Stella Calloni a Milano
“Resistencia” il film
produzione statunitense — www.theresistenciathefilm.com
Il Parlamento Europeo e la problematica Argentina-Spagna (Repsol).
Questa la risoluzione del Parlamento Europeo che condanna la decisione della Repubblica Argentina di ri-nazionalizzare il 51% delle azioni della società YPF a danno della spagnola REPSOL.
Alcune considerazioni:
1) l’assioma libero mercato= guadagni imprese europee. Si legge infatti nella risoluzione: (altro…)
Continuismo uribista nel processo contro Joaquín Pérez Becerra
Continuismo uribista nel proceso contro Joaquín Pérez Becerra
“Vorrei sottolineare che é stato veramente unico il contributo che la nostra cultura ha ricevuto, risultato del fatto che siete stati obbligati a fuggire dalle vostre patrie e venire qui […] così che non e dovuto ai nostri meriti personali, ma siamo noi quelli che abbiamo ottenuto del beneficio dalla situazione, arricchendo la nostra cultura. E questo è veramente importante per un paese piccolo come la Svezia.”[1] (Olof Palme)
di Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it
Il giornalista e cofondatore dell’Agenzia di Notizie Nuova Colombia (Anncol), Joaquín Pérez Becerra, 55 anni, cittadino svedese di origine colombiana[2], venne arrestato all’aeroporto Maiquetía di Caracas, appena sceso da un volo proveniente dall’Europa, il 23 aprile del 2011. Pochi giorni dopo fu deportato in Colombia, a Bogotá, dove attualmente si trova detenuto nel carcere de La Picota, in un reparto di massima sicurezza, insieme a narcotrafficanti e paramilitari (e quindi in una situazione estremamente pericolosa per la sua incolumità) in attesa del processo che inizierà il 16 di questo mese.
Joaquín viveva da oltre venti anni in Svezia dove godeva dello status di rifugiato politico, dopo essere stato costretto a fuggire dalla Colombia per non diventare un numero in più degli oltre 4000 morti del “genocidio politico” del partito Unión Patriótica, conosciuto con il macabro nome di Baile Rojo. Il partito fu “sterminato, fino all’estinzione totale, un morto ogni 19 ore per sette anni”, dai paramilitari e dall’esercito, come ricorda lo scrittore e giornalista Guido Piccoli nel suo libro Colombia il paese dell’eccesso[3]. Tra quei morti, anche la prima moglie di Joaquìn.
L’arresto di Becerra da parte delle autorità venezuelane all’aeroporto di Caracas avvenne in base ad un “presunto” mandato di cattura dell’Interpol richiesto dalla Colombia. Tuttavia apparve immediatamente chiaro che “il codice rosso” dell’Interpol era stato emesso mentre Joaquín si trovava in volo dall’Europa verso il Venezuela. (altro…)
Lettera all’Ambasciata svedese a Roma sul caso Joaquín Pérez Becerra
Il 16 aprile prossimo inizierà formalmente a Bogotá il processo farsa contro il giornalista Joaquín Pérez Becerra, direttore di Anncol. Ho creduto doveroso scrivere una lettera, che le arriverà’ anche via posta ordinaria, all’Ambasciatrice svedese in Italia, Sig.ra Ruth Jacoby. Joaquín e’ cittadino svedese dal 2000 eh ha diritto a tutto l’ appoggio del suo governo. Chiunque voglia (spero che siate in tanti) puo’ copiare il seguente testo e inviarlo all’ambasciata aggiungendo la sua firma, o scrivendone uno nuovo, se desidera. Questo il fax 06/441941 e questa la mail: ambassadenromforeignministryse
Egregia Ambasciatrice Sig.ra Ruth Jacoby,
presso Ambasciata di Svezia in Italia
Roma, 10 aprile 2012
Oggetto: Detenzione e processo in Colombia al cittadino svedese Joaquín Pérez Becerra
Da quasi un anno, Joaquín Pérez Becerra, giornalista di origine colombiana e cittadino svedese dal 2000, direttore dell’Agenzia di Notizie per la Nuova Colombia (Anncol), si trova in carcere in Colombia, accusato ingiustamente di terrorismo per presunti vincoli con la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).
Il suo arresto all’aereoporto di Caracas, in base ad un “codice rosso” dell’Interpol creato ad hoc su richiesta del governo colombiano mentre era in volo, e la successiva deportazione 55 ore dopo in Colombia, sono avvenuti in totale spregio di ogni convenzione internazionale sulla difesa dei rifugiati politici e in violazione della Costituzione venezuelana. In particolare non si è rispettata la Convenzione ONU di Ginevra del 1951 (e il suo protocollo del 1967) sullo statuto dei Rifugiati, nella quale oltre a descrivere la figura del “rifugiato” (“chiunque, per causa di avvenimenti anteriori al 1° gennaio 1951 e nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato” (Art. 1) dichiara che “nessuno stato contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche” (art. 33).
Joaquín Pérez Becerra, cosa della quale sicuramente le autorità del Suo paese sono a conoscenza, era stato costretto a chiedere asilo politico alla Svezia nel 1993 per non diventare uno degli oltre 4000 assassinati dai paramilitari e membri dell’esercito nell’ambito del genocidio politico del partito Unión Patriotíca nel quale militava. Abbandonò il paese dopo il sequestro e l’omicidio della sua prima moglie.
La Svezia, si è sempre distinta tra i paesi europei nei decenni passati per la sua ospitalità e per la difesa dei diritti politici e civili di tutti i cittadini che cercavano rifugio dalle dittature e dai regimi violenti che imperavano in quegli anni in America latina. La situazione della Colombia, purtroppo, non é molto diversa da allora, pur essendo (sic), oggi come ieri, a tutti gli effetti, una “democrazia”. Non sto qui ad elencare le ultime, in ordine di tempo,vicende colombiane che non fanno ben sperare per la democrazia in quel lontano paese. La scoperta della fossa comune più grande dell’America latina, lo scandalo dei “falsi positivi”, i forni crematori dei paramilitari delle AUC, sono storia recente uscita alle cronache di tutti i mezzi di informazione internazionali.
Joaquín Pérez Becerra oggi, sta rischiando la sua vita giorno dopo giorno, ancora una volta, nel carcere La Picota di Bogotá tra narcotrafficanti e paramilitari, senza nessuna misura di protezione. (altro…)
Niños incomodos: Mexico ya tocó fondo
“Si este es el futuro que me espera, no lo quiero. Basta de trabajar para sus partidos y no para nosotros. Doña Josefina, Don Andrés Manuel, Don Enrique, Don Gabriel, se acabo el tiempo. México ya tocó fondo. Solo van a ir por la silla o van a cambiar el futuro de nuestro país.”
E’ il video provocatorio con il quale la società civile messicana cerca di lanciare un messaggio ai candidati politici alle prossime elezioni presidenziali. La realtà messicana in un videoclip di 4 minuti girato completamente da bambini.
Carta a la embajada de Suecia en Italia respecto al caso de Joaquín Pérez Becerra
Estimada Embajadora S.ra Ruth Jacoby,
Embajada de Suecia en Italia
Roma, 10 de abril de 2012
Ref: Detención y juicio al ciudadano sueco Joaquín Pérez Becerra
Desde casi un año, Joaquín Pérez Becerra, periodista de origen colombiano y ciudadano sueco desde el 2000, director de la Agencia de Noticias Nueva Colombia (Anncol), se encuentra detenido en Colombia, acusado injustamente de terrorismo y de ser vinculado con la guerrilla de las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia (FARC).
Su detención en el aeropuerto de Caracas, sobre la base de una “ficha roja” de la Interpol creada ad hoc detrás de un pedido del gobierno colombiano mientras estaba sobrevolando el Atlántico, y la siguiente deportación en Colombia, (altro…)
9 aprile 1948: assassinio di Jorge Eliécer Gaitán
“Ninguna mano del pueblo se levantará contra mí y la oligarquía no me mata, porque sabe que si lo hace el país se vuelca y las aguas demorarán cincuenta años en regresar a su nivel normal.”
Gaitán 64 años después…
Sciopero della fame di Leonardo Chaux Hernandez, prigioniero politico colombiano, 179 ore
L’associazione Patria es Solidaridad (che avevamo intervistato qui) denuncia che Leonardo Chauz Hernandez e’ l’ultimo dei 555 prigionieri politici colombiani a portare avanti lo sciopero della fame. Sono trascorse ormai 179 ore da quel 20 di marzo scorso dichiarata “giornata nazionale dello sciopero della fame”.
Il governo colombiano ancora non ha risposto alla richiesta dei detenuti di ricevere una visita per accertare le loro condizioni da parte della Commissione Internazionale di Osservazione della situazione dei Diritti Umani e delle condizioni dei Prigionieri Politici in Colombia.
L’associazione Patria es Solidaridad invita a far pervenire alle autorita’ colombiane richieste perche’ accettino la visita alle carceri della Commissione.
Armi in veicolo diplomatico statunitense in Bolivia. Destabilizzazione del paese?
Il ministro del governo boliviano Carlos Romero ha informato che all’alba di ieri é stato fermato un veicolo appartenente all’ambasciata statunitense nel paese che stava trasportando armi e munizioni verso la regione di Santa Cruz.
Due persone sono state arrestate e sono stati sequestrati tre fucili Remington calibro 12, una pistola Smith calibro 38, circa 2000 munizioni, apparecchiature trasmittenti e un computer. (altro…)