L’America latina scopre i riciclatori di professione
di Annalisa Melandri — in esclusiva per l’<a href=“http://www.l” onclick=“javascript:_gaq.push([’_trackEvent’,‘outbound-article’,‘http://www.l’]);“indro.it” target=“_blank”>Indro — 8 Maggio 2013
Sembrerebbe un problema marginale, e forse in parte lo è, rispetto a quelli sicuramente di maggior e più urgente impatto sociale e umano che affliggono ancora oggi l’America latina e i Caraibi, e tuttavia non va sottovalutato, almeno per quanto riguarda la sua proiezione a lungo termine. Se il riciclaggio dei rifiuti nel Nord del mondo rappresenta una sfida comunque alla portata dei governi che a pieno titolo vogliono entrare nell’Olimpo della civiltà, nel Sud del mondo, per questo aspetto, siamo ancora gli albori della modernità. Eppure qualcosa si muove. (altro…)
Bajo Aguán a Roma
Condena a Ríos Montt: ¿cambia algo en Guatemala?
Condena a Ríos Montt: ¿cambia algo en Guatemala?
Marcelo Colussi*
mmcolussigmailcom (mmcolussigmailcom)
[Llegamos aquí] “para servir a Dios y a nuestro rey y señor, y procurar de ganar honra, como los nobles varones deben buscar la vida, e ir de bien en mejor.”
Bernal Díaz del Castillo (Siglo XVI)
“Los derechos establecidos, tanto en las leyes nacionales como en los convenios internacionales de la OIT, son sistemáticamente incumplidos en las fincas, incluso con la complicidad estatal.”
CODECA (2013)
Guatemala fue el primer país de Latinoamérica en tener una organización estatal de defensa de los derechos humanos, un ombudsman. Ello no significó, sin embargo, que la situación de los mismos mejorara sustancialmente en estos años: fue, fundamentalmente, algo cosmético. Ahora el país acaba de ser el primero del mundo en sentenciar a un ex jefe de Estado por delito de genocidio. ¿Qué cambiará con ello?
Resulta aventurado decir qué vendrá en el corto plazo. Lo cierto es que luego de la condena al general Ríos Montt la sociedad en su conjunto se tensa, se pone al rojo vivo. Quizá sin habérselo propuesto expresamente, este juicio coloca sobre la mesa verdades de las que se habla poco, o nada. En estos momentos, sin dudas con algo de sesgo, todo pareciera girar en torno a si hubo o no hubo genocidio. Así planteadas las cosas, de esta forma tendenciosamente simplificada, la cuestión se reduce a si el militar de marras está “bien” condenado, o no. Pero la situación es mucho más compleja. (altro…)
Primo Maggio in America latina
di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 3 Maggio 2013
In America latina questo Primo Maggio si è celebrato tradizionalmente con imponenti manifestazioni organizzate dai sindacati, con cortei e comizi in un’atmosfera tutto sommato sicuramente diversa da quella che si è percepita durante la stessa giornata in Europa.
La regione infatti è in crescita e i numeri della disoccupazione “sono ai limiti storici” come rilevato dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) delle Nazioni Unite presentato a dicembre del 2012 a Città del Messico.
Le celebrazioni del Primo Maggio si sono svolte quasi ovunque, salvo eccezioni, in un’atmosfera di festa, e in alcuni casi i lavoratori e i sindacati si sono uniti ai governi per attestare gli importanti risultati raggiunti in tema di politiche volte alla protezione dei diritti economici, sociali e culturali.
Tale il caso per esempio dell’Ecuador dove in forma pacifica sono scesi a manifestare in due distinti cortei, sia i maggiori sindacati, che appoggiano la Revolución Ciudadana, il progetto politico di rinnovamento del paese portato avanti dal presidente rieletto Rafael Correa, sia i sindacati all’opposizione, o quello dell’Uruguay, dove la principale centrale sindacale, il PIT-CNT, pur riconoscendo gli enormi progressi raggiunti negli ultimi dieci anni chiede adesso uno “sviluppo integrale che sia sostenibile socialmente ed economicamente”. (altro…)
Monocolture, agrocombustibili e repressione
Presso PUNTO ROSSO – Libreria Les Mots
Via Guglielmo Pepe 14 (angolo Via Carmagnola, MM2 Garibaldi, uscita binario 20)MONOCOLTURE, AGROCOMBUSTIBILI E REPRESSIONE
Proiezione con presentazione e dibattito del Documentario “Bajo Aguán, grido per la terra”
con:
GIORGIO TRUCCHI, corrispondente della Rel-Uita e collaboratore di Alba Sud
ANDREA DI STEFANO, direttore della rivista Valori
Introduce: Anna Camposampiero, Prc Milano
Bajo Aguán: el grito por la tierra
di Ernest Cañada (Spagna/Honduras 2012) 30′
una produzione Alba Sud — Rel Uita
“E’ un vero e proprio “grido per la terra” quello che si leva dalla valle del Bajo Aguán, una delle regioni più fertili dell’Honduras. La terra qui fa gola a tanti…”
L’agricoltura industriale si traduce in agrifinanziarizzazione, delocalizzazione, estensione della monocoltura e delle agro-energie, con perdita di terreno fertile. Porta con sé l’insicurezza alimentare, il land-grabbing, la privatizzazione e l’accaparramento delle risorse biologiche. In poche parole e in prospettiva: fame e guerre. Il Bajo Aguán, in Honduras, soffre da vari anni un conflitto provocato dalla perdita dell’accesso alla terra e dall’espansione delle piantagioni di palma africana, prodotto che ha visto una grande crescita della domanda internazionale. Dopo il colpo di Stato del 2009 contro il presidente Manuel Zelaya, il conflitto si è acutizzato e si è estesa la repressione contro il movimento contadino, in uno stato di totale impunità.
Organizzano: Ass. Italia-Nicaragua, Cica, C.s.a. Baraonda, Ass. La Comune Luigi Bottasini Onlus, Punto Rosso, Rifondazione Comunista Milano
La Bolivia reclama all’Aia l’accesso al mare
di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 30 aprile 2013
Gli analisti politici considerano che sia di portata “storica”, anche se di esito incerto, la denuncia presentata dalla Bolivia, il 24 aprile scorso, contro il Cile, presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, con lo scopo di recuperare l’accesso al mare perduto con la Guerra del Pacifico (1879–1883).
Sono anni ormai che la Bolivia sta mettendo sul tavolo del dibattito nazionale, ma anche regionale e infine internazionale, lo spinoso argomento, che considera di vitale importanza per la sua economia. Come conseguenza della Guerra del Pacifico, conosciuta anche come Guerra del Guano e del Salnitro, combattuta tra il Cile e il Perú e la Bolivia, questi ultimi persero importanti porzioni del loro territorio. Il Perú perse la regione di Tarapacá e la Bolivia perse i porti di Antofagasta e Cobija (circa 400 km. di costa sull’oceano Pacifico) oltre a un importante zona della regione di Antofagasta ricca di risorse naturali, e una porzione della regione di Atacama.
La guerra era iniziata per ragioni economiche: la regione di Antofagasta era ricchissima di salnitro, conosciuto come ‘oro bianco’ importantissimo per la fabbricazione di polvere da sparo, di guano, fertilizzante naturale prodotto dagli escrementi degli uccelli e di miniere di rame. Le miniere di salnitro di Antofagasta erano sfruttate da compagnie cilene controllate da imprese britanniche. (altro…)
Messico, è rivolta contro la riforma dell’educazione
di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 26 aprile 2013
E’ nato da nemmeno un mese il Movimiento Popular Guerrerense in uno degli stati più meridionali del Messico, il Guerrero, ma sta già facendo parlare di sé dando filo da torcere alle autorità locali.
Mercoledì scorso, circa duemila (alcune fonti parlano anche di cinquemila) persone, maestri, studenti ed attivisti sociali che lo compongono, sono scesi per le strade a Chilpancingo de lo Bravo, la capitale, armati di bastoni e con i volti coperti, mettendo a ferro e fuoco per ore le sedi dei principali partiti politici e alcuni uffici governativi protestando contro la riforma del settore educativo approvata recentemente dal governo.
Voluta dal neoeletto presidente Enrique Peña Nieto (del Partido Revolucionario Institucional, PRI), che la aveva annunciata già a dicembre dello scorso anno, gode di ampio consenso anche tra il Partido de la Revolución Democrática (PRD) e il Partido de Acción Nacional (PAN), all’opposizione. Si tratta di una riforma che fa parte del Pacto por México, il progetto di governo firmato tra le principali forze politiche del paese all’indomani dell’elezione di Peña Nieto. (altro…)
Paraguay: “Los Colorados” riacquistano il potere
di Annalisa Melandri — esclusiva per L’Indro 24 aprile 2013
La destra paraguayana ha il volto di Horacio Cartes, presidente neoeletto
In Paraguay l’elezione alla presidenza del ricco imprenditore Horacio Cartes (56 anni), avvenuta domenica scorsa, ha segnato ilritorno al potere del Partido Colorado, il partito dell’ex dittatore Alfredo Stroessner.
Significa anche il ritorno della destra più corrotta, dopo la breve parentesi segnata dal governo di Fernando Lugo, l’ex vescovo, di sinistra, che per le sue simpatie verso i governi progressisti latinoamericani, fu deposto con un colpo di stato parlamentare avvenuto nel giro di appena di 24 ore, lo scorso anno. (altro…)
Tina Modotti
Tina Modotti
Por GABRIELLA SABA* Periodista — Càgliari (Sardegna) Nerudiana n. 13–14 Marzo — Diciembre 2012
Tina Modotti era todavía bellissima c u a n d o Ne r u d a l a c o n o c i ó –probablemente en el II Congreso de Escritores Antifascistas, Valencia, 1937–, a pesar de las muchas pruebas a las que la había sometido la vida: entre otras, la muerte del primer esposo, el pintor Roubaix “Robo” de l’Abrie Richey, y sobre todo la de su gran amor, el revolucionario cubano Julio Antonio Mella, por quien se había separado del pintor y militante comunista mexicano Xavier Guerrero y que fue asesinado delante de ella el 10 de enero 1929, probablemente por sicarios del dictador cubano Gerardo Machado. Ojos de terciopelo iluminaban su oval claro, de italiana, el largo pelo oscuro enmarcaba el rostro imortalizado, muchos años antes, por un maestro de la fotografía como era Edward Weston, e incluso por el cine de la mismísima Hollywood.
Años después, en Ciudad de México, Tina moriría de infarto en el asiento trasero de un taxi. Tenía apenas 46 años y, detrás de ella, una vida extraordinariamente intensa que la había convertido en un ícono mucho antes de su muerte. Con sólo 17 años abandonó Údine hacia San Francisco (y luego Los Ángeles), a donde su padre, carpintero y mecánico, se había mudado en busca de suerte. Tenía 21 cuando conoció a De L’Abray Richey. Con 25 años se convirtió en la modelo preferida de Weston gracias al cual afinó su pasión por la fotografía, deviniendo más tarde una de las fotógrafas más destacadas de su época. Pero apenas once años después decidió abandonar su Corona, la pequeña cámara con la que trabajaba, para dedicarse a la pasión comunista.
En compañía de Weston (con quien abrió un taller de fotografía de arte) se había mudado a Ciudad de México, la capital del que será su país adoptivo. Cuando abandonó aquel arte, ya era una artista renombradísima, con un lugar en la Historia, aunque insistía en que aquel término, artista, la abochornaba, y ella era una fotógrafa no más.
«Cuando quiero recordar a Tina Modotti debo hacer un esfuerzo, como si tratara de recoger un puñado de niebla. Frágil, casi invisible», así la describe el poeta en Confieso que he vivido. El comunista Neruda no podía no toparse con la «revolucionaria italiana» a lo largo de sus años mexicanos (fue nombrado Cónsul en Ciudad de México en 1940), y por supuesto con Vittorio Vidali, el célebre activísimo militante comunista, estalinista de tomo y lomo, el legendario Comandante Carlos del 5º Regimiento y de las Brigadas Internacionales en la guerra civil española, quien fue el último compañero de Modotti. (altro…)
Mario Casasús: “La Fundación Neruda defiende el orden legal de Pinochet”
Mario Casasús: “La Fundación Neruda defiende el orden legal de Pinochet”
Por Annalisa Melandri — 1/05/2103
Entrevista exclusiva para LINKIESTA
“Dejo a los sindicatos del cobre, del carbón y del salitre mi casa junto al mar de Isla Negra. Quiero que allí reposen los maltratados hijos de mi patria, saqueada por hachas y traidores, desbaratada en su sagrada sangre, consumida en volcánicos harapos” Pablo Neruda. Testamento I, Canto general (México, 1950)
El periodista mexicano y nerudista Mario Casasús es coautor, junto al sociólogo chileno Francisco Marín, del polémico libro “El doble asesinato de Neruda” (Ocho Libros Editores) presentado en la Feria del Libro de Santiago el 31 de octubre de 2012.
En esa publicación los autores recogen el testimonio y la denuncia de Manuel Araya, quien había sido nombrado por el Partido Comunista de Chile como chofer, guardaespaldas y asistente del poeta Pablo Neruda y que trabajó al servicio del mismo hasta el día de su muerte, ocurrida en la Clínica de Santa María de Santiago de Chile, la noche del 23 de septiembre de 1973.
Pablo Neruda se encontraba hospitalizado en la clínica protegiéndose de los militares y en la espera de viajar hacia Ciudad de México ya que el gobierno de ese país le había otorgado el asilo político debido a la situación que atravesaba Chile, donde 12 días antes se había instalado la dictadura militar al mando del general Augusto Pinochet.
La versión oficial de la muerte de Neruda refiere un agravado del cáncer de próstata del que sufría el poeta desde ya casi dos años. Sin embargo, Manuel Araya nunca creyó en la historia oficial. Denuncia que el mismo Pablo Neruda pocas horas antes de su muerte le comunicó que un médico le había hecho una extraña inyección en el estómago por la cual éste se había inflado mucho, y se dice seguro que el poeta fue asesinado por agentes de la dictadura. Después de haber recibido la llamada de Neruda el 23 de septiembre, Manuel Araya fue secuestrado por los militares y detenido en el Estadio Nacional donde fu sometido a violentas torturas por ser el hombre de confianza del “comunista Neruda”. Sólo al salir de allí, 45 días más tarde, se enteró de que el poeta había muerto.
El juez chileno Mario Carroza, ha ordenado la reapertura del caso y la exhumación del cadáver de Pablo Neruda se ha realizado el pasado 8 de abril. El cuerpo del poeta será trasladado desde la casa museo de Isla Negra donde descansaba, hasta Santiago de Chile, donde un equipo nacional e internacional lo analizará en búsqueda de substancias extrañas.
Mario Casasús, el más destacado investigador de la muerte de Pablo Neruda, nos aclara en esta entrevista, algunos puntos oscuros de la historia, pero sobre todo, denuncia las responsabilidades de los que tenían el deber moral, político e institucional de preservar el legado del vate chileno y que por conveniencias políticas y por codicia no lo hicieron: la esposa de Pablo Neruda en aquel entonces, y la Fundación Neruda en la persona de su presidente.
Mario, antes que todo, vamos a comenzar con el título del libro, ¿por qué “El doble asesinato de Neruda”?
El presunto asesinato biológico ocurrió el 23 de septiembre de 1973, en la víspera del viaje de Neruda a México, todo estaba preparado: el avión, los salvoconductos, el equipaje, los libros y documentos notariales de la Fundación Cantalao que Neruda diseñó en 1973, por cierto el gobierno de México había decidido respaldar económicamente el proyecto del poeta para becar a jóvenes escritores y artistas latinoamericanos. Sin duda, Neruda sería la figura clave en el exilio chileno, convocaría a sus amigos intelectuales y políticos de todo el mundo, imagino que también trabajaría con las autoridades mexicanas una estrategia para proteger sus derechos de autor, sus bienes inmobiliarios y el cumplimiento del que fue su verdadero testamento político: Cantalao. (altro…)