Niños incomodos: Mexico ya tocó fondo
“Si este es el futuro que me espera, no lo quiero. Basta de trabajar para sus partidos y no para nosotros. Doña Josefina, Don Andrés Manuel, Don Enrique, Don Gabriel, se acabo el tiempo. México ya tocó fondo. Solo van a ir por la silla o van a cambiar el futuro de nuestro país.”
E’ il video provocatorio con il quale la società civile messicana cerca di lanciare un messaggio ai candidati politici alle prossime elezioni presidenziali. La realtà messicana in un videoclip di 4 minuti girato completamente da bambini.
Carta a la embajada de Suecia en Italia respecto al caso de Joaquín Pérez Becerra
Estimada Embajadora S.ra Ruth Jacoby,
Embajada de Suecia en Italia
Roma, 10 de abril de 2012
Ref: Detención y juicio al ciudadano sueco Joaquín Pérez Becerra
Desde casi un año, Joaquín Pérez Becerra, periodista de origen colombiano y ciudadano sueco desde el 2000, director de la Agencia de Noticias Nueva Colombia (Anncol), se encuentra detenido en Colombia, acusado injustamente de terrorismo y de ser vinculado con la guerrilla de las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC).
Su detención en el aeropuerto de Caracas, sobre la base de una “ficha roja” de la Interpol creada ad hoc detrás de un pedido del gobierno colombiano mientras estaba sobrevolando el Atlántico, y la siguiente deportación en Colombia, (altro…)
Gunter Grass, non si perdona all’intellettuale che si occupi di politica
Non si perdona allo scrittore Gunter Grass, l’aver scritto una poesia dal contenuto politico. Mi sembra una forma volgare e squallida di discriminazione e calunnia. Non si tollera che uomini di cultura abbiano opinioni politiche?
Come dire: tu occupati del cielo, che della terra ce ne occupiamo noi. E senza essere antisemita, dico che questo gli israeliani lo fanno molto bene…
9 aprile 1948: assassinio di Jorge Eliécer Gaitán
“Ninguna mano del pueblo se levantará contra mí y la oligarquía no me mata, porque sabe que si lo hace el país se vuelca y las aguas demorarán cincuenta años en regresar a su nivel normal.”
Gaitán 64 años después…
Fabrizio Pecori, il mio saluto
Ciao Fabrizio. Ci sono notizie che ti colpiscono come pugnalate. Facebook è un ottimo mezzo per ritrovare amicizie ormai perdute, per allacciare nuovi rapporti ma sa anche essere crudele. Come quando freddamente ti comunica che qualcuno che stimavi, per il quale non solo provavi ammirazione e simpatia, ma anche quell’ affetto che si riesce a instaurare nella rete tra persone, che pur non essendosi mai conosciute dal vero, hanno in qualche momento condiviso passioni, momenti, immagini, non c’e’ più.
Le splendide lungta, Fabrizio, che gentilmente mi hai portato dal Tibet e che mi inviasti insieme ad uno dei tuoi calendari, mi hanno seguito fin qui dove vivo adesso… Dal Nepal ai Caraibi, non si può dire che non abbiano viaggiato, unendo colori e temperature diverse, sapori e odori differenti.
Fabrizio Pecori era il direttore della rivista MyMEDIA, un fotografo brillante, un viaggiatore compulsivo, un esploratore del mondo, inteso il mondo, in tutta la sua vastità, dagli esseri più’ piccoli, a quelli piu grandi, dagli uomini agli animali, dai paesaggi freddissimi a quelli caldissimi, dai paesi più vicini a quelli più lontani. Lo ammiravo e stimavo per questo, Fabrizio Pecori, perché aveva negli occhi una lente speciale, quella che sapeva cogliere l’umanità dietro ad ogni cosa, anche a una semplice roccia. Palomar era il suo pseudonimo nel suo blog, come il personaggio di Calvino, come l’osservatorio, come un palombaro che si immerge e risale alla superficie carico di immagini e sensazioni che solo lui ha visto e provato… Nessun pseudonimo poteva essere più adatto a Fabrizio.
Aveva un done ulteriore Fabrizio, la scrittura, semplice e pungente, come le sue fotografie, ironica e illuminante…
Come scrissi in questo post, tempo fa, ogni suo “viaggio non si esaurisce al ritorno, ma come è sua consuetudine lo estende delineando con le sue fotografie e i suoi racconti dei particolari percorsi di conoscenza che generalmente occupano uno spazio temporale e visivo molto ampio, come a voler conservare quanto più a lungo possibile negli occhi e nel cuore il fascino del Lontano”.
Il Lontano questa volta lo ha accolto e tenuto con sé. Non potrà condividere quest’ultimo viaggio, né con le foto, né con i suoi racconti. Sta “rubando al silenzio coriandoli di storie”…
Fabrizio Pecori é improvvisamente venuto a mancare lo scorso novembre. Qualche giorno prima aveva ricevuto il primo premio nel concorso fotografico A come Acqua.
Caparezza: non siete stato voi
“Romanzo di una strage”: la polemica
Fonte: Reset Italia — di Doriana Goracci
Non ho visto ancora il “film” Romanzo di una strage” di Marco Tullio Giordana ma è già on line di tutto…Un tutto come l’ odioso intrecciarsi di io c’ero io non c’ ero, destra e sinistra, su una delle più spaventose stragi che l’ Italia abbia vissuto: all’ epoca avevo 19 anni. E’ su Facebook con migliaia di Mi piace, e sul Corriere della Sera come sito ufficiale e su Twitter. Cosa dovrebbe arrivare a chi è giovane , come spera il regista? E non è legittimo esporre il proprio punto di vista, come detta la propria esperienza e professione? Nel proposito un’ intervista a Giordana, il regista, credo molto significativa e gira anch’essa come una trottola. C’è anche appena uscito come il film un ebook gratuito, in formato pdf, scritto per rispondere al film di Marco Tullio Giordana Romanzo di una strage di Adriano Sofri. “Il libro si intitola 43 anni – Piazza Fontana, un libro, un film e contesta la lettura che della strage della Banca Nazionale dell’Agricoltura fa il film in questi giorni nelle sale e che a sua volta trae ispirazione dal saggio Il segreto di Piazza Fontana di Paolo Cucchiarelli (Ponte alle Grazie). L’ex leader di Lotta Continua condannato per l’omicidio Calabresi non accetta la tesi proposta da saggio e film e argomenta le sue perplessità in questo pdf di 132 pagine, scaricabile da questo sito creato appositamente dall’autore.”
Per chi non capisse di cosa stiamo parlando e tento di scrivere, cito due righe: “Tra il 1968 e il 1974 furono compiuti 140 (altro…)
Günter Grass: “Quello che deve essere detto”
Quello che deve essere detto - di Günter Grass
Perché taccio, passo sotto silenzio troppo a lungo
quanto è palese e si è praticato
in giochi di guerra alla fine dei quali, da sopravvissuti,
noi siamo tutt´al più le note a margine.
E´ l´affermato diritto al decisivo attacco preventivo
che potrebbe cancellare il popolo iraniano
soggiogato da un fanfarone e spinto al giubilo organizzato,
perché nella sfera di sua competenza si presume
la costruzione di un´atomica.
E allora perché mi proibisco
di chiamare per nome l´altro paese,
in cui da anni — anche se coperto da segreto -
si dispone di un crescente potenziale nucleare,
però fuori controllo, perché inaccessibile
a qualsiasi ispezione?
Il silenzio di tutti su questo stato di cose,
a cui si è assoggettato il mio silenzio,
lo sento come opprimente menzogna
e inibizione che prospetta punizioni
appena non se ne tenga conto;
il verdetto «antisemitismo» è d´uso corrente.
Ora però, poiché dal mio paese,
di volta in volta toccato da crimini esclusivi
che non hanno paragone e costretto a giustificarsi,
di nuovo e per puri scopi commerciali, anche se
con lingua svelta la si dichiara «riparazione»,
dovrebbe essere consegnato a Israele
un altro sommergibile, la cui specialità
consiste nel poter dirigere annientanti testate là dove
l´esistenza di un´unica bomba atomica non è provata
ma vuol essere di forza probatoria come spauracchio,
dico quello che deve essere detto.
Perché ho taciuto finora?
Perché pensavo che la mia origine,
gravata da una macchia incancellabile,
impedisse di aspettarsi questo dato di fatto
come verità dichiarata dallo Stato d´Israele
al quale sono e voglio restare legato
Perché dico solo adesso,
da vecchio e con l´ultimo inchiostro:
La potenza nucleare di Israele minaccia
la così fragile pace mondiale?
Perché deve essere detto
quello che già domani potrebbe essere troppo tardi;
anche perché noi — come tedeschi con sufficienti colpe a carico -
potremmo diventare fornitori di un crimine
prevedibile, e nessuna delle solite scuse
cancellerebbe la nostra complicità.
E lo ammetto: non taccio più
perché dell´ipocrisia dell´Occidente
ne ho fin sopra i capelli; perché è auspicabile
che molti vogliano affrancarsi dal silenzio,
esortino alla rinuncia il promotore
del pericolo riconoscibile e
altrettanto insistano perché
un controllo libero e permanente
del potenziale atomico israeliano
e delle installazioni nucleari iraniane
sia consentito dai governi di entrambi i paesi
tramite un´istanza internazionale.
Solo così per tutti, israeliani e palestinesi,
e più ancora, per tutti gli uomini che vivono
ostilmente fianco a fianco in quella
regione occupata dalla follia ci sarà una via d´uscita,
e in fin dei conti anche per noi.
(Traduzione di Claudio Groff)
Fonte: RaiNews
Con una poesia pubblicata oggi dalla ‘Sueddeutsche Zeitung’ lo scrittore e premio Nobel per la letteratura nel 1999 Günter Grass interviene sui rapporti tra Israele e l’Iran e scatena un pandemonio in Germania. Secondo quanto riportano oggi i principali mezzi di informazione lo scrittore nella poesia chiede alla Germania di non fornire altri sommergibili a Israele che potrebbe lanciare missili con testata nucleare contro l’Iran; Grass sostiene infatti che l’arsenale atomico di Israele rappresenta una minaccia più seria della possibile atomica iraniana. Il testo, rifiutato da Die Zeit, è stato pubblicato oggi dalla Suddeutsche Zeitung oltre che da altri quotidiani europei come “La Repubblica” e “El Pais”. Nella poesia Grass critica anche la politica tedesca rimproverando a Berlino di aver venduto e continuato a vendere armi letali a Israele.
Il giornale di Monaco di Baviera mette in prima pagina la foto di Grass accompagnata dal titolo “Ein Aufschrei”, un grido di dolore, sottolineando che il Nobel tedesco “mette in guardia su una guerra contro l’Iran”. Nella poesia dal titolo “Ciò che va detto“, lo scrittore spiega i motivi per cui il suo Paese non deve più fornire sommergibili a Israele. Nel giorni scorsi i cantieri navali tedeschi hanno consegnato un quarto sommergibile “Dolphin” a Israele che dovrebbe riceverne ancora un altro. (altro…)
Sciopero della fame di Leonardo Chaux Hernandez, prigioniero politico colombiano, 179 ore
L’associazione Patria es Solidaridad (che avevamo intervistato qui) denuncia che Leonardo Chauz Hernandez e’ l’ultimo dei 555 prigionieri politici colombiani a portare avanti lo sciopero della fame. Sono trascorse ormai 179 ore da quel 20 di marzo scorso dichiarata “giornata nazionale dello sciopero della fame”.
Il governo colombiano ancora non ha risposto alla richiesta dei detenuti di ricevere una visita per accertare le loro condizioni da parte della Commissione Internazionale di Osservazione della situazione dei Diritti Umani e delle condizioni dei Prigionieri Politici in Colombia.
L’associazione Patria es Solidaridad invita a far pervenire alle autorita’ colombiane richieste perche’ accettino la visita alle carceri della Commissione.
Spagna: sciopero generale
“Non ci puo’ essere pace tra ricchie poveri, tra miliardari e lavoratori”
176 detenuti e 104 feriti, ci volete arrestare tutti??? siamo il 99%