Sicurezza alimentare, l’emergenza di Haiti
A tre anni di distanza dal terremoto e dall’epidemia di colera, la situazione è ancora tragica.
di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 18 gennaio 2013
Tre anni fa, esattamente il 12 gennaio del 2010, un violento terremoto di magnitudo 7,2 colpiva Haiti, nella parte occidentale dell’isola Hispaniola che condivide con la Repubblica Dominicana. Il numero dei morti fu di oltre 300mila, così come quello dei feriti, e circa un milione e mezzo i senza tetto. L’immagine emblematica del palazzo presidenziale, quasi raso al suolo, fece il giro del mondo, a dimostrare la totale distruzione del paese. Fu infatti un evento catastrofico che ebbe effetti durissimi sulla già precaria situazione della piccola nazione caraibica, una delle più povere del mondo e sicuramente la più povera del continente americano. (altro…)
Tensione al confine tra Repubblica Dominicana e Haiti
A migliaia di haitiani senza documenti è stato negato il rientro dopo le feste.
di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 11 gennaio 2013
Momenti di tensione si stanno vivendo in questi giorni a Dajabòn in Repubblica Dominicana, nei pressi del confine dominico-haitiano.Migliaia di haitiani senza documenti hanno occupato il ponte sul fiume Masacre, teatro nel 1937 del massacro — di qui il nome — di circa 15mila haitiani che furono trucidati in due giorni a colpi di machete per mano dell’esercito del dittatore dominicanoLeónidas Trujillo. Una vera e propria pulizia etnica, una delle pagine più nere della storia recente dominicana.
Il 6 gennaio scorso, le autorità dominicane hanno negato l’ingresso a oltre duemila haitiani, che lavoravano privi di documenti nei campi e nei cantieri edili della zona nord orientale della Repubblica Dominicana, ai quali un accordo intercorso tra le autorità della Direzione Generale di Migrazione e il padre gesuita Regino Martínez, presidente dell’associazione Solidaridad Fronteriza, aveva permesso di poter trascorrere le vacanze natalizie ad Haiti insieme ai loro familiari. (altro…)
Después de Sandy, solidaridad más allá del bloqueo
Annalisa Melandri — 2 de Noviembre 2012
enlace al original
Solamente después que el huracán Sandy ha dejando las costas orientales de Estados Unidos, donde ha sembrado destrucción y muerte, para dirigirse, desclasado a simple tormenta hacia Canadá, los grandes medios de comunicación mainstream se han dado cuenta que durante su pasaje por el Caribe, antes de tocar territorio norteamericano, había dejado tras de sí un numero considerables de muertos y había provocado daños incalculables en las frágiles economías caribeñas.
En las redes sociales ya se había desatado la justa polémica por la diferente cobertura mediática que había tenido el pasaje del huracán Sandy. Si bien es verdad que este ha dejado un saldo de más de un centenar de muertos a lo largo de la East Coast y casi 50 billones de dólares de daños, es también verdad que en el Caribe ha provocado más de 60 muertos, un número no bien precisado de desaparecidos y daños incalculables que, como escribe la periodista Carla Reschia en el periódico italiano La Stampa, “ningún presupuesto estatal pagará”.
Pero así es, el “mundo de abajo” no es noticia y las polémicas se repiten cada año a cada temporada ciclónica, que en estas latitudes empieza en junio y termina en noviembre. Pasó lo mismo el año pasado con el huracán Irene, que sólo en República Dominicana provocó la muerte de tres personas, un desaparecido, casi 30 mil desalojados y 80 comunidades aisladas.
Los daños de Sandy este año en Norteamérica han sido relevantes, seguramente más relevantes de los de Irene el año pasado y a los estadounidenses va obviamente toda nuestra solidaridad. Sin embargo es importante llevar la atención sobre la tragedia que puntualmente se repite en el Caribe cada año en este periodo, pero también sobre la capacidad de respuesta colectiva que tienen las naciones del Sur del grande continente americano. (altro…)
Camille Chalmers: ad Haiti la Minustah ha fallito completamente
Incontriamo Camille Chalmers, economista ed attivista haitiano, leader di PAPDA (Haitian Plataform for an Alternative Development) a Tocoa (Honduras), nella regione del Bajo Aguán, in occasione dell’Incontro Internazionale dei Diritti Umani in Solidarietà con Honduras. Approfittiamo dell’occasione per ascoltare dalla sua viva voce la situazione di Haiti, proprio nel momento in cui si stanno definendo i piani internazionali di ricostruzione del paese. Il quadro che emerge è penoso, soprattutto rispetto alle responsabilità della Minustah, la Missione delle Nazioni Unite per la Stabilizzazione di Haiti, responsabile in molti casi di gravi violazioni dei diritti umani commesse contro la popolazione haitiana.
Di Maria Felisa Lemos (Indymedia Rosario-Argentina) e Annalisa Melandri (www.annalisamelandri.it)
Tocoa, 16 febbraio 2012
Camille, puoi farci una sintesi della situazione politica attuale di Haiti?
Il popolo di Haiti sta vivendo una situazione molto difficile come conseguenza di molteplici fattori e specialmente per una crisi economica di produzione, aggravata dall’applicazione di misure neoliberali a partire dal 1984, misure che hanno contribuito a distruggere gran parte della capacità produttiva del paese.
Haiti nell’anno 1972 era un paese autosufficiente, ora sta importando l’82% della sua produzione nazionale di riso, siamo diventati il terzo importatore di riso nordamericano dopo il Messico e il Giappone. Queste politiche hanno provocato un divario terribile, una grande polarizzazione in termini di concentrazione delle risorse in mano dell’oligarchia e una grande miseria che colpisce soprattutto i contadini. Si è creata anche una grave situazione di dipendenza economica ed alimentaria che ha distrutto non solo le istituzioni nazionali, ma anche quelle sociali del paese. (altro…)
Camille Chalmers: En Haití la Minustah ha fracasado todos los objetivos
Encontramos Camille Chalmers, economista y activista haitiano leader di PAPDA (Haitian Platform for an Alternative Development) en Tocoa (Honduras), en la región del Bajo Aguán, en ocasión del Encuentro Internacional de Derechos Humanos en Solidaridad con Honduras. Aprovechamos para escuchar de su viva voz la situación de Haití, justo ahora cuando se van definiendo los planes internacionales de reconstrucción del país. El cuadro que emerge es penoso, sobre todo respecto a las responsabilidades de la Minustah, La Misión de las Naciones Unidas para la Estabilización en Haití, responsable en muchos casos de graves violaciones de los derechos humanos cometidas en contra de la población haitiana.
por Maria Felisa Lemos (Indymedia Rosario — Argentina) y Annalisa Melandri (www.annalisamelandri.it)
Tocoa, 16 de febrero de 2012
¿Camille, nos puedes hacer una síntesis de la situación política actual de Haití?
El pueblo de Haití está viviendo una situación muy difícil como consecuencia de múltiples factores y especialmente por una crisis económica de producción, agravada por la aplicación de medidas neoliberales a partir de 1984 que han contribuido a destruir gran parte de la capacidad productiva del país.
Haití en el año 1972 era un país autosuficiente, ahora está importando el 82 % de su producción nacional de arroz y nos hemos convertido en el tercer importador más importante del mundo de arroz norteamericano después de México y Japón. Estas políticas han causado una brecha terrible, una polarización terrible en términos de concentración de recursos en manos de la oligarquía y una gran miseria que afecta sobre todo al campesinado. Se ha creado incluso una situación de dependencia económica y alimentaria que ha destruido no solamente las instituciones nacionales, sino también las instituciones sociales del país.
Este proceso culmina con la llegada en Haití desde 2004, de la Minustah, la Misión de las Naciones Unidas para la Estabilización de Haití, que bajo el paraguas de las Naciones Unidas, instala una fuerza de ocupación militar que ha fracasado totalmente en términos de los objetivos del Consejo de Seguridad de Naciones Unidas, ya que las resoluciones adoptadas desde junio 2004 hasta la actualidad son las que fijan los objetivos de la Minustah. (altro…)
Baby Doc: ad un anno dal suo ritorno la giustizia non procede
Ad Haiti, la Rete Nazionale di Difesa dei Diritti Umani (RNDDH), esattamente un anno dopo il ritorno nel paese dell’ex dittatore Jean Claude Duvalier, detto Baby Doc, chiede ancora una volta che questo venga giudicato per crimini contro l’umanità e denuncia la lentezza del sistema giudiziario haitiano rispetto all’unico procedimento aperto contro di lui, quello per corruzione e appropriazione indebita. Questo nonostante, denuncia l’associazione, le promesse che l’attuale presidente Martelly aveva fatto in campagna elettorale di voler combattere contro l’impunità imperante ad Haiti.
Baby Doc, succeduto nel 1971 a suo padre Francois Duvalier al potere dal 1956, aveva governato fino al 1986 quando fu costretto a fuggire in seguito a una violenta rivolta popolare, trovando rifugio in Francia. Qui ha trascorso gli ultimi 25 anni della sua vita, prima di far ritorno “improvvisamente ad Haiti” il 16 gennaio dell’anno scorso, probabilmente dietro accordo con le autorità locali e forse anche con la forza ONU presente nel paese. Pochi credono che le autorità haitiane fossero all’oscuro dell’intenzione di Jean Claude Duvalier per rientrare ad Haiti, dal momento che al suo arrivo in aeroporto era ad attenderlo una imponente scorta di mezzi della polizia e un gran numero di Caschi Blu dell’ONU. (altro…)
Haití en el ALBA? Yo lo dudo
Haití es país “observador” del ALBA desde 2007. El presidente Martelly ha declarado ayer a TeleSUR de estar evaluando la posibilidad que su pais sea miembro efectivo del ALBA. Yo no lo creo posible y pienso que también Martelly lo crea de verdad. En Haití hay intereses económicos enormes y no solamente de Estados Unidos, sino de toda la derecha latinoamericana y europea. También empresas asiáticas ya están haciendo inversiones estrictamente de huella neoliberal. El “desierto” haitiano económico, social y de derechos, bien se presta a eso. (altro…)
Haiti entra a far parte dell’Alba? Ci credo poco…
Haiti è paese “osservatore” dell’ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America) dal 2007. Il presidente Michel Martelly ha dichiarato proprio oggi a TeleSUR di star valutando la possibilità di diventarne membro effettivo. Io non ci credo. E secondo me ci crede poco anche lui. Staremo a vedere. Intorno ad Haiti girano interessi enormi, e non solo degli Stati Uniti. Tutta la destra latinoamericana con l’aggiunta di elementi asiatici, ha già fatto la propria puntata. Martelly se pensa di poter entrare a far parte dell’ ALBA rischia di fare la fine di Mel Zelaya, se gli va bene… Egli pero non è nuovo a sparate del genere. (altro…)
Sonia Pierre: la sua vita, la sua lotta.
di Annalisa Melandri
E’ morta il 4 dicembre scorso, all’età di 48 anni, per complicazioni cardiache, l’attivista dominicana di origini haitiane Sonia Pierre. Sebbene in un primo momento si fosse diffusa la notizia che la causa della morte era imputabile a un infarto fulminante, soltanto alcuni giorni dopo il decesso l’esito della autopsia alla quale era stata sottoposta, ha confermato che Sonia è deceduta per una trombosi scatenata da un coagulo alle valvole cardiache che portava dopo un intervento urgente effettuato negli Stati Uniti. Sembra che non avesse presso l’anticoagulante, la cui assunzione è fondamentale nelle patologie come quelle di cui soffriva Sonia, da oltre 48 ore. La militante ed attivista dominico-haitiana lascia quattro figli.
Originaria del batey (comunità rurale dove risiedono i tagliatori di canna da zucchero) “La lechería” nel municipio di La Altagracia, aveva trascorso tutta la vita nella difesa del diritto all’identità degli haitiani di seconda generazione nati in Repubblica Dominicana.
I suoi genitori erano giunti in Repubblica Dominicana dalla vicina Haiti, circa 50 anni fa, nell’ambito degli accordi stipulati tra il dittatore Trujillo e il governo haitiano per l’ingresso nel paese di manodopera da utilizzare nelle piantagioni di canna da zucchero. Il padre di Sonia muore lo stesso giorno nel quale lei viene al mondo, malato e vittima di una febbre altissima mentre si sta recando in ospedale e vedere la figlia appena nata. La madre resta sola al mondo con dieci figli e deve affrontare miseria e umiliazioni per poterli crescere. Sonia la aiuta fin da piccola come può anche con i lavori più umili ma già giovane adolescente inizia a sentire brucianti sulla sua pelle le ferite per le ingiustizie e le umiliazioni inferte da un sistema che se da un lato era profondamente razzista ed escludente, dall’altro si beneficiava altamente dell’ ingresso, anche illegale nel paese di braccia a basso costo e senza diritti proveniente dalla vicina Haiti per le esigenze del settore legato alla produzione e commercio dello zucchero. (altro…)
Intervista per Bucanero (Radio Popolare Roma) su Haiti e Repubblica Dominicana, violenza sulle donne in America Latina e Conferenza Mondiale delle Donne
Intervista realizzata il 28 novembre scorso per Bucanero (Radio Popolare Roma) . Ascoltabile e scaricabile BUCA_281110.mp3 (al minuto 13)
Elezioni ad Haiti tra macerie e colera
Ad Haiti il 28 novembre 2010 i vota. A votare tra le macerie una popolazione allo stremo. Perché le elezioni? Chi sono i candidati? Cosa c’è da aspettarsi? Ne parliamo con Maurizio Chierici, giornalista del Fatto Quotidiano. Dall’altra parte dell’isola, a Santo Domingo, dalla Repubblica Domenicana c’è Annalisa Melandri, suo il blog: www.annalisamelandri.it che ci racconta come da lì si percepisce la situazione ad Haiti, della giornata contro la violenza sulle donne e dell’organizzazione della Conferenza mondiale delle donne a Caracas (28/11/10)
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Bucanero è realizzata in collaborazione con Terre Madri, organizzazione di cooperazione internazionale che realizza e sostiene progetti di sviluppo e di informazione con l’America latina e l’Africawww.terremadri.it
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Ogni domenica alle 12.30
A cura di Nadia Angelucci, Gianni Tarquini e Rachele Masci