Vittorio resisti!!!
Intervista per Bucanero (Radio Popolare Roma) su Haiti e Repubblica Dominicana, violenza sulle donne in America Latina e Conferenza Mondiale delle Donne
Intervista realizzata il 28 novembre scorso per Bucanero (Radio Popolare Roma) . Ascoltabile e scaricabile BUCA_281110.mp3 (al minuto 13)
Elezioni ad Haiti tra macerie e colera
Ad Haiti il 28 novembre 2010 i vota. A votare tra le macerie una popolazione allo stremo. Perché le elezioni? Chi sono i candidati? Cosa c’è da aspettarsi? Ne parliamo con Maurizio Chierici, giornalista del Fatto Quotidiano. Dall’altra parte dell’isola, a Santo Domingo, dalla Repubblica Domenicana c’è Annalisa Melandri, suo il blog: www.annalisamelandri.it che ci racconta come da lì si percepisce la situazione ad Haiti, della giornata contro la violenza sulle donne e dell’organizzazione della Conferenza mondiale delle donne a Caracas (28/11/10)
Bucanero
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Bucanero è realizzata in collaborazione con Terre Madri, organizzazione di cooperazione internazionale che realizza e sostiene progetti di sviluppo e di informazione con l’America latina e l’Africawww.terremadri.it
Bucanero
Ogni domenica alle 12.30
A cura di Nadia Angelucci, Gianni Tarquini e Rachele Masci
Eric Salerno: con las “revoluciones” habrá desestabilización
En los últimos meses en algunos países de África mediterránea y de Oriente Medio se han dado levantamientos populares más o menos espontáneos: Túnez, Argelia, Egipto, Bahrein, Irán, Libia, Marruecos. Otros se registran en estas semanas en algunas regiones cercanas como Siria, por ejemplo.
Unos analistas políticos hablan de “primavera árabe” o de “efecto dominó”, mientras otros señalan que la comunidad internacional está desarrollando una política de “dos pesos y dos medidas” influenciada por ventajas estratégicas y económicas. Hablamos con Eric Salerno, escritor y ensayista experto de Libia y Oriente Medio y corresponsal para el periódico romano Il Messaggero, autor, entre otros, de Genocidio in Libia: le atrocità nascoste dell’avventura coloniale; «Uccideteli tutti». Libia 1943: gli ebrei nel campo di concentramento fascista di Giado. Una storia italiana; Mossad base Italia. Le azioni, gli intrighi, le verità nascoste.
Entrevista de Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it
A.M. - Eric, se puede hablar de un “efecto dominó” en relación a los diferentes levantamientos populares que en los últimos meses han ocurrido en África mediterránea y en Oriente Medio o usted cree que sea necesario hacer oportunas distinciones entre ellos?
E.S. - El efecto dominó en alguna manera se ha dado, pero esto no significa que todas las situaciones sean iguales entre ellas. Y sobre todo no significa que todos los levantamientos han nacido y luego han proseguido en la misma forma. Sin embargo cada vez más claramente es evidente que “fuerzas externas” han traíso su aporte para que los jóvenes hayan salido adelante, no solo aprovechando de la web pero también involucrándose directamente para dirigir las protestas. Todos los regímenes afectados de una o de otra manera, pero están justamente en el objetivo de quien desea una vida mejor.
A.M. - ¿Por qué ha habido una intervención militar en Libia y no en otro país de los mencionados? ¿Es la enésima guerra para el petróleo y en cierto sentido el despertar del colonialismo europeo?
E.S. - No creo mucho en la cuestión del petróleo. Las compañías petroleras occidentales — Italia, Francia, Estados Unidos en primer lugar, ya estaban operando en Libia. Creo que se trató de conveniencias particulares: Sarcozy necesitaba recuperar consenso en las encuestas internas y el primer ministro británico también. Obama, en cambio, fue involucrado en la guerra porque se dejó convencer, después de días de vacilación, de que Gadafi se estaba preparando a masacrar la población de Benghazi. Por lo tanto, ha actuado convencido por razones humanitarias. Quisiera al respecto, subrayar el papel de algunas televisiones como Al Jazeera en la promoción de la intervención extranjera. Han adoptado desde el primer momento la causa de los rebeldes apoyados por el emir del Qatar a quien hace referencia la televisión satelital árabe. No olvidemos que después de dos días de enfrentamientos en Benghazi la prensa de todo el mundo reportaba noticias no confirmadas titulando: “más de diez mil muertos” o “fosas comunes” en Trípoli. Dos falsedades que los mismos reporteros llegados en Libia se vieron obligados a reconocer. (altro…)
Eric Salerno: con le “rivoluzioni” arriverà la destabilizzazione
Negli ultimi mesi vari paesi dell’Africa mediterranea e del Medio Oriente hanno visto insurrezioni popolari più o meno spontanee: Tunisia, Algeria, Egitto, Bahrein, Iran, Libia, Marocco. Altre si profilano all’orizzonte in regioni limitrofe, come in Siria per esempio.
Si parla di “primavera araba” e di “effetto domino” mentre alcuni analisti osservano come invece da parte della comunità internazionale si stia portando avanti la politica di due pesi e due misure influenzata da convenienze economiche e strategiche. Ne parliamo con Eric Salerno, profondo conoscitore della Libia e del Medio Oriente, inviato del quotidiano Il Messaggero, scrittore e saggista, autore tra gli altri di Genocidio in Libia: le atrocità nascoste dell’avventura coloniale; «Uccideteli tutti». Libia 1943: gli ebrei nel campo di concentramento fascista di Giado. Una storia italiana; Mossad base Italia. Le azioni, gli intrighi, le verità nascoste.
Intervista di Annalisa Melandri — www.annalisamelandri.it
A.M. – Eric, si può parlare di “effetto domino” rispetto alle varie insurrezioni popolari che negli ultimi mesi hanno sconvolto alcune regioni dell’Africa mediterranea e del Medio Oriente o crede che sia necessario fare delle opportune distinzioni?
E.S. - L’effetto domino, in qualche modo c’è, ma questo non significa che tutte le situazioni sano uguali tra di loro. E soprattutto non significa che tutte le insurrezioni sono nate e poi sono proseguite nello stesso modo. Diventa sempre più chiaro che “forze esterne” hanno dato una mano a mandare avanti i giovani, non soltanto sfruttando il web ma anche con un coinvolgimento più diretto per indirizzare le rivolte. Tutti i regimi toccati, in un modo o in un altro, sono giustamente nel mirino di chi vuole vivere meglio.
A.M. – Perché in Libia si è intervenuto militarmente e altrove no? E’ l’ennesima guerra per il petrolio e quindi in un certo senso il risveglio del colonialismo europeo?
E.S. - Io non credo tanto alla questione del petrolio. Le compagnie petrolifere occidentali – Italia, Francia, Stati Uniti in primo piano –già operavano in Libia. Credo piuttosto a convenienze particolari: Sarcozy aveva bisogno di recuperare consenso nei sondaggi interni, il premier britannico anche. Obama invece è stato trascinato in una guerra perché è stato convinto, dopo giorni di esitazione, che Gheddafi si apprestava a massacrare la popolazione di Bengasi. Dunque, si è mosso convinto di agire per motivi umanitari. Vorrei, a questo proposito, sottolineare il ruolo di alcune televisioni, come Al Jazeera, nel promuovere l’intervento straniero. Hanno sposato fin dal primo momento la causa dei ribelli. Un’azione, a quanto pare, caldeggiata dall’emiro del Qatar a cui la televisione satellitare araba fa capo. Non dimentichiamo che dopo due giorni di scontri a Bengasi, i giornali di mezzo mondo hanno ripreso notizie non controllate e titolato “Oltre diecimila morti”, “Fosse comuni” a Tripoli. Due falsità che gli stessi inviati arrivati sul posto hanno dovuto riconoscere. (altro…)
Giorgio Bornacin, Cristiano De Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Achille Totaro, Egidio Digilio: senatori fascisti
Non si offenderanno sicuramente se li chiamiamo FASCISTI, anzi!
Sono i sei senatori che hanno presentato il disegno di Legge (n. S2651) per abrogare la XII Disposizione transitoria e finale della Costituzione, quella in pratica che vieta la ricostituzione del partito fascista e che recita testualmente:
E‘ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.
Qui (Open Parlamento) si può lasciare un commento alla proposta del disegno di Legge. Vi prego di farlo NUMEROSI!!!
p.s. il senatore Egidio Digilio (finiano), inizialmente tra i primi firmatari, ha rinunciato dopo l’ira di Fini e di Bocchino per la suddetta proposta e per la sua firma.
Ringrazio Gennaro Carotenuto per la segnalazione e per la foto.
Olga Salanueva e Adriana Pérez: chiediamo a tutto il mondo di intensificare la campagna per la liberazione dei 5 cubani.
Si può vivere dodici anni per la libertà della persona amata detenuta ingiustamente? Si può vivere dodici anni lottando con la stessa forza fin dal primo giorno? Adriana Pérez e Olga Salanueva, mogli rispettivamente di Gerardo Hernández e di René Gonzáles, due dei cinque cubani detenuti negli Stati Uniti dal 1998, ci raccontano in questa intervista (realizzata durante un loro viaggio in Italia nella primavera scorsa) le loro vite, le difficoltà, i desideri, le lotte. Una chiacchierata tra donne più che un’intervista, esplorando delicati sentimenti di affetto e amore ma sempre accompagnati da una forza e una determinazione ammirevoli. Non ci sono dubbi che i cinque cubani , Gerardo Hernández, René González, Ramón Labañino, Fernando González y Antonio Guerrero, i quali, ricordiamo, furono arrestati a Miami (dove stavano svolgendo indagini sui gruppi anticastristi che progettavano attentati terroristi a Cuba) e i loro familiari, siano veri uomini e donne di pace, per star sacrificando le loro vite e la loro libertà per la sicurezza del popolo cubano.
Adriana e Olga non vedono i propri mariti da dodici anni. Le autorità statunitensi hanno negato loro il visto e quindi la possibilità di visitarli, circa una decina di volte con argomenti diversi, come il fatto che si tratti di possibili immigranti o che rappresentano una “minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. Olga ha potuto visitare René in carcere soltanto i primi due anni di detenzione, poi è stata deportata dagli Stati Uniti come forma di ricatto perché lui non voleva ammettere l’infame accusa secondo la quale stava spiando il governo statunitense.
Olga e Adriana sono due donne tenere e innamorate, ma soprattutto determinate, che da dodici anni percorrono il mondo denunciando la prigionia ingiusta dei loro mariti da parte di un governo arrogante e prepotente. Un governo che lascia passeggiare tranquillamente per le strade di Miami il terrorista cubano Luis Posada Carriles reo confesso di vari attentati contro Cuba (tra i quali quello che costò la vita al nostro Fabio Di Celmo). Lo stesso Posada Carriles sul quale stavano indagando a Miami i 5 cubani e che per questo furono arrestati.
A.M.: Olga e Adriana, che condanne stanno scontando Rene e Gerardo?
OLGA: René è stato condannato a 15 anni di carcere e Gerardo, che ha la condanna più dura, deve scontare due ergastoli più 15 anni. Sono detenuti entrambi dal 12 settembre 1998.
AM. : Che tipo di contatti avete con loro?
OLGA : Abbiamo dei contatti tramite le telefonate che possono essere fatte esclusivamente dal carcere verso l’esterno. Hanno a disposizione una certa quantità di minuti che devono utilizzare per parlare con gli avvocati, con i funzionari del governo cubano che sono quelli che trasmettono tramite il consolato le notizie dei familiari e con le proprie famiglie. Alla fine rimane veramente poco tempo per parlare con noi.
L’altro modo è tramite la posta ma questa forma di comunicazione è compromessa dalla censura del carcere così come accade anche per le telefonate. Queste sono registrate tutto il tempo e anche la posta è controllata. Tuttavia non è importante, la cosa importante è il tempo che impiega una lettera ad uscire o a entrare in carcere, specialmente nel caso di Gerardo che sconta la pena più dura e al quale ostacolano anche maggiormente la corrispondenza: una lettera indirizzata a lui può impiegare anche più di due mesi per arrivare; nel suo caso inoltre è anche violata la legge sulla corrispondenza. Questo molte volte ha interferito in alcuni momenti importanti del processo rispetto ai dibattimenti. Non ha potuto avere e controllare tutta la documentazione che si doveva presentare alla Corte Suprema, nonostante fosse il più coinvolto nel caso. Quindi la comunicazione con loro è minima, cerchiamo di approfittare al massimo; il maggior tesoro che abbiamo sono quei due o tre minuti di telefonate, a volte perfino 15, ma a volte quei pochi minuti devono essere condivisi.
Per noi sono molto più importanti le telefonate perché attraverso la posta, sebbene puoi esprimere tutti i tuoi sentimenti, questa impiega troppo tempo per arrivare. Inoltre ultimamente nelle carceri federali è stata approvata la posta elettronica, ma in due casi, quello di Fernando e di Gerardo loro hanno la proibizione assoluta di usare la posta elettronica e anche per gli altri tre ai quali è stata autorizzata, può essere che una mail gli arrivi dopo due, tre giorni, o quattro giorni.
AM.: Avete figli?
ADRIANA: No, Gerardo ed io non ne abbiamo.
OLGA: René ed io abbiamo due bambine che non sono più tanto bambine, la maggiore compie 26 anni e la più piccola 12. Noi siamo sposati da 27 anni, siamo i più grandi del gruppo.
A.M.: Avevate nutrito in qualche momento delle speranze con l’elezione di Obama alla presidenza degli Stati Uniti?
ADRIANA: Sappiamo che ogni amministrazione ha una posizione ben definita rispetto a Cuba, ma l’ingiustizia verso i 5 è evidente, loro hanno trascorso già troppi anni in prigione. Quello che è certo è che abbiamo fiducia nella pressione che da ogni parte del mondo si può esercitare verso l’amministrazione di Obama, tenendo presente che si tratta di una amministrazione un po’ più ricettiva ai reclami internazionali delle precedenti. Ciò nonostante è passato già un anno e mezzo dalla sua elezione e non abbiamo avuto nemmeno il gesto di buona volontà della concessione del visto. Ovviamente abbiamo molta più fiducia nelle iniziative che la gente può intraprendere per spingere Obama e la sua amministrazione a prendere una decisione. In questo modo si potrebbe dimostrare che la decisione che lui prende non è solo una sua decisione personale ma è frutto di una richiesta internazionale, che si sappia cioè che a livello internazionale c’è attenzione rispetto a questo governo e alla giustizia. E’ proprio per questo che facciamo una richiesta a tutto il mondo, e cioè che si intensifichi la campagna di liberazione per i 5. E’ il momento di dimostrare agli Stati Uniti che il loro operato è osservato da tutto il mondo. Sappiamo anche che Obama non agirà mai volontariamente e spontaneamente, per questo bisogna fare pressioni e non con azioni isolate, ma cercando di fare in modo che ogni giorno gli arrivino i messaggi, che arrivino le informazioni, che arrivino le richieste, per ottenere che si metta fine a questa ingiustizia e che non si ottenga per vie legali ma tramite pressione internazionale.
A.M.: Avete provato ad ottenere un incontro con Obama?
OLGA: Magari potessimo avere l’opportunità di incontrarci personalmente con lui! Abbiamo cercato di arrivare a lui in modi diversi, attraverso personalità, attraverso persone solidali in Parlamento… Non possiamo vedere Obama perché lui non va a Cuba e noi non possiamo andare negli Stati Uniti. I familiari, ai quali sono consentite le visite, ottengono i visti con condizioni molto specifiche. Rispetto al luogo di accesso, cioè per dove devono entrare, rispetto alla città dove devono stare, che deve essere quella dove si trovano i detenuti, inoltre hanno proibizione assoluta di accesso a qualsiasi incontro, a qualsiasi intervista, non possono avvicinare nessuna personalità nel momento in cui hanno il visto in territorio statunitense. Questo gli viene concesso solo ed esclusivamente per recarsi in carcere ed effettuare la visita di quel mese e fare ritorno, quindi se non possono vedere un giornalista, molto meno nessuno di noi potrà avere accesso alla Presidenza.
Come diceva Adriana la cosa più importante adesso è il lavoro delle persone solidali che ci permettono in forma indiretta di arrivare all’amministrazione Obama. Evidentemente le voci dei 5 non sono ascoltate, non sono ascoltate le voci dei familiari e nemmeno del popolo di Cuba e del governo cubano che si è espresso apertamente a favore della liberazione dei 5.
A.M. : Uno sguardo femminile e rivoluzionario alle vostre vite…
OLGA: Noi, le mogli e le madri, la parte femminile della famiglia, viviamo la maggior parte del tempo in attesa. Rimangono solamente tre madri, le altre sono morte, quella di Gerardo recentemente. Quelle che sono ancora in vita vivono con gli altri figli, soffrendo giorno dopo giorno in attesa della liberazione di quelli in prigione. Rispetto alle mogli, due coppie non hanno figli, Adriana e Gerardo e Rosa Aurora e Fernando. Loro vivono sole nelle loro case aspettando i loro mariti.
Economicamente siamo tutte indipendenti, siamo professioniste, in diversi settori. L’aspetto economico non è quello più importate, godiamo come tutti i cubani della sicurezza sociale, della tranquillità cittadina, ma ci manca la cosa fondamentale. Io e Gerardo e Ramón e sua moglie abbiamo figli. Ramón ha una figlia maggiore da un altro matrimonio che vive con la madre e con Elizabeth ha due figlie, una bambina di 13 anni e una ragazza di 17 ed io ho le due di cui ti ho parlato.
E’ molto difficile… non ti nego che è molto difficile, giorno dopo giorno, perché non si tratta né di due mesi e nemmeno di due anni, sono 12 anni trascorsi con la tristezza di non avere nostro marito in casa. I nostri matrimoni sono stati matrimoni d’amore e ogni coppia quando si forma fa dei progetti per vivere insieme, per trascorrere la vita insieme, per avere figli, per fare piani futuri. Tutto questo un giorno si è paralizzato, ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo passare sopra a tutto questo perché dobbiamo vivere per avere la forza di continuare a lottare, affinché loro possano tornare a casa prima di quando il governo degli Stati Uniti abbia programmato, che nel caso di Gerardo è mai più.
Quindi è molto difficile stare sole, tornare a casa la sera e chiudersi la porta alle spalle. Nel caso per esempio di quelle che non hanno figli lo è ancora di più, senza nemmeno la confusione dei figli in casa, perché quella confusione ti aiuta a riprendere le forze non solo per te stessa, ma anche per loro e il tempo passa più velocemente. Nel caso di quelle che sono sole è difficile restarlo un giorno in più e poi un altro e poi un altro ancora, le speranze a volte si affievoliscono, come quando vediamo che da un punto di vista giuridico non ci sono sviluppi. Per questo la famiglia è così importante, le persone invecchiamo, perdi i tuoi affetti, questo aspetto è veramente difficile.
Noi pensiamo sempre prima a loro, se noi siamo sole, se tutto questo è molto difficile da un punto di vista affettivo, che cosa staranno passando loro chiusi in celle d’isolamento per tanti mesi? Cosa staranno passando con tanto tempo senza comunicare, mentre cercano di impedirgli anche di ricevere una lettera, vedendo che non ci sono speranze di uscire presto. Questo ci dà la forza perché noi dobbiamo essere le loro voci, la loro possibilità di muoversi, di avere amici, di cercare voci… questo siamo noi, perché loro non possono.
Quindi la lotta per la loro libertà diventa il cardine dei nostri giorni, tutti i giorni lottiamo per questo, ma quando torniamo nelle nostre case dopo il lavoro, quando cuciniamo, puliamo la casa, andiamo dormire, in quel momento la nostra mente ritorna lì, non riposa, non riposiamo mai. Ricordiamo anche che loro si trovano in quel luogo per difendere la vita e che questo ha colpito il popolo cubano da vicino: sono molte le famiglie che vanno a dormire la sera pensando alle persone care che hanno perso negli attentati terroristi. Allora ci diciamo che loro si trovano lì per avvertire il nostro popolo del pericolo e dobbiamo fare di tutto perché escano per continuare a difendere la vita.
di Annalisa Melandri
Limeddh: le donne Zihuame ricamano diritti
L’Organizzazione di Donne Indigene di Huaxcaleca, Zihuame, nasce nel 2009 dopo otto anni di lavoro in tema di diritti umani e di diritti delle donne nel Municipio di Chichiquila nella Sierra Orientale dello Stato di Puebla. Una risposta di tipo comunitario alla disintegrazione progressiva della comunità indigena, alla perdita di identità e alla solitudine nelle quali si trovano a vivere sempre più spesso le donne delle comunità. Interi nuclei familiari colpiti profondamente dalle contraddizioni della modernità in un mondo ancora profondamente legato alle sue origini e radici, toccano da vicino gli effetti della perdita progressiva delle tradizioni e della disgregazione dei legami familiari. Chi paga maggiormente sulla propria pelle gli effetti di tali cambiamenti sono le donne. Spesso vittime di violenze fisiche e psicologiche, generalmente disprezzate o non valorizzate all’interno dei nuclei familiari, con limitato accesso al mondo del lavoro, le donne delle comunità indigene di Huaxcaleca, hanno deciso di organizzarsi, dando il nome di Zihuame (donna in dialetto Náhuatl) alla loro cooperativa. Un lavoro collettivo e solidale per dare una risposta comune a un problema generalizzato. Per cercare di risolvere le difficoltà economiche condividendo impegno, rischio e soprattutto esperienza. Un momento di produzione economica ma soprattutto di condivisione emozionale e di arricchimento reciproco. La Limeddh, Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani le sta accompagnando in questo importante processo.
Si riuniscono per condividere i loro sogni, prendono in mano i loro aghi e scelgono con cura i fili, ogni punto una lettera, ogni colore un sentimento. Scrivono parole sulla stoffa, modesta tela ancestrale, papiro di cotone. I loro sentimenti e le loro esperienze più belle sono ricamate in ogni tela, le loro tristezze contate durante ogni sessione di ricamo. Le donne plasmano allegrie nella tela e condividono le proprie tristezze, non si vedono le lacrime che la vista lascia disegnando un fiore. Bei fiori vivaci ed allegri ma nessuno sospetta che siano bagnati con le perle salate delle emozioni, perché poi in ogni tela rimane una speranza, un desiderio di piacere e l’unione e la somma dei dolori di ogni donna che ricama sia una forza per conquistare più dignità, conquistare la vita, sentire più lievi le preoccupazioni e portare al tavolo di ricamo l’alimento frutto di questo sforzo, questo frutto che è la riunione delle donne che tessono i propri sogni in una coperta con la penna ago e l’inchiostro filo, che punto dopo punto raccontano i loro sentimenti perché tutti li ammirino e li vogliano fare propri. E finalmente in modo impercettibile, le donne Zihuame ricamano i diritti, si intrecciano nell’unità dei loro sforzi per dire basta, siamo donne, abbiamo diritti.
Ricamando diritti — Le donne Zihuame
Ricamando diritti — Le donne Zihuame
http://www.youtube.com/watch?v=K9bzfrZnHYQ&feature=player_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=8INB_kmgKgE&feature=player_embedded
Nucleare nelle scuole: disinformazione di governo fin dalla prima media
Vivo all’estero e mio figlio avrebbe dovuto frequentare in Italia quest’ anno la prima media. Il suo testo di geografia era il seguente: GEOGRAFIA Edizioni Atlas 1 Europa (2008), che ho comprato comunque e che ogni tanto sfogliamo insieme, tanto per rimanere al passo con i suoi vecchi compagni di scuola.
Poco tempo fa stavamo leggendo insieme il capitolo relativo alle “Risorse e l’energia”. Interessante per un bimbo di 11 anni: le risorse del sottosuolo, la produzione di energia, le energie alternative, il petrolio… Arriviamo al paragrafo dell’energia elettrica e dell’energia nucleare, che copio testualmente:
“La forma di energia più utilizzata in Europa è quella elettrica. Essa viene prodotta prevalentemente nelle centrali termoelettriche mediante la combustione di petrolio, carbone o gas naturale oppure attraverso impianti idroelettrici che sfruttano la caduta dell’acqua.
A partire dagli anni ’80 si è diffuso l’utilizzo dell’energia nucleare, prodotta dalla disintegrazione (fissione) dei nuclei atomici dell’uranio. Alcuni Paesi europei (Francia, Russia, Regno Unito, Germania, Ucraina, Svezia, Spagna) sono tra i più “nuclearizzati” del mondo per l’elevato numero di impianti nucleari presenti sul loro territorio.
In Francia, ad esempio, esistono circa 60 centrali nucleari , che producono i ¾ dell’energia nazionale.
A causa della pericolosità delle centrali nucleari alcuni paesi (Svezia, Germania, Paesi Bassi) avevano deciso di arrivare nel lungo periodo alla graduale chiusura di questi impianti. Il miglioramento dei sistemi di sicurezza approntati, il problema di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra (prodotti dai combustibili fossili) e i minori costi dell’energia nucleare, hanno indotto i governi a sospendere questa decisione”.
Il paragrafo seguente (10 righe) tratta dell’ impatto ambientale ed economico della produzione energetica, della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento, del pericolo di incidenti, della difficoltà di smaltimento delle scorie e del fatto che le riserve di fonti energetiche sono esauribili.
Continuiamo a leggere una pagina intera dedicata al petrolio e alle catastrofi ambientali (incidenti alle petroliere e lavaggi delle cisterne). Si prosegue con le fonti rinnovabili. Tanta teoria e poca pratica. Fine del capitolo.
Resto basita!!!
Leggete attentamente il testo in corsivo per favore… Ci sono alcune omissioni importanti ed evidenti. Innanzitutto non una parola, una sola, sul referendum con cui gli italiani in massa nel 1987 dissero NO al nucleare. Eppure si fa una lista di paesi, Svezia, Germania e Paesi Bassi che “avevano deciso di arrivare nel lungo periodo alla graduale chiusura di questi impianti”. Ma che poi, non lo fecero per tutti quei bei motivi elencati (il miglioramento dei sistemi di sicurezza, le emissioni di gas ad effetto serra, i minori costi dell’energia nucleare…).
Tuttavia, oltre ad essere strano che proprio un testo italiano ometta la notizia del referendum in Italia, osserviamo che si omette anche di dire, rispetto ai paesi citati, che nel 2006 proprio in Svezia si registrò un gravissimo incidente nucleare per cui tre delle dieci centrali furono chiuse. Altri due reattori chiusero per difetti di progettazione. Non si dice nemmeno che la Svezia nonostante l’utilizzo del nucleare, contempli tra i piani energetici governativi l’abbandono del combustibile fossile per i trasporti nel 2030, che nel 2020 dovrebbe avere il 50% di energia da fonti rinnovabili e che il paese dovrebbe entro il 2050 arrivare ad emissioni zero.
Ma se di per se questo è già abbastanza grave, gravissimo invece appare che non si faccia nel citato testo, un solo riferimento al più grave incidente nucleare della storia, quello di Chernobyl, avvenuto in Ucraina il 26 aprile 1986. Questa evidente disinformazione, compiuta a discapito dei bambini è criminale.
Chiudiamo il libro e davanti alle fotografie di Chernobyl che si trovano per fortuna, in rete, ne parliamo.
Lista di avvocati di fiducia della Commissione Nazionale dei Diritti Umani (CNDH) della Repubblica Dominicana
Visti i notevoli e gravi problemi ai quali sono andanti incontro i detenuti italiani in Repubblica Dominicana proprio per non aver goduto di una assistenza legale degna di questo nome, la Commissione Nazionale dei Diritti Umani ha messo a disposizione dell’ Ambasciata italiana a Santo Domingo una lista di avvocati ai quali poter fare riferimento in caso di necessità. Per ulteriori informazioni mi si può contattare al mio indirizzo di posta elettronica: annalisamelandriyahooit
1– JUANA MAGALIS LEISON GARCIA
Cedula no. 001–0504272-5
TEL (829)890‑9233
2- ARACELIS FRANCISCA MORALES ARIAS
Cedula no. 001–1404739-2
Tel (829)383‑8749
3-LICDO.ANDRES CESPEDES
Cedula no. 001–0137904-8
Tel (829)707‑2129
4-LICDO EDWARD DAVID CAPELLAN LIRIANO
Cedula no.001–0903726-7
Tel.(809)399‑0015
5– LICDA MILVIA YOSELIN MELO CIPRIAM
Cedula no.010–0010523-7
Tel (829) 983‑3050
LOCALIZABLE EN AZUA
6– LICDO. JOSE ANIBAL GUZMAN JOSE
Cedula no.001–0476802-3
Tel. (809)882‑7881
7 LICDO. PEDRO VALDERA
TEL. (809)915‑2661 LOCALIZABLE EN NAGUA
8-DR. MANUEL MARIA MERCEDES MEDINA
Cedula no.001–0234211-0
Tel (809)980‑0343
9– LICDA. JUANA DE JESUS
Tel.(809)645‑4871
LOCALIZABLE EN SAN CRISTOBAL
10– LICDO. DIONICIO JEREZ
Cedula. no. 031–0108596-1
Tel (809)395‑1139
LOCALIZABLE EN SANTIAGO
11– LICDO. RADHAMES MERCEDES
Tel (829)776‑5252
LOCALIZABLE EN MOCA
12-RICARDO VARGAS
Tel (809)543‑4960
LOCALIZABLE EN PUERTO PLATA
13-LIC. RAFAEL E. PEGUERO
Cedula no.003–0007870-6
Tel (829)383‑6772
LOCALIZABLE EN BANI
14-LICDO. JULIO CESAR PEGUERO
TEL 538‑2580
LOCALIZABLE EN SAMANA
15-RICARDO ANTONIO DE JESUS CAMPUSANO PEREZ
Cedula no.001–0628661-0
TEL(829)968‑5974
PROVINCIA SANTO DOMINGO
16-LICDA. JOSEFINA MARMOLEJOS
TEL. (809)492‑5838
LOCALIZABLE EN LA VEGA
17-LICDO. ALQUIMIDES REYES
TEL (829) 986‑8687 LOCALIZABLE EN BONAO
18 DR. JUAN DIONCIO RODRIGUEZ
TEL (809)682‑3901 DISTRITO NACIONAL