Aggressione contro i familiari delle vittime di Sucumbios
Il 1 giugno, nel corso della protesta mensile dell’Associazione dei Genitori e Familiari delle Vittime di Sucumbíos, alla quale era presente come sempre anche la Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani (LIMEDDH) un uomo con evidente accento colombiano ha aggredito i manifestanti, tirando via lo striscione e poi è entrato in ambasciata protetto dalle forze dell’ordine. Il dr. Adrián Ramírez, con il megafono ha chiesto, inutilmente, più volte che venisse identificato e poi che venissero forniti chiarimenti sull’accaduto.
Carovana di solidarietà Bety Cariño e Jyri Jaakkola
MESSICO
Appello alla solidarietà
I maestri in Messico, in Italia quando?
I maestri in Messico cercano di aprire il portone settecentesco del Ministero dell’ Istruzione nel corso di una protesta per i salari troppo bassi. Volevano consegnare una lettera e non erano stati ricevuti. Così sono passati ai fatti. Sono stati anche denunciati per aver provocato danni al portone, antico di trecento anni.
Com’è il portone del palazzo a viale Trastevere?
Honduras, la famiglia del Cardinale Maradiaga da sempre vicina ai golpisti, di ieri e di oggi.
Llamado por Cuba
Por CUBA
Sin discutir la buena fe de los intelectuales Italianos que recientemente se han posicionado públicamente contra el gobierno Cubano, después de la trágica muerte en la cárcel de Orlando Tamayo Zapata, hablando — aunque siempre basándose en información proviniendo de los Estados Unidos — “de prisioneros políticos y de consciencia” en las cárceles de Cuba, nosotros quisiéramos recordar a la opinión publica italiana, subyugada por una prensa “independiente” desde siempre enemiga de la revolución castrista, revolución esta que sigue siendo un punto de referencia y una fuerte inspiración para todas las fuerzas políticas siempre más numerosas, y no solo en America Latina, que luchan por un mundo sin explotación, sin guerra y sin violencia.
La muerte de Zapata, que el gobierno Cubano ha públicamente recordado con dolor y sentimiento de solidariedad, mientras que todavía se espera que el gobierno italiano haga un gesto similar por la muerte de Stefano Chucchi y del suicidio de decenas de encarcelados en nuestras muy democráticas prisiones, ha servido de ocasión para una campaña de desvergonzada difamación “democrática” de la revolución cubana.
No importa que Zapata fuera detenido por varios crímenes y que solo recientemente intentara dar a la propia protesta carcelaria una precisa connotación política (incluida la petición de disponer de una cocina y de un teléfono privado en la celda).
No importa que también documentos públicos de Amnistía Internacional confirmen que en Cuba jamás nadie ha sido torturado (excepto en la base Americana di Guantánamo) y que nunca se han practicado ejecuciones extrajudiciales, por las cuales el “democrático” Estado de Israel se ha hecho tristemente famoso.
No importa, en fin, que en un reciente proceso in Florida se haya descubierto que un viejo y reconocido terrorista como Santiago Álvarez había sido uno de los financiadores constantes de las Damas de Blanco: también ellas ciertamente con buena fe, pero igualmente utilizadas por la CIA para maniobras suyas — que duran desde hace 50 años con una serie de impresionantes atentados — para derribar el democrático gobierno Cubano.
Nosotros sabemos que en Cuba, como ha recordado Fidel Castro, la asistencia sanitaria para todos es una ley desde hace decenios, mientras Obama tiene dificultades en hacerla aceptar por el Congreso USA; sabemos que médicos, maestros, profesores cubanos operan al servicio de todos los pobres de America Latina (con uno de los mejores hospitales de oftalmología del mundo a disposición gratuita para quien tenga necesidad). Sabemos que la educación escolar es gratuita para todos los isleños; y que las restricciones a las cuales el pueblo cubano todavía sigue estando sometido (en terminos de disponibilidad de mercancías, de dinero convertible, etc.) son sólo la consecuencia del feroz e injustificado Embargo comercial económico y financiero de Estados Unidos y su aliados contra Cuba.
Estamos escandalizados, pero no sorprendidos, con el cinismo con el que la prensa, sobretodo italiana y española, han utilizado la muerte de Orlando Zapata, por la cual expresamos una vez más el nuestro sincero dolor.
Esperando que su historia y el uso que se ha hecho tanto por parte de periodistas como de políticos italianos sirvan no tanto a la “liberación” de supuestos prisioneros políticos cubanos, sino finalmente a abrir los ojos a la opinión publica sobre la descarada propaganda de uno imperialismo internacional que, esperamos, tenga ya los días contados.
Margherita Hack, astronoma
Marco Rizzo, giornalista, già europarlamentare
Luciano Vasapollo, Università di Roma
Francesco Baccini, cantautore
Aldo Bernardini , docente Università di Teramo
Angelo D’Orsi, storico Università di Torino
Alfonso Galdi , giurista
Domenico Losurdo, storico Università di Urbino
Massimiliano Marotta, storico ISF di Napoli
Red Ronnie, musicologo
Prof. Amati Paolo
Cararo Sergio, giornalista
Prof. Forneris Gilberto
Prof Gotor José Luis
Prof. Lucchese Franco
Martufi Rita, Dir.Centro Studi Cestes-Proteo
Prof. Punzo Francesco
Riccio Alessandra, condirettrice Latinoamerica
Prof. Ruggieri Franca
Vasapollo Domenico, Dir. Natura Avventura
Vasapollo Viviana, Archeologa
Paolo Federici, ass.Italia Cuba
Loredana Macchietti, editore “Latinoamerica”
Annalisa Melandri, blogger
Alessandro Riccio,
Marco Papacci, ass.Italia-Cuba
Federico Castelli, artista
Primo Soravia, ass. Italia-Cuba
Donata Zurlo
Roma 17 maggio 2010
Per adesioni o informazioni : appellopercubaliberoit
Sono gli uomini di Chiesa come padre Andrés Tamayo che in Honduras danno la vita per il loro popolo
padre Andrès Tamayo
Questa è la risposta che mi ha inviato il Dr. Romeo Enzo, capo redattore esteri del TG 2 alla mia mail in cui comunicavo la mia (e vostra) indignazione per l’organizzazione dell’evento in cui era ospite il Mons. Maradiaga:
Cara Signora,
Non ci conosciamo ma mi permetta di dirLe che Lei sta gratuitamente rovesciando un cumulo di fango su una persona che da’ la vita per il suo popolo, specie per i più poveri. Il cardinale Rodriguez Maradiaga e’ un globe trotter della carita’, uno che si e’ impegnato come pochi per ottenere la cancellazione del debito che pesa sui cosiddetti paesi in via di sviluppo, a cominciare dall’Honduras. Evidentemente, gentile Signora, le sue informazioni sono del tutto inesatte e farebbe bene a spegnere la sua (incomprensibile) acredine verso una personalita’ di cui tutta l’America Latina dovrebbe andare orgogliosa.
Saluti.
Enzo Romeo
Ora è ovvio che il Dr. Romeo è libero di presenziare a tutti gli eventi nel modo che ritiene più opportuno, è anche ovvio però che i cittadini si domandino se è compatibile o meno la sua presenza in qualità di giornalista della RAI (servizio pubblico) in un incontro , dove non si parla tra l’altro nemmeno di politica e nemmeno di temi legati alla sua professione, e dove è prevista la presenza di un cardinale considerato dall’opinione pubblica di mezzo mondo come sostenitore di un colpo di Stato.
Piaccia a Romeo (e a Maradiaga) o meno, non sono soltanto io a pensarla così. Ricordo che per esempio anche il presidente del Brasile (quarta potenza mondiale) Lula da Silva, considera quello avvenuto il 28 giugno del 2009 un colpo di Stato e ricordo che fu proprio il Cardinale Maradiaga ad averlo sostenuto pubblicamente in più di un’occasione, invitando anche il presidente legittimo Manuel Zelaya a non far ritorno nel paese. Come è andata a finire lo sappiamo tutti. Sicuramente lo sa anche Enzo Romeo. Maradiaga fino a quel momento era considerato da molti un cardinale progressista e la sua possibile nomina a papa fu salutata con speranza da numerosi fedeli latinoamericani. E’ incompatibile sicuramente tutto questo con la sua presunta appartenenza all’Opus Dei, struttura da sempre criticata anche da alcuni settori del mondo cattolico per le sue posizioni estremamente conservatrivci e per essere lontana dalle aspirazioni e dal mondo dei più umili.
La sua posizione rispetto al colpo di Stato in Honduras ha deluso molti, moltissimi fedeli ma soprattutto ha deluso il fatto che lui non si sia mai pronunciato per le morti che quel colpo di Stato ha provocato e per quelle che continuano ad avvenire nel silenzio dei mezzi di comunicazione internazionali, TG2 compreso, del quale il nostro Romeo è capo redattore esteri. Ha deluso il fatto che lui non si sia mai pronunciato per uomini di chiesa come padre Andrés Tamayo costretto ad abbandonare l’Honduras in seguito a minacce avute per il sostegno offerto al popolo honduregno nella lotta contro il colpo di Stato. A padre Tamayo è stata cancellata la nazionalità honduregna e gli è stata tolta la parrocchia nella quale lavorava con dedizione da oltre dodici anni. Siamo sicuri che di tutto ciò il TG2 non ne racconterà mai nulla. Sono gli uomini di Chiesa come Padre Tamayo, egregio Dr. Romeo, che in Honduras “danno la vita” per il loro popolo e non il Cardinale Maradiaga. Noi di questo ne siamo sicuri.
Nuovo appuntamento con il Cardinale Maradiaga, sostenitore del colpo di Stato in Honduras
President, Prof. Dr. Eugenio Fizzotti
Piazza Ateneo Salesiano, 1 — 00139 Roma
Tel. (+39)-3488291299 (+39)-3488291299 ; Fax (+39)-06–87290656
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PALAZZO PIO
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00120 CITTA’ DEL VATICANO
Redazione del Radiogiornale ore 14.00 : href=“http://itmc290mailyahoocom/mc/compose?to=sicsegrevatiradiova“>sicsegrevatiradiova
Redazione del Radiogiornale ore 19.30 : href=“http://itmc290mailyahoocom/mc/compose?to=sic21vatiradiova“>sic21vatiradiova
Appello per Cuba
Margherita Hack, astronoma
Marco Rizzo, giornalista, già europarlamentare
Luciano Vasapollo, Università di Roma
Francesco Baccini, cantautore
Aldo Bernardini , docente Università di Teramo
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Martufi Rita, Dir.Centro Studi Cestes-Proteo
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Riccio Alessandra, condirettrice Latinoamerica
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Donata Zurlo
Roma 17 maggio 2010
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Honduras: Se desató la protesta contra la presencia del cardenal Rodríguez en Italia
Una avalancha de mensajes y la lectura de una carta incómoda le arruinaron la “fiesta” al religioso
por Giorgio Trucchi
La presencia del cardenal Oscar Rodríguez en Roma, el pasado 20 de mayo, no pasó desapercibida.
Era justamente ese el objetivo de las diferentes organizaciones y movimientos sociales, asociaciones y partidos políticos que promovieron el envío de un documento de rechazo a la presencia del cardenal hondureño en Italia, por considerarlo coautor y participe del golpe cívico-militar que ha ensangrentado el suelo hondureño.
“NO GRATO” fue el escueto pero significativo mensaje que apareció en el “objeto” de la avalancha de e-mail, que fueron reenviados a la Comunidad San Egidio y al Instituto Italo-LatinoAmericano (IILA), organizaciones que invitaron a Mons. Oscar Rodríguez Maradiaga para hablar de “los cambios en América Latina”.
Sin embargo, su presencia no solo no pasó desapercibida, lanzando de esa manera una clara advertencia de que en cualquier parte del mundo vayan, los responsables y co-responsables del golpe en Honduras serán señalados por los delitos cometidos, sino que se levantaron voces en medio del propio acto, recordando a los presentes lo absurdo de esta incómoda presencia en Italia.
La periodista y defensora de los derechos humanos Annalisa Melandri, quien en los días pasados había denunciado la presencia del Cardenal en Italia (www.annalisamelandri.it), se hizo presente en la actividad y dio lectura a una carta en la que volvió a expresar el sentir de millones de personas que en el mundo se han solidarizado con el pueblo hondureño en resistencia.
“Usted habló aquí de derechos humanos y de pobreza, y quiero compartir con ustedes una reflexión”, dijo Melandri al terminar la intervención del cardenal Rodríguez.
“Por cuánto concierne los derechos humanos, creo que hay que tomar en cuenta que siempre existen dos actores: quien comete la violación y quien es violado. Generalmente cometen violaciones el Estado y sus aparatos. Si yo secuestro a una persona y la torturo, seré incriminada y presumiblemente condenada por secuestro de persona, violencia privada o intento de homicidio.
Un Estado que secuestra, tortura o asesina a personas – continuó la periodista italiana – posiblemente sea condenado por organismos internacionales por tortura, desaparición forzada o por ejecuciones extrajudiciales, que son crímenes de lesa humanidad permanentes e imprescriptibles”.
Para Melandri hay también otro elemento, otros actores en esta tragedia, es decir quiénes legitiman las violaciones a los derechos humanos, quiénes las bendicen y, de esa manera, se vuelven cómplices de la impunidad de los criminales.
“Hablando de violaciones a los derechos humanos y pobreza, es evidente que los Estados cometen violaciones a los derechos humanos cuando quieren garantizar privilegios en detrimento de las masas populares (pobres) y, por lo tanto, nos parece muy extraño y paradójico la invitación que se le hizo al cardenal (Rodríguez) Maradiaga, quien desde el primer momento bendijo el golpe de Estado en Honduras”.
Las primeras señales de nerviosismo de los presentes no detuvieron la lectura de la carta.
“Estoy aquí y hablo también en nombre de algunos sectores de la sociedad civil italiana, informados sobre los hechos que ocurren y han ocurrido en Honduras. En nombre también de muchos amigos que están indignados por esta invitación.
El golpe de Estado en Honduras – continuó Melandri – fue ejecutado para poder seguir garantizando los privilegios económicos de esa oligarquía, la cual temía perder su poder a raíz de las propuestas progresistas del presidente legítimo Manuel Zelaya”.
Para la defensora de derechos humanos, la propuesta de la Cuarta Urna y de instalar una Asamblea Constituyente estaba tratando de “devolver un poco de dignidad a uno de los pueblos más pobres del mundo”.
“Usted, monseñor, habló del 20 por ciento de la población que en el mundo controla el 80 por ciento del PIB mundial. En Honduras – aseveró Melandri – rige un sistema en el que 10 familias poseen la casi totalidad de la riqueza y del poder del país, controlan las instituciones y junto con las jerarquías católicas y eclesiásticas, administran cada aspecto de la vida social y económica.
El golpe se dio para defender este sistema social y el cardenal (Rodríguez) Maradiaga lo bendijo, así como bendijo todas las violaciones a los derechos humanos que se perpetraron para respaldarlo (el golpe).
El presidente dell’Instituto Italo-LatinoAmericano pidió a Melandri que hiciera su pregunta. “No tengo preguntas, solo quería leer un comunicado”, fue la tajante respuesta.
“En los días sucesivos a la expulsión de Zelaya se registraron 50 muertos, 500 heridos y un millar de detenciones arbitrarias, mientras hoy siguen los asesinatos de líderes comunitarios, miembros del Frente de Resistencia (FNRP), militantes y activistas.
Por lo tanto – concluyó Melandri entre la confusión general que se originó en la sala donde se realizaba el evento – consideramos que Usted es cómplice de los crímenes cometidos durante y después del golpe de Estado y la declaramos persona NO GRATA en nuestro país”.
Contestato il cardinale che ha appoggiato il golpe in Honduras
«Persona non grata». Con una lettera letta ieri dalla mediattivista Annalisa Melandri, un gruppo di associazioni e forze politiche ha accolto così il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, invitato dalla Comunità di Sant’Egidio a tenere una conferenza all’Istituto italo-latinoamericano di Roma. Oscar Maradiaga — dicono le associazioni — in Honduras è soprannominato il «cardimale», per aver dato il suo appoggio ai golpisti che, il 28 giugno del 2009, hanno rovesciato il governo legittimo di Manuel Zelaya, espellendolo in pigiama in Costa Rica.
Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente della Caritas internazionale, ha ribattuto che quella espressa in Honduras non è stata una sua posizione personale, ma quella di tutti i vescovi honduregni, sollecitati dalle parrocchie che chiedevano un pronunciamento: «Oltretutto — ha affermato — in quel momento io non ero nemmeno in Honduras, ma in Italia, eppure sono stato definito ‘cardinale golpista’». La repressione, le torture, le sparizioni di oppositori documentate dalle organizzazioni per i diritti umani?
«La Chiesa ha preso posizione — ha aggiuntoMaradiaga, ha sostenuto il dialogo fra le due parti e oggi appoggia un processo di riconciliazione in cui venga anche fatta chiarezza delle violenze compiute». Un processo di riconciliazione con il «governo fantoccio di Porfirio Lobo» (come lo definiscono i movimenti popolari) eletto dopo votazioni farsa, che il cardinale considera però un’ eccellente prova di democrazia.
Zelaya, invece voleva «forzare la costituzione, imporre un altro mandato» ed è stato «rimosso dal suo incarico con il sostegno del Parlamento e della Corte suprema»: quella stessa Corte che, in un paese in cui gli spazi di rappresentanza e di agibilità politica per le associazioni popolari restano una chimera, ha assolto i vertici militari golpisti e avallato il colpo di stato.
Maradiaga ha tenuto una conferenza dal titolo «Oltre la violenza e la povertà. Proposte di cambiamento per l’America latina». Ha parlato di equità e giustizia sociale. Ha puntato il dito contro «quel 20% che si appropria del’80% del Pil mondiale». Ha tuonato contro la globalizzazione feroce che protegge le merci e stritola le persone. Ha condannato barriere ed esclusioni, citando l’economista francese Jacques Attali (eminenza grigia di Francois Mitterrand) e l’ultimo libro di Alain Touraine sulla globalizzazione e la fine del sociale.
Un discorso a tutto campo sui mali del secolo e sul ruolo della chiesa in America latina, argine contro «il fallimento del marxismo e quello del neoliberismo». Una preoccupazione — quella di arginare il socialismo — che ha certo turbato il sonno delle gerarchie ecclesiastiche honduregne: pronte a far barriera contro la presenza dell’Alba (l’alternativa bolivariana per i popoli della nostra America) di Cuba e Venezuela, entro il cui ambito Zelaya aveva intrapreso qualche timida riforma sociale. E a soprassedere ai tanto decantati ideali di giustizia sociale.