L’operazione psicologica dell’ambasciata USA in Perù

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Da una recente inchiesta del El Commercio, risulterebbe che la popolarità del presidente peruviano Alan García negli ultimi sei mesi, abbia registrato un calo di consensi pari a 17 punti.
Le sue roccaforti continuano ad essere Lima e la costa nord, dove tra l’altro ha ottenuto il maggior numero di voti nelle recenti elezioni presidenziali del maggio scorso.
Varie sono le interpretazioni: secondo l’analista politico Eduardo Toche questa tendenza è dovuta al fatto che la popolazione inizia a esigere l’applicazione di misure governative che possano dare risultati concreti a breve termine.
Altri analisti invece credono che la caduta di popolarità del presidente sia dovuta in realtà al fatto che il popolo lo sente troppo vicino alla destra, troppo interessato alla risoluzione dei problemi dell’oligarchia del paese e veramente troppo onnipresente nei mezzi di comunicazione, quasi come un “maestro di cerimonie”.
Probabilmente hanno avuto un ruolo importante anche le pressioni che sta portando avanti con il Congresso per il ripristino della pena di morte contro i terroristi e lo scandalo che lo ha coinvolto poco tempo fa quando si è visto costretto al riconoscimento di un suo figlio nato fuori dal matrimonio e di cui aveva sempre negato l’esistenza.
Alla luce di tutte queste interpretazioni appare quindi quanto meno senza fondamento la denuncia fatta dall’ambasciata statunitense a Lima secondo la quale esiste un complotto organizzato da imprenditori della destra e da militari per attentare alla vita di Alan García.
Ci sono in merito, alcune considerazioni importanti da fare.
Innanzitutto il rapporto dell’ambasciata statunitense è stato divulgato dalla televisione tramite il Canal N che appartiene alla stessa famiglia proprietaria del quotidiano El Commercio. Secondo questo rapporto, il piano per assassinare Alan García è stato ideato nel mese di ottobre 2006 e dovrebbe essere messo in pratica a Gennaio 2007 con la modalità di un attentato all’aereo presidenziale in uno dei viaggi del presidente in Perù. Questo piano sarebbe stato messo in atto per la crescente preoccupazione da parte di alcuni settori dell’imprenditoria riguardo al fatto che il presidente possa tradire i loro interessi.
L’ambasciatore degli Stati Uniti a Lima ha subito fatto dietrofront affermando che la delegazione diplomatica del suo paese “non considera credibile” l’ipotesi dell’attentato a García ma che ha semplicemente “trasmesso la sua preoccupazione alle autorità peruviane”, le quali dal canto loro hanno avviato le indagini ma hanno seri dubbi sulla veridicità delle affermazioni.
Verrebbe da pensare che il lupo perde il pelo e non il vizio.
E’ evidente una goffa e traballante intromissione da parte della diplomazia degli Stati Uniti negli affari interni del Perù. E’ evidente che per questo viene utilizzato sfacciatamente un mezzo televisivo, infatti non si capisce come un rapporto diplomatico di “intelligence” che dovrebbe avere carattere di massima segretezza possa essere letto per televisione.
Alla fine è evidente, vista la premessa, anche lo scopo di tutto ciò. Dal momento che la popolarità del presidente Garcia è in calo dopo soli sei mesi dalle elezioni e dal momento che settori via via più ampi della popolazione scendono in campo sempre più a voce alta contro García e l’APRA si rende necessaria “un’operazione psicologica”.
Luis Arce Borja direttore de El  Diario Internacional, dalle pagine del suo giornale, ce ne spiega il significato: “le operazioni psicologiche … si applicano in momenti di acuta crisi economica e di fragilità dello stato oppressore, cioè quando la fame, la miseria, la disoccupazione, la sottoccupazione, la miseria estrema aumentano in maniera vertiginosa e i cui effetti accelerano la lotta di classe”
Ora convertire “García Pérez da carnefice in vittima” può essere una operazione psicologica studiata a tavolino. Farlo passare da vittima dell’oligarchia quando in realtà la rappresenta fino in fondo è senz’altro un’operazione psicologica che dovrebbe insinuare questo dubbio nel popolo: se la destra lo vuole morto, evidentemente egli non è dalla parte dei ricchi e potenti, come invece noi crediamo. E come non segnalare che questa operazione psicologica ha anche lo scopo da parte della Casa Bianca di rafforzare la posizione di uno dei pochi vassalli fedeli al governo USA che rimangono in Sud America? 
“Perché uccidere la gallina dalle uva d’oro ?” si chiede Luis Arce Borja  e in effetti indicare come mandanti del complotto i militari e l’imprenditoria peruviana appare evidentemente come un gioco di fantasia, dal momento che nessuno come García difende gli interessi economici dell’oligarchia e dei gruppi di potere in Perù.
Proprio in questi giorni il El Diario Internacional sta pubblicando un lista di nominativi di bambini e bambine torturati e uccisi da militari e polizia durante il conflitto armato interno tra il 1980 e il 2000. Responsabili ne sono i governi genocidi di Belaunde, García Pérez e Fujimori.


La operación psicológica de la embajada EEUU en el Perú

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Según una recièn encuesta de El Comercio, parecería que la popularidad del presidente peruano Alan García en los últimos seis meses de gobierno hubiera registrado una tendencia a la baja de 17 puntos.

Sus  baluartes siguen siendo Lima y la costa norte, donde obtuvo los votos que le permitieron ganar en las elecciones del pasado mes de mayo.

Hay diferentes interpretacciones de esto: para el analista político Eduardo Toche esta tendencia se debe  al hecho que la población ha comenzado a exigir medidas que tengan resultados concretos a corto plazo.

Otros analistas creen que  la caída de popularidad del presidente en realidad se debe  al hecho de que la gente lo percibe  demasiado cercano a la derecha , demasiado interesado en  la resolución de sus problemas y en verdad también demasiado presente en los medios televisivos casi como un “maestro de ceremonias”. 

A la luz de esas interpretaciones parece entonces  sin fundamento la denuncia hecha por  la embajada estadunidense en el Perù según la cual existe un complot organizado por grupos empresariales de la derecha  conjuntamente  con los militares para atentar contra  la vida del presidente Alan García.

Hay unas reflexiones importantes qué hacer.   

Antes que todo la instancia de la embajada de EEUU ha sido difundida por la televisión  por medio de Canal N que pertenece a la misma familia propietaria del diarío El Comercio. Según esa instancia, el complot  para asesinar al presidente García ha sido planeado en el pasado més de octubre y debería ser realizado durante el més de   enero 2007 en la forma de un ataque al avión presidencial en uno de sus vuelos domésticos en el Perú. Ese complot  habría  sido planeado por la creciente preoccupacción de algunos sectores de el empresariado sobre la posibilidad  de que el presidente pudiera traicionar sus intereses.

El embajador de los Estados Unidos en Lima ha dado marcha atrás afirmando que la delegación diplomatica de su país “no cree posible”  la suposición  del atentado contra García pero que ha simplemente “comunicado su preocupación  a las autoridades peruanas” las cuales están investigando la veradicidad de esas noticias.

El lobo muda el pelo más no el celo.

Es evidente una desgarbada y tambaleante injerencia de parte de la diplomacia de Estados Unidos en los asuntos internos de Perú. Es evidente que para eso se utiliza atrevidamente un medio televisivo, y no se entiende como una instancia diplomática de inteligencia que debería tener carácter de secreto pueda ser leído en televisión.

Es evidente, por fin, después la premisa que hicimos, también el objetivo de todo esto. Ya  que la popularidad del presidente García registra una baja  solamente seis meses después de las elecciones y dado que que sectores siempre más extensos de la población levantan la voz contra García y el APRA se hace necesaria una “operación psicológica”.

Luis Arce Borja director de El Diario Internacional, desde esas paginas  nos explica lo que signifíca: “las operaciones psicológicas…se aplican en épocas de agudas crisis económicas y de fragilidad del Estado opresor. Es decir cuando el hambre, la miseria, la desocupación , el subempleo y la extrema miseria aumentan en forma vertiginosa, cuyos efectos aceleran la lucha de clases”.

Ahora convertir “García Pérez de victimario en victima” puede ser una operación psicológica planeada a la medida.

“Para qué matar a la gallina de los huevos de oro?” se pregunta Luis Arce Borja y efectivamente señalar a  los militares y al empresariado como los artifices del complot  parece verdaderamente como un juego de fantasia ya que nadie como García defiende los intereses económicos de la oligarquía y de los grupos de poder en el Perú.

Precisamente  en estos días El Diario Internacional está  publicando un listado de nombres de niños y niñas torturados y asesinados  por los militares y policias durante el conflicto armado interno entre el 1980 y el 2000. Culpables son los gobiernos genocidas de Belaunde, García Pérez y Fujimori.

 

 

 


Missione compiuta: Radio Ciudadana trasmette!!

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Dopo  aver sobillato per settimane intere gli animi della popolazione civile contro

la APPO ed i suoi simpatizzanti, dopo aver nei giorni scorsi  incitato ad invadere e bruciare gli uffici di EDUCA, una organizzazione non governativa che promuove lo sviluppo locale ed istruisce la popolazione sui suoi diritti civili e legali e  accusata pubblicamente dall’emittente controrivoluzionaria di costruire molotov ed altri esplosivi, finalmente lunedì scorso, intorno alle ore 13, Radio Ciudadana ha interrotto le sue trasmissioni.

Emittente clandestina e senza licenza, creata  apposta per sostenere il governatore Ulises Ruiz nella sua campagna contro

la APPO , Radio Ciudadana, trasmettendo dalla frequenza 99.1 FM e grazie alla compiacenza degli industriali della locale cooperativa di comunicazione (gruppo ACIR)  che,  ritirando dalla fine di ottobre il segnale alle emittenti libere  di Oaxaca per motivi non meglio chiariti di “sicurezza” ,  di fatto ha dato il via  alle trasmissioni di “Radio Ulises” come viene chiamata Radio Ciudadana.

L’emittente,  presentandosi come “la mejor sintonía de tu radio, la voz de Oaxaca” (la migliore sintonia della tua radio, la voce di Oaxaca), alternava musiche e canti della cultura popolare messicana a telefonate in diretta con i cittadini, nello stile della stessa  Radio Universidad, la radio in appoggio della APPO che trasmetteva appunto dall’Università e la cui frequenza è stata cancellata.

Un tassista intervistato diceva: “invito a tutti i miei compagni del sindacato ad appoggiarci, li invito a riunirsi al monumento a Juarez per andare a togliere di mezzo tutte queste barricate”, mentre una casalinga aggiungeva: “sappiamo chi c’è dietro tutto questo. Sono Gabino Cue e quel giornalista di Noticias che vogliono  la caduta del Governatore. Io grazie al Governo ho il mio negozio”. E giù con nomi , cognomi ed indirizzi privati dei sostenitori della APPO affinché la popolazione potesse andare a chiedere il conto a quei “colpevoli” di ciò che succedeva in città.  “Che questi maestri della APPO non ritornino ad avvelenare la mente pulita dei nostri figli” ripeteva una signora con la voce rotta dal pianto.

Hanno ricevuto minacce via etere  anche

la D.ssa Concepción  Nuñez, docente universitaria, per il suo sostegno ai diritti delle donne  indigene e  i cui lavori sono stati pubblicati in passato sia in Europa e che negli  Stati Uniti e che è stata titolare di una cattedra universitaria alla UNAM, e

la D.ssa Berta Elena Muñoz Mier docente della facoltà di medicina da più di 20 anni ‚  attivista per la difesa dei Diritti Umani soprattutto in campo medico, nonché voce di Radio Universidad e soprattutto sopravvissuta della strage di Tlateloco di Città del Messico del 1968.

Radio Ciudadana inoltre ha incitato recentemente ad attaccare il Centro Pastorale e

la Parrocchia dei Sette Principi, oltre ai già menzionati uffici della ong EDUCA.

Inoltre durante gli scontri del 25 novembre, dai suoi microfoni si incitava la popolazione a versare acido o acqua bollente sui manifestanti della APPO.

Nelle ore successive all’assassinio di Bradley Will giornalista di Indymedia, ucciso da paramilitari priisti il 27 ottobre scorso a Oaxaca,

la Radio Ciudadana , diffondeva messaggi alla popolazione, secondo i quali il giornalista veniva definito come “guerrillero disfrazado de periodista” (guerrigliero travestito da giornalista) o “extranjero interviniendo en asuntos politicos” (straniero che era intervenuto in affari politici) e che comunque chi lo aveva ucciso stava semplicemente svolgendo il suo lavoro di difesa dell’ordine pubblico.

Radio Universidad non trasmette più, Flavio Sosa leader della APPO e  Berta Muñoz  sono stati arrestati, Carlos Franco Pérez Méndez , parroco della Chiesa dei Sette Principi è stato aggredito come da indicazione di Marco Tulio e Alexis, conduttori di radio Ciudadana, per aver costituito all’interno della parrocchia un punto di soccorso medico per offrire aiuto a chiunque restasse ferito negli scontri, gli uffici di Flavio Sosa sono stati bruciati come da suggerimento trasmesso via radio.

Infine, grazie anche  alla segnalazione in diretta dei nomi,  cognomi e indirizzi di simpatizzanti ed attivisti della APPO, di insegnanti e professori universitari, di medici ed infermieri, di giovani e donne, di difensori dei diritti umani e di giornalisti, centinaia di essi si trovano in stato di arresto e  decine sono i desaparecidos.

Missione compiuta, hasta mañana, Radio Ciudadana cum


Radio Ciudadana en el aire: misión cumplida!!

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Después de más de 25 días de haber hostigado los ánimos de la población civil contra la APPO y sus simpatizantes; después de haber en los días pasados instigados a tomar y quemar las oficinas de EDUCA (organización no gubernamental, que impulsa el desarrollo local y enseña a la población sus derechos civiles y legales) y acusada públicamente por la emitente contrarevolucionaria de construir molotov y explosivos, por fin el lunes pasado, alrededor de las 13:00 horas, Radio Ciudadana interrumpió sus transmisiones.
Emisora clandestina y sin licencia, creada en apoyo del gobernador Ulises Ruiz en su campaña contra la APPO. Radio Ciudadana, ha transmitido en la frecuencia 99.1 FM y con la complacencia de los industriales de la local corporativa de la comunicación (grupo ACIR), quien retirando a finales de octubre la señal a las emitentes libres de Oaxaca, por no mejores identificadas razones de “seguridad”, de hecho dió el banderazo a las transmisiones de “Radio Ulises” como la llaman a la Radio Ciudadana.
La emisora, presentandose como “la mejor sintonía de tu radio, la voz de Oaxaca”, alternaba canciones de la cultura popular mexicana a llamadas telefónicas en vivo con los ciudadanos, imitando el estilo de la misma Radio Universidad, la emisora de la Universidad Autónoma Benito Juárez de Oaxaca, en apoyo de la APPO que estaba transmitiendo desde el recinto universitario y que ahora tiene su señal borrada.
Un taxista encuestado decía: “yo invito a todos mis compañeros agremiados al taxismo para que nos apoyen, y nos veamos aquí en el monumento a Juárez para ir a quitar todas esas barricadas”, mientras una ama de casa añadía: “ya sabemos quién está detrás de todo esto. Es Gabino Cue y ese señor del Noticias que quieren la caída del gobernador. Yo gracias al gobierno tengo mi negocio”. Y así, señalando en directa nombres, apellidos y direcciones privadas de los simpatizantes de la APPO para que la población pudiera ir y “pedir la cuenta” a esos “culpables” de lo que pasaba en la ciudad. “Que esos maestros de la APPO no regresen a envenenar la mente limpia de nuestros hijos” repetía una señora con voz de llanto.
Recibieron amenzas también la Dra. Concepción Nuñez, académica de la universidad por su apoyo a los derechos de las mujeres indígenas y cuyos trabajos han sido publicados en el pasado hasta en Europa y EEUU y quien fue también maester de la UNAM y la Dra. Berta Elena Muñoz Mier académica de la facultad de medicina desde más de 20 años, activista en defensa de los Derechos Humanos en el campo médico y voz de Radio Universidad, pero sobre todo sobreviviente a la matanza de Tlateloco en la Ciudad de México en 1968.
Radio Ciudadana ha instigado en esos días a tomar el Centro Pastoral y la Parroquia de los Siete Príncipes, así como las oficinas de la ya mencionada organización EDUCA.
Durante los enfrentamientos del 25 de noviembre, desde sus micrófonos se inducía a la población a echar agua hirviendo o ácido sobre los manifestantes de la APPO.
En las horas siguientes del asesinato del periodista de Indymedia, Bradley Will, muerto por los paramilitares priistas el 27 de octubre en Oaxaca, Radio Ciudadana, divulgaba mensajes a la población hablando del “guerrillero disfrazado de periodista” o “del extranjero interviniendo en asuntos políticos” y que el agente que le disparó “sólo estaba cumpliendo con su trabajo” en defensa del orden público.
Radio Universidad no trasmite más.
Flavio Sosa líder de la APPO y Berta Muñoz fueron detenidos. Carlos Franco Pérez Méndez, párroco de Los Siete Príncipes ha sido agredido por indicaciones de Marco Tulio y Alexis, conductores de Radio Ciudadana, por permitir en la parroquia la construcción de un puesto de socorro médico, con el fin de brindar ayuda, “sin distingo de ningún tipo, a quienes han resultado heridos en los enfrentamientos”. Las oficinas de Flavio Sosa han sido quemadas. Antes de su encarcelamiento en la ciudad de México, el líder de la APPO expresó: “En Oaxaca tiene que llover fuerte para borrar tanto agravio”.
En fin, gracias también a la indicación en vivo de los nombres, apellidos y direcciones privadas de los simpatizantes de la APPO, de maestros y académicos, de médicos y enfermero, de jóvenes y mujeres, de los defensores de derechos humanos y de periodistas, cientos de ellos se encuentran detenidos y decenas son los desaparecidos.
Misión cumplida, ¡hasta mañana! Radio Ciudadana cumplió con su deber, así como se lo ordenó el Gobernador de Oaxaca, Ulises Ruiz. La caída de él se ve lejana, pero aunque sea tarde llegará, para beneplacito de los que luchan por la verdad, por la justicia, por un mejor destino de Oaxaca.

Agradezco a Monique Camus por la preciosa colaboración en esa versión en español.


Pinochet, il sadico che spense la primavera

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Dal sito di Gennaro Carotenuto, un articolo su Pinochet che mi è particolarmente piaciuto:

PINOCHET, IL SADICO CHE SPENSE LA PRIMAVERA         EN ESPAÑOL

Oggi è un giorno triste per la storia del Cile e soprattutto per la giustizia cilena. Il più grande criminale nella storia di quel paese e forse dell’intera America Latina, Augusto Pinochet Ugarte, è morto nel suo letto. Per i 3.500 desaparecidos, per le decine di migliaia di torturati e prigionieri politici, per il mezzo milione di esiliati non ci sarà mai giustizia.

In un conato di dignità il governo concertazionista, che pure ne ha discusso per tempo spaccandosi, ha annunciato che non ci sarà né lutto nazionale né funerale di stato. Con quello che passa il convento nel Cile del 2006, tiriamo un sospiro di sollievo e restiamo quasi stupiti per la buona novella.

Pinochet il sadico, quello che ordinava di torturare infilando topi nelle vagine delle prigioniere politiche, è morto nel suo letto senza essere mai stato neanche per un’ora in carcere.

Pinochet il traditore, che si finse fedele al Presidente Salvador Allende fino all’ultimo istante, è morto con qualche vescovone che gli impartiva i sacramenti.

Pinochet il ladro, forse solo Francisco Franco e Ferdinando Marcos rubarono come lui, che faceva girare su oltre cento conti correnti statunitensi le centinaia di milioni che sottraeva all’erario pubblico, è morto nel lusso.

Pinochet il sepolcro imbiancato, che aveva riportato il Cile al medioevo, è morto con le sue tre figlie al capezzale, quelle che già madri e nonne ottennero ben sei annullamenti dalla compiacente Sacra rota.

Pinochet il burattino, manovrato da Henry Kissinger (degno compare anche lui morirà nel suo letto), dalla CIA, dall’Anaconda e dall’ITT (oggi AT&T) come un pupazzo, per evitare la giustizia, è morto facendosi passare da demente.

Anche il più ignobile dei dittatori, anche Adolf Hitler aveva un progetto propositivo, per quanto aberrante fosse. Pinochet no. Pinochet solo voleva spegnere la primavera. Odiava il fiorire del Cile dell’Unidad Popular e si considerava il tutore dell’ordine per conto di quelle 50 famiglie che tutt’ora si considerano e sono padrone del paese più classista del mondo.

E la soffocò, la primavera. Pinochet, Pin8, muore da trionfatore, nessuno si illuda. Ha svolto bene il suo compito di burattino. Il Cile è oggi un’isola remota circondata dalle Ande, il Polo Sud, il Pacifico e il deserto, l’unico angolo del continente impermeabile alla nuova primavera latinoamericana. Un esercito ipertrofico, modernissimo, aggressivo, continua a fare da tutore dell’ordine per le stesse aristocrazie di sempre, da Portales a Manuel Montt a Pinochet. Nessun parlamentare a sinistra della Concertazione sarà mai eletto con la legge elettorale fatta dal dittatore per la democrazia autoritaria che gli successe e che il governo si guarda bene dal cambiare. Il centrosinistra più “moderno” al mondo ha completato in questi 17 anni e reso eterna l’imposizione del modello per la quale Pinochet aveva chiamato all’opera i Chicago Boys, i tecnocrati neoliberali. Questi, come nel libro di Primo Levi, hanno scelto uno a uno “i sommersi e i salvati”. Da quel campo di concentramento che era il Cile di Pinochet, la metà della popolazione (quella che credeva nella primavera) fu sommersa nella precarietà perché l’altra metà, quella che oggi piange Pinochet, potesse continuare a vivere nel lusso.

E’ morto Pinochet, il sadico che spense la primavera. Che l’inferno non gli sia lieve.




E’ morto, ma non come avrebbe dovuto

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ORE 18.15

Brevemente, non ne sono felice primo perchè non è bello gioire per la morte di una persona anche se si chiamava Augusto Pinochet, secondo perchè è morto da uomo libero, c’è stata una parte della società cilena che lo ha sostenuto fino in fondo, che ha permesso che la condanna tanto attesa non arrivasse, che ha difeso la sua impunità per anni. Quando questa parte della società cilena lascerà la scena,  forse solo allora le vittime della dittatura avranno pace.

ORE 00.19

C’è la voce di Pablo in sottofondo,  che, come per volermi tranquillizzare, mi dice che percorrerà ancora le strade di Santiago…, non ci riesco, non riesco a gioire di questa morte, anche se il colore del post lascia trasparire un’emozione sottile, non è forse il rosso il colore delle feste?Las calles de Santiago no serán más las mismas, todavía huelen a sangre. Per qualche oscura ragione quando il mio cuore si avvicina idealmente al Cile, pur  non essendoci mai stata, sento come un macigno sull’anima e una canzone basta a …Non è stato solo Augusto Pinochet, non è stato lui da solo, cè stato un pianeta intero che per lunghi 20 anni ha permesso che accadesse la barbarie, (per molto meno l’Iraq è stato invaso per insegnargli la democrazia e Saddam Hussein condannato a morte), Pinochet si è prestato al gioco di chi adesso sta perpetrando la barbarie in altri modi e in altri luoghi, certo quel gioco gli è piaciuto e lo ha giocato fino in fondo, ma non lo ha giocato da solo, ci sono poteri che lo hanno appoggiato e sostenuto fino a poche ore fa, ci sono stati medici che hanno stilato certificati fasulli, banche che hanno accettato i suoi soldi insanguinati, ci sono uomini e donne che adesso per le strade di Santiago piangono la morte del loro generale, su tutte queste persone pesa la colpa. La barbarie sin olvido non ha fine, non finirà con la morte di Pinochet perchè troppo grande è stato il dolore, perchè grandi e indimenticabili i suoi martiri, Don Salvador, Victor, Pablo, uomini, donne e bambini, la musica que se calló e i versi mai più recitati, i libri bruciati e i sogni di unità popolare distrutti, è troppo,  è stato veramente troppo perchè la morte di un uomo solo possa cancellare tutto. La storia deve insegnare, la memoria deve vivere per poter riconsegnare la storia ai posteri. Non dimentichiamo. Que descanses, Augusto, en el cielo (si existe el cileo) en 3000 te esperaban, muerto más, muerto meno no Augusto?

E intanto penso a Oaxaca.…  La storia deve insegnare? Lo stesso silenzio, lo stesso pianeta, gli stessi poteri.…

 


Ricordando Pinochet.…. La M mas M.….

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Ricordando Pinochet con i versi di una poesia di Gustavo Valcarcel (Arequipa1921-Lima1992), Don Gustavo, poeta peruviano a me particolarmente caro …

M …COME?

ESTE es Pinochet, el desabrido Caín de nuestro
tiempo,
el verdugo a la medida, el cancerbero exacto,
el traidor perfecto, el sirviente puntual,
la eme más eme del vil abbecedario.

Dadle su diploma de tirano ensangrentado!
Dadle su patente de hambreador del pueblo!
Dadle su título de saqueador del fisco!
Dadle su medalla de homicida made in USA!
Dadle en fin el doctorado de la muerte!
Para todo lo cual los méritos le abundan.

Chile jamás podrà olvidarlo
en sus noches más tristes y longevas
nació del pus y se hizo fístula
estudió para alacrán y se graduó de víbora
soñó ser general y despertó de Judas degradado.
Monarca de los piojos, rey de los gusanos,
no cabe duda, llegarás muy lejos, lejísimo,
donde terminan las cloacas !

 
QUESTO è Pinochet, il disgustoso Caino del nostro
tempo,
il carnefice a puntino, il cerbero preciso,
il traditore perfetto, il servo diligente,
la emme più emme del vile abbecedario.

Dategli il suo diploma di tiranno insanguinato!
Dategli la sua patente di affamatore del popolo!
Dategli il suo titolo di saccheggiatore del fisco!
Dategli la sua medaglia di assassino made in USA!
Dategli alla fine il dottorato della morte!
Per tutto ciò abbonda di meriti.

Il Cile non potrà mai dimenticarlo
nelle sue notti più tristi e lunghe
nacque dal pus e si fece fistola
studiò da scorpione e si laureò come vipera
sognò di essere generale e si svegliò degradato a Giuda.
Sovrano dei pidocchi, re dei vermi,
non c’è dubbio, arriverai molto lontano, lontanissimo,
dove terminano le cloache!

Traduzione di Annalisa Melandri


Aggiornamento

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CALDERÓN E IL DIALOGO

Qualcun’ altro  che vuole dialogare?          http://hemorroidesdefelipillodejesus.blogspot.com/  


Dedico la vittoria al mio popolo

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TE QUEREMOS, PRESIDENTE!

Hugo Chávez ha dedicato la sua vittoria al popolo. Al suo popolo, a quel popolo che in queste ore sta ballando e cantando per le strade festeggiando la sua speranza e il suo futuro. Quel popolo che Omero Ciai dalle pagine di La Repubblica con l’arroganza di chi è servo del potere e non capisce cosa sia l’orgoglio civile, non esita sfacciatamente e senza vergogna a chiamare “sussidiato e fannullone”. Quel popolo a cui non importa nulla se, come il buon giornalista fa notare, Hugo Chavez troppo impegnato a “costruire la sua immagine di leader di un nuovo e in gran parte indefinito, socialismo planetario” ha dimenticato di ricostruire un ponte per cui da Caracas all’aeroporto si impiegano tre ore. A quel popolo non importa di arrivare all’aeroporto perché forse prendere un aereo è un lusso ancora troppo lontano ma festeggia il suo presidente perché i suoi figli, i figli del popolo, hanno di che curarsi gratuitamente e probabilmente avranno un futuro migliore dei loro genitori in quanto l’istruzione è diventata un’opportunità, per tutti a differenza di quanto avveniva in passato. E probabilmente grazie a quest’opportunità un domani avranno un lavoro che permetterà loro di prendere un aereo.
Dalle parole del buon giornalista: “La maggioranza reale del paese, ossi i poveri, sono chavisti perché in questi anni hanno avuto le “misiones”, scuola e sanità gratuite, il piccolo credito e le regalie a fondo perduto.” (ti pare poco in America Latina, Ciai?)…”Vivono come prima (mica tanto, i bambini non muoiono più di dissenteria, studiano e mangiano pure perché a scuola hanno tre pasti assicurati), senza prospettiva di trovare un lavoro (ma l’istruzione a cui hanno adesso sì diritto non permetterà loro di trovare un lavoro in futuro?) ma un po’ meglio perché nessuno gli chiede neppure di pagare la luce e l’acqua”. Insomma, vivono come prima o un po’ meglio? La risposta nel risultato elettorale e negli occhi del popolo venezuelano.
“E allora lunga vita a Chavez. Ce ne fossero.” (Per dirla con Maurizio Matteuzzi de Il Manifesto.) 

 


Diritti umani a Oaxaca

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In Messico si spera che la situazione non sfugga di mano da un momento all’altro, ma giungono continuamente notizie di detenzioni illegali, violazioni dei diritti umani, episodi di violenza e abusi, soprattutto a carico degli insegnanti e leader sociali. In varie scuole di Oaxaca e delle zone circostanti si sono registrate incursioni della Polizia Federale Preventiva, che con le armi in pugno, davanti agli stessi alunni hanno picchiato e arrestato dei maestri, generalmente attivisti del movimento sociale che con forza chiede le dimissioni del governatore Ulises Ruíz. Si registrano dozzine di arresti extragiudiziali in tutto il territorio di Oaxaca, in uno stato dove i diritti individuali sono stati cancellati totalmente.

Dal sito ufficiale della APPO , traduco un comunicato della Rete di Oaxaca per i Diritti Umani a cura di Sara Méndez Morales :

“Dopo la retata realizzata dalla Polizia Federale Preventiva contro i manifestanti il giorno 25 Novembre del 2006 della APPO, Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca, continuano le persecuzioni e le minacce ai leader sociali, appartenenti alla APPO, difensori dei diritti umani come la Rete di Oaxaca dei Diritti Umani che è stata accusata di “difendere dei delinquenti”, organizzazioni civili come il Servizio per una Educazione Alternativa, così come organizzazioni religiose e parrocchie. Le minacce provengono principalmente dalla “radio cittadina” stazione clandestina in appoggio al governo di Ulises Ruíz.
Il giorno 28 novembre, dalle 9 di mattina, elementi della PFP hanno perquisito il Giardino dei Bimbi, ubicato nella Colonia del Maestro in un’operazione volta ad arrestare la maestra Carmen López Vásquez, attivista della APPO , come da informazioni del quotidiano La Jornada. Nello stesso modo altre scuole primarie e secondarie si sono riempite di agenti della PFP in cerca di maestri con l’ordine di arrestarli durante le lezioni, davanti al terrore e al turbamento degli alunni.
Situazioni simili si sono ripetute a Zaachila e a San Pablo Huixtepec, municipio de Valles Centrales, dove a causa del fracasso dell’entrata di agenti della PFP, si è creato un clima di paura generalizzato che ha fatto sì che i genitori ritirassero i propri figli anticipatamente dalle scuole.
L’ intimidazione e il controllo poliziesco sono state evidenti nell’irruzione della polizia governativa in abiti civili nella Chiesa dei Poveri, alla “Casa della Chiesa di Oaxaca” dove fu realizzato il Foro dei Popoli Indigeni di Oaxaca i giorni 28 e 29.
Durante il pomeriggio abbiamo avuto notizie dell’assedio di polizia che si è verificato intorno alla Città Universitaria, dove persone che transitano a piedi o in macchina sono state perquisite ed arrestate arbitrariamente da elementi dell’AFI, da forze governative e dalla PFP.
La Rete di Oaxaca dei Diritti Umani manifesta la sua preoccupazione per questa situazione di violenza e di persecuzione che sta crescendo nello stato di Oaxaca ed esige dal Governo Federale e Statale:
• Fermare il clima di linciaggio e di “guerra sucia” che cresce nella società, specialmente contro i difensori dei diritti umani.
• Fermo totale della repressione e attacco alla Società di Oaxaca e ai suoi Movimenti Sociali.
• che lo stato messicano e concretamente il Governo Federale, garantisca la sicurezza dei diversi leader sociali ed appartenenti della Società Civile.
• che il governo messicano, intraprenda azioni affinché termini la persecuzione organizzata strategicamente dal governo dello Stato di Oaxaca, contro i leader sociali che stanno partecipando al Foro, perché stanno sconvolgendo i diritti fondamentali e cioè :la libertà di riunione, la libertà di espressione e soprattutto si attenta contro la libertà personale.
• che si rispetti l’inviolabilità del Domicilio e la sicurezza Giuridica delle persone.

Antro. Sara Méndez Morales Secretaria Tecnica de la Red Oaxaqueña de Derechos Humanos


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