Aggressione contro i familiari delle vittime di Sucumbios

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Il 1 giugno, nel corso della protesta mensile dell’Associazione dei Genitori e Familiari delle Vittime di Sucumbíos, alla quale era presente come sempre anche  la Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani (LIMEDDH) un uomo con evidente accento colombiano ha aggredito i manifestanti, tirando via lo striscione e poi è entrato in ambasciata protetto dalle forze dell’ordine. Il dr. Adrián Ramírez, con il megafono ha chiesto, inutilmente, più volte  che venisse identificato e poi che venissero forniti chiarimenti sull’accaduto.


Carovana di solidarietà Bety Cariño e Jyri Jaakkola

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MESSICO
Appello alla solidarietà

Parte oggi la Carovana di solidarietà “Bety Cariño e Jyri Jaakkola” che ha come obiettivo portare aiuti umanitari nel municipio autonomo di San Juan Copala, nel sud del Messico, nello stato di Oaxaca nelle giornate del 7, 8 e 9 giugno.
La Carovana, che trasporta cibo e medicinali, testimonia la gravissima situazione di violenza che vive la regione insieme alla drammatica condizione sofferta dal municipio di San Juan Copala, assediato e circondato da gruppi paramilitari che impediscono qualsiasi accesso alla comunità.
Questi gruppi sono stati i responsabili della tragica morte di Bety Cariño, attivista dei diritti umani e Jyri Jaakkola, osservatore internazionale, lo scorso 27 di aprile, quando una precedente carovana che trasportava aiuti umanitari fu attaccata proprio da paramilitari vicini al partito del governatore dello Stato, Ulises Ruiz Ortiz. Gli stessi gruppi paramilitari si sono macchiati di altre due omicidi politici qualche settimana più tardi, quando il 20 maggio hanno assassinato il principale leader del municipio di San Juan COpala, Alejandro Ramirez e la sua sposa, Cleriberta Castro.
Le famiglie che vivono nel municipio sono 700 ed a causa dell’embargo imposto dai paramilitari sono ormai stremate e privi di medicinali e cibo. La Carovana “Bety Cariño e Jyri Jaakkola” vuole proprio evitare il verificarsi di una tragedia umanitaria di cui il governo Calderon, oltre che dello Stato di Oaxaca, sarebbero direttamente responsabili.
Il governatore, esponente del partito della destra messicana PRI, è già tristemente conosciuto per le brutali repressioni e violazioni dei diritti umani messe in atto in passato contro le comunità indigene e contadine impegnate nella difesa dei beni comuni e della loro sovranità.
Denunciamo dunque le continue aggressioni contro le comunità indigene e contadine del municipio autonomo San Juan Copala e dello Stato di Oaxaca.
Invitiamo la società civile italiana:
*  a sostenere la Carovana di Solidarietà “Bety Cariño e Jyri Jaakkola”
* a fare pressioni sull’Ambasciata messicana, ADERENDO ALLA LETTERA  che darà consegnata mercoledì prossimo 9 giugno all’Ambasciatore  del Messico in Italia denunciano la situazione di violazione dei Diritti Umani in messico e chiedendo che cessino immediatamente le violenze contro le comunità e gli attivisti per la giustizia sociale ed ambientale, si interrompa l’accerchiamento dei paramilitari contro il municipio autonomo San Juan Copala e vengano individuati i responsabili degli omicidi politici di Bety Cariño, Jyri Jaakkola, Alehandro Ramirez e Cleriberta Castro.
Le associazioni e organizzazioni che intandano aderire possono scrivere entro le ore 12.00 di mercoledì 9 /06 una mail con oggetto “APPELLO MESSICO a:
href=“http://maricadipierriatasuddotnet%20″ rel=“nofollow” target=“_blank”>maricadipierriatasuddotnet 
Per quanto volessero seguire direttamente quanto avverrà in questi giorni, Radio Planton trasmetterà informazioni continue dalle 11 di mattina alle 5 del pomeriggio, ora messicana
Per maggiori informazioni sulla Carovana di Solidarietà




I maestri in Messico, in Italia quando?

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I maestri in Messico cercano di aprire il portone settecentesco del Ministero dell’ Istruzione nel corso di una protesta per i salari troppo bassi. Volevano consegnare una lettera e non erano stati ricevuti. Così sono passati ai fatti. Sono stati anche denunciati per aver provocato danni al portone, antico di trecento anni.

Com’è il portone del palazzo a viale Trastevere? 


Honduras, la famiglia del Cardinale Maradiaga da sempre vicina ai golpisti, di ieri e di oggi.

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L’Honduras è sempre stato un paese affetto da  “instabilità cronica” e l’ultimo colpo di Stato del giugno 2009 che ha deposto il presidente legittimo Manuel “Mel” Manuel “Mel” Zelaya ne è la prova.
Dal 1936 e per lunghi 16 anni il paese  visse sotto la dittatura del generale  Tiburcio Carías Andino, già fondatore del Partido Nacional. 16 lunghi anni caratterizzati da uccisioni politiche, sparizioni forzate, torture e arresti indiscriminati.
La famiglia dell’attuale Cardinale di Tegucigalpa, Andrés Rodríguez Maradiaga,  anche allora fu protagonista degli eventi e intimamente legata agli attori.
Suo padre, Andrés Rodríguez, che vediamo in questa foto storica del 1936  del  momento della presa del potere, fu braccio destro di Tiburcío Carías. Suo nonno invece, Jesús María Rodríguez,  fu nominato ministro dell’Educazione negli anni’40 dallo stesso dittatore.
Nella foto, inviatami dall’Honduras in questi giorni,   in secondo piano da sinistra si vedono: Andrés Rodríguez, Juan Manuel Gálvez (Ministro di Guerra, Marina e Aviazione), A. Bermúdez ( Presidente de facto della Corte di Giustizia),   Antonio Clavasquín Rivera .
In basso da sinistra:  Abraham Williams Calderón (Vice Presidente de facto), Tiburcio Carías Andino (Presidente de facto), Plutarco Muñoz (Presidente de facto del Congresso Nazionale).

Llamado por Cuba

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Por  CUBA

Sin discutir la buena fe de los intelectuales Italianos que recientemente se han posicionado públicamente contra el gobierno Cubano, después de la trágica muerte en la cárcel de Orlando Tamayo Zapata, hablando — aunque siempre basándose en información proviniendo de los Estados Unidos — “de prisioneros políticos y de consciencia” en las cárceles de Cuba, nosotros quisiéramos recordar a la opinión publica italiana, subyugada por una prensa “independiente” desde siempre enemiga de la revolución castrista, revolución esta que sigue siendo un punto de referencia y una fuerte inspiración para todas las fuerzas políticas siempre más numerosas, y no solo en America Latina, que luchan por un mundo sin explotación, sin guerra y sin violencia.

La muerte de Zapata, que el gobierno Cubano ha públicamente recordado con dolor y sentimiento de solidariedad, mientras que todavía se espera que el gobierno italiano haga un gesto similar por la muerte de Stefano Chucchi y del suicidio de decenas de encarcelados en nuestras muy democráticas prisiones, ha servido de ocasión para una campaña de desvergonzada difamación “democrática” de la revolución cubana.
No importa que Zapata fuera detenido por varios crímenes y que solo recientemente intentara dar a la propia protesta carcelaria una precisa connotación política (incluida la petición de disponer de una cocina y de un teléfono privado en la celda).

No importa que también documentos públicos de Amnistía Internacional confirmen que en Cuba jamás nadie ha sido torturado (excepto en la base Americana di Guantánamo) y que nunca se han practicado ejecuciones extrajudiciales, por las cuales el “democrático” Estado de Israel se ha hecho tristemente famoso.
No importa, en fin, que en un reciente proceso in Florida se haya descubierto que un viejo y reconocido terrorista como Santiago Álvarez había sido uno de los financiadores constantes de las Damas de Blanco: también ellas ciertamente con buena fe, pero igualmente utilizadas por la CIA para maniobras suyas — que duran desde hace 50 años con una serie de impresionantes atentados — para derribar el democrático gobierno Cubano.

Nosotros sabemos que en Cuba, como ha recordado Fidel Castro, la asistencia sanitaria para todos es una ley desde hace decenios, mientras Obama tiene dificultades en hacerla aceptar por el Congreso USA; sabemos que médicos, maestros, profesores cubanos operan al servicio de todos los pobres de America Latina (con uno de los mejores hospitales de oftalmología del mundo a disposición gratuita para quien tenga necesidad). Sabemos que la educación escolar es gratuita para todos los isleños; y que las restricciones a las cuales el pueblo cubano todavía sigue estando sometido (en terminos de disponibilidad de mercancías, de dinero convertible, etc.) son sólo la consecuencia del feroz e injustificado Embargo comercial económico y financiero de Estados Unidos y su aliados contra Cuba.
Estamos escandalizados, pero no sorprendidos, con el cinismo con el que la prensa, sobretodo italiana y española, han utilizado la muerte de Orlando Zapata, por la cual expresamos una vez más el nuestro sincero dolor.

Esperando que su historia y el uso que se ha hecho tanto por parte de periodistas como de políticos italianos sirvan no tanto a la “liberación” de supuestos prisioneros políticos cubanos, sino finalmente a abrir los ojos a la opinión publica sobre la descarada propaganda de uno imperialismo internacional que, esperamos, tenga ya los días contados.

 

Gianni Vattimo, filosofo, europarlamentare
Gianni Minà, giornalista
Margherita Hack, astronoma
Marco Rizzo, giornalista, già europarlamentare
Luciano Vasapollo, Università di Roma
Fabio Pratesi, medico
Francesco Baccini, cantautore
Danilo Zolo, giurista Università di Trieste
Aldo Bernardini , docente Università di Teramo
Ivan Cicconi, economista
Angelo D’Orsi, storico Università di Torino
Maria Fierro, giurista
Alfonso Galdi , giurista
Silvia Giorcelli, storica Università di Torino
Domenico Losurdo, storico Università di Urbino
Cristiano Lucarelli , calciatore
Massimiliano Marotta, storico ISF di Napoli
Andrea Mingardi, cantautore
Red Ronnie, musicologo
PierAldo Rovatti, filosofo Università di Trieste
Prof. Amati Paolo
Battiglia Roberto, Rivista Nuestra America
Cararo Sergio, giornalista
Prof.Ciattini Alessandra
Prof. Forneris Gilberto
Prof. Garroni Stefano
Prof Gotor José Luis
Prof. Ieradi Luisa Anna
Prof. Lucchese Franco
Prof. Lux Simonetta
Martufi Rita
, Dir.Centro Studi Cestes-Proteo
Orsati Grazia, Dir Rivista Nuestra America
Prof. Punzo Francesco
Prof Punzo Luigi
Riccio Alessandra,
condirettrice Latinoamerica
Rossi Marina, Avvocato
Prof. Ruggieri Franca
Santopadre Marco, giornalista
Vasapollo Domenico, Dir. Natura Avventura
Vasapollo Federica, S Univ. Sapienza
Vasapollo Viviana, Archeologa
Giovanni Barbieri, giornalista
Paolo Federici, ass.Italia Cuba
Antonio D’Angelo, architetto
Loredana Macchietti
, editore “Latinoamerica”
Alessandro Perrone, consigliere
Annalisa Melandri, blogger
Franca Pesce, docente
Alessandro Riccio,
direttore Filippo Cannizzo, fondazione Ugo Spirito
Marco Papacci, ass.Italia-Cuba
Violetta Nobili, redazione Nuestra America
Federico Castelli, artista
Maurizio Carboneschi, seg.Anaic
Primo Soravia, ass. Italia-Cuba
Robert Pieder Thum
Donata Zurlo
Roberta Antonacci

Roma 17 maggio 2010

Per adesioni o informazioni : appellopercubaatliberodotit

 

Sono gli uomini di Chiesa come padre Andrés Tamayo che in Honduras danno la vita per il loro popolo

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padre Andrès Tamayo

Questa è la risposta che mi ha inviato il Dr. Romeo Enzo, capo redattore esteri del TG 2 alla mia mail in cui comunicavo la mia (e vostra)  indignazione per l’organizzazione dell’evento in cui era ospite il Mons. Maradiaga:

 

Cara Signora,
Non ci conosciamo ma mi permetta di dirLe che Lei sta gratuitamente rovesciando un cumulo di fango su una persona che da’ la vita per il suo popolo, specie per i più poveri. Il cardinale Rodriguez Maradiaga e’ un globe trotter della carita’, uno che si e’ impegnato come pochi per ottenere la cancellazione del debito che pesa sui cosiddetti paesi in via di sviluppo, a cominciare dall’Honduras. Evidentemente, gentile Signora, le sue informazioni sono del tutto inesatte e farebbe bene a spegnere la sua (incomprensibile) acredine verso una personalita’ di cui tutta l’America Latina dovrebbe andare orgogliosa.
Saluti.
Enzo Romeo

 

 

Ora è ovvio che il Dr. Romeo è libero di presenziare a tutti gli eventi nel modo che ritiene più opportuno, è anche ovvio però che i cittadini si domandino se è compatibile o meno la sua presenza in qualità di giornalista della RAI (servizio pubblico) in  un incontro , dove non si parla tra l’altro nemmeno di politica e nemmeno di temi legati alla sua professione,  e dove è prevista la presenza di un cardinale considerato dall’opinione pubblica di mezzo mondo come  sostenitore di un colpo di Stato.

 

Piaccia a Romeo (e a Maradiaga) o meno, non sono soltanto io a pensarla così. Ricordo   che per esempio anche il presidente del Brasile (quarta potenza mondiale) Lula da Silva, considera quello avvenuto il 28 giugno del 2009 un colpo di Stato e ricordo che fu proprio il Cardinale Maradiaga ad averlo sostenuto  pubblicamente in più di un’occasione, invitando anche il presidente legittimo Manuel Zelaya a non far ritorno nel paese. Come è andata a finire lo sappiamo tutti. Sicuramente lo sa anche Enzo Romeo. Maradiaga fino a  quel momento era considerato da molti  un cardinale progressista e la sua possibile nomina a papa fu salutata con speranza da numerosi fedeli latinoamericani. E’ incompatibile sicuramente tutto questo con la sua presunta appartenenza all’Opus Dei, struttura da sempre criticata anche da alcuni settori del mondo cattolico per le sue posizioni estremamente conservatrivci e per essere lontana dalle aspirazioni e dal mondo dei più umili.

 

 La sua posizione rispetto al colpo di Stato in Honduras ha deluso molti, moltissimi fedeli ma soprattutto ha deluso il fatto che lui non si sia mai pronunciato per le  morti che quel colpo di Stato ha provocato e per quelle che continuano ad avvenire nel silenzio dei mezzi di comunicazione internazionali, TG2 compreso, del quale il nostro Romeo è capo redattore esteri.  Ha deluso il fatto che lui non si sia mai pronunciato  per uomini di chiesa come padre Andrés Tamayo costretto ad abbandonare l’Honduras in seguito a minacce avute per il  sostegno offerto al popolo honduregno nella lotta contro il colpo di Stato. A padre Tamayo è stata cancellata la nazionalità honduregna e gli è stata tolta la parrocchia nella quale lavorava con dedizione da oltre dodici anni. Siamo sicuri che di tutto ciò il TG2 non ne racconterà mai nulla. Sono gli uomini di Chiesa come Padre Tamayo, egregio  Dr. Romeo, che in Honduras “danno la vita” per il loro popolo e non il Cardinale Maradiaga.  Noi di questo ne siamo sicuri.

 

 

 

 


Nuovo appuntamento con il Cardinale Maradiaga, sostenitore del colpo di Stato in Honduras

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Il cardiMale Oscar Rodríguez Maradiaga interverrà venerdì 28 maggio alla presentazione del libro del Dr. Giuseppe Crea: ““Agio e disagio nel servizio pastorale. Riconoscere e curare il burnout nella dedizione agli altri”
Presso le suore Suore Guanelliane, Piazza S. Pancrazio 9 – Roma
Intervengono oltre all’autore del libro e al Cardinale:
 
Prof. Eugenio Fizzotti, presidente dell’Alæf
Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (ALÆF)
 
Dott. Enzo Romeo, giornalista, caporedattore esteri TG2  (???)
 
Modera: dott. Fabrizio Mastrofini, giornalista radio vaticana
 
Qui di seguito qualche indirizzo per i volenterosi che volessero dimostrare tutta la loro indignazione per l’invito rivolto al Cardinale golpista di Tegucigalpa.
 
Giuseppe Crea:
Per telefono:  
06/7843151              06/7843151   
339/3708944             339/3708944    
(ore serali)
Per e-mail: creadotgiusattiscalidotit
 
 
Figlie di Santa Maria della Provvidenza
c.a. Superiora
Sr. Giustina Valicenti
infoatcgfsmpdotorg
    
prof. Eugenio Fizzotti, presidente dell’Alæf
Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (ALÆF)
President, Prof. Dr. Eugenio Fizzotti
Piazza Ateneo Salesiano, 1 — 00139 Roma
Tel. (+39)-3488291299            (+39)-3488291299  ; Fax (+39)-06–87290656
E-mail:
href=“http://itdotmc290dotmaildotyahoodotcom/mc/compose?to=infoatlogoterapiaonlinedotit“>infoatlogoterapiaonlinedotit
 
dott. Enzo Romeo, caporedattore esteri TG2 mail: edotromeoatraidotit ????
redazione tg2 06–33171152  
 
Modera: dott. Fabrizio Mastrofini, giornalista radio vaticana
 
sedocatvatiradiodotva
radio vaticana
telefono: + 39 6 698 83 551
RADIO VATICANA
PALAZZO PIO
PIAZZA PIA 3
00120 CITTA’ DEL VATICANO
Redazione del Radiogiornale ore 8.00 : href=“http://itdotmc290dotmaildotyahoodotcom/mc/compose?to=sic8atvatiradiodotva“>sic8atvatiradiodotva
Redazione del Radiogiornale ore 14.00 :
href=“http://itdotmc290dotmaildotyahoodotcom/mc/compose?to=sicsegreatvatiradiodotva“>sicsegreatvatiradiodotva
Redazione del Radiogiornale ore 19.30 : href=“http://itdotmc290dotmaildotyahoodotcom/mc/compose?to=sic21atvatiradiodotva“>sic21atvatiradiodotva
 
Qui una bozza di lettera, basta cambiare la firma in fondo e il destinatario (o lasciarla così e mettere per es. p.c. Dott. Crea)
 
Alle Figlie di Santa Maria della Provvidenza
c.a. Superiora
Sr. Giustina Valicenti
infoatcgfsmpdotorg
 
Roma, 25 maggio 2010
 
Siamo venuti a conoscenza soltanto ora dell’invito rivolto al  Mons. Oscar Rodríguez Maradiaga, cardinale e arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras) per la presentazione del libro di Giuseppe Crea che avrà luogo presso il Vs. Istituto il 28 maggio prossimo alle ore 18 in Piazza San pancrazio n. 9 Roma.
 
Sappiamo  che il Mons. Maradiaga, fin dai giorni immediatamente successivi al colpo di Stato avvenuto in Honduras il 28 giugno dell’anno scorso, con il quale è stato deposto e cacciato dal paese il presidente legittimamente eletto Manuel Zelaya, si è distinto per le sue posizioni apertamente schierate con il governo golpista di Roberto Micheletti e contrarie al ritorno di Manuel Zelaya nel paese.
 
Il Mons. Maradiaga, e la gerarchia cattolica honduregna, avevano d’altra parte espresso già prima del golpe, forte perplessità e opposizione verso il progetto, portato avanti dal governo Zelaya, di installare una Quarta Urna nelle sedi elettorali, progetto che avrebbe condotto ad un’Assemblea Costituente in un paese dove vige tutt’ora la Costituzione scritta dal dittatore Policarpo Paz nel 1982. Un’Assemble Costituente  che avrebbe restituito finalmente un po’ di sovranità popolare ad un paese,   L’Honduras, uno dei più poveri del mondo, con una mortalità infantile del 48% fino al 5° anno di età, con una disparità tra classi ricche e classi povere tra le più alte in assoluto. Un paese dove vige un sistema sociale in cui una decina di famiglie possiede la totalità della ricchezza e del potere, controlla le istituzioni politiche e giudiziarie e, in combutta con le gerarchie militari ed ecclesiastiche, gestisce ogni aspetto della vita sociale ed economica.
 
Ci sono inoltre ben noti i legami dell’Opus Dei con le alte gerarchie cattoliche honduregne e sappiamo che lo stesso Mons. Mardiaga ne è membro attivo da oltre due decenni.
 
E’ noto anche che “secondo documenti in possesso del mensile El Libertador, il cardinale Rodríguez aveva ottenuto un salario mensile di 5.300 dollari da parte dello Stato. Il favore era stato concesso nel 2001 dal presidente della Repubblica, Carlos Flores Facussé ed era stato sospeso proprio da Manuel Zelaya”. Il suo salario è stato immediatamente ripristinato dal governo golpista.
 
Il Monsignore e il resto della gerarchia cattolica non hanno mai d’altra parte espresso nessuna condanna rispetto alle decine di persone che sono state uccise dai militari e dai gruppi paramilitari e sulle migliaia che hanno subito e continuano a subire gravi violazioni dei diritti umani. La violenza golpista non si è esaurita infatti con le “elezioni” farsa del novembre scorso, che hanno sancito la vittoria di Porfirio Lobo, ma continua a ritmo costante colpendo giornalisti, attivisti, leader comunitari e contadini, sindacalisti, in uno stillicidio continuo e costante di vite umane ignorato completamente dai media internazionali.      
    
Il Monsignore Maradiaga, poco solidale e poco vicino al popolo, lo è ancor meno con gli uomini della sua Chiesa. Mai una parola di condanna ha proferito contro le persecuzioni a cui sono sottoposti da parte del governo uomini come  padre Andrés Tamayo, a cui è stata tolta la nazionalità honduregna e che è stato espulso dal paese, o il gesuita Ismael Moreno (Padre Melo) e il sacerdote Fausto Milla, perseguitati e minacciati più volte di morte per il loro lavoro pastorale a fianco dei più poveri e per il loro impegno contro il colpo di Stato.
 
Esprimendo la nostra più completa  disapprovazione e indignazione per l’organizzazione dell’evento di cui sopra, vi invitiamo a considerare l’opportunità di cancellare il medesimo in segno di rispetto per lo meno verso i morti  per mano dell’esercito e dei paramilitari al soldo dei  golpisti. 
 
Vi informiamo anche che  settori della società civile attenti al rispetto dei diritti umani in particolare per quanto riguarda l’area dell’America latina si sta stanno già organizzando per esprimere pubblicamente il proprio dissenso (come già avvenuto presso la sede dell’IILA in occasione della conferenza del Monsignore il 20 maggio scorso) da quest’ennesima legittimazione di un vero colpo di Stato, oltre che per denunciare con  tutti i mezzi e canali disponibili le complicità in tale legittimazione, qualora dovessero esserci.
 
Annalisa Melandri
www.annalisamelandri.it
collaboratrice italiana della Lega Messicana per la Difesa dei Diritti Umani (LIMEDDH)
a nome di altri attivisti di Roma
e associazioni diverse
 
 
 
P.S. Vi informiamo che una cerimonia di consegna di una laurea Honoris Causa al Monsignor Maradiaga lo scorso mese di novembre in Francia è stata annullata dall’ambasciata per timore di proteste. Qui la notizia relativa:
http://www.ellibertador.hn/Nacional/3493.html
 
 
 
 

Appello per Cuba

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Per Cuba
Senza discutere sulla buona fede degli intellettuali italiani che hanno di recente preso posizione pubblica contro il governo cubano a seguito della tragica morte in carcere di Orlando Tamayo Zapata, parlando – ma sempre sulla base delle informazioni USA – di “prigionieri politici e di coscienza” nelle galere di Cuba, noi desideriamo ricordare alla pubblica opinione italiana, succube di una stampa “indipendente” da sempre nemica della rivoluzione castrista, che questa rivoluzione continua a essere un punto di riferimento e una potente ispirazione per tutte le forze che, sempre più numerose non solo in America Latina, si battono per un mondo senza sfruttamento, senza guerra e senza violenza. La morte di Zapata, che il governo cubano ha pubblicamente ricordato con dolore e senso di solidarietà, mentre si attende ancora che il governo italiano faccia qualche gesto analogo per la morte di Stefano Cucchi e il suicidio di decine di carcerati delle nostre democratiche prigioni, è stata occasione per una campagna di sfacciata denigrazione “democratica” della rivoluzione cubana. Non importa che Zapata fosse anzitutto detenuto per svariati reati comuni e solo di recente avesse inteso dare alla propria contestazione della vita carceraria (compresa la richiesta di disporre di una cucina e di un telefono privato in cella) una precisa connotazione politica. Non importa che anche pubblici documenti di Amnesty International diano atto che a Cuba non è mai stato torturato nessuno (eccetto che nella base americana di Guantanamo) e non si sono mai praticate quelle esecuzioni extragiudiziali per cui si è reso tristemente famoso il “democratico” Stato di Israele. Non importa, infine, che in un recente processo in Florida sia stato accertato che un vecchio e riconosciuto terrorista come Santiago Alvarez sia stato tra i finanziatori costanti delle Damas de blanco: anche loro certamente in buona fede, ma altrettanto certamente utilizzate dalla CIA per le sue manovre–che durano da cinquant’anni con una serie impressionante di attentati – per rovesciare il democratico governo di Cuba.
Noi sappiamo che a Cuba, come ha ricordato Fidel Castro, l’assistenza sanitaria per tutti è legge da decenni, mentre Obama fatica a farla accettare dal Congresso USA; sappiamo che medici, maestri, professori cubani operano al servizio di tutti i poveri dell’America Latina (con uno dei migliori ospedali oftalmici del mondo a disposizione gratuita di chi ne ha bisogno), che l’istruzione è libera e gratuita per tutti nell’isola; e che le restrizioni a cui ancora oggi il popolo cubano è soggetto (in termini di disponibilità di merci, di denaro convertibile, ecc.) sono solo conseguenza del feroce e immotivato embargo a cui l’isola è sottoposta da parte degli Usa e di pochi loro alleati. Siamo scandalizzati, ma non sorpresi, del cinismo con cui i media, soprattutto italiani e spagnoli, hanno utilizzato la morte di Orlando Zapata, per la quale esprimiamo ancora una volta il nostro sincero dolore. Sperando che la sua storia e l’uso che se ne è fatto da parte anche di giornalisti e politici italiani servano non tanto alla “liberazione” dei pretesi “prigionieri politici” di Cuba, ma ad aprire finalmente gli occhi dell’opinione pubblica sulla spregiudicatezza della propaganda di un imperialismo internazionale che, lo speriamo, ha ormai i giorni contati. Su queste idee chiediamo un pronunciamento dal mondo dell’intellettualità, dell’arte e dello spettacolo…
 

Gianni Vattimo, filosofo, europarlamentare
Gianni Minà, giornalista
Margherita Hack, astronoma
Marco Rizzo, giornalista, già europarlamentare
Luciano Vasapollo, Università di Roma
Fabio Pratesi, medico
Francesco Baccini, cantautore
Danilo Zolo, giurista Università di Trieste
Aldo Bernardini , docente Università di Teramo
Ivan Cicconi, economista
Angelo D’Orsi, storico Università di Torino
Maria Fierro, giurista
Alfonso Galdi , giurista
Silvia Giorcelli, storica Università di Torino
Domenico Losurdo, storico Università di Urbino
Cristiano Lucarelli , calciatore
Massimiliano Marotta, storico ISF di Napoli
Andrea Mingardi, cantautore
Red Ronnie, musicologo
PierAldo Rovatti, filosofo Università di Trieste
Prof. Amati Paolo
Battiglia Roberto, Rivista Nuestra America
Cararo Sergio, giornalista
Prof.Ciattini Alessandra
Prof. Forneris Gilberto
Prof. Garroni Stefano
Prof Gotor José Luis
Prof. Ieradi Luisa Anna
Prof. Lucchese Franco
Prof. Lux Simonetta
Martufi Rita
, Dir.Centro Studi Cestes-Proteo
Orsati Grazia, Dir Rivista Nuestra America
Prof. Punzo Francesco
Prof Punzo Luigi
Riccio Alessandra,
condirettrice Latinoamerica
Rossi Marina, Avvocato
Prof. Ruggieri Franca
Santopadre Marco, giornalista
Vasapollo Domenico, Dir. Natura Avventura
Vasapollo Federica, S Univ. Sapienza
Vasapollo Viviana, Archeologa
Giovanni Barbieri, giornalista
Paolo Federici, ass.Italia Cuba
Antonio D’Angelo, architetto
Loredana Macchietti
, editore “Latinoamerica”
Alessandro Perrone, consigliere
Annalisa Melandri, blogger
Franca Pesce, docente
Alessandro Riccio,
direttore Filippo Cannizzo, fondazione Ugo Spirito
Marco Papacci, ass.Italia-Cuba
Violetta Nobili, redazione Nuestra America
Federico Castelli, artista
Maurizio Carboneschi, seg.Anaic
Primo Soravia, ass. Italia-Cuba
Robert Pieder Thum
Donata Zurlo
Roberta Antonacci

Roma 17 maggio 2010

Per adesioni o informazioni : appellopercubaatliberodotit
 

 
 
Roma 17 maggio 2010
                                                                    Per adesioni o informazioni : appellopercubaatliberodotit
 
 
 
 
 
 
 

Honduras: Se desató la protesta contra la presencia del cardenal Rodríguez en Italia

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Una avalancha de mensajes y la lectura de una carta incómoda le arruinaron la “fiesta” al religioso

por Giorgio Trucchi

La presencia del cardenal Oscar Rodríguez en Roma, el pasado 20 de mayo, no pasó desapercibida.

Era justamente ese el objetivo de las diferentes organizaciones y movimientos sociales, asociaciones y partidos políticos que promovieron el envío de un documento de rechazo a la presencia del cardenal hondureño en Italia, por considerarlo coautor y participe del golpe cívico-militar que ha ensangrentado el suelo hondureño.

“NO GRATO” fue el escueto pero significativo mensaje que apareció en el “objeto” de la avalancha de e-mail, que fueron reenviados a la Comunidad San Egidio y al Instituto Italo-LatinoAmericano (IILA), organizaciones que invitaron a Mons. Oscar Rodríguez Maradiaga para hablar de “los cambios en América Latina”.

Sin embargo, su presencia no solo no pasó desapercibida, lanzando de esa manera una clara advertencia de que en cualquier parte del mundo vayan, los responsables y co-responsables del golpe en Honduras serán señalados por los delitos cometidos, sino que se levantaron voces en medio del propio acto, recordando a los presentes lo absurdo de esta incómoda presencia en Italia.

La periodista y defensora de los derechos humanos Annalisa Melandri, quien en los días pasados había denunciado la presencia del Cardenal en Italia (www.annalisamelandri.it), se hizo presente en la actividad y dio lectura a una carta en la que volvió a expresar el sentir de millones de personas que en el mundo se han solidarizado con el pueblo hondureño en resistencia.

“Usted habló aquí de derechos humanos y de pobreza, y quiero compartir con ustedes una reflexión”, dijo Melandri al terminar la intervención del cardenal Rodríguez.

“Por cuánto concierne los derechos humanos, creo que hay que tomar en cuenta que siempre existen dos actores: quien comete la violación y quien es violado. Generalmente cometen violaciones el Estado y sus aparatos. Si yo secuestro a una persona y la torturo, seré incriminada y presumiblemente condenada por secuestro de persona, violencia privada o intento de homicidio.

Un Estado que secuestra, tortura o asesina a personas – continuó la periodista italiana – posiblemente sea condenado por organismos internacionales por tortura, desaparición forzada o por ejecuciones extrajudiciales, que son crímenes de lesa humanidad permanentes e imprescriptibles”.

Para Melandri hay también otro elemento, otros actores en esta tragedia, es decir quiénes legitiman las violaciones a los derechos humanos, quiénes las bendicen y, de esa manera, se vuelven cómplices de la impunidad de los criminales.

“Hablando de violaciones a los derechos humanos y pobreza, es evidente que los Estados cometen violaciones a los derechos humanos cuando quieren garantizar privilegios en detrimento de las masas populares (pobres) y, por lo tanto, nos parece muy extraño y paradójico la invitación que se le hizo al cardenal (Rodríguez) Maradiaga, quien desde el primer momento bendijo el golpe de Estado en Honduras”.

Las primeras señales de nerviosismo de los presentes no detuvieron la lectura de la carta.

“Estoy aquí y hablo también en nombre de algunos sectores de la sociedad civil italiana, informados sobre los hechos que ocurren y han ocurrido en Honduras. En nombre también de muchos amigos que están indignados por esta invitación.

El golpe de Estado en Honduras – continuó Melandri – fue ejecutado para poder seguir garantizando los privilegios económicos de esa oligarquía, la cual temía perder su poder a raíz de las propuestas progresistas del presidente legítimo Manuel Zelaya”.

Para la defensora de derechos humanos, la propuesta de la Cuarta Urna y de instalar una Asamblea Constituyente estaba tratando de “devolver un poco de dignidad a uno de los pueblos más pobres del mundo”.

“Usted, monseñor, habló del 20 por ciento de la población que en el mundo controla el 80 por ciento del PIB mundial. En Honduras – aseveró Melandri – rige un sistema en el que 10 familias poseen la casi totalidad de la riqueza y del poder del país, controlan las instituciones y junto con las jerarquías católicas y eclesiásticas, administran cada aspecto de la vida social y económica.

El golpe se dio para defender este sistema social y el cardenal (Rodríguez) Maradiaga lo bendijo, así como bendijo todas las violaciones a los derechos humanos que se perpetraron para respaldarlo (el golpe).

El presidente dell’Instituto Italo-LatinoAmericano pidió a Melandri que hiciera su pregunta. “No tengo preguntas, solo quería leer un comunicado”, fue la tajante respuesta.

“En los días sucesivos a la expulsión de Zelaya se registraron 50 muertos, 500 heridos y un millar de detenciones arbitrarias, mientras hoy siguen los asesinatos de líderes comunitarios, miembros del Frente de Resistencia (FNRP), militantes y activistas.

Por lo tanto – concluyó Melandri entre la confusión general que se originó en la sala donde se realizaba el evento – consideramos que Usted es cómplice de los crímenes cometidos durante y después del golpe de Estado y la declaramos persona NO GRATA en nuestro país”.


Contestato il cardinale che ha appoggiato il golpe in Honduras

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Fonte:
il manifesto — 21 maggio 2010
di Geraldina Colotti

«Persona non grata». Con una lettera letta ieri dalla mediattivista Annalisa Melandri, un gruppo di associazioni e forze politiche ha accolto così il cardinale honduregno Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, invitato dalla Comunità di Sant’Egidio a tenere una conferenza all’Istituto italo-latinoamericano di Roma. Oscar Maradiaga — dicono le associazioni — in Honduras è soprannominato il «cardimale», per aver dato il suo appoggio ai golpisti che, il 28 giugno del 2009, hanno rovesciato il governo legittimo di Manuel Zelaya, espellendolo in pigiama in Costa Rica.

Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente della Caritas internazionale, ha ribattuto che quella espressa in Honduras non è stata una sua posizione personale, ma quella di tutti i vescovi honduregni, sollecitati dalle parrocchie che chiedevano un pronunciamento: «Oltretutto — ha affermato — in quel momento io non ero nemmeno in Honduras, ma in Italia, eppure sono stato definito ‘cardinale golpista’». La repressione, le torture, le sparizioni di oppositori documentate dalle organizzazioni per i diritti umani?
«La Chiesa ha preso posizione — ha aggiuntoMaradiaga, ha sostenuto il dialogo fra le due parti e oggi appoggia un processo di riconciliazione in cui venga anche fatta chiarezza delle violenze compiute». Un processo di riconciliazione con il «governo fantoccio di Porfirio Lobo» (come lo definiscono i movimenti popolari) eletto dopo votazioni farsa, che il cardinale considera però un’ eccellente prova di democrazia.
Zelaya, invece voleva «forzare la costituzione, imporre un altro mandato» ed è stato «rimosso dal suo incarico con il sostegno del Parlamento e della Corte suprema»: quella stessa Corte che, in un paese in cui gli spazi di rappresentanza e di agibilità politica per le associazioni popolari restano una chimera, ha assolto i vertici militari golpisti e avallato il colpo di stato.

Maradiaga ha tenuto una conferenza dal titolo «Oltre la violenza e la povertà. Proposte di cambiamento per l’America latina». Ha parlato di equità e giustizia sociale. Ha puntato il dito contro «quel 20% che si appropria del’80% del Pil mondiale». Ha tuonato contro la globalizzazione feroce che protegge le merci e stritola le persone. Ha condannato barriere ed esclusioni, citando l’economista francese Jacques Attali (eminenza grigia di Francois Mitterrand) e l’ultimo libro di Alain Touraine sulla globalizzazione e la fine del sociale.
Un discorso a tutto campo sui mali del secolo e sul ruolo della chiesa in America latina, argine contro «il fallimento del marxismo e quello del neoliberismo». Una preoccupazione — quella di arginare il socialismo — che ha certo turbato il sonno delle gerarchie ecclesiastiche honduregne: pronte a far barriera contro la presenza dell’Alba (l’alternativa bolivariana per i popoli della nostra America) di Cuba e Venezuela, entro il cui ambito Zelaya aveva intrapreso qualche timida riforma sociale. E a soprassedere ai tanto decantati ideali di giustizia sociale.


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