La Lega Messicana perla Difesa dei Diritti Umani a Genova

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Adrián Ramírez López presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani — LIMEDDHvenerdì 7 maggio alle ore 17,15 Libreria San BenedettoSalita Santa Caterina 1/1 — Genova si parlerà di diritti umani in Messico e nel resto del mondo, criminalizzazione della protesta sociale, narcotraffico e militarizzazione, solidarietà e militanza attiva sono invitati a partecipare le associazioni che si occupano di diritti umani, di lotte sociali e di lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, giornalisti e mezzi di informazione indipendentii singoli cittadini. info tel 010–8696710, cell 340–1571388 Il Dr. Adrián Ramírez López, medico, dal 1993 ricopre la carica di presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani A.C., organizzazione non governativa affiliata alla Federazione Internazionale dei Diritti Umani, alla Organizzazione Mondiale contro la Tortura e alla Associazione Agir Ensemble pour Les Doits de l?Homme, tutte con statuto consultivo rispetto all?ONU.E? inoltre titolare di cattedra in Medicina Forense nel corso di laurea di Diritto, professore dei corsi di laurea di Infermeria e Psicoologia, professore invitato al corso universitario di Cooperazione per lo Sviluppo nelle Universidades Valencianas, in Spagna.Ha dato conferenze al Colegio de Abogados de Madrid, a la Universidad Autónomade Madrid, a la Comisión Española de Ayuda al Refugiado, al Ilustre ColegioNacional de Doctores y Licenciados en Ciencias Políticas y Sociología.Vanta una vasta esperienza come perito indipendente in medicina forense, in materia di torura ed altre violazioni dei ditritti umani.Ha partecipato a 186 missioni di osservazione dei diritti umani ed ha offerto colleborazione e supporto in materia di diritto umano al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati e al?Assemblea Legislativa del Distretto Federale. E? stato eletto vicepresidente della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), carica ricoperta dal 1997 al 2001.


Appello per Fulvio Grimaldi: contro una sentenza iniqua e una censura inaccettabile

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A: Quotidiano Liberazione e Partito della Rifondazione Comunista

CONTRO UNA SENTENZA INIQUA E UNA CENSURA INACCETTABILE

Vogliamo che la voce del giornalista e documentarista Fulvio Grimaldi non venga spenta, come avverrebbe se “Liberazione”, giornale comunista, insistesse nell’esecuzione della sentenza d’appello che ha condannato Grimaldi a restituire a “Liberazione” i 100mila euro avuti in primo grado come risarcimento del danno subito dall’editto bulgaro di Bertinotti che ne ha determinato il licenziamento su due piedi in occasione della pubblicazione di un suo articolo su Cuba nel 2003, non gradito all’allora segretario del PRC.



Di quel licenziamento Grimaldi non ha mai ricevuto né comunicazione né motivazione ufficiali. Alla reazione di protesta di oltre duemila lettori, il giornale ha risposto con spiegazioni non veritiere, negando a Grimaldi il diritto di replica. Grimaldi è un giornalista controverso le cui posizioni a volte non sono condivise da molti, ma volterianamente ne affermiamo il diritto ad esprimerle, oggi come quando le illustrava nel TG3 o le pubblicava sul giornale di un partito che in gran parte le condivideva e che, comunque, affermava nei suoi principi costitutivi la libertà di espressione, il pluralismo delle opinioni, il diritto di critica. Da molti anni questa voce di un’informazione non in linea con il “senso comune” dominante ci ha fatto conoscere realtà di conflitti e popoli in lotta contro l’imperialismo, dal Medioriente all’America Latina, dai Balcani all’Africa e all’Asia, dal terrorismo di Stato a quello ingannevolmente attribuito agli aggrediti e demonizzati, realtà che non avevano diritto di presenza nei media ufficiali. Andando contro una giurisprudenza consolidata, che raramente rovescia una sentenza in materia di diritto di lavoro, il giudice d’appello ha annullato una condanna a chi lo aveva estromesso da “Liberazione”, per cui da cinque anni lavorava con rubriche e reportage dalle aree di crisi, sostenendo in prima persona le spese di quegli impegni. I firmatari di questo appello vogliono continuare a leggere e a vedere i reportage di Grimaldi sulle lotte dei palestinesi, iracheni, jugoslavi, latinoamericani, già visti da migliaia di persone in Italia e fuori. Grimaldi ha proposto una soluzione transattiva che il giornale ha respinto. Ciò significa inesorabilmente la fine di una voce che riteniamo preziosa e insostituibile.

Chiediamo a “Liberazione” e al PRC, che tanto si sono spesi per l’articolo 18 e contro ogni censura, a partire da Santoro, Luttazzi e Biagi, di recedere da un accanimento rivendicativo che ha il sapore della rappresaglia padronale, incompatibile tra soggetti che si definiscono compagni.

(per i particolari della vicendawww.fulviogrimaldicontroblog.info)

Chi lo desidera può inviare il testo della petizione al quotidiano Liberazione all’indirizzo segreteriaatliberazionedotit  (segreteriaatliberazionedotit)  .


per firmare l’appello: qui
su Facebook


La società civile incontra… Adrián Ramírez López

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La società civile incontra…

Adrián Ramírez López

(presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani– LIMEDDH)




Il 4 maggio alle ore 10,00

presso il CDCA – Centro di Documentazione dei Conflitti Ambientali

Largo Vittorio Gassman Presso il Bioparco di Roma

si parlerà di:

- diritti umani in Messico e nel resto del mondo

- criminalizzazione della protesta sociale

- narcotraffico e militarizzazione

- solidarietà e militanza attiva


sono invitati a partecipare:

- i singoli cittadini

- le associazioni che si occupano di diritti umani, di lotte sociali e di lotta alla mafia e alla criminalità organizzata

- giornalisti e mezzi di informazione indipendenti

Il Dr. Adrián Ramírez López, medico, dal 1993 ricopre la carica di presidente della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani A.C., organizzazione non governativa affiliata alla Federazione Internazionale dei Diritti Umani, alla Organizzazione Mondiale contro la Tortura e alla Associazione Agir Ensemble pour Les Doits de l’Homme, tutte con statuto consultivo rispetto all’ONU.
E’ inoltre titolare di cattedra in Medicina Forense nel corso di laurea di Diritto, professore dei corsi di laurea di Infermeria e Psicologia, professore invitato al corso universitario di Cooperazione per lo Sviluppo nelle Universidades Valencianas, in Spagna.
Ha dato conferenze al Colegio de Abogados de Madrid, a la Universidad Autónomade Madrid, a la Comisión Española de Ayuda al Refugiado, al Ilustre ColegioNacional de Doctores y Licenciados en Ciencias Políticas y Sociología.
Vanta una vasta esperienza come perito indipendente in medicina forense , in materia di tortura ed altre violazioni dei diritti umani.
Ha partecipato a 186 missioni di osservazione dei diritti umani ed ha offerto collaborazione e supporto in materia di Diritti Umani al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati e all’Assemblea Legislativa del Distretto Federale.
E’ stato eletto vicepresidente della Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), carica ricoperta dal 1997 al 2001.



Iniziativa a cura di Annalisa Melandri — www.annalisamelandri.it





Festa della Liberazione non della libertà. Silvio Berlusconi ci prova

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In un discorso televisivo al paese, Silvio Berlusconi oggi chiama la festa del 25 aprile, Festa della Liberazione dal nazifascismo, più genericamente:  festa della libertà.

Non abbiamo bisogno di feste della libertà, abbiamo bisogno di non dimenticare la lotta di resistenza degli italiani contro il mostro fascista e nazista. Abbiamo bisogno di resistenza ancora oggi, quel mostro è infatti ancora tra noi…

Berlusconi ci prova… ma quello che ha fatto oggi in televisione è solo uno squallido tentativo di manipolazione mediatica di evento festivo a scopi propagandistici. VERGOGNA! Chi di voi paga ancora il canone RAI?

 

“Desaparecidos”: censura in Italia

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di Carmelo Sorbera — Qui News
Denunciamo l’oscuramento totale sulla stampa italiana della condanna di Reynaldo Benito Bignone.
L’ultimo dittatore militare che ha governato tra il 1982 ed il 1983 in Argentina, il generale Reynaldo Benito Bignone di 82 anni è stato condannato a 25 anni di carcere per crimini contro l’umanità.
Bignone è stato condannato per il sequestro tra il 1976 ed 1978 di 56 oppositori politici, torturati ed eliminati molti di loro con i “voli della morte”, cioè gettati in mare vivi da aerei militari.
L’oscuramento totale della notizia della condanna di Reynaldo Benito Bignone sulla stampa italiana è autocensura o distrazione colposa?
In un Paese dove il Capo del Governo ha “ironizzato” su quei voli della morte, quei crimini contro l’umanità per i quali è stato condannato Benito Bignone a 25 anni di carcere, la “normalità” di non pubblicare una tale notizia è quanto meno sospetto.
Alcuni dei siti internazionali che hanno pubblicato la notizia:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/04/20/AR2010042004265.html
http://www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5j2YKtCNigrwaRTD09sEXCeF8qkvg
http://www.indiatalkies.com/201
0/04/argentinean-junta-leaders-sentenced-25-years.html

http://www.nzherald.co.nz/world/news/article.cfm?c_id=2&objectid=10639818
http://www.nytimes.com/2010/04/21/world/americas/21argentina.html 
http://momento24.com/en/2010/04/20/bignone-sentenced-to-25-years-in-an-ordinary-prison/
http://inewp.com/?p=2698
http://www.ft.com/cms/s/0/69a238fc-4d13-11df-baf3-00144feab49a.html
http://www.npr.org/templates/story/story.php?storyId=126147376
http://www.upi.com/Top_News/International/2010/04/21/Former-dictator-sentenced-to-prison/UPI-30261271854111/
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/us_and_americas/article7103418.ece
http://english.pravda.ru/news/world/21–04-2010/113104-dictator-0
http://www.presstv.ir/detail.aspx?id=123920&sectionid=351020706
http://itn.co.uk/e13d85d8b9bd57e7988a2272bf283f16.html
http://www.theaustralian.com.au/news/world/argentine-dictator-reynaldo-bignone-convicted/story-e6frg6so-1225856588993
http://edition.cnn.com/2010/WORLD/americas/02/10/argentina.sentence/index.html?iref=allsearch
http://www.elmundo.es/america/2010/04/20/argentina/1271797708.html
http://www.jornada.unam.mx/2010/04/21/index.php?section=mundo&article=032n1mun
http://www.clarin.com/diario/2010/04/21/um/m-02185165.htm
http://www.lanacion.com.ar/nota.asp?nota_id=1256484
http://www.bbc.co.uk/mundo/america_latina/2010/04/100420_0033_argentina_bignone_condena_gz.shtml
http://www.elpais.com/articulo/internacional/Condenado/25/anos/ultimo/dictador/argentino/elpepuint/20100421elpepiint_12/Tes
http://www.prensa-latina.cu/index.php?option=com_content&task=view&id=181214&Itemid=1
http://www.eluniversal.com/2010/04/20/int_ava_condenan-a-25-anos-d_20A3772451.shtml
http://www.ansa.it/ansalatina/notizie/notiziari/argentina/20100421003135066137.html
http://sp.rian.ru/onlinenews/20100421/125999971.html
http://actualidad.rt.com/actualidad/america_latina/issue_7461.html
http://spanish.china.org.cn/international/txt/2010–04/21/content_19873544.htm
http://www.guardian.co.uk/world/2010/apr/21/argentina-dictator-reynaldo-bignone-prison
http://www.neues-deutschland.de/artikel/169618.normalknast-fuer-frueheren-juntachef.html
http://matin.branchez-vous.com/nouvelles/2010/04/le_dernier_dictateur_argentin.html
http://www.zeit.de/newsticker/2010/4/21/iptc-hfk-20100421–64-24587408xml
http://de.reuters.com/article/worldNews/idDEBEE63K01E20100421
http://uk.reuters.com/article/idUKN20127488
http://www.reuters.com/article/idUSN20127488
In Italia: “Nessuno”, perché?
Carmelo Sorbera

A Cochabamba, in Bolivia, ha inizio la Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra: il “piano B” per la salvezza del pianeta.

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La questione ambientale è clamorosamente scomparsa dall’agenda politica del nostro paese dopo il fallimento del vertice mondiale sul clima di Copenhagen”. E’ la denuncia che fa Giuseppe De Marzo, economista, attivista e portavoce dell’associazione ASud nel corso della  conferenza stampa che si è tenuta il 13 aprile scorso  presso la sede della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana)  per il   lancio della Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Madre Terra, che si terrà in Bolivia dal 19 al 22 aprile (giornata internazionale della Madre Terra) e alla quale hanno partecipato anche il giornalista Giulietto Chiesa e Padre Alex Zanotelli.
 
Alla conferenza mondiale di Cochabamba, fortemente voluta dal presidente boliviano Evo Morales, prenderanno forma proposte serie e concrete che verranno sottoposte poi al prossimo vertice internazionale di Cancún, in Messico, a  dicembre. A Cochabamba si va delineando un modus operandi contrapposto a quella “burocrazia del clima” che è andata di scena a Copenhagen lo scorso dicembre e poi ancora a Bonn all’inizio di questo mese di aprile dove si è tenuto il primo incontro dell’Unfcc,  il tavolo di lavoro dell’ONU sui cambiamenti climatici. Tavolo di lavoro alquanto traballante perché fondato  su un “accordo” tra Cina, Stati Uniti, Brasile, Sudafrica e India che è stato imposto all’assemblea dei paesei riuniti  a Copenhagen in modo non consono alla regolare procedura.
 
Proprio la Bolivia denunciò allora con forza questo accordo fraudolento tra i 5 grandi della Terra. A Copenhagen si è dimostrata ancora una volta l’assoluta incapacità dell’ONU di prendere accordi condivisi e si è reso evidente di come il  Diritto Internazionale stia diventando sempre di più  una sorta di “modello di tipo oligarchico-aristocratico”. D’altra parte era stato proprio Johnatan Pershing, vice inviato speciale per i cambiamenti climatici del Ministero degli Esteri degli Stati Uniti ad affermare che non era “possibile immaginare che 192 Stati siedano tutti attorno ad un tavolo per raggiungere il consenso su ogni dettaglio”. Più semplice, fare in modo che pochi, i soliti grandi, prendano decisioni valide per tutti, anche se non da tutti condivise. La chiamano democrazia.
 
Hanno partecipato alla conferenza stampa anche  il giornalista Giulietto Chiesa e Padre Alex Zanotelli.
E’ stato reso noto inoltre l’appello per la Giustizia Climatica e la Democrazia della Terra che molte personalità del panorama politico, culturale e dell’associazionismo italiano hanno sottoscritto.
 
I concetti sono nuovi e quindi rivoluzionari. Il primo consiste nel riconoscimento del debito ecologico, ma anche sociale (e quindi politico)  che il Nord del mondo ha con il Sud. Il debito ecologicocome lo ha definito Giuseppe De Marzo nel suo libro Buen Vivir (ed Ediesse) “è il debito storico e attuale accumulato dai paesi del Nord, dai governi e dalle multinazionali nei confronti dei popoli e dei paesi del Sud del mondo a causa dello sfruttamento, della depredazione e dell’usufrutto delle risorse naturali, dell’energia, dello spazio biorioproduttivo, dell’inquinamento e distruzione dei patrimoni naturali, culturali e delle fonti di sostentamento dei popoli del Sud”. “Ed è un debito” — spiega De Marzo– “che introduce l’elemento delle responsabilità di governi, politiche e imprese che hanno provocato  la progressiva degradazione della terra”.[1]
 
La Democrazia della Terra invece  è un paradigma che va applicato al più presto sia all’agire dei singoli individui ma anche e soprattutto nelle politiche economiche ed energetiche di tutti i governi se non si vuole intraprendere la strada di non ritorno verso la distruzione del pianeta.
 
Possibilmente cominciando dal renderlo parte integrante delle Carte Costituzionali di ogni paese come già hanno fatto la Bolivia e l’Ecuador in questi ultimi due anni.
 
Bisogna assolutamente “superare la visione antropocentrica che continua a guardare alla natura esclusivamente in base al valore d’uso che egoisticamente se ne può trarre… Riconoscere i diritti della natura, così come avvenuto nelle due nuove costituzioni di Bolivia ed Ecuador, affronta finalmente due temi centrali per allargare il campo della giustizia e della partecipazione: la titolarità e la tutela. La titolarità viene riconosciuta quando si è portatori di diritti propri. Così come sono stati riconosciuti titolari di diritto società anonime o commerciali, allo stesso modo è indispensabile che la natura sia titolare di diritti propri.”[2]
 
Ed è per questo che proprio a Cochabamba durante la Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico,  dal 19 al 22 aprile di discuterà e verrà redatta la Dichiarazione Universale per i Diritti della Madre Terra, un documento di portata storica che segna uno spartiacque in quella che fino ad oggi è stata la visione generale del concetto di diritti umani: per la prima volta si pensa anche al diritto all’esistenza delle generazioni future e all’obbligo che abbiamo di assicurare loro la vita in un pianeta ospitale e sano.
 
Abbiamo soltanto 10 anni” ammonisce Giulietto Chiesa nel suo intervento, venato da un più che condivisibile pessimismo lucido e razionale, frutto della ragione, per invertire la corsa folle verso l’autodistruzione oramai intrapresa dall’umanità.
L’impegno fondamentale che ognuno di noi può dare consiste soprattutto nel  non lasciarsi intorpidire coscienza e intelletto dal bombardamento mediatico al quale siamo sottoposti. Abbiamo il diritto ma anche il dovere di pretendere di fruire di un’informazione corretta. “Le persone non sanno niente” afferma Giulietto Chiesa puntando il dito contro i mezzi di informazione servi di un sistema economico che vende lucciole per lanterne allo scopo soltanto di favorire i grandi piani industriali e capitalisti del governo. La propaganda rispetto al nucleare è emblematica a questo proposito: stiamo investendo 30 miliardi  di euro per costruire dei “monumenti alla nostra imbecillità” che lasceranno tracce  velenose sul nostro territorio per circa 100 mila anni. Le scorie nucleari verranno smaltite infatti  in altri paesi, sicuramente appartenenti alla sfera di quelli sotto sviluppati o in via di sviluppo, continuando così ad accrescere il nostro debito ecologico con loro. Investendo 30 miliardi di euro nelle energie alternative si avrebbero invece immediatamente migliaia di posti di lavoro in più e nel futuro  un immenso ritorno in termini di possibilità per la continuazione della vita sul nostro pianeta.
La conferenza internazionale di Cochabamba sicuramente rappresenta una grande possibilità, il “piano B” per la salvezza del mondo, come lo definisce De Marzo, dopo il clamoroso fallimento di tutti i piani e programmi portati avanti dai governi, da Kyoto in avanti.
Programmi dai  quali,  fino a questo momento i movimenti sociali, le associazioni di cittadini, i gruppi ambientalisti e la società civile in genere, sono  stati sempre esclusi, e che  a Cochabamba  invece, sono diventati protagonisti, a fianco,  ed è questa la vera novità,  di un governo. Quello della Bolivia di Evo Morales.
 
..
Link utili:
Sito Ufficiale della Conferenza: http://cmpcc.org/
Qui si possono  seguire in diretta i lavori della Conferenza
Intervista realizzata da RadioTre Rai a Giuseppe De Marzo in diretta da Cochabamba




[1] Giuseppe De Marzo, Buen Vivir – Ediesse, 2009 pag. 63 e seg.
[2] Giuseppe De Marzo – op. cit. pag. 249

Comuna en Construcción

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Lunedi 19 Aprile 2010 — ore 17,00
Comuna en Construcción
un film di Dario Azzellini e Oliver Ressler sull’esperienza delle forme di autogoverno popolare nel Veneuzela bolivariano
 
presso il Centro Culturale “La Città del Sole”, vico Giuseppe Maffei a San Gregorio Armeno, 18 –Napoli

“Vamos a decidir nosotros qué es lo que queremos. Nosotros somos los que sabemos las necesidades, qué es lo que pasa en nuestra comunidad”
 
IN OCCASIONE DEL BICENTENARIO DELL’INDIPENDENZA VENEZUELANA
incontro-proiezione-dibattito con l’autore italo-tedesco Dario Azzellini

sullo stesso documentario articolo di Barbara Meo Evoli:
Presentato presso il Celarg di Caracas il lungometraggio “Comuna en construcción” di Dario Azzellini, politologo italo-tedesco, e Oliver Ressler

di Barbara Meo Evoli



E’ fatto di dibattiti, confronti, lezioni, conflitti e attese. Il cammino, lungo, difficile ma fruttuoso, di costruzione di una Comuna, filmato da Dario Azzellini e Oliver Ressler, è stato presentato al pubblico presso il Celarg di Caracas.

Giovedì scorso è stato presentato presso il Celarg di Caracas il documentario “Comuna en construcción” girato nell’agosto 2009 fra Petare, Catia e Barinas.

Dario Azzellini ha fotografato la gente che partecipa ai consigli comunali, le loro riunioni, i loro problemi, la loro quotidianità. Ha voluto mostrare coloro che sono gli autori instancabili del vero cambiamento dei barrios. Chi sono questi protagonisti troppo spesso invisibili? Moltissime donne. Lavorano tutto il giorno, cucinano, stirano, lavano i panni a mano, si occupano dei bambini, la sera partecipano alla riunione del consiglio comunale, il giorno dopo agiscono per concretizzare i progetti. Spesso sono loro che prendono la parola, sono loro che parlano dei progetti concreti: costruire una strada asfaltata, riparare l’impianto fognario, raccogliere la spazzatura, far arrivare l’elettricità dove non c’è.

Azzellini e Ressler sono andati dove spesso le telecamere non arrivano. Con “Comuna en construccion” mostrano la formazione della ‘città comunale’ “Antonio José de Sucre” nello stato Barinas, composta da 11 comune, la seconda costituita in Venezuela; il consolidamento del consiglio comunale “Emiliano Hernández” nel quartiere Los Magallanes de Catia di Caracas e il tentativo dicostruzione della comuna “Maca” composta da 29 consigli comunali nel quartiere di Petare.

Si vedono i partecipanti attivi delle assemblee dei consigli comunali che elaborano e portano avanti i progetti per la propria comunità. Ma si vedono anche i dormienti e gli apatici e le disfunzioni dell’organizzazione comunale.

Da un lato Omayra Peréz, un membro del consiglio di Catia, afferma che “l’organizzazione comunitaria è la più efficiente perché, essendo vicina alle necessità della popolazione, elimina gli intermediari inutili”. Dall’altro Ramon Virigay nell’assemblea per la formazione di “Antonio José de Sucre” risponde alle critiche di corruzione sostenendo che “i consigli comunali devono essere autosufficienti. Non possono continuare a dipendere dallo Stato”. A Petare, invece, Yusmeli Patiño dopo un anno di attesa per un finanziamento denuncia: “se dovesse fallire la rivoluzione sarebbe per colpa delle istituzioni, non dei consigli comunali”.

La vita di Dario Azzellini, nato nel ’67 a Wiesbaden, si svolge a metà tra l’America latina e la Germania. Dopo aver girato dei documentari e scritto libri e articoli sul Nicaragua, la Colombia e il Messico, è arrivato per la prima volta in Venezuela nel 2003 e ha diretto altri due lungometraggi: ‘Venezuela desde abajo’ e ‘Cinco fabricas’.

“Quello che volevo mostrare con questo documentario era la normalità – spiega Azzellini, laureato in Scienze politiche all’Università di Berlino e con una tesi di dottorato sulla partecipazione in Venezuela – e come la gente impara ad auto-organizzarsi. Non si parla dei consigli comunali fuori dai barrios, e questo è sbagliato”.

Al termine della presentazione, a cui sono stati presenti più di un centinaio di persone, Azzellini ha ricordato che chi volesse mostrare “Comuna en construcción” ad una comunità per uso non commerciale, avrebbe potuto ottenere una copia gratuita.

“Solo il popolo salva il popolo” ha concluso con speranza.

Sangue, sudore e lacrime: le perdite umane della ‘Guerra Globale al Terrorismo’

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sOLDATO usa Alan Jemaine

A cura del Bollettino Aurora
Alessandro Lattanzio
Secondo la rivista francese Navires & Histoire N°59 di Aprile 2010, le truppe statunitensi avrebbero subito, dall’inizio della guerra all’Iraq all’8 marzo 2010: 7112 soldati uccisi (186 suicidi), 66706 mutilati o feriti gravemente (27600 definitivamente fuori combattimento) , 26224 sono i disertori e i renitenti. Inoltre il 15% dei soldati di ritorno dall’Iraq o dall’Afghanistan, presentano problemi di tossicodipendenza, soprattutto dall’eroina. A questi numeri vanno aggiunti 455 soldati uccisi e 5901 feriti della coalizione alleata agli USA. Va aggiunto che almeno 4000 soldati inglesi presentano problemi mentali.
Le agenzie dei contractors e dei mercenari hanno subito, su tutti i fronti della ‘Guerra Totale al Terrore’, all’8 marzo 2010, 5168 morti (ufficialmente 962) e 37232 feriti. Di questi morti, 1271 sono statunitensi (ufficialmente 455 e 3307 feriti), spesso presentati come centroamericani.
I camionisti stranieri, uccisi in Iraq, sono 1053 e 1830 feriti, cui vanno aggiunti 165 membri delle Nazioni Unite uccisi e 249 giornalisti.
Bisogna aggiungervi 6758 volontari e civili arabi morti in Iraq.
Gli iracheni hanno avuto 461373 morti entro l’8 marzo 2010: 42189 i soldati e i miliziani uccisi dal 1 maggio 2003 all’8 marzo 2010. I guerriglieri morti in combattimento o per le ferite riportate sono 36661. I civili uccisi dal 1 maggio 2003 all’8 marzo 2010 sono 178375 e altri 204148 a causa delle condizioni generali imposte dalla guerra.

In Afghanistan/ Pakistan/ Kashmir, dal 1° ottobre 2001 all’8 marzo 2010, le truppe della coalizione hanno avuto 1562 (872 ufficialmente) soldati statunitensi caduti (190 suicidi) e 17312 feriti, la coalizione ha subito 844 morti e 10983 feriti.
Dal 1° ottobre 2001 all’8 marzo 2010 sono morti 129190 tra civili, ribelli e militari, afgani e pakistani (6332 soldati pakistani uccisi e 41685 feriti, e 1132 soldati indiani uccisi).
Inoltre negli altri teatri della ‘Guerra Globale al Terrorismo’ le cifre, all’8 marzo 2010 erano le seguenti:
- Yemen, Africa e Filippine: 30111 morti
- a causa di attentati: 7202 morti
- Libano/Israele/ Palestina (dal luglio 2006 all’8 marzo 2010): 6881 morti
- Somalia (dal novembre 2006 all’8 marzo 2010): 36548 morti
- Darfur-Africa Centrale (dal gennaio all’8 marzo 2010): 1386 morti
- persone scomparse, arrestate o rapite nel quadro della ‘Guerra Globale al Terrorismo’ 26286
- Nel Fronte della ‘guerra antidroga’: 142418
- Thailandia (dal 2006): 3990 morti
- nel resto del mondo: 3256 morti
Dall’ottobre 2001 all’8 marzo 2010 gli statunitensi, i loro alleati e i contractors hanno subito 21559 caduti e 180520 feriti su tutti i fronti della ‘Guerra Totale al Terrore’.

Totale dei morti a causa della ‘Guerra Globale al Terrorismo’: 715808

Fonti:

http://www.aurora03 .da.ru/
http://www.sitoauro ra.narod. ru/
http://sitoaurora. altervista. org/
http://xoomer. virgilio. it/aurorafile/
http://eurasia. splinder. com


Geraldina Colotti: La guardia è stanca

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ROMA
GIOVEDì 15 APRILE 2010 ORE 21.00

C.S.O.A. CORTO CIRCUITO E ASSOCIAZIONE YA BASTA MOLTITUDIA

invitano alla presentazione de

“LA GUARDIA è STANCA” di Geraldina Colotti — edita da Cattedrale

 Dopo Versi Cancellati (1996) e Sparge Rosas (2000), ” La guardia è stanca” è la terza raccolta di poesie di Geraldina Colotti, scrittrice e giornalista del quotidiano “Il Manifesto” , ex-militante delle Brigate rosse.

L’appuntamento con i versi e con l’autrice è per giovedì 15 aprile alle ore 21 al Corto circuito

(Via F. Serafini, 57 – Cinecittà – Roma).

http://corto.circuito.info/images/inviti.pres.libro.jpgNeve

 

Ancora inverno

nessun Palazzo preso

L’uomo beve

cammina solo

Ancora inverno

nessun Palazzo preso

Tatiana ammicca

Storpi di Sarajevo

Irina in macchina

vomita l’Ingegnere

Ancora inverno

nessun palazzo preso

ma abbiamo ancora inverno

per impastare neve

 

Un uomo senza sogni

è un vincitore

Geraldina Colotti, tratta da La guardia è stanca.

Partecipano:

Tommaso Di Francesco (poeta, giornalista de “il manifesto”)
Mario Lunetta (poeta, scrittore)
Luca Mascini
(Militant A, di Assalti Frontali)
Modera: Miria Annini
(Ass.Ya basta Moltitudia)
Letture accompagnate dalla musica di Marco Cinque.

Mostra “2010 Dias de R_Esistencia” di Simona Granati, che ha realizzato la foto di copertina.

Info: tel. 3492310920

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Club El Nogal : un altro falso postivo

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Fonte ABP Noticias

Oggi l’Agenzia Bolivariana de Prensa /Colombia offre ai suoi lettori una notizia che a suo tempo fu sottratta ai mezzi di informazione e che la protagonista ha raccontato il giorno delle elezioni a quanti stavano discutendo  con lei mentre  la radio stava informando  che era stata sconfitta in quella  che la stampa chiama Consulta Conservadora.
La caratteristica degli otto anni del governo di Uribe è che non è trascorso un solo giorno di questo lungo periodo senza che sia venuto alla luce almeno uno scandalo di corruzione, di partecipazione  di importanti narcotrafficanti, e di  paramilitari negli ambienti più vicini a  Uribe, di crimini, un governo che di fronte all’inefficacia contro la  guerriglia assassina umili contadini e li traveste da guerriglieri morti in combattimento. Un presidente eletto grazie alle minacce esercitate contro la popolazione dai gruppi paramilitari che poi sono stati legalizzati.
Passiamo ai fatti. Nell’agosto del 2002 Alvaro Uribe nominò come ministro della Difesa Marta Lucía Ramírez, e lei in seguito a questo incarico, per motivi di sicurezza,  andò a vivere in un appartamento del Club  el Nogal.
Il nuovo ministro  scoprì nel suo nuovo ufficio che la corruzione dilagava nello stesso ministero  e in tutte le istituzioni   e quindi   volle compiere  delle indagini su ogni caso credendo di avere l’appoggio del governo. Non si rendeva conto che faceva parte del governo più corrotto e criminale della storia della Colombia.
Un venerdì, il 7 febbraio del 2003, sei mesi dopo la sua nomina , il Club El Nogal venne distrutto da una bomba.
Mentre i vigili del fuoco cercavano di spegnere l’incendio, i militari occupavano e sgomberavano l’appartamento del ministro Marta Lucía Ramírez  dove erano custoditi gli archivi sui casi di corruzione che stava iniziando a svelare.
Sette anni dopo, sconfitta nella Consulta Conservadora racconta ai suoi amici sulle sue disavventure con il governo di Uribe e chi scrive questo articolo si è trovato ad ascoltare  dalla propria bocca dell’ex ministro  la testimonianza della sua Valle di Lacrime sconosciuta dalla maggior parte degli abitanti del paese del Sacro Cuore.
Nel Club el Nogal c’era il posto di comando delle AUC dal quale disegnavano la loro pagina internet e dove si riunivano con i loro  soci che erano anche i ministri di Uribe: per citarne uno solo : Fernando Londoño Hoyos.
L’autore materiale dell’attentato, come in un racconto di Gabriel García Márquez non sapeva di avere sulla sua auto l’esplosivo che avrebbe provocato la distruzione dell’immobile e che il governo attribuí alla guerriglia che smentí di aver preso parte all’attentato, ma come nel caso del “Collar Bomba”, l’apparato disinformatore del regime continua ad affermare che fu opera dell’insorgenza.
Traduzione Annalisa Melandri

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