine di febbraio, durante una visita del presidente argentino Nestor Kirchner a Caracas, il suo omologo venezuelano, Hugo Chávez, ha annunciato che i due governi si sono dati un termine di 120 giorni per la costruzione del Banco del Sur (Banca del Sud).

Chávez ha spiegato che al termine di questo lasso di tempo dovrebbe essere già pronto un piano di azione “volto alla creazione di statuti, così come il piano di realizzazione per un quinquennio, il programma di acquisizione di risorse e la stima del capitale iniziale”.

Il governo venezuelano è pronto per mettere a disposizione almeno il 10% delle sue riserve a questo scopo e il suo Presidente ha esortato affinché altri paesi facciano lo stesso per creare una banca che inizierà modestamente, ma che in pochi anni, “non ci sarà bisogno del FMI o della BM, né di andare mendicando per il mondo”.

Durante la riunione Kirchner-Chávez, si è appreso che il documento base per la creazione della Banca del Sud possiede un fondamento dal punto di vista etico, economico, politico e sociale e che la sede principale sarà a Caracas e un’altra a Buenos Aires. L’ apparato direttivo del progetto offre facilitazioni affinché gli altri governi possano unirsi a questo impegno in ogni momento della sua fase, ciò che permetterà una maggiore integrazione latinoamericana. Il ministro ecuadoriano dell’Economia, Ricardo Patiño, ha assicurato che la Banca del Sud sarà una realtà in pochi mesi e il suo paese, come la Bolivia, aderirà a questo organismo che funzionerà con le risorse delle nazioni che ne faranno parte.

E’ innegabile che la Banca del Sud costituisce una prospettiva finanziaria regionale d’avanguardia, contrapposta alle attività del FMI e della BM.

È consuetudine che i governi ripongano i loro risparmi nelle banche del Nord, che pagano tassi di interesse tra l’1 o il 2%, per poi prestare questo stesso denaro con tassi di interesse tra il 6 e il 12%.

Attualmente esiste una congiuntura favorevole affinché i Paesi in Via di Sviluppo (PVS) possano raggiungere una politica indipendente rispetto alle nazioni capitaliste più industrializzate perché negli ultimi anni i PVS hanno aumentato in modo considerevole le loro riserve internazionali. Si calcola che solo le riserve di Venezuela, Argentina e Brasile, in totale, raggiungano la somma di 100.000 milioni di dollari.

La decisione di fondare la Banca, come è logico, rappresenta già un motivo di preoccupazione per gli organismi finanziari internazionali e per i paesi industrializzati perché in pratica i più poveri e numerosi prestano denaro ai potenti.

La Banca Mondiale ha preso atto di questa realtà segnalando nei suoi rapporti annuali, e specificatamente in quelli del 2003, 2005, e 2006, chiamati Sviluppo Finanziario Globale, che i “paesi in via di sviluppo, presi insieme, sono creditori rispetto agli sviluppati” e che i primi “esportano capitali nel resto del mondo, in particolare negli Stati Uniti”.

Eric Toussaint, presidente del Comitato per l’Abolizione del Debito del Terzo Mondo (CADTM), in un importante studio sull’argomento spiega che la maggior parte dei Paesi in Via di Sviluppo compra buoni del Tesoro statunitensi con la motivazione che questi hanno molta liquidità e si possono vendere facilmente. I Paesi in Via di Sviluppo contribuiscono così a sostenere la potenza dell’impero americano.

“I Paesi in Via di Sviluppo mettono nelle mani del padrone il bastone che egli impiega per picchiarli e depredarli, dal momento che gli Stati Uniti hanno un necessità vitale di finanziamenti dall’estero per coprire il loro enorme deficit e mantenere così il loro potere militare, commerciale e finanziario. Se si trovassero privati di una parte significativa di questi prestiti, il loro predominio verrebbe meno”, segnala Toussaint.

Bisogna far presente che le quotazioni del dollaro da alcuni anni sono in ribasso e i buoni sono remunerati con moneta svalutata e pertanto sarebbe più proficuo investirli nello sviluppo sociale di questi paesi.

Il FMI, in questo anno fiscale, sta affrontando difficoltà finanziarie a breve termine con un deficit di 105 milioni di dollari al di sopra del previsto, cosa che non succedeva dal 1985, quando si dichiarò una moratoria nel pagamento dei debiti da parte di alcuni paesi.

La ragione ora è molto diversa e si deve ai pagamenti anticipati che si sono realizzati da parte di alcuni paesi membri con l’obiettivo di ridurre i loro debiti e per i quali hanno utilizzato parte delle loro riserve internazionali.

Questa situazione non è nuova, ma è cominciata durante la crisi asiatica alla fine degli anni ’90, quando gli interessati decisero di far fronte con le loro obbligazioni creditizie in cambio di un controllo minore da parte del FMI.

Tanto il FMI, che la BM ed altre istituzioni finanziarie mondiali dominate dai Paesi in Via di Sviluppo, concedono prestiti alla condizione che si rispettino strettamente le raccomandazioni di natura economica suggerite da queste istituzioni, le quali vanno sempre a sfavore delle strategie sociali disposte per le popolazioni indebitate.

Brasile, Argentina, Uruguay hanno effettuato pagamenti anticipati per più di 25.000 milioni di dollari (per risparmiare sugli enormi interessi). Lo hanno anche fatto Serbia e Indonesia ed altri come Colombia, Cile, Messico, Perù, Venezuela hanno ottenuto aperture di credito ma non le hanno utilizzate. Dalla fondazione del FMI e della BM nel 1944 questi organismi sono stati strumenti di dominio delle nazioni potenti le quali hanno imposto, nelle regioni sfortunate, politiche neocoloniali, neoliberali e di libero commercio a sfavore delle grandi moltitudini.

Davanti a questa non obiettabile realtà sorge il progetto della creazione della Banca del Sud che, con una intenzione multilaterale, mira verso la necessaria integrazione latinoamericana.

Durante la sua visita a Caracas il presidente argentino Néstor Kirchner ha puntualizzato che questa istituzione dovrà essere un’entità finanziaria con caratteristiche e filosofie differenti da quelle delle sedi bancarie internazionali che pure sono nate con l’intento di promuovere investimenti e che con il trascorrere degli anni si sono trasformate “in una vera calamità per i popoli”.

La Banca del Sud, insieme all’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), è un altro dei segnali di risveglio dell’emancipazione delle nazioni dell’America Latina.

HEDELBERTO LOPEZ BLANCH
Fonte: www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=47681
6.03.07

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di ANNALISA MELANDRI


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