7 maggio 2010: forziamo il blocco!
UN APPELLO ALLE FORZE DEMOCRATICHE E ANTIFASCISTE DELLA CAPITALE E D’ITALIA
Esattamente un anno fa, attraverso un infame disegno di legge l’”Ordine del Tricolore”, ambienti governativi cercavano di infliggere l’ennesimo fendente mortale alla storia repubblicana del Paese assimilando partigiani e repubblichini alla medesima visione mistificatrice e senza memoria del nostro
passato.
Grazie alla mobilitazione spontanea e di massa dell’Italia antifascista l’aborrito proposito rientrava ma nei mesi successivi sistematicamente si continuava a perseguire, a più livelli, un preciso obiettivo: riscrivere, in spregio alla verità, la storia del passato per meglio controllare quella del futuro. Altrimenti non potrebbe essere in un Paese nel quale politicanti, trasformisti e avventurieri di ogni risma governano facendo e disfacendo leggi a loro piacimento e convenienza personale, sputando senza vergogna sulla Costituzione vergata col sangue di un’intera gioventù che seppe ribellarsi all’arbitrio e alla prevaricazione fatte sistema.
In questo quadro, dove a vincere sono sempre i furbetti potenti di turno, i prepotenti e gli uomini privi di etica, la Resistenza, simbolo reale e metastorico degli alti ideali di Giustizia sociale e Libertà rappresenta un precedente scomodo e ingombrante di cui sbarazzarsi frettolosamente.
Abbiamo così assistito al tentativo truffaldino di derubricare dai programmi scolastici i temi della Resistenza e della guerra di Liberazione, nella nostra città, medaglia d’oro alla Resistenza, al taglio dei fondi per le celebrazioni in onore dei caduti partigiani (Fosse Ardeatine, Quadraro). Tutto questo mentre ministri non hanno perso occasione di esaltare la “mai dimenticata X MAS”, noti imprenditori vicini al governo hanno sponsorizzato celebrazioni in ricordo delle SS italiane (vedi Nettuno), famigerati criminali neonazisti sono stati dislocati in posizioni strategiche dell’amministrazione comunale (vedi i recenti scandali comparsi sulle cronache cittadine).
Per il 7 maggio CasaPound e Blocco Studentesco, gli orgogliosi fascisti del III millennio, hanno indetto la loro piccola marcetta su Roma, una manifestazione nazionale che intende sfilare per le strade di Roma da piazza della Repubblica fino a piazza Venezia, in un evidente sussulto di nostalgia mussoliniana. In spregio al dettato costituzionale questo ennesimo tassello di una più articolata, rinnovata “mobilitazione reazionaria” si profila come particolarmente insidioso. La manifestazione, infatti, pur priva di una piattaforma rivendicativa intelligibile, reca con sè il fine strategico e oggettivo di far accreditare i fascisti che la organizzano come forza pienamente accettata e accettabile in una democrazia ferita e miope che ha perso le sue radici e le sue ali.
Un corteo di fascisti che fieramente inneggiano al traditore Mussolini (il guerrafondaio nemico dei popoli, collaborazionista dei criminali nazisti), un corteo di personaggi che puntutamente, da qualche anno a questa parte, rinverdiscono le vili gesta delle squadracce in camicia nera rendendosi responsabili in tutta Italia di vili aggressioni a studenti e studentesse (vedi i recenti fatti dell’Università di Tor Vergata). Un corteo di questo tipo sarebbe un’onta incancellabile per il cuore Libero e Generoso della nostra città.
Non possiamo tollerare che la memoria e la dignità delle migliaia di soldati, partigiani, uomini e donne che generosamente hanno sacrificato la loro vita nella lotta al nazifascismo per consegnarci una società più giusta vengano ancora una volta infangate complici l’oblio, la rassegnazione, l’indifferenza.
Intendiamo dare una risposta chiara e unitaria ai fascisti e ai loro padrini, per questo lanciamo un appello a tutte le forze dell’antifascismo romano e nazionale per bloccare sul nascere questa annunciata presenza in piazza dei nostalgici di Hitler e Mussolini.
Per questo chiediamo accoratamente alle associazioni partigiane, a quelle dei combattenti, ai movimenti, ai centri sociali, ai partiti, ai comitati di quartiere, ai singoli, ai comunisti, agli anarchici, agli antifascisti di ogni tendenza di sottoscrivere questo appello per creare insieme un ampio fronte che
esiga la cancellazione del corteo.
Per adesioni, informazioni e quant’altro: href=”/mc/compose?to=forziamoilbloccoyahooit” rel=“nofollow” target=“_blank” ymailto=“forziamoilbloccoyahooit“>forziamoilbloccoyahooit
Patria Socialista, RASH Roma, Magazzini Popolari Casalbertone
Eric Salerno: Mossad base italiana
L’ISTITUTO PER L’ORIENTE C. A. NALLINO
Ha il piacere d’invitare la S.V. alla presentazione che, venerdì 9 aprile alle 17,30,
nei locali dell’Istituto, sarà tenuta dal
Dr. Eric Salerno
Giornalista
Sul libro
(La sede dell’Istituto si trova sulla diretta prosecuzione della strada del Teatro Parioli)
Istituto per l’Oriente Carlo Alfonso Nallino – via Alberto Caroncini, 19 – 00197 Roma
‡„ 06–8084106 _ 06–8080710 _ _ 06–8079395 e-mail: ipocanipocanit
Intervista ascoltabile qui
Comunicado de la Asociación Bolivariana de Comunicadores (ABC), sobre liberaciones y acoso a TELESUR.
Caracas 2 abril, 2010
La Asociación Bolivariana de Comunicadores, (ABC) saluda la reciente liberación del soldado Josué Daniel Calvo, el sargento Pablo Emilio Moncayo, así como la entrega de los restos mortales del capitán de policía Julián Guevara, entregados en un gesto de paz unilateral por las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC–EP).
Reconocemos y agradecemos en nuestra calidad de amigos de la paz de Colombia y en nombre de los comunicadores colombianos que integran nuestra Asociación, el papel de los presidentes de Ecuador Rafael Correa; de Venezuela Hugo Chávez y de Brasil Luiz Inácio Lula da Silva.
Exaltamos la titánica labor de la nuevamente senadora Piedad Córdoba y el grupo de Colombianos por la Paz, quienes no obstante, las calumnias y las persecusiones que sufrieron por parte del Gobierno colombiano y del presidente Álvaro Uribe, siempre han luchado con compromiso y firmeza para lograr la liberación de los retenidos y por una solución política y negociada al conflicto colombiano que pase por el canje de prisioneros.
Consideramos que la omisión de Moncayo con respecto a Uribe refleja el rechazo tácito al papel oportunista y manipulador del presidente de Colombia que tanto retrasó su salida innecesariamente.
Si bien, todo salió conforme esperaba el mundo, de nuevo la nota disonante fue tocada por el Gobierno colombiano, que en la persona del Alto Comisionado Frank Pearl, lejos de manifestar alegría o conformidad con la liberación de Pablo Emilio Moncayo, saltó a señalar a la cadena multiestatal Telesur porque había transmitido unas imágenes del momento de la liberación del sargento en contraveniencia de una prohibición del gobierno de cubrir el instante mismo de la entrega, acusándole, por otra parte, de hacerle propaganda “a un grupo terrorista y secuestrador como las Farc”.
Con lo que no contaba el gobierno es que las FARC-EP hacen sus propios registros fotográficos y filmicos y los distribuyen a diferentes fuentes informativas, por una razón que es muy fácil de deducir, por lo obvia, la prensa colombiana, propiedad de quienes detentan el poder en ese país manipula permanentemente la información en favor de los intereses de sus dueños.
RCN, El Tiempo y Caracol entre otros, hacen permanente eco a afirmaciones falaces como la que hizo Pearl sobre las FARC-EP para seguir negando la existencia del conflicto armado y lo peor para perpetuar una cruenta guerra que debe resolverse por la vía política y negociada.
El Gobierno de Colombia, quien, como señaló Izarra, presidente de Telesur, utilizó fraudulentamente el logo de TeleSUR y de la Cruz Roja Internacional durante la operación militar de rescate de Ingrid Betancourt y otros prisioneros de las FARC, ahora acusa TeleSUR con el evidente intento de estigmatizar y criminalizar el trabajo periodístico que no se encuentra bajo su influjo político, poniendo así en serio riesgo la seguridad y la incolumidad de sus periodistas; profesión de alta peligrosidad en un país cuyo Gobierno violador de derechos humanos es acusado por diferentes agrupaciones y sectores sociales de cometer graves y reiterados crímenes contra la humanidad.
La Asociación Bolivariana de Comunicadores, (ABC) se suma al coro de voces de rechazo a las acusaciones contra TeleSUR y expresa profunda solidaridad a sus periodistas amenazados en el libre cumplimiento de su actividad profesional.
Asociación Bolivariana de Comunicadores, (ABC)
Mercedes Sosa — Canción con todos
Miami protegge criminale argentino accusato di aver partecipato al massacro di Trelew nel 1972
Il tenente dell’Aviazione in ritiro Roberto Guillermo Bravo, accusato in Argentina da tre testimoni di essere tra i responsabili dell’ esecuzione a sangue freddo di 16 prigionieri politici in quello che è ricordato come il massacro di Trelew, avvenuto il 22 agosto 1972, è stato liberato a Miami il 5 marzo scorso dal giudice Robert Dube, dopo essere stato arrestato qualche giorno prima , il 25 febbraio, in seguito alle pressioni delle autorità argentine che sollecitavano l’applicazione di un mandato di arresto risalente a circa due anni fa emesso dal giudice Hugo Sastre.
Bravo è stato liberato grazie al pagamento di una cauzione di 1,2 milioni di dollari e dovrà comparire il prossimo 2 aprile dinanzi al giudice Robert Dube. Il processo ad altri sei militari coinvolti nel massacro e sui quali pendono le stesse accuse contestate a Bravo e cioè privazione illegittima della libertà, torture e omicidio plurimo, si terrà invece ad aprile nella cittadina di Trelew.
Roberto Guillermo Bravo, che vive negli Stati Uniti dal 1973, ottenne la cittadinanza statunitense nel 1987 nonostante le gravi accuse che pendevano su di lui in Argentina ed attualmente è un imprenditore molto potente la cui impresa RGB Group Inc. ha contratti di forniture elettroniche addirittura con il Pentagono e con gli istituti carcerari degli Stati Uniti.
La stampa di Miami ha dato scarso rilievo alla notizia dell’arresto mentre ha causato indignazione in Argentina quella della sua rapida liberazione. Oltre a Bravo sono accusati di aver partecipato a vario titolo nel massacro anche il capitano di fregata a capo dell’operazione Luis Emilio Sosa, arrestato nel febbraio del 2008, e i capitani Rubén Paccagnini ed Emilio del Real.
Il 15 agosto del 1972, 110 prigionieri politici appartenenti a varie organizzazioni armate di sinistra, l’Esercito Rivoluzionario del Popolo (EPR), le Forse Armate Rivoluzionarie (FAR) e i Montoneros, detenuti nel carcere militare di Rawson, presso la Base Aereonavale Almirante Zar, organizzarono un’evasione che andò a buon fine soltanto per 6 di essi che riuscirono a dirottare un aereo e a fare rotta verso il Cile e successivamente verso Cuba. Invece 19 prigionieri riuscirono a giungere all’aeroporto soltanto quando l’aereo stava decollando mentre il resto del gruppo non riuscì a lasciare nemmeno il carcere. Il gruppo dei 19 si riconsegnò alle autorità senza opporre resistenza e dopo aver dato una conferenza stampa nella quale chiesero rassicurazioni circa la loro incolumità e sicurezza. Furono condotti invece da un gruppo di militari comandati da Luis Emilio Sosa, presso la base militare della Marina Almirante Zar nonostante le rassicurazioni ricevute che sarebbero stati ricondotti al carcere di Rawson.
Dopo alcuni giorni in cui la zona appariva estremamente militarizzata e in cui i giornalisti e gli avvocati vennero tenuti lontani dalla base e mentre già si temevano rappresaglie contro i 19 prigionieri, la notte del 21 agosto i 19 detenuti vennero messi in fila contro una parete e per 20 minuti una pattuglia di militari comandata da Sosa e dal tenete Bravo aprì il fuoco contro di loro.
Soltanto tre si salvarono, fingendosi morti ma scomparvero negli anni successivi, durante la dittatura di Videla.
Secondo la versione ufficiale, resa alla stampa e all’ opinione pubblica, i detenuti furono uccisi durante un tentativo di fuga.
Miami si conferma dunque, il paradiso giudiziario per ogni criminale, terrorista o sicario al soldo della Cia, mentre i 5 cubani che svolgevano operazione di intelligence in territorio nordamericano per prevenire attentati nel loro paese da parte dei gruppi terroristici anticastristi, da oltre dieci anni sono reclusi nelle carceri statunitensi senza poter nemmeno vedere i loro familiari.
Calle 13 en Cuba
Residente Calle 13 — Querido FBI |
Esto es un mensaje... De parte del residente 'e Calle 13... Pa' to' el gobierno... Y pa' to' los puertorriqueños... Danny, métele ahí... Queridos compatriotas... Abogados, maestros, alcaldes, y chotas Doctores, bichotes, bomberos, enfermeros Contables, traqueteros, piragüeros, to' el mundo entero Por mi madre que hoy me disfrazo de machetero Y esta noche voy a ahorcar a diez marineros Hoy tengo la mano aniquela' y a mano pela' Les vo'a dar una pela pa' que vean que el gas pela Nuestra bandera la han llena'o de meao Murió desangra'o, mi gente, que murió desangra'o Nunca arrodilla'o, lo van a tener que enterrar para'o Con el machete al la'o Que se activen La Perla, Lloren, Barbosa Manuela, Caimito, Vista Hermosa Covadonga, Camarones, Alturas, Torres Sabanas Villa Esperanza, Sabana Abajo, Villa Fontana Gladiolas, Villa Carolina, el pueblo de Trujillo Las parcelas, San John, Monte Hatillo Canales, San José, Río Grande, Luquillo Puerta de Tierra, Santurce, Monasillo Urbanizaciones, caseríos, el FBI se ha metido en un lío Están jodidos, se jodio la Casa Blanca Ahora voy a explotar con estilo En el nombre de Filiberto Ojeda Ríos Me tumbaron el pulmón derecho pero todavía respiro Me voy a los tiros, pero todavía respiro A los federales con piedras les tiro Y si no hay piedras pues les tiro con güiro Con lo que sea, tumbaron al hombre pero no a la idea A to' los federales los escupo con diarrea Me dan nausea, me dan asco Yo se que estoy perdiendo los cascos Por culpa de ustedes, jodios brutos La Calle 13 esta de luto (Con calma, Compi, hay que ser astuto!) ¡Cállate! Fucking federales, gandules y guardias estatales Que no hicieron na', con las manos cruzadas Se quedaron mamándose un b|ch@ Fucking c@br0n gobierno que permite esto Chorro 'e puercos, son todos unos insectos Y por eso protesto Protesto por una masacre en Ponce Protesto por un Cerro Maravilla Y hasta por un septiembre 11 (Lucha, lucha!) (Como lucha libre!) (Por la libre, viva Puerto Rico libre!) (Hay mucho tiburón en el Caribe!) (100 x 35 es el calibre!) (Lucha, lucha!) (Como lucha libre!) (Por la libre, viva Puerto Rico libre!) (Hay mucho tiburón en el Caribe!) (100 x 35 es el calibre!) Pa' explotar a esos c@br0n los colmillos Hay 3.9 millones de cuchillos Esto es sencillo, se me prendió el bombillo Lo que hay es que activar a los corillos En vez de apuntar pa' los mismos caseríos Apuntar pa' arriba, pa' donde hace frío Pa' los del Norte, sin c0j0nes la radio y las ventas White Lion me dio el pasaporte pa' tirar este corte (Lucha, lucha!) (Como lucha libre!) (Por la libre, viva Puerto Rico libre!) (Hay mucho tiburón en el Caribe!) (100 x 35 es el calibre!) (Lucha, lucha!) (Como lucha libre!) (Por la libre, viva Puerto Rico libre!) (Hay mucho tiburón en el Caribe!) (100 x 35 es el calibre!) Este fue el residente 'e Calle 13! Acuérdense de mi nombre! Porque lo van a tener en las carpetas! Con to' el peso de la calle! Les va a caer la Calle 13 completa! Pa' que respeten! Aquí se respeta o se te espeta! Se respeta o se te espeta! Se respeta o se te espeta, puñeta! |
Fulvio Grimaldi:il ritorno del Condor
Farc, Eta, Chávez e, perché no? Belzebù
FARC, ETA, CHAVEZ E, PERCHE’ NO? BELZEBU’
di Guido Piccoli
La notizia è di quelle bomba. Scoperti vincoli tra le Farc e l’Eta, sotto la protezione del governo Chávez. In realtà il nostro Saviano aveva già annunciato d’avere le prove della collaborazione tra Farc e Eta. Al posto di Chávez aveva sistemato la camorra campana e il legame tra i tre soggetti erano la droga e le armi. Il giudice Velasco spara più in alto, attaccando il Venezuela. E di mezzo c’è il terrorismo, cioè il reciproco addestramento di Farc e Eta sull’uso degli esplosivi e l’aiuto che l’Eta avrebbe dato ai guerriglieri per ammazzare presidenti, ambasciatori e politici colombiani. Ci siamo presi la briga di leggere la documentazione che il giudice rende pubblica (Auto de procesamiento 75/09). La verità sull’asse del Male verrebbe dalle dichiarazioni di agenti spagnoli, di un paio di guerriglieri “reinsertados” e dal computer di Raul Reyes, il “ministro degli esteri” delle Farc, ucciso dal bombardamento attuato su ordine dei governi di Washington e Bogotà in territorio ecuadoriano due anni fa. Un vaso di Pandora che Chávez ha definito qualcosa che è diventato “folclore colombiano”. La documentazione è tenuta insieme da molta letteratura che, senza prove più credibili, appare un fantasy mal scritto.
Scorrendo il documento troviamo affermazioni della cui stupidaggine possiamo dare prova. Ad esempio, a pagina 5 si sostiene che tra le personalità da eliminare in terra spagnola ( e da individuare, grazie all’aiuto di Eta) c’è il signor Bernardo Gutierrez Zuluaga (e non Zuloaga, si copi bene almeno!), ex comandante dell’Epl, smobilitato. Una stupidaggine appunto: tutti in Colombia (e anche molti in Italia) sapevano che il suddetto soggetto fosse stato mandato, in premio per la sua collaborazione, all’ambasciata olandese e poi fosse entrato alla FAO di Roma.
Una sequela di balle quindi o di affermazioni senza prova, che però hanno portato Zapatero a chiedere spiegazioni a Chávez per il suo ruolo di “tutor”, all’ex presidente Pastrana di lamentarsi con Caracas mentre, guarda caso, l’ancora per poco presidente Uribe (l’ideatore della farsa del computer di Reyes) mantiene una certa prudenza. Ovviamente, tale sparata del giudice Velasco farà dire al nostro Saviano (per altro onesto e incisivo quando si occupa di cose che sa, come le malefatte della camorra) “avevo ragione”.
Cosa ci porta a liquidare questa storia come una balla? Non certo un manicheismo che non ci appartiene. O l’allineamento a quello che fanno Farc e Eta, due gruppi molto diversi, nati con tutte le ragioni decenni fa e cresciuti in contesti diversi, la cui utilità oggi o il cui contributo positivo nella realtà in cui operano sono tutti da dimostrare. Ce lo fa ritenere la pochezza o l’inattendibilità della prove portate, come appunto l’onnicomprensivo computer di Reyes o la parola di qualche reinsertado, che può deporre la speranza di libertà in un firma su un copione scritto da altri. E poi l’esperienza, la memoria storica sulle montature fatte, ad esempio, sulle Farc. Negli ultimi 20 anni, abbiamo letto di collegamenti delle Farc con tutti i terroristi internazionali da Bin Laden in giù, di bombe atomiche, di aerei affittati per ripetere le Twin Towers a Bogotà e, ovviamente di macchinazioni più rustiche. E il tutto proposto e propagandato da uno Stato che si dimostra nei fatti dieci volte più terrorista delle Farc (una percentuale non detta a caso, ma confermata dagli annuali rapporti– questi si credibili– di organismi seri come Amnesty International e l’Alto Commissariato dei Diritti Umani dell’Onu). A rileggere quanto si sta scoprendo ora in Colombia sugli avvenimenti tragici durante gli anni della “guerra alla droga” si deve ammettere che, ad esempio, un delinquente come Pablo Escobar diceva la verità laddove mentivano lo Stato colombiano, gli Usa con menzogne che erano “bevute” come acqua santa dalla stampa internazionale, compresi gli onesti Saviano dell’epoca.
E che siano balle quelle del giudice Velasco ce lo fa supporre anche il buon senso. Ad esempio, viene logico chiedersi perché con decenni di esperienza, Eta e Farc dovrebbero avere bisogno di istruirsi a vicenda. O chiedersi cosa spingerebbe Chávez a sostenere tutto ciò? Lasciamo perdere. La bolla della balla si sgonfierà presto, anche se ne faranno altre. Di pessima letteratura, come questa. Viene nostalgia di John Le Carrè, quello si che è un grande.